FELITTO (SA) - Castello
Il paese è un borgo medievale che conserva ancora numerose torri di guardia
e mura di cinta, tipiche dell'anno 1000. L'origine di Felitto è da ricondurre a
qualche secolo prima dell'anno 1000. Strategicamente la posizione era
straordinaria: sopraelevata, inaccessibile o accessibile con molta difficoltà
dai quattro lati con la possibilità di controllare con facilità tutta la valle
del Calore. Facile difesa naturale del posto, possibilità di avvistare con
molto anticipo eventuali pericoli, presenza abbondante sul posto di ottima
pietra da costruzione e da calce, nonché di sabbia in zona relativamente vicina
(Casale), possibilità di rifornirsi d'acqua sia per la vicinanza del fiume
Calore e sia per la presenza nel raggio di pochi chilometri di diverse piccole
sorgenti, rendevano il posto ideale per un insediamento stabile e sicuro.
Felitto era dotato di un notevole complesso murario fortificato, precisamente
da 13 torrioni di cui tre di forma quadrata. Nel centro storico è ancora oggi
conservato un antichissimo castello. Purtroppo la cinta muraria risulta intatta
solo parzialmente, poiché demolita in alcune parti.
Notizie successive e frammentate si riferiscono a coloro che ne furono
signori e padroni. Dopo vari passaggi di mano tra personaggi più o meno ignoti,
pervenne agli inizi del Cinquecento a due tra le famiglie più in vista del
Regno di Napoli i Sanseverino e poi i Carafa,
che ne esercitarono la supremazia fino ai primi dell’Ottocento. Dal 1811
al 1860 ha fatto parte del circondario di Roccadaspide, appartenente al Distretto
di Campagna del Regno delle Due Sicilie. Il simbolo che maggiormente racconta i
trascorsi medievali di Felitto, è sicuramente il
castello feudale.
Un esemplare perfetto di antico maniero, edificato probabilmente nel periodo
angioino. Sviluppato su due livelli per un’altezza di circa
9 metri, il castello sorge nel punto
più alto del paese. Per questo motivo, veniva utilizzato dalle guardie, come
punto di osservazione per proteggere i cittadini in caso di attacco. Nell’area
sud del palazzo aveva inizio la cinta muraria, che terminava con la
Torre dei Pagani costruita subito dopo
la porta occidentale, quest’ultima ancora oggi visibile. La cinta muraria non
conosceva interruzioni ed era costituita da dieci torri di forma rotonda e tre
di forma quadrata tutte dotate delle migliori armi da difesa. . In piazza De
Augustinis era collocata la pietra chiatta, sulla quale era costretto col
sedere nudo chi non pagava i debiti. Del castello feudale restano il Maschio,
imponente torrione di 25 metri, i ruderi di altre torri, e alcuni curiosi
sistemi di difesa e di tortura. Numerose sono le storie sul borgo di Felitto
che negli anni si sono tramandate, una di esse è legata proprio al castello
medievale.
Si racconta che nel castello di Felitto
vivesse un Barone che tranquillizzato dall’avere ai suoi ordini un corpo di
guardia numeroso abusasse del suo potere comportandosi da vero e proprio
tiranno. Tra le prerogative del suo potere c’era anche quella di esercitare lo
IUS PRIMAE NOCTIS vale a dire il diritto di trascorrere la prima notte di nozze
con ogni nuova sposa. La pena per chi si opponeva era un bel volo dal trabucco,
un apertura che dal castello permetteva al barone di scaraventare i suoi
oppositori direttamente nella profonda gola retrostante l’abitato di Felitto,
dove tumultuose scorre il Calore. Molte furono le giovani coppie che dovettero
sottostare a questa ignobile pratica finché un giorno lo sposo di turno decise
che era arrivato il momento di porre fine a quest’ingiustizia. Il matrimonio
venne celebrato con le guardie che aspettavano fuori dalla chiesa per prendere
in consegna la giovane ed accompagnarla al castello. Dopo la benedizione finale
il sacerdote, come al solito diede l’ordine al sagrestano di suonare le campane
e si fece accompagnare dai novelli sposi in sagrestia per sistemare gli oggetti
del cerimoniale. A questo punto il giovane diede un colpo in testa al
sacerdote, si infilò in tutta fretta il velo ed il mantello della moglie, si
calò sul volto il cappuccio e piegò un po’ le ginocchia per camuffare la sua
effettiva statura, quindi raccomandò alla moglie di stare nascosta e uscì dalla
chiesa. Durante il tragitto non proferì parola limitandosi a scuotere il capo
con fare pauroso alle domande o agli scherzi della sua scorta. Giunto al
castello fu portato direttamente nelle stanze del barone che attendeva con
impazienza. Ma il sorriso di compiacimento del Barone si trasformò presto in
stupore e paura. Accadde tutto talmente in fretta che il signorotto non fece in
tempo neanche a gridare aiuto perché il giovane appena l’uomo si era avvicinato
aveva estratto il pugnale per colpirlo al cuore. Dopodiché si caricò il
cadavere sulle spalle e gli fece fare un bel volo fino nel fiume. A quel punto
le guardie si accorsero dell’inganno ma ormai era troppo tardi perché la
popolazione incitata dalla giovane sposa preoccupata per il suo amore riuscì
facilmente a penetrare nel castello e a bloccare le guardie che si arresero
senza colpo ferire. A quel punto grande fu la gioia dei felittesi che
festeggiarono l’avvenimento e la riconquistata indipendenza con canti, balli,
musiche e canzoni, qualcuno compose addirittura una ballata per ricordare
l’avvenimento. Altra pagina consigliata: http://www.felitto.net/it_iti_paecast1.html
Fonti: http://www.prolocofelitto.it/leggenda-sul-castello/,
https://it.wikipedia.org/wiki/Felitto, http://www.visitcilento.com/it/scheda_localita/103-felitto.html,
http://www.ecampania.it/salerno/itinerari/felitto-e-leggenda-suo-castello, http://alvicolodelcilento.it/felitto/
Foto: la prima è presa da http://www.felitto.net/img/involo/volo_cast02.jpg,
mentre la seconda è presa dahttp://www.comune.felitto.sa.it/UserFiles/Image/Felitto/Castello.jpg
Nessun commento:
Posta un commento