martedì 23 marzo 2021

Il castello di lunedì 22 marzo



MONTEFUSCO (AV) - Castello Longobardo

La posizione del paese ne fece con grande probabilità una roccaforte sannitica (Fulsulae) poi romanizzata, ma ancor prima tracce neolitiche di presenze umane in territorio montefuscano sono attestate dal ritrovamento di frecce. Grande sviluppo ebbe con l'arrivo dei Longobardi, che circondarono la capitale della Langobardia Minor, Benevento, di castelli e villaggi fortificati, come Ceppaloni, Chianche e Torrioni. Tra questi vi fu probabilmente proprio Montefusco, anche se non citato da alcuna fonte scritta; la tipologia di muratura chiaramente longobarda dei ruderi delle mura non lasciano però dubbi, così come la posizione strategica dominante le valli del Calore, del Sabato nonché vaste zone montuose e collinari. In origine, a Montefusco, i Longobardi eressero un castrum, a pianta quadrangolare. Si trattava di una struttura difensiva cinta da mura che successivamente venne ampliata e rafforzata dai Normanni, che tra il XII e il XIII secolo ne fecero, soprattutto per la sua posizione strategica, uno dei centri fortificati e amministrativi più importanti dei loro domini. Fino a poco tempo fa, sul lato orientale, in località ancora oggi denominata "Sopra le mura", si vedeva ancora la base di una torre, mentre ad occidente, il muro che sostiene la sovrastante strada richiama le antiche mura. In tale area, presso il Largo S. Bartolomeo si trova incastrata una grossa pietra con iscritta la data del 1103. Lo storico Falcone Beneventano a pochi anni dalla caduta del Principato Longobardo di Benevento già ne parla nelle sue Cronache come di un centro importante militarmente e politicamente. Il castello fu assediato dalle truppe mercenarie saracene assolate da Manfredi di Svevia e dagli Svevi Montefusco fu donato, tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XIV al conte di Ariano Enrico de Vaudemont, ad Amerigo de Souz e infine a Roberto de Cabano. Appartenuta alla grancontea di Ariano, fu teatro di una lunga, logorante guerra tra Giordano d'Ariano e re Ruggero (in cui entrò anche Landolfo della Greca), contesa dai litiganti, potenti feudatari in un periodo di sostanziale disordine per il Mezzogiorno. Anche sotto gli Svevi ebbe importanza tant'è che sia Federico II che Manfredi la tennero come castello personale e vi risiedettero per mesi. Pare che prima della fatale Battaglia di Benevento Manfredi abbia organizzato il proprio esercito proprio a Montefusco. L'imperatore Federico II fece eseguire lavori di ristrutturazione al fortilizio, che fu così elevato a castello imperiale. Con gli Angioini Montefusco fu proclamata in perpetuum terra demaniale e regia. Dopo la loro caduta, il castello passò nelle mani di alcune famiglie aragonesi e proprio in questo periodo l'originario fortilizio, vide un mutamento della sua destinazione d'uso con gli Aragonesi, che lo trasformarono in Tribunale della Regia Udienza Provinciale del Principato Ultra, di cui nel 1581 Montefusco divenne capitale. A partire dal 1581 gli uffici della Regia Udienza del Principato Ultra furono dislocati proprio a Montefusco e vi rimasero fino al 1806. L'antico Castello, fondato dai Longobardi e parte della cerchia difensiva che venne posta a controllo delle vie per Benevento, ospitò re normanni, svevi, angioini e aragonesi. È facilmente ipotizzabile che in età longobarda-normanna il Castello avesse una forma molto più fortificata e occupasse senz'altro tutta l'area di Piazza Castello, inglobando anche la Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio (da balium cioè cortile) e il Monastero di Santa Caterina da Siena che, infatti, rivela mura imponenti che ricordano quelle di un fortilizio molto antico, di certo precedente alla fondazione settecentesca del convento. Col tempo il Vaglio divenne una piazza vera e propria ma il cuore del Castello non perse la sua funzione, tant'è che ospitò fino all'Ottocento il Preside della Provincia di Principato Ultra con tutti gli uffici, tribunale compreso. Attualmente vi ha sede il Comune. Nel seminterrato, strutturato su due piani, vi è il Carcere, utilizzato dapprima come prigione provinciale. Chiuse per alcuni anni col definitivo trasferimento ad Avellino degli uffici del Giustizierato, per poi riaprire in epoca risorgimentale, ospitando un Bagno penale di prima classe caratterizzato da un regime durissimo. All'interno sono ancora visibili il pavimento in ciottoli, le pesanti porte e gli elementi in ferro. Al piano inferiore si trova la zona detta "Vaglio", che era destinata a ricevere i prigionieri durante "l'ora d'aria". Nella parte superiore della struttura vi è, invece, una corsia con le celle. Tramite una scala si accede alla parte più remota della struttura, la corsia inferiore, che comprende una vasta sala con finestre alte dal suolo e chiuse da sbarre di ferro. Il freddo montefuscano unito all'umidità degli androni scavati nella roccia e alle punizioni esemplari (come il puntale) ne fecero un luogo di sofferenza tale che fu soprannominato lo Spielberg dell'Irpinia. Alcuni celebri carcerati furono i patrioti napoletani Poerio, Nisco, Castromediano e Pironti. L'antico detto esprime bene ciò che voleva dire esservi imprigionato: Chi trase a Montefuscolo e po' se n'esce po' dì ca 'n'terra 'n'ata vota nasce. ("Chi entra a Montefusco e poi ne esce può dire che in Terra nasce di nuovo). Spesso si finiva a marcire in carcere anche sulla base di solo accuse. La Regia Udienza aveva facoltà di giudicare le cause civili, penali e militari ma non quelle feudali e demaniali. VI erano praticate vari tipi di torture, alcune più frequentemente di altre, oltre alle catene, ma la pena estrema era, naturalmente, la condanna a morte. Il condannato veniva giustiziato fuori dal centro abitato, accompagnato al patibolo con uno specifico rituale e da una precisa confraternita. Molti detenuti nell’illusione di andare incontro a una pena minore si imbarcavano ‘volontari’ sulle navi a remi da guerra spagnole, il che molto spesso equivaleva a una condanna a morte. Il carcere continuò ad essere utilizzato fino al 1877, per divenire poi carcere mandamentale fino al 1923. Dal 1928 il castello-carcere è monumento nazionale ed è, oggi, sede di un museo che, oltre alla sezione storica dedicata alle carceri stesse, ospita anche una sezione dedicata alla cultura, all'arte e alla tradizione enogastronomia di Montefusco.
Altri link suggeriti: http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/Local/Montefusco.htm, https://impresadiretta.net/montefusco-segrete-ex-carcere-borbonico-video/ (video di Impresa Diretta)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Montefusco, http://www.comune.montefusco.av.it/c064056/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/2, https://www.museodeicastelli.it/castelli/50-montefusco-carcere-borbonico.html, https://www.museodeicastelli.it/articoli/161-le-carceri-borboniche-di-montefusco.html#prettyPhoto, http://www.irpinia.info/sito/towns/montefusco/castellocarcere.htm

Foto: la prima è presa da https://www.museodeicastelli.it/articoli/161-le-carceri-borboniche-di-montefusco.html#prettyPhoto, la seconda è presa da http://www.bbmontefusco.it/visitare-montefusco/

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