ROMA – Tor Fiscale
Tra il miglio 3° ed il 4° miglio della
via Latina, gli antichi acquedotti della Claudia e della Marcia
s'incrociavano due volte in 300 metri, formando uno spazioso trapezio di oltre
due ettari. Questo terreno si prestava bene a essere trasformato in una sorta
di castello fortificato dal quale si poteva controllare la via Latina e la via
Appia, cosa che fecero i goti nei primi anni della Guerra Greco-Gotica
(535-553). In seguito all'occupazione gotica, il luogo assunse il
toponimo di Campus Barbaricus: con tale denominazione è ricordato in
un diploma del 687 di Sergio I (687-701) e dal regesto di Gregorio II
(715-731). L'importanza strategica di questa località è dimostrata dal fatto
che, anche nei secoli successivi, se ne giovarono allo stesso scopo gli
eserciti che miravano alla conquista di Roma; sappiamo per esempio che nel 1084
le truppe di Roberto il Guiscardo (venuto in aiuto del Papa Gregorio VII, in
lotta con l'Imperatore Enrico IV) si accamparono foris muros Urbis prope
Lateranense palatium in loco qui dicitur ad arcus. Oggi purtroppo non è
facile immaginare che aspetto avesse questo campo fortificato; infatti, da una
parte, l’acquedotto Marcio è stato demolito per far posto all'acquedotto
Felice, dall’altra, l'acquedotto Claudio è stato quasi ampiamente
smantellato nel corso dei secoli al fine di poterne riutilizzare i
materiali in nuove costruzioni. Sull'angolo nord-est de Campo Barbarico sorge la
torre, una delle più ragguardevoli costruzioni del genere esistenti nella
Campagna Romana e visibile anche da molto lontano, percorrendo la via Appia
Nuova. Robustissima e piuttosto ben conservata, Tor Fiscale si eleva per circa
30 metri al di sopra di uno degli incroci della Claudia e della Marcia. È
quadrata ed è rivestita in tufelli inframmezzati da alcuni filari di mattoni.
Ha piccole finestre rettangolari, alcune delle quali conservano ancora stipiti
marmorei (due per lato sovrapposte), feritoie, fori delle travature in tredici
ordini e, sulla sommità, canali di scolo in marmo. Nell'interno si scorgono le
tracce di tre piani coperti con volte ora precipitate, mentre si conserva
l’intera volta sulla sommità, in cui si apre un foro circolare sul lato ovest.
Sempre sul lato ovest, è da notare in basso un piccolo arco a sesto ribassato,
costruito forse per far scaricare il peso dello parete sovrastante sulle
fondazioni degli acquedotti antichi. La torre era circondata da un antemurale,
in blocchetti di tufo e mattoni; sino alla metà del XX secolo se ne potevano
scorgere alcuni tratti lungo il lato nord. Un tratto di muro in tufelli, con un
ordine di fori per le travature, è invece ancora visibile davanti alla torre
sul lato ovest, dall’altra parte della strada; difficile a dirsi se si tratti
di un resto dell’antemurale o di un edificio annesso alla fortificazione. La
costruzione della torre, in base alla tecnica costruttiva, dovrebbe risalire al
XIII secolo. In questo senso, i dati architettonici sono coerenti con le fonti
archivistiche; infatti, il primo ricordo della torre cade nell'anno 1277,
quando Riccardo Annibaldi cedette a Giovanni del Giudice la Tenuta chiamata Arcus
Tiburtinus, con torre e renclaustro. Alla fine del Trecento la tenuta
era detta Prata eccl. s. Iohannis Lateranensis ed era di proprietà del
Capitolo Lateranense. La torre è detta Turris s. Iohannis negli Statuti
di Roma del 1363 e Turris eccl. s. loannis in un documento del 1368. Con
il nome Turris Brancie è ricordata in un documento del 1385 mentre nel
1397 si parla del Casale olim Brancie et nunc heredum Pauli Bastardelle.
Nel 1422, sebbene appartenesse ancora alla famiglia Bastardella, la torre è
indicata nel 1422 come Turris Brancie alias dictus Arcus Tiburtinus. La
denominazione di Fiscale, attribuita al fondo e quindi alla torre, non
compare invece prima del secolo XVII. Tale nome derivò dal fatto che la tenuta
appartenne al fiscale, o tesoriere pontificio; sappiamo che intorno al
1650, il monsignor fiscale Filippo Foppi chiese al Capitolo Lateranense una
derivazione dell'acqua della Marana per la sua vigna qui posta. Vale la pena di
notare che molte delle torri e dei casali medioevali meglio conservate lungo la
via Latina sono nelle immediate vicinanze della Marana, il canale medioevale
fatto costruire da papa Callisto II intorno al 1122. Questo fa pensare a una
sorta di rapporto simbiotico tra il fiume e le torri: se il primo permise per
secoli la sopravvivenza delle tenute (e quindi delle torri ivi costruite),
fornendo approvvigionamento idrico, irrigazione e forza motrice per le mole, le
seconde assicuravano al canale protezione e controllo.
Fonti: http://www.medioevo.roma.it/html/architettura/torri-ext/tex-fiscale.htm, https://it.wikipedia.org/wiki/Tor_Fiscale
Foto: la prima è presa da http://appiohblog.altervista.org/torfiscale-immensa-discarica-abusiva/, la seconda da http://www.bandb-rome.it/roma_acquedotti_romani.html
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