GENOLA (CN) - Castello Tapparelli D'Azeglio
Le prime notizie certe su Genola risalgono a un documento
del 7 marzo 1033 concernente la donazione di un maso effettuata dal marchese di
Susa, Olderico Manfredo II, e dal vescovo di Asti, Alrico, ai monaci del
convento di Susa. All'inizio dell'XI secolo ebbe luogo la fondazione del
priorato di San Nazario, che, localmente, costituì un importante centro per
l'assistenza spirituale della popolazione, e un punto di riferimento per la
diffusione della cultura; la sua erezione risale ai monaci benedettini
dell'abbazia dei Santi Vittore e Costanzo di Villar San Costanzo. Con la
formazione, nel XII secolo, attorno al monastero di un piccolo centro abitato
furono erette le chiese di San Michele e di Santa Maria. Sulle rovine di
quest'ultima o nei suoi pressi, verso la prima metà del Quattrocento, i conti
Tapparelli fecero costruire la nuova chiesa parrocchiale, posta sotto il titolo
di Santa Maria della Rotonda. Nel 1050 il territorio di Genola faceva parte dei
possedimenti della marchesa di Torino, Adelaide, consorte di Oddone I di
Savoia, alla quale, con atto del 23 maggio 1078, successe il conte Alberto di
Sarmatorio, esponente di prestigio del casato degli Alinei. Seguì un periodo
alquanto oscuro durante il quale vediamo primeggiare Robaldo IV, marito della
celebre contessa Alisia di Ventimiglia, Sinfredo, Ruffino e Operto; gli ultimi
due furono capostipiti delle importanti linee dei Ruffini di Marene e degli
Operti di Fossano. La città di Fossano, sin dalla fondazione avvenuta verso la
fine del XII secolo, cercò di incorporare nel proprio comune tutto o parte del
territorio di Genola sul quale Savigliano vantava diritti acquisiti da tempo
immemorabile. Seguirono lunghe e complesse trattative, che portarono le parti a
sottoscrivere, il 10 settembre 1263, un accordo in base al quale Fossano
acquisì i due quinti del borgo di Genola; i rimanenti tre quinti rimasero a
Savigliano. Questa singolare divisione diede origine, nel corso dei secoli, a
liti e a processi che, sovente, per la loro complessità e la difficoltà dei
giudici a emettere sentenze, richiesero l'intervento dei sovrani sabaudi. Per
porvi fine, nel 1808, Napoleone Bonaparte accordò a Genola l'indipendenza
comunale. La nobile famiglia Tapparelli si stabilì a Genola tra il 1336 e il
1341, al tempo della seconda dominazione angioina. Dopo l'acquisto di estese
proprietà terriere, il 27 settembre 1346 tre suoi membri, Gioffredo, Leone e
Petrino, ottennero dal siniscalco della regina Giovanna I di Napoli
l'autorizzazione a erigere il maestoso castello, che tutt'oggi costituisce il
simbolo del paese. L'autorità del casato si consolidò con la concessione,
accordata il 18 aprile 1349 dal principe Giacomo d'Acaja, dell'investitura
feudale sul territorio al solo Gioffredo, il capostipite dei Tapparelli conti
di Genola. I suoi discendenti ottennero, per secoli, il rinnovo di dette
investiture; fra i personaggi più celebri ricordiamo Guiono e Brunone dai quali
presero avvio, rispettivamente, la seconda linea dinastica dei Tapparelli
signori di Genola, e la terza discendenza dei Tapparelli conti di Genola. Nel
1341 Gioffredo Tapparelli accordò a Genola gli statuti comunali, che furono
riconfermati dai suoi successori nel 1449. Questi ultimi sono custoditi
nell'Archivio storico dell'Opera pia Tapparelli di Saluzzo. Esercitarono pure
diritti feudali su parti di Genola le nobili famiglie dei Gorena di
Savigliano, dei Cravetta di Villanovetta, dei Solere di Savigliano, dei
Montersino della Morea, dei Valperga di Rivara, dei Canalis di Cumiana, dei Truchi
di Levaldigi, dei Taffini d'Acceglio, dei Viancini di Viancino, degli Operti di
Fossano e di Cervasca, e dei Galateri di Suniglia e di Genola. Una menzione
particolare merita quest'ultima, della quale si hanno notizie sin dal 1150
quando Galateo de' Galateri venne nominato capo dei ghibellini di Savigliano.
