MODICA (RG) – Castello dei Conti
Si trova nell'omonimo abitato, alla testata nord della
"Fiumara di Scicli", nel punto di confluenza di tre profondi solchi
d'erosione, le cave Ianni Mauro (San Francesco), pozzo dei Pruni (Santa Maria)
e il vallone San Liberale (dial. "Santa Libranti"), che interrompono
il profilo tabulare dell'altipiano isolando quattro placche collinari che fanno
da cornice all'abitato. II massiccio sperone roccioso del castello (449 metri
s.l.m.) risulta modellato dalla confluenza delle cave Ianni Mauro e pozzo dei
Pruni. Il castello di Modica
rappresentò per secoli la sede del potere politico e amministrativo della contea
storica di Modica. Era infatti presidio fortificato militare e carcerario,
residenza dei Conti prima, del Governatore della contea in nome del Conte,
dopo. Carlo I d’Angiò fece redigere due elenchi dei castelli demaniali
siciliani: gli Statuta Castrorum Siciliae, emanati nel 1268 e nel 1272.
È nel secondo elenco che troviamo citato il castello di Modica. Oltre che nello
Statutum Castrorum Siciliae del 1272, il castello di Modica compare inserito in
una Bolla papale datata Anagni 21 agosto 1255, indirizzata a fra Ruffino de'
Minori, cappellano e penitenziere del Papa. Fu in questo castello che il conte Matteo
Chiaramonte ospitò, nel 1366 il re Federico IV d’Aragona, e nel 1401 il conte Bernardo
Cabrera vi accolse il re di Sicilia Martino I. Ivi si amministrava anche la
Giustizia, essendo sede, dal 1361, della Gran Corte, cui si aggiunse nel 1392
la Corte delle I e II Appellazioni, per divenire poi dal 2 giugno 1862 Tribunale
civile e penale di I grado e Corte d’Assise. La città divenne Capoluogo di
Distretto della Intendenza di Siracusa, e la sede di tutti gli uffici rimase
nel castello fino al 1865. Con l'Unità d’Italia, furono cacciati dai loro
conventi e monasteri gli Ordini religiosi, ed il Castello dei Conti fu definitivamente
abbandonato, andandosi a trasferire il Carcere, il Tribunale e gli Uffici
Circondariali pressi i vari conventi resisi disponibili. Dal punto di vista
monumentale, il Castello, o ciò che di esso rimane, nato come fortificazione
rupestre che si sovrappone ad un'emergenza funeraria del tipo di Pantalica, venne
modificato in varie epoche tra l'VIII e il XIX secolo, e si ergeva su un
promontorio roccioso difficilmente attaccabile, con due lati su tre costituiti
da pareti a strapiombo. Oggi del castello rimangono un torrione poligonale (detto di Anselmo, del XIV sec.), nei pressi di piazza San Giuseppe, un
tratto di terrapieno e una bifora inglobata in una struttura ottocentesca. La
descrizione piu antica dei resti si deve a Carrafa, il quale conosce del
castello quattro torri angolari, un ponte levatoio, un cortile, un giardino, un
vivaio, tre chiese, gruppi di fabbricati a doppia fila, con volte a crociera,
un cosiddetto “Tempio del Sole”, una porta centrale d'ingresso, sul lato nord,
poi occlusa nel XV secolo con un grande terrapieno sostenuto, in parte, dalla
superstite torre Anselmo. Nel cortile interno sono visitabili le carceri
medievali, civili e "criminali", una serie di stanze squadrate
ricavate dalla roccia, ognuna riservata ad una specifica categoria di
carcerati: donne, condannati comuni, galantuomini, persone in attesa di
giudizio. Per i briganti più pericolosi c'erano (una è ancor oggi visibile) due
grandi fosse profonde circa sette metri, chiuse in alto da una possente grata di
ferro, dalla quale entravano la luce e l'aria. Nello stesso cortile poi è
presente la più recente chiesa della Madonna del Medagliere (sorta nel 1930
sui ruderi della chiesa di San Leonardo, a conforto dei carcerati fino al 1865),
inoltre è visibile ciò che resta della chiesa di San Cataldo, che era la
cappella privata del Conte e del Governatore, e infine tre nicchie campanarie
oggi murate all'esterno, il suono delle cui campane indicava alla città le ore,
ed i momenti che si vivevano all'interno del Castello. Fino al sisma del 1693 il castello costituiva una
poderosa cittadella fortificata, isolata a nord da "un immense
muraglione" di sbarramento. Del sistema difensivo faceva parte anche un
percorso sotterraneo con diramazioni che dal castello portava nel fondovalle,
detto "grotta dei Parrini". Crollate a causa del suddetto terremoto,
o demolite perché di intralcio allo sviluppo urbanistico moderno della zona,
quasi nulla più resta delle 5 torri, delle 4 porte e della cinta muraria
dell'antico maniero. Recentemente è venuto alla luce, e reso fruibile, un
suggestivo cunicolo sotterraneo scavato nella roccia, che trapassa lo sperone
roccioso su cui sorge il Castello: era un passaggio di ronda militare.
Recentissimi scavi archeologici nell'area del castello, che vanno di pari passo
coi lavori di un grande progetto per un riuso moderno della parte nuova dell’edificio
stesso come centro congressi, stanno portando alla luce suppellettili varie,
arredi funerari, ceramiche, monete bronzee, vasellame, pavimentazioni,
fondamenta di grosse mura portanti, nascosti sotto carichi secolari di
materiali di risulta, e risalenti dal bronzo antico, passando per il periodo
ellenistico, quello romano, poi tracce del periodo arabo, per arrivare a
coprire tutto il periodo dell'uso amministrativo, militare e carcerario del
castello, fino a tutto l'Ottocento. Altro link consigliato: http://www.modica.it/turismo_castello_dei_conti.htm.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Modica,
scheda del Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it/castle-1234812566-castello_di_modica-it.php
Foto: la prima è presa da http://www.lasiciliainrete.it/castelli/RAGUSA/DSC06514.jpg,
la seconda invece da http://www.siciliapress.com/wp-content/uploads/2016/03/castello-conti-modica-830x480.jpg
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