MONOPOLI (BA) – Castello di Carlo V
E’ un fortilizio cinquecentesco, con la tipica forma pentagonale dell’epoca,
edificato durante la dominazione spagnola della città. I lavori per la
costruzione del castello terminarono nel 1552: il fortilizio fu voluto
dall'Imperatore Carlo V nell'ottica del sistema di fortificazioni costiere
pugliesi. Fu edificato su di un piccolo promontorio (detto Punta Pinna),
utilizzando come nucleo centrale la chiesa di "S.Nicola in Pinna" del
X secolo e una grande porta romana del I secolo a.C. (fortificata da due corpi
di guardia laterali a due piani), a sua volta innalzata sulle mura messapiche
del V secolo a.C. Gli scavi archeologici degli anni 1990-2010 della
Soprintendenza Archeologica di Puglia hanno eliminato ogni dubbio in proposito.
L'opera fu portata a termine sotto la supervisione del vicerè Don Pedro di
Toledo, oppure secondo altre versioni, dal marchese Don Ferrante Loffredo, che
risiedeva a Lecce. Nel 1600 venne ampliato e ristrutturato: la fisionomia esterna
e la composizione interna venne grandemente modificata, passando così da una
struttura prettamente di difesa ad una di tipo residenziale. L’attuale aspetto
della costruzione risale al 1660 a seguito delle ristrutturazioni attuate dal
duca di Maddaloni per volontà del duca d'Atri Giovanni Geronimo Acquaviva. Nella
prima metà del XIX secolo il castello diventò carcere mandamentale fino al 1969.
Successivamente abbandonato, viene oggi utilizzato (dopo esser stato
sottoposto, negli anni novanta, ad importanti lavori di consolidamento e
restauro) come sede per ospitare importanti eventi culturali quali mostre
pittoriche, fotografiche e cinematografiche. La semplice pianta del castello è
arricchita da bastioni pentagonali che si innalzano ai cinque vertici. Il ponte
levatoio (e dunque l'entrata primaria) si doveva trovare a sud-ovest dove si
innalza una torre cilindrica edificata in seguito raggiungibile tramite una
piccola rampa. A sinistra della torre è visibile ancora una parte ben
conservata delle antiche mura. Ben disposte le numerose cannoniere distribuite
dalle coperture fino al pelo d'acqua, all'esterno e all'interno del porto.
Suggestiva la grande "sala d'armi". Sotto la loggia è presente lo stemma
in pietra caricato della data 1552, e dal nome del vicerè Don Pedro di Toledo,
come già detto realizzatore materiale dell'edificio. Diversi sono gli elementi
di interesse artistico e storico dell'edificio:
- La chiesa rupestre di San
Nicola de Pinna, fondata alla fine del X secolo dal monopolitano Sassone in
crisi mistica dopo la morte della moglie. Si chiamava così perché era
sulla punta (pinna) della penisola che sporge sul mare, insieme al
convento fondato, nel secolo X, sempre da Sassone. E’ una chiesa a una
sola navata, con abside e cupola centrale.
- La grande sala d'armi,
caratterizzata da quattro cannoniere a "pelo d'acqua", due
rivolte verso il mare aperto, due all'interno del porto, servite da
quattro obici napoletani a canna liscia da 1.400 kg della prima metà
del XIX secolo.
- Il castello è sovrapposto
ad una grande porta romana del I sec a.C. (che si affaccia sulla sala
d'armi), munita di due corpi di guardia a due piani, sovrastati da due
torri ottagonali (attualmente quasi interamente inglobate nelle masse del
castello cinquecentesco). Le fortificazioni romane sono fondate sulle
poderose mura messapiche del V sec a.C. che a loro volta, nella zona
absidale della chiesa, si attestano sui resti di un antichissimo aggere
preistorico
Questa complessa genesi del fortilizio è stata evidenziata dagli scavi
archeologici effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Puglia (dottoressa
Miranda Carrieri), dai restauri dell'ingegnere Francesco Selicato e dal
restauro completato nel 2011 dall'architetto Domenico Capitanio. Molto
interessante e ben documentato lo studio dell'architetto Angelo Papio. Uno
storico sconosciuto del 1700, riferisce che ai suoi tempi sotto il castello si
faceva la
pesca dei coralli che pare venissero raccolti in abbondanza
nell'acque sottostanti. Ma il prodigio dei coralli, stando al suo racconto, era
niente in confronto alla persona del Castellano d'allora, "
D. Martino
Coquemont, colonnello degli eserciti di Ferdinando IV, uomo di cento e uno anni
e mesi cinque, finché io scrivo in questo maggio 1773". Infatti era
nato "
in Bruxelles, nel Brabante, il primo di gennaio 1672".
Questo attaccamento di Don Martino alla vita non fu probabilmente più forte
dell'altro che lo tenne qui, così a lungo, legato a questo castello sul mare e
a questa città. Dopo di lui, altre illustri autorità forestiere, innamorate
della città, non se ne andarono più da Monopoli. Il castello sembra abbia
incorporato una torre cilindrica preesistente, di forma romana, che conferisce
un rilievo singolare all'ingresso e alla facciata stessa. Incorporati risultano
anche i sotterranei, che comprendono tra l'altro l'antica chiesa basiliana di
San Nicola della Pinna, divenuta la chiesa della fortezza. Dalla piazzuola del
Castello si prosegue per il lungomare San Salvatore: una strada a forma di
balcone sull'Adriatico. Si passa dai resti del bastione di Santa Maria al
doppio loggiato di un edificio, noto come il palazzo dell'Andora, forse
l'antico Palazzo del Comune. Segue il largo antistante la chiesa di San
Salvatore, antica chiesa parrocchiale, abbandonata e in rovina, dopo essere
stata spogliata delle sue icone dorate del Quattrocento e del Cinquecento.
Costeggiando ancora la spalletta sul mare si giunge all'imbocco della via San
Vito che scende a sud ovest lungo il tratto delle mura rimaste ancora in piedi
all'interno della città vecchia. A destra la chiesetta di San Vito, che dà il
nome alla strada, quindi l'imbocco a vie traverse che immettono nel borgo
antico. La terza di queste comincia con l'edificio che fu dei Cavalieri di
Malta e conduce a una piazzetta centralizzata sul tempietto degli stessi
Cavalieri, dedicato a San Giovanni. Anche questa chiesa aveva il suo bel
polittico veneziano. A sinistra le mura di Carlo V, quindi l'uscita dalla città
antica nel punto dove sorgeva anticamente la Porta Vecchia, chiamata anche,
dagli storici locali, Porta Foca perché si diceva costruita ai tempi
dell'imperatore Foca di Bisanzio. Di qui la strada che portava e conduce
tuttora ad Egnazia. Usciti sul litorale e sulla spiaggia, che ha preso il nome
da quella porta, la più antica della città, si può ammirare la cinta murarla di
quel promontorio sul mare che fu il nucleo originario di Monopoli e che le mura
di Carlo V fanno apparire come una nave di pietra che fende le acque. La
muraglia ad ovest conserva ancora un brandello dell'antica cintura e del
fossato, visibile dal breve tratto di strada che serve le case a ridosso delle
mura e all'ombra del campanile della cattedrale. Ecco un paio di video dedicati
al castello di Monopoli: il primo (
https://www.youtube.com/watch?v=nF4NBbPMqOA)
è di Angelo Papio, il secondo (
https://www.youtube.com/watch?v=BRkyNZbKHdU)
è di Giap Roma TV.
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