Molti suoi discendenti primeggiarono nelle armi, nelle lettere, nella religione
e nella pubblica amministrazione. Per questi motivi, e per assicurarsi
l'appoggio di una famiglia influente, l'imperatore Carlo V, con decreto del 12
ottobre 1529, conferì a Gabriele l'ambito titolo di conte del sacro palazzo
lateranense. Fra i numerosi membri di questo casato meritano di essere
ricordati Gio Bartolomeo che, con atto del 6 aprile 1510, acquistò dai Tapparelli
diversi beni feudali in Genola; Antonio e Girolamo che, il 26 ottobre 1541,
conseguirono l'esercizio di diritti su alcuni terreni siti in località
Frassinetto; Marc'Aurelio che, nel 1623, ottenne dal duca Carlo Emanuele I
l'erezione dei feudi di Suniglia e Genola in contadi transitabili in
perpetuo; Carlo Luigi che, l'11 marzo 1791, acquisì per sé e per i suoi
eredi i sette dodicesimi dei due quinti del territorio di Genola appartenente
alla città di Fossano; Gabriele Giuseppe Maria che, al tempo di Napoleone, per
poter continuare a combattere i Francesi, si arruolò nell'esercito dello zar di
Russia, conseguendo il grado di generale; Annibale, penultimo discendente della
linea sostitutiva dei conti di Suniglia e Genola, celebre pittore e architetto,
che, all'inizio del Novecento, progettò e diresse la ristrutturazione della
parrocchia di Genola. Il borgo di Genola rimase coinvolto, dal Basso Medioevo
all'Età Contemporanea, in eventi che influenzarono, e talvolta sconvolsero, la
vita della popolazione. Uno dei più significativi, anche per comprendere lo
spirito del tempo, riguardò la contesa che, nel 1490, coinvolse i Tapparelli e
le città di Fossano e di Savigliano per l'acquisizione di 850 giornate di
terreno. Quest'ultima, al fine di difendere i propri interessi, inviò un
contingente militare a occupare il castello e il borgo di Genola. Seguirono
scontri armati che causarono alcuni morti. Gli animi erano eccitati al punto
che non fu possibile giungere a un accordo, per cui si rese necessario
l'intervento della reggente dello Stato sabaudo, Bianca di Monferrato, che
impose al Comune di Savigliano una forte penalità, nonché il pagamento di tutte
le spese giudiziarie e dei danni subiti dalla comunità di Genola. Le vicende,
comunque, più gravi riguardarono le guerre, le occupazioni militari, le
carestie, le pestilenze e le calamità naturali che, in talune epoche, colpirono
la popolazione del nostro borgo in modo così forte da determinare addirittura
un sensibile calo demografico. Le cronache riferiscono della grave pandemia
che, nel 1347-48, flagellò il sud Piemonte, causando la morte di un terzo della
popolazione. Alcuni anni dopo, nel 1360, Genola fu teatro di cruenti scontri
armati fra gli eserciti di Giacomo d'Acaja e di Amedeo VI di Savoia; in seguito
il centro abitato restò, per un mese, in balia dei mercenari, che lo
saccheggiarono e ne bruciarono le case. La cronica penuria di grano si fece
particolarmente sentire nel 1432, accentuata nel 1435 da una forte grandinata e
nel 1439 dalla siccità; marcatamente funesto fu pure il 1500 per una epizoozia
che decimò il bestiame, le alluvioni che danneggiarono i raccolti, e, infine,
la peste che mieté molte vittime. Nei primi decenni del Cinquecento la pianura
cuneese venne invasa, più volte, dalle truppe del re di Francia Francesco I e
dell'imperatore Carlo V, i quali, a ogni passaggio, imposero agli abitanti di
Savigliano e dei paesi limitrofi, fra cui Genola, il pagamento di forti
contribuzioni. Le condizioni di vita della popolazione migliorarono nella seconda
metà di detto secolo per le riforme apportate all'apparato dello stato dal duca
Emanuele Filiberto.
Tragici furono pure gli anni che intercorrono fra il 1629 e il 1631, ricordati dagli storici per le battaglie che infuriarono nelle nostre campagne fra gli eserciti francesi e sabaudi; non meno grave fu l'epidemia di peste che flagellò il sud Piemonte, causando la morte di un rilevante numero di persone, fra cui, a Savigliano, del sovrano sabaudo Carlo Emanuele I. Il Settecento fu molto importante per lo sviluppo urbano del borgo di Genola, in quanto prese avvio, sull'impianto preesistente, quell'espansione edilizia che gradatamente mutò la struttura del centro abitato, portandolo ad assumere l'aspetto che conserva tutt'oggi. L'economia locale risentì positivamente della riorganizzazione su basi moderne della pubblica amministrazione e delle riforme della giustizia, del sistema contributivo e della pubblica assistenza. Più volte, nel corso di questo secolo, la pianura saviglianese tornò a essere il campo di violente battaglie che videro protagonisti gli eserciti del Piemonte, della Francia, dell'Impero austro-ungarico e della Russia. Particolarmente tragica e confusa si fece la situazione a causa delle guerre che, dal 1790 al 1800, sconvolsero l'Europa, delle idee sovversive propagate dalla rivoluzione francese, ma soprattutto della carestia che spinse la popolazione a ribellarsi. Il 5 e il 6 novembre 1799 ebbero luogo, in località Santa Maria e Brantonio di Genola, due sanguinose battaglie che coinvolsero gli eserciti austro-russi e francesi. Il borgo di Genola, con decreto imperiale firmato da Napoleone l'11 gennaio 1808, ottenne l'indipendenza comunale, a far data dal I dello stesso mese. La regina Giovanna I d'Angiò, con atto del 27 settembre 1346, accordò a Gioffredo Tapparelli l'autorizzazione a erigere un fortalitium de lapidibus matonis et calcina, cioè una modesta casa-forte, che costituì il nucleo originario del castello. Esso, nel corso dei secoli, fu sottoposto a diversi lavori di ampliamento e di ristrutturazione per adeguarlo alle esigenze del tempo. Il primo intervento, eseguito nel XVI secolo, comportò l'erezione dell'edificio rinascimentale sito sul lato nord-est. Successivamente, nel 1676, l'architetto Giovenale Boetto realizzò, prospicienti il cortile, tre gallerie sovrapposte, formate da archi a pieno centro, che poggiano su pilastri in muratura a base quadrata; al terzo piano gli archi raddoppiano di numero e dimezzano l'altezza. A questo periodo risalgono anche la costruzione della torretta e la copertura dell'antico maniero con un tetto in tegole. Altro intervento di rilievo venne eseguito, fra il 1785 e il 1795, dall'architetto Michelangelo Vaj, e comportò il riattamento generale della struttura dell'edificio. Verso la fine del XIX secolo il castello passò a far parte del patrimonio dell'Opera pia Tapparelli di Saluzzo, la quale, nel 1923, lo concesse in locazione all'asilo infantile, per poi alienarlo, nel 1976, alla Cassa di Risparmio di Savigliano. L'edificio oggi si presenta come un massiccio quadrilatero con cortina laterizia. E' utilizzato per uffici.
