CATANIA - Torre di Ognina
La borgata di Ognina è indissolubilmente legata al mito di Ulisse che, sin dalla stesura del poema "Il Ciclope" di Euripide, si vuole sbarcasse lungo la frastagliata costa catanese. Nel Medioevo la costa, l'abitato e il porto di Ognina vennero sconvolti dall'eruzione dell'Etna del 1169, a lungo erroneamente datata al 1381, originatasi tra Tremestieri Etneo, Gravina di Catania e Mascalucia. Questo catastrofico avvenimento può essere la spiegazione del fatto che oggi la torre si trova arretrata di molto rispetto all'attuale porto. Sul porto venne eretta un'alta torre cilindrica, oggi datata al XIV-XV secolo, la cui funzione dovette essere probabilmente di carattere militare: al porto di Ulisse avvenne infatti il celebre Scacco di Ognina nel 1356, una battaglia navale che faceva parte della guerra fra Angioini e Aragonesi. Tale torre venne convertita a campanile per la Chiesa di Santa Maria di Ognina, edificio oggi di aspetto tardo-barocco poiché ricostruita dopo il terremoto del Val di Noto del 1693. La torre di Ognina, sottoposta a vincolo monumentale ai sensi dell'ex legge 1089/39 nell'anno 1988, appartiene al sistema delle torri costiere. Costruite ex novo o riadattando preesistenti manufatti, avevano come scopo principale il creare un sistema di postazioni tale da mettere sull'avviso in caso di pericolo. La data di edificazione di tali manufatti risulta alquanto incerta; si potrebbe collocare intorno al 1549 per volontà del viceré Giovanni Vega su disposizione dell'imperatore romano e re di Sicilia Carlo V. Quest'ultimo, per proteggere la città dalle incursioni musulmane, impose la costruzione di un importante sistema difensivo. Il processo di costruzione delle torri, che ebbe termine intorno al 1553, si deve a celebri architetti militari, quali Ferramolino da Bergamo e Pietro del Prado. Il numero iniziali delle torri edificate si suole fissare a 37, destinato ad aumentare nel corso del tempo per le mutate esigenze dell'isola. La torre serviva ad allertare la popolazione dalle possibili incursioni nemiche via mare, utilizzando all'uopo dei fani, cioè un sistema di segnali di fumo e di fuoco. Servendosi di una apposita campana si lanciava subito l'allarme al popolo; gli uomini di guardia della torre di Lògnina e del campanile del Duomo si tenevano in comunicazione con quelli di altre torri. La funzione istituzionale di avvistamento delle torri cessò di esistere nella prima metà del XIX secolo, dopo la conquista di Algeri avvenuta nel 1830. Inesorabilmente furono destinate ad andare in rovina. All'azione delle forze naturali si sommò, purtroppo, anche quella distruttrice operata dall'uomo, spinto dall'inseguimento di sogni fantastici alla ricerca di chissà quali celati tesori. Le torri, in questo periodo, vennero rifunzionalizzate più consolatoriamente a ricovero di attrezzi e di bestiame o prese a giocoso bersaglio di esercitazioni di artiglieria. Attorno ad esse, la fantasia popolare ha localizzato miracolose apparizioni, amori infelici, ratti di fanciulle o miracolosi salvataggi marini. Addirittura oggi sono utilizzati come logo in etichette di vini siciliani, svuotate della loro identità storica e linguistica. Quella di Ognina era posta a difesa del porto di Ulisse che "fu capace di accogliere l'armata di 230 navi degli Ateniesi che sotto il comando di Nicia, Lamaco ed Alcibiade passava all'assedio di Siracusa,....ma che venne parzialmente interrato dalle sciare infinite vomitatevi nel 1381 dal Mongibello". La tradizione vuole che fosse edificata sulle rovine dell'antico e forse leggendario castello Italion, fortilizio ogninese espugnato durante le lotte tra Roma e Cartagine nella prima guerra punica (264-241a.C.) ad opera dell'impero romano, segnalato da Diodoro Siculo nel 263 a.C. Anche l'Holm, nel ricordare le antichità delle vicinanze di Catania, lato nord-est, accenna a importanti e abbondanti ruderi di vetusto edificio scoperti lungo la costa ogninese. La costruzione ha la forma di un massiccio cilindro in pietra lavica grezza (diametro m. 7), in parte intonacata in prossimità del basamento. Ancora ai giorni nostri il cilindro si sviluppa quasi lungo tutta la sua altezza, sebbene risulti ormai del tutto nascosto da edifici residenziali, che ad esso pesantemente si appoggiano. In cima la torre era coronata da una merlatura bombata e dotata di feritoie. Sopravvivono quattro dei quindici merli originari. Sul paramento esterno è presente una caditoia su mensoloni lavici a protezione dell'ingresso. Come in passato, l'accesso è possibile solo dall'attigua chiesa attraverso un passaggio che isola la torre dal giardinetto (oggi di proprietà privata) su cui prospetta. Il piano terra è un ambiente circolare del diametro di m.4,50, coperto da volta fortemente ribassata e lievemente illuminato da un'alta feritoia contrapposta all'ingresso. Al piano superiore, coperto da una volta emisferica, si accede attraverso un foro provvisto di scala (originariamente a pioli), sulle cui pareti si aprono cinque saettiere con diverso strombo, due delle quali sono state adattate a finestre, per una migliore illuminazione dell'ambiente. La terrazza di copertura si raggiunge (dopo l'intervento di restauro) con comoda scala integrata da pochi gradini in pietra; unica notazione curiosa, nel pianerottolo da cui si dipartono i detti gradini, si affaccia un cunicolo semianulare largo e alto cm.60, che sembra come ripostiglio o assolveva alla funzione di alleggerimento naturale. Lo storiografo Ferrara asserisce che, nel 1669, a causa degli eventi sismici, la torre venne usata come deposito di parte dell'artiglieria di Castello Ursino e dei bastioni della città. Non va dimenticato che Lògnina ha offerto in quella occasione un sicuro rifugio anche al reliquiario di Sant'Agata. Nella torre hanno trovato alloggio, durante l'ultimo conflitto mondiale, le truppe tedesche.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Ognina, testo di Eugenio Mazzaglia (articolo pubblicato sulla rivista Agorà gen-marzo 2005) su https://www.facebook.com/ObiettivoCatania/posts/la-torre-di-ogninada-un-articolo-di-eugenio-mazzaglia-pubblicato-sulla-rivista-a/790827551394211/, testo di Giuseppe Tropea su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Sicilia/catania/ognina.htm
Foto: la prima è presa da http://www.it9vce.it/images/IT9BUW/IT9BUW_CT040.jpg, la seconda è presa da https://www.etnanatura.it/news/wp-content/uploads/2014/11/Torre_di_Ognina_16-09-2014-14-43-54.jpg
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