martedì 16 marzo 2021

Il castello di martedì 16 marzo


BELLUNO - Torrione

L’impostazione urbana di Belluno si rifà allo schema del “promontorio fortificato”, dotata di mura nel 980 dal Vescovo Giovanni Tassina, per ordine dell’imperatore Ottone I di Sassonia. Belluno aveva una grande importanza strategica, maggiore di Feltre. A Belluno era assegnato il compito di controllare il tracciato da Oderzo al Cadore fino alla Val Pusteria, che venne poi denominato Strada Regia di Alemagna, oltre alla Strada Agordina e a quella in Destra Piave tra Belluno e Feltre. Nel 1190, dopo un terremoto di notevole intensità, le mura vennero riviste e rinforzate. Il Vescovo Gerardo de’ Taccoli, aumentò l’efficacia delle mura "ornandole di torri e di merli". Ad est, a sud e ad ovest le barriere naturali di cui si è detto costituivano una difesa naturale insormontabile. Sul lato Nord, angolo Ovest era il Castello, a pianta quadrilatera, con quattro torri angolari. Il Castello sarebbe stato costruito al tempo del Vescovo Giovanni Tassina, a completamento della primitiva cinta muraria. Le poderose mura del lato nord terminavano sul lato opposto (Nord Est) con la rocca detta il Doglione, costruita in contrada della Motta a picco sull’Ardo. Lungo le mura che congiungevano i due castelli, le torri erano poste a distanza ravvicinata; all’esterno delle mura (verso l’attuale Piazza Martiri-Campitello) vi era il fossato. Un radicale ammodernamento delle difese sul lato nord, iniziato nel 1394, fu portato avanti per gradi ed ebbe una spinta notevole quando i Turchi a più riprese invasero il Friuli. La minaccia raggiunse il culmine quando i Turchi tentarono l’ingresso nell’Alpago attraverso la valle ancor oggi chiamata Val Turcana. Nel 1488 terminarono i lavori sulle mura e sulle difese. I principali risultati furono: l’ abbassamento delle torri dettato dai nuovi schemi difensivi e dall’introduzione delle armi da fuoco; la costruzione di contromura verso il Campitello, cioè di una seconda cinta di mura piuttosto basse, ma possenti, che consentivano quindi un doppio ordine di postazioni adatte al tiro in caso di assedio; le scarpate rivolte all’Ardo e al Piave vennero ridotte in veri e propri scivoli; infine, venne costruito l’imponente torrione rotondo angolare (in grandi pietre squadrate), del diametro di 18 metri, alto 22, mentre perse progressivamente importanza il Castello Doglione, i cui edifici vennero demoliti, lasciando spazio alla attuale Piazza Mazzini. Il torrione fu visto dal cronista veneziano Marin Sanudo nel 1482 quando era in fase di costruzione avanzata; egli scrisse:"A’ da una banda di la terra uno torion zoé da la banda di Serravalle, fortissimo, va in tondo, el qual fu principiato soto Perazo Malipiero, et non é compito". Nel 1508 l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo chiese alla Repubblica di Venezia di passare sul suo territorio con un proprio esercito per recarsi a Roma per la tradizionale cerimonia dell’incoronazione. Il Senato Veneto rispose che non avrebbe tollerato il passaggio di un esercito. Massimiliano rimase grandemente offeso dalla risposta e nell’anno successivo diede inizio ad una campagna militare (1509-1516), aderendo alla “Lega di Cambrai”, durante la quale Feltre venne rasa al suolo, mentre Belluno si dichiarò apertamente a favore dell’Imperatore, tanto che, poco dopo, trenta cannoni veneziani batterono pesantemente la città ribelle. Venezia riprese Belluno che non venne saccheggiata, ma non fu più ritenuta una città affidabile. Le mura non vennero riparate e pian piano si perse il ricordo di questa città fortezza. Il torrione rotondo è l’unico elemento superstite dell’antica cinta muraria di Belluno, anche se ormai soffocato dalle costruzioni moderne che a partire dal XIX secolo ne hanno snaturato il contesto. Era una delle torri d’angolo delle mura cittadine, che dalla sua antica denominazione medievale di “Dojòn” (analoga al francese “donjon” o all’inglese “dungeon”) aveva dato il nome all’intero complesso fortificato nordorientale, già sede del vescovo-conte, e alla nobile famiglia cittadina dei Doglioni, cui ne era affidata la difesa. Appartiene all’ultima generazione di fortificazioni realizzate ancora in pietra prima dell’avvento dei mattoni, molto più elastici e resistenti di fronte alla nuova minaccia rappresentata dalle artiglierie. Iniziato nel 1481 dal rettore veneziano Perazzo Malipiero, venne concluso nel 1489 da Luca Foscarini, di cui porta lo stemma a fianco del leone di S. Marco. Altri link: https://www.infodolomiti.it/dolomiti-da-vedere/castelli/castello-di-belluno/6755-l1.html (con foto dei ruderi dell'antico castello), https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2019/05/26/news/al-torrione-serve-un-costoso-restauro-deve-tornare-pubblico-1.32954521

Fonti: http://archivio.comune.belluno.it/torrione/, testo di Mauro Vedana su https://maurovedana.wordpress.com/frammenti/il-torrione-xv-secolo/, testo del Dr Marco Perale su https://www.belluno-turismo.it/project/torrione/

Foto: la prima è di Riccardo Frigo