Tragici furono pure gli anni che intercorrono fra il 1629 e il 1631, ricordati dagli storici per le battaglie che infuriarono nelle nostre campagne fra gli eserciti francesi e sabaudi; non meno grave fu l'epidemia di peste che flagellò il sud Piemonte, causando la morte di un rilevante numero di persone, fra cui, a Savigliano, del sovrano sabaudo Carlo Emanuele I. Il Settecento fu molto importante per lo sviluppo urbano del borgo di Genola, in quanto prese avvio, sull'impianto preesistente, quell'espansione edilizia che gradatamente mutò la struttura del centro abitato, portandolo ad assumere l'aspetto che conserva tutt'oggi. L'economia locale risentì positivamente della riorganizzazione su basi moderne della pubblica amministrazione e delle riforme della giustizia, del sistema contributivo e della pubblica assistenza. Più volte, nel corso di questo secolo, la pianura saviglianese tornò a essere il campo di violente battaglie che videro protagonisti gli eserciti del Piemonte, della Francia, dell'Impero austro-ungarico e della Russia. Particolarmente tragica e confusa si fece la situazione a causa delle guerre che, dal 1790 al 1800, sconvolsero l'Europa, delle idee sovversive propagate dalla rivoluzione francese, ma soprattutto della carestia che spinse la popolazione a ribellarsi. Il 5 e il 6 novembre 1799 ebbero luogo, in località Santa Maria e Brantonio di Genola, due sanguinose battaglie che coinvolsero gli eserciti austro-russi e francesi. Il borgo di Genola, con decreto imperiale firmato da Napoleone l'11 gennaio 1808, ottenne l'indipendenza comunale, a far data dal I dello stesso mese. La regina Giovanna I d'Angiò, con atto del 27 settembre 1346, accordò a Gioffredo Tapparelli l'autorizzazione a erigere un fortalitium de lapidibus matonis et calcina, cioè una modesta casa-forte, che costituì il nucleo originario del castello. Esso, nel corso dei secoli, fu sottoposto a diversi lavori di ampliamento e di ristrutturazione per adeguarlo alle esigenze del tempo. Il primo intervento, eseguito nel XVI secolo, comportò l'erezione dell'edificio rinascimentale sito sul lato nord-est. Successivamente, nel 1676, l'architetto Giovenale Boetto realizzò, prospicienti il cortile, tre gallerie sovrapposte, formate da archi a pieno centro, che poggiano su pilastri in muratura a base quadrata; al terzo piano gli archi raddoppiano di numero e dimezzano l'altezza. A questo periodo risalgono anche la costruzione della torretta e la copertura dell'antico maniero con un tetto in tegole. Altro intervento di rilievo venne eseguito, fra il 1785 e il 1795, dall'architetto Michelangelo Vaj, e comportò il riattamento generale della struttura dell'edificio. Verso la fine del XIX secolo il castello passò a far parte del patrimonio dell'Opera pia Tapparelli di Saluzzo, la quale, nel 1923, lo concesse in locazione all'asilo infantile, per poi alienarlo, nel 1976, alla Cassa di Risparmio di Savigliano. L'edificio oggi si presenta come un massiccio quadrilatero con cortina laterizia. E' utilizzato per uffici.
Fonti: testi di Lorenzo Cera su http://www.comune.genola.cn.it/archivio/pagine/Edifici_d_epoca.asp,
testo dalla pubblicazione "Castelli in Piemonte" di Rosella Seren
Rosso (1999)
Foto: la prima è di PiGi'Franco su http://www.panoramio.com/photo/14521799,
la seconda è una cartolina postale attualmente in vedita sul sito www.delcampe.net
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