giovedì 15 novembre 2012

Il castello di giovedì 15 novembre




GALLIATE (NO) - Castello Sforza

Galliate fu da sempre un baluardo strategico dei milanesi contro Novara. Una prima fortificazione sorse probabilmente all'inizio del X secolo, durante il regno di Berengario I. Nel 1154 è testimoniata la distruzione di un castello da parte di Federico Barbarossa; nel 1168 lo stesso Barbarossa lo ricostruì ma venne nuovamente distrutto pochi anni dopo dai novaresi. Fu poi Galeazzo Visconti che a metà del Trecento realizzò una nuova fortificazione, mentre nel 1413 Filippo Maria Visconti fece edificare la "Rocchetta", oggi scomparsa ma ancora identificabile nella muratura, sulla cui base è stato poi innalzato il castello sforzesco. L'attuale fortificazione, denominata anche "Castello Visconteo Sforzesco" proprio perchè edificata sulla preesistente viscontea, fu voluta nel 1476 dal duca di Milano Galeazzo Maria Sforza che affidò il progetto ad un gruppo di architetti militari guidati da Ambrogio Ferrari e Danesio Mainerio. L'edificio sorse quasi di getto nel corso di un solo anno ma l'improvvisa scomparsa del duca interruppe i lavori che furono poi ripresi e completati nel 1496 da Ludovico il Moro, il quale fece modificare il progetto dal Ferrari, abbellendo le sale e aprendo ampie finestre, al fine di creare una confortevole residenza di caccia per la sua corte milanese. Il castello di Galliate, nel suo progetto originario, segnò il passaggio dalla tipica residenza fortificata feudale, che aveva funzioni abitative oltre che belliche, ad una vera e propria rocca con funzioni eminentemente militari. Si ha notizia che il duca di Borgogna Carlo I, alleato di Galeazzo Maria, inviò a Galliate un'ambasciata per studiare il nuovo tipo di fortificazione. Nel 1532 il castello, dopo essere appartenuto alla famiglia Trivulzio, passò in feudo al ramo Caravaggio degli Sforza il cui capostipite Giovanni Paolo I Sforza e i suoi successori si fregiarono del titolo di "Marchese di Caravaggio" e "Conte di Galliate". Durante il Seicento, con l'occupazione spagnola, si ebbero varie trasformazioni che però non alterarono troppo la struttura originaria. Dopo un periodo di degrado durato quasi un secolo, nel 1878 il castello venne suddiviso tra vari proprietari che iniziarono delle opere di restauro adeguandolo al proprio utilizzo. La parte orientale fu acquistata dalle suore orsoline ed adibita ad asilo infantile fino al 1968 quando fu permutata dal comune di Galliate con l'idea di realizzarvi la sede municipale, progetto poi abbandonato. Negli anni 90 del Novecento il comune acquisì anche tutta la parte occidentale mentre la zona centrale rimane tuttora divisa fra due proprietari privati. Durante gli anni 70 del Novecento, a seguito della prima acquisizione del castello da parte del comune, fu avviato un restauro per riportare l'edificio all'aspetto che doveva avere nel XV secolo; furono quindi eliminate le coperture, ripristinato il camminamento superiore, eliminate le finestre esterne, ricostruiti i beccatelli. Quando fu acquistata anche la parte occidentale si preferì invece adottare il principio del restauro conservativo, questo è il motivo per cui in facciata si può osservare una netta differenza tra il lato sinistro e quello destro. Il castello rappresenta uno dei monumenti più significativi e conosciuti della Provincia di Novara per la sua struttura architettonica e l'unità d'impianto. Occupa il lato settentrionale di Piazza Vittorio Veneto, nel cuore della città. Nonostante i passaggi di proprietà, le vicende storiche e le trasformazioni subite, il castello esternamente ha mantenuto sufficientemente intatte le sue principali caratteristiche architettoniche e la sua imponenza monumentale, ad eccezione del lato ovest la cui cortina muraria fu distrutta dall'esplosione di una mina nel XVII secolo e in seguito sostituita da un semplice muro. Il complesso si presenta a pianta quadrilatera di 108 x 80 metri, maggiore rispetto alla media dei castelli sforzeschi, con quattro torri quadrate agli angoli, leggermente sporgenti, collegate tra loro da passaggi sotterranei. Le torri superano di soli cinque metri e mezzo i 7,5 metri di altezza dei muri di cortina, conferendo un profilo prettamente orizzontale alla struttura. Mentre le due torri meridionali presentano una base ad "L" quelle settentrionali hanno base quadrata. Le mura, spesse oltre 3 metri, sono formate da due pareti esterne in mattoni, riempite nel mezzo con pietre, materiale di recupero e calce per meglio assorbire i colpi; hanno lunghi beccatelli e sono coronate da una merlatura alla ghibellina, con i merli molto ravvicinati, ben visibili sul lato meridionale e sulla torre di sud-est dopo il ripristino degli anni 70. Lungo i lati maggiori, a nord e sud, si elevano altre due torri sfalsate tra loro, sotto cui si trovano le principali porte d'ingresso, un tempo munite di ponte levatoio e di rivellini con funzione di battiponte, ciascuna affiancata da una postierla. Queste due torri, a differenza di quelle angolari, sono a filo di cortina e presentano una particolarità quasi unica nel novarese con i beccatelli formati da tre mensole in pietra sporgenti l'una sull'altra. Una postierla con ponte levatoio, oggi murata, era presente nella torre nord-est. Altre porte d'ingresso furono successivamente ricavate anche in facciata, sotto le torri di sud-est e sud-ovest; mentre la prima è tuttora presente, la seconda è stata recentemente eliminata. L'edificio è tuttora interamente circondato da un fossato (prosciugato) che originariamente aveva larghezza di oltre 20 metri e prendeva acqua dalla roggia di Codimonte presso Bellinzago. All'interno sono più evidenti le trasformazioni operate nel corso dell'Ottocento, in particolare nell'ala orientale dove fu abbattuta la cortina muraria esterna per realizzare un porticato in stile neorinascimentale e la sala oggi adibita ad aula consiliare, con la ricca decorazione in stucco del soffitto e le quattro statue allegoriche nello scultore Crivelli. Nell'ala sud-ovest è ospitata la biblioteca civica; qui vi sono la "Sala Rosa", la "Sala degli Stucchi" e la "Sala degli Stemmi", decorate con pitture, ornamenti ed affreschi del XVII e XIX secolo. Nella torre "castellana" di nord-est si trova invece il Museo d'arte contemporanea "Angelo Bozzola" che ospita numerose opere di scultura, pittura e grafica polimaterica. Il museo è articolato sui tre piani della torre più il sotterraneo, sul camminamento nord, nella corte nord e nel fossato esterno; comprende opere di scultura, pittura, grafica polimaterica, installazioni e libri d'artista, di un periodo compreso tra il 1954 e il 1988. La torre conserva inoltre, al primo piano, un pavimento quattrocentesco e una volta a ombrello affrescata con gli stemmi dei Visconti e degli Sforza. Nelle sale espositive a sud-est vengono allestite periodicamente delle mostre. Una nuova sala è stata aperta al pubblico nel corso del 2008 per ospitare una mostra permanente dedicata al campione galliatese di automobilismo e motociclismo sportivi Achille Varzi. Sempre all'interno del castello è possibile trovare un affresco del XVI secolo dei Re Magi considerato magico per un singolare episodio. Nel 1630 tutta la zona fu colpita da un'epidemia di peste, la popolazione si ammalò, ma vennero risparmiati inspiegabilmente i cittadini che si erano rifugiati nel castello, in particolar modo nel cortile, dove è presente l'affresco misterioso. Gli vennero così attribuiti grandi poteri magico/protettivi a tal punto che ancora oggi viene ricordato un particolare rituale. In un preciso giorno dell'anno vi si reca in processione e innanzi ai Re Magi, con una candela in mano, si recita una sorta di preghiera-filastrocca. Una leggenda vuole che nel castello sia nascosto il tesoro di Ludovico Sforza detto il Moro. La leggenda si mescola a fatti storici e accende la fantasia popolare. Il tesoro non fu mai trovatoe pare che a proteggerlo sia stato niente meno che Leonardo da Vinci, che avrebbe creato un misterioso nascondiglio individuabile solo riconoscendo un mattone anomalo.

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