mercoledì 28 novembre 2012

Il castello di mercoledì 28 novembre




MACCHIA D’ISERNIA (IS) – Castello normanno-aragonese

Poggia le sue fondamenta su una fortezza, costruita in epoca normanna a scopo di difesa. La notizia trova conferma nel fatto che esso fu residenza di Clementina, figlia di Ruggero II il Normanno re di Sicilia (1130-1154), andata in sposa ad Ugone di Molise. Nel 1187 Guglielmo II, re di Sicilia, chiese ai titolari dei suoi feudi e suffeudi di partecipare alla III Crociata, promossa da papa Gregorio VIII: Macchia, come suffeudo, contribuì con cavalieri e armi. Il feudo quindi esisteva già, ma era dipendente da feudi più importanti. Nel 1269 l’Università di Macchia fu affidata ad Amerigo de Sus. Nella prima metà del XIV secolo, dopo il 1336, il feudo passò ad Aldemario di Scalea. Il possesso degli Scalea durò solo pochi anni: già nel 1343 Aldemario fu cacciato per essersi ribellato alla corte di Roberto d’Angiò, il quale assegnò il feudo direttamente alla sua consorte, la regina Sancia. Nel 1348, alla morte della regina, Macchia passò ad Andrea d’Isernia, figlio di Landolfo, per volontà della regina Giovanna I.  Nel 1464 Macchia apparteneva a Nicola Gaetano, che l’aveva ricevuta dal re Ferdinando assieme a Monteroduni. Le sorti feudali dei due comuni furono simili fino al 1564, anno in cui Macchia e il suo castello furono acquistati da Giovanni Donato della Marra con il titolo di Conte.  I proprietari del feudo e del suo castello si alternarono con molta frequenza. Molto spesso i debiti, soprattutto nei confronti del fisco, portarono alla vendita all’asta della proprietà. Nel 1748 il feudo, appartenente alla baronessa Maria Grazia Rotondi, fu ceduto proprio a causa dei debiti al barone Nicola d’Alena. Con Celeste d’Alena, il nome della famiglia si è estinto e il titolo di barone di Macchia, in seguito al matrimonio della baronessa Celeste, è passato alla famiglia Frisari. Il castello sorge nel cuore del centro storico di Macchia dominando con la sua base scarpata l'intera piazza principale. Nel 1480 il complesso fu completato fino ad assumere l'aspetto attuale. Esso presenta le tipiche pareti massicce delle fortezze medievali, anche se nel tempo ha perso il suo ruolo principale per trasformarsi gradualmente in una dimora residenziale, risultato dalla fusione di volumi diversi, accorpati in più fasi e in parte ancora riconoscibili. Il prospetto dell'edificio che domina la piazza è stato abbellito dalla loggia con archi a tutto sesto, in tutto sette arcate. La prima di queste fu ornata in periodo aragonese da una piccola loggia la cui copertura poggia rispettivamente su cinque piccoli archi. Caratteristica la torretta angolare, anch’essa loggiata, posta su una delle antiche porte che immettevano nel complesso chiesa-castello del piccolo borgo. Su di essa si conserva uno dei tre stemmi in pietra che la sovrastavano in origine. All'ingresso principale si giunge attraverso un imponente portale che conserva i sostegni in legno sui quali in passato si reggeva il meccanismo del ponte levatoio. Nel lato occidentale vi è una torre quadrangolare che secondo alcuni studiosi è uno degli elementi rinascimentali aggiuntivi. Il mastio, per le dimensioni e per la tecnica costruttiva ricorda il castello di Venafro. La torre si eleva su cinque livelli e sulla sua sommità vi è un rosone in laterizi. Il resto della struttura invece è sviluppata su tre livelli di cui il più alto rappresenta una mansarda. Molto apprezzato è il cortile interno, di forma trapezoidale e lastricato con pietra di fiume, dal quale si accede agli ambienti del primo piano, con uno scalone rinascimentale che immette al piano nobile, riservato alla baronessa. Lo scalone presenta, nella copertura, il decoro della romanella, un tipico elemento architettonico composta a scacchiera. Tra le stanze presenti al piano superiore di particolare importanza è la cappella patronale, nella quale vengono ancora conservate reliquie di santi e documenti di notevole valore storico. Il piano basso, invece, presenta una serie di locali alcuni dei quali sono attualmente adibiti a cantine mentre un tempo erano le stanze di servizio. A seguito dei danni riportati dal sisma del 1984 il maniero è stato interessato da lavori di consolidamento delle strutture murarie e rifacimento delle coperture. Attualmente la proprietà principale del castello, che si presenta in buono stato di conservazione, è della famiglia de Iorio-Frisari, che detiene il titolo di Conte di Bisceglie e Patrizio di San Vincenzo al Volturno. I proprietari ne permettono la visita e consentono all'interno di esso lo svolgimento di attività culturali.

Nessun commento: