CALDIERO (VR) - Castello di Monte Rocca
Caldiero è un
paese di pianura, posizionato a sinistra dell’Adige, che conclude a meridione
la Val d’Illasi. Ai piedi dei colli che circondano la zona, sgorgano acque
termali che probabilmente hanno dato il nome a Caldiero. Data la sua posizione
strategica, ai piedi dei monti in una tradizionale fascia di transito, è una
zona abitata fin dai tempi della preistoria. Noto già al tempo dei romani,
Calidarium (nome originario del Paese) offriva le calde terme (alimentate nelle
sorgenti Brentella di 27 °C e Bagno della Cavalla di 25 °C)
identificate in quelle di Giunone del Console Petronio. Fu dei Vescovi di Verona
che lo cedettero poi (1206) al Comune. Nel 1233 Ezzelino da Romano distrusse il
castello esistente sul Monte Rocca. Nella storia di Caldiero vanno ricordati
gli Scaligeri, i conti Nogarola, i Visconti e Venezia. La Serenissima fece
riattivare le terme (acque magnesiaco-solforose) e concesse al paese statuti
propri. Il Monte Rocca è in verità un parco di 5 ettari al quale si accede
dalla strada che conduce alle terme. La quota del colle è di 81 metri, il parco
è racchiuso da alte mura di forma vagamente ellittica e all’interno sono
presenti ulteriori due terrazzamenti concentrici. Qui nel 1992 sono state
individuate alcune strutture murarie di epoca medievale, al di sotto delle
quali esiste un poderoso deposito archeologico attribuibile all’età del bronzo.
Sono stati trovati resti di focolari, che fanno presumere l’esistenza di
strutture abitative. Dalle prime analisi, l’abitato è inquadrabile nella media
e recente età del bronzo; altri resti ritrovati sono invece attribuibili
all’età del bronzo finale. L’abitato preistorico sul Monte Rocca era di
importanza particolare e probabilmente aveva funzione strategica, a dominio
d’una via preistorica che correva ai piedi delle colline. Questo è in parte
documentato, sia dalla lunga durata dell’abitato stesso, sia dal pregio di
alcuni materiali rinvenuti tra cui una piccola matassa di fili d’oro. La
campagna del 1999 ha messo in evidenza una struttura di epoca preistorica,
probabilmente dell’età del bronzo, a forma d’ellisse di dimensioni notevoli
contenente frammenti di pentolame comune. L’ipotesi è che si tratti di una
costruzione atta a rendere pianeggiante la maggior parte della sommità del
colle; ma la consistenza della muratura e la stessa monumentalità di queste
apre spiragli a più suggestive ipotesi. Il castello è il risultato di un’opera
di ricostruzione di un insediamento più antico, operata dal Dott. Luigi Parisi
(medico chirurgo) nella prima metà dell’Ottocento. Si tratta di un corpo
costituito da una torre con due ali inclinate che seguono l’andatura delle
mura. Contrapposto a questo, vi è un piccolo corpo di fabbrica rettangolare, le
cui origini e funzioni non sono chiare. Sulla facciata una lapide porta la data
MCCXXXIII. Il Dott. Parisi, dopo aver fatto ricostruire il “castello”, ha
commissionato la costruzione di una villa a “torre” in stile goticheggiante,
sulla porzione ovest della terrazza sommitale del colle. L’edificio,
a schema ottagonale, fu costruito su disegno di Guido Gaspari nella seconda
metà del XIX secolo, sui ruderi di un antico edificio di forma ottagonale. La
villa è costituita da un piano interrato che si raccorda ad una scala centrale
a struttura circolare, tramite la quale è possibile raggiungere il piano
rialzato ed il primo piano. Ogni piano è suddiviso in quattro stanze, tutte
collegate tra loro e raccordate da salette a pianta triangolare. Le decorazioni
pittoriche all’esterno presentano una trama dipinta a losanghe ad imitazione
del laterizio e tufo; gli interni sono dipinti a tempera con elementi
decorativi e figurativi culturalmente riferibili a motivi di origine
cinquecentesca e di imitazione vagamente pompeiana. Le stanze hanno le pareti
con decorazioni imitanti tappezzerie stampate o con disegni di tendaggi;
pregevoli sono gli inserti architettonici e plastici riprodotti sulle pareti e
sul soffitto. Il complesso era inserito in un giardino romantico, con viali
alberati e percorsi nella “natura” in cui erano collocati balaustre e sedute in
pietra e forse statue. Nei primi anni del ‘900 il banchiere Bardi completò
l’opera, attrezzando gli interni in stile neogotico e utilizzando esperti
artigiani. Il complesso della Rocca divenne poi di proprietà di un
commerciante, Alcide Cassetta, che usò la villa per le vacanze e il castello
come fattoria, continuando i lavori di restauro e cedendola, infine, nel secondo
dopoguerra, all’Amministrazione Comunale.
Fonti: testo di Priscilla Maron su http://diforidi.it/dalla-storia/,
https://it.wikipedia.org/wiki/Caldiero
Foto: la prima è presa da http://diforidi.it/dalla-storia/,
la seconda è presa da http://www.vicenzabionde.it/images/comuni_caldiero_castello.png
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