GENGA (AN) – Castello in frazione Pierosara
Sorge su un colle a 394 m s.l.m., che domina
a sud- ovest la Gola di Frasassi dove scorre il fiume Sentino e a nord- est
la Gola della Rossa attraversata dal fiume Esino. Fu un importante castello
medievale che ebbe vasta sovranità sul territorio circostante. Le origini di Castrum
Petrosum, questo l’antico nome volgarizzato con il passare dei secoli in Plarosara,
Plerosaria, Perosara e poi nell’attuale Pierosara, sono difficilmente
ricostruibili. Vista la posizione strategica su di un colle a ridosso di due
gole, da cui era facile il controllo delle vallate del Sentino e dell’Esino,
non è da escludere che gli abitanti di Tuficum (una delle quattro città
di epoca romana dell’alta valle dell’Esino, situata nei pressi della
frazione Albacina di Fabriano), cominciarono a costruirvi le prime strutture
difensive e di avvistamento. Dopo la colonizzazione romana e il periodo buio
delle invasioni barbariche, i Longobardi con la costituzione del Ducato di Spoleto
posero come punto nevralgico di confine il Castello di Pierosara. Le prima
memoria certa si ricava da un diploma imperiale di Ottone II del 3 febbraio
981, che concesse al castello sovranità feudale su un ampio
territorio circostante comprendente anche il fabrianese. Nuova memoria ne
fa il figlio Ottone III con diploma del 996.
I feudatari longobardi, convertiti al cristianesimo
favoriscono, fin da prima dell'anno 1000, l'insediamento dei Benedettini e lo
sviluppo delle abbazie. I feudatari del Castello di Pierosara, che sono
chiamati "milites longobardi" e che si attengono alle
leggi longobarde fino al XII secolo, si appoggiarono alla Chiesa nella persona
degli abati dell’importante abbazia di San Vittore delle Chiuse. Grazie a
questa politica, riuscirono a conservare autonomia e privilegi sino all'avvento
dell'età comunale. L’abbazia di San Vittore, non riuscendo più ad opporsi
all’ormai fiorente Comune di Fabriano, per una pacifica convivenza, nel 1212
assogettò ad esso il castello. Fabriano assunse così il diritto "di
fare la pace e la guerra usando il castrum, le terre ed il borgo". Lo
stesso Comune di Fabriano, interessato evidentemente alla posizione strategica
e con la volontà di creare confini più sicuri verso la Vallesina, nel
1298 acquisterà definitivamente il castello e nei secoli successivi ne
conserverà con cura le mura, il "palatium" del feudatario e la
torre. La successiva decadenza del potere comunale, nonchè dell’Abbazia di San
Vittore, provocò un forte indebolimento della struttura sociale ed economica.
Nel XVII secolo era uno dei castelli più poveri di Fabriano. Tuttavia Pierosara
conservò una propria autonomia fino all’avvento del Regno d’Italia, ciò
confermato anche dall’uso di un proprio sigillo: una croce latina che si eleva
su una linea orrizzontale con sotto scritto S.P.S. (Sebastianus Protector
Sanctus). Lo statuto del Castello doveva essere ratificato ogni tre anni
dalla magistratura fabrianese e il governo era affidato ai
"Capoquattro", quattro uomini eletti ogni due mesi per
estrazione dal bussolo. Con la costituzione del Regno d’Italia Pierosara venne
accorpata al Comune di Genga, perdendo ogni autonomia amministrativa. Si narra
che il Conte di Rovellone, feudatario del Castello di Rotorscio, conobbe una
fanciulla di nome Sara abitante a Castel Petroso. Affascinato dalla bellezza
della giovane, s'innamorò di lei, ma decise di rapirla poiché era promessa
sposa ad un altro castellano di nome Piero. Una notte, il feudatario
s'introdusse all'interno del castello e riuscì nel suo intento. Tuttavia gli
abitanti del luogo si accorsero subito del misfatto e per evitare il peggio
chiusero le porte di accesso e iniziarono una violenta battaglia contro i
cavalieri seguaci del conte di Rovellone. Durante la rissa, il conte, vistosi alla
resa, uccise la bella Sara che teneva fra le braccia. Piero piombò addosso al
crudele conte, il quale con una spada colpì anche lo sfortunato giovane che
cadde morente vicino alla sua giovane amata e con un ultimo abbraccio le spirò
accanto. Per ricordare questo triste avvenimento, Castel Petroso, da quel
giorno, assunse il nome di Pierosara. Dell'antico "Castrum
Petrosum" rimangono oggi le due cinte murarie con le relative
porte e la torre di difesa. Si giunge all’interno del borgo murato
attraverso una porta, iauna castri, che
conduce all’unica stradina che aggira il cassero sovrastante. La porta è
costituita da un arco a tutto sesto, voltata a botte, in pietra arenaria. Su
uno sperone di roccia calcarea sorge la torre che domina il paese e che doveva
avere funzione di torre di avvistamento, ma anche di difesa. Costruita con
conci ben squadrati, è alta 15 metri, presenta sul lato nord un’apertura a poco
più di 6 metri da terra che doveva costituire l’ingresso ed a cui si accedeva
per mezzo di una scala a pioli che veniva ritratta in caso di pericolo. Sul
lato occidentale si evidenzia una feritoia di cui è difficile ipotizzare la
funzione. Munita in passato di merlature (come testimoniato da una foto del
1945), viene fatta risalire ad un periodo che va dal X all’XI secolo. Se il
piccolo borgo conserva ancora intatto il suo fascino antico, dall’alto del
castello in un incantevole panorama è possibile distinguere la Gola della
Rossa, la Gola di Frasassi e l’alta Valle dell’Esino. Per approfondire, segnalo
il seguente link: http://www.federarcheo.it/wp-content/uploads/Il-Gastaldato-di-Pierosara.pdf
.
Fonti: http://turismo.comunedigenga.it/il-castello-di-pierosara.html,
https://it.wikipedia.org/wiki/Pierosara#Torre_del_castello_secolo_XI,
testo di Anna Pia Giansanti su http://www.evus.it/it/index.php/news/zoom/pierosara-il-castello-e-la-leggenda-di-un-tragico-amore/
Foto: di Turismomarche su https://www.flickr.com/photos/turismomarche/14978187434
e da http://www.iluoghidelsilenzio.it/wp-content/uploads/2015/05/pierosara_18-332x249.jpg
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