ADRANO (CT) - Castello Normanno
In mancanza di precise note storiche si stabilisce
il 1072 come probabile anno di fondazione del castello di Adrano, per comparazione col vicino castello di Paternò,
citato nelle fonti di Goffredo Malaterra,
monaco benedettino nonché biografo di Ruggero I, nella sua cronaca della
conquista normanna della Sicilia fissa in quell’anno la costruzione di una
serie di castelli nelle aree già conquistate dai normanni, “..brevi
tempore turribus et propugnaculis immensae
altitudinis mirifico opere consummavit..”. L’esigenza di dare inizio ad un progetto di costruzioni su vasta scala nell’area etnea, comunemente
definita dagli storici col termine di
“incastellamento” nasceva ovviamente dalla necessità di consolidare sul
territorio la presenza normanna e di erigere barriere difensive contro
probabili attacchi esterni. L’edificio, nelle sue semplici
forme e dalla chiara geometria rientra tra i castelli a donjons
normanni, elemento tipologico introdotto in Sicilia da
Ruggero I dall’area anglo-francese di provenienza, le cui testimonianze, dalla originaria forma
volumetrica a torre, consentono un raffronto sui comuni caratteri tipologici-formali con i grandi dongioni francesi ed inglesi oltre che con gli edifici
del primo periodo crociato in terra di Palestina. Omogenei pertanto risultano nei i
caratteri formali, in particolare nell’alzato e nell’impianto originario
depurato dagli interventi postumi che però non ne hanno modificato l’unità figurativa. Pertanto il donjons di Adrano si presenta a pianta quadrangolare e con
dimensioni che vanno dai 16,70 mt. ai 20,00 mt. di prospetto e con l’attuale
altezza di mt.33,70. Diversi gli elementi che lo contraddistinguono: murature perimetrali dagli spessori mai inferiori a mt.2,60;
primi piani definiti da volte in muratura a botte e successivi piani con coperture
di natura lignea; presenza di muro mediano di divisione per
tutta l’altezza dell’edificio; tecnica costruttiva in muratura ad “opus
incertum” e cantonali in blocchi di pietra rigorosamente di natura lavico-basaltica, che
caratterizza l’edificio sotto il profilo cromatico; presenza all’interno di una piccola cappella gentilizia,
con la parte absidale orientata ad est; scale ricavate all’interno degli spessori murari perimetrali; camminamento di guardia
interno e per tutto il perimetro dell’edificio. Caratterizzante è anche
l’aspetto “geomorfologico” del sito,
dove l’ubicazione su “mammelloni” di roccia basaltica fa da denominatore comune
con gli altri edifici normanni dell’area etnea. La roccia basaltica di base
spesso costituisce pavimentazione del piano basso del donjon (gli eccessivi restauri degli anni ’60 hanno
cancellato le tracce degli spuntoni lavici del piano terra del castello di
Adrano). Inoltre la scelta del sito, dominante rispetto all’abitato ma
contestualizzato allo stesso fa dire allo studioso F. Maurici ed H. Bresc, che
gli châteaux-forts normanni sono essenzialmente “castelli
urbani” anche in relazione del nascente sistema
feudale. Anche il donjon di Adrano ha nel tempo subito inevitabili modifiche e adattamenti nei secoli successivi per
esigenze di carattere difensivo. In particolare con l’inserimento di una cinta
bastionata esterna che cinge l’originario
edificio del XI sec., con torrette
angolari scanalate e distanziate agli angoli col fine di aumentare le funzioni
protettive del castello. Tale cortina muraria, per le caratteristiche forma “a
pieghe” di due torrette si può datare a partire dalla seconda metà del XV secolo. Inoltre all’interno dell’intercapedine
creatasi si sono mantenuti sul prospetto est, alla quota del pavimento del
primo piano due mensoloni sottostanti la
soglia dell’apertura sul lato est, con la presenza di incavi che permettevano la rotazione di un elemento mobile per
l’accesso all’edificio e modificando così la precedente erronea individuazione
a piano terra della porta d’accesso dell’edificio. Elemento qualificante è la già citata cappella interna al donjon di
Adrano, sita al secondo piano, ornata da costoloni modanati a crociera su pilastri a
sezione semicircolare e capitelli e chiave sculturea agli incroci definendo
così uno spazio che rimanda all'architettura sveva sia militare che civile. La
nicchia presenta una finestra feritoia disposta
“ad solem
orientem” e catino con Cristo Pantocrate rappresentato all’interno
di un clipeo sorretto da quattro angeli, realizzato probabilmente da maestranze
locali su canoni bizantini. Dall’ultimo piano della
torre, tramite una stratta scala si accede direttamente alla terrazza. Sulla sommità del dongione sono ancora
visibili alcune opere accessorie a carattere difensivo, delle quali la maggior
parte sembrerebbe frutto di adeguamenti cinquecenteschi. Infine, sull’esistenza
di torri sommitali angolari, caratteristica dei dongioni anglonormanni sembra
resistere un avanzo nell’angolo est-sud del piano terrazzato così come non
rimangono elementi che lascino supporre l’esistenza di un camminamento di ronda
esterno né di merlature a cortina sulla sommità dell’edificio. Dopo il dominio normanno, il castello divenne nei secoli
proprietà di famose ed illustri dinastie siciliane, tra le quali i Moncada, i
Peralta, gli Sclafani, dal 1754 i Conti Alvarez di Toledo fino al 1797, quando
ne prese possesso il principe Luigi Moncada Ventimiglia Aragona, rimase di
proprietà dei Moncada Ventimiglia fino al 1920. Attualmente il dongione
di Adrano è visitabile ed accessibile per tutti i suoi piani, inoltre al suo
interno è sito, dal 2009, il Museo
Regionale di Adrano, con una interessante collezione archeologica che va dal
neolitico sino al periodo medievale oltre ad alcune raccolte etnoantropologiche
che completano la collezione. (autore Arch. Nello Caruso)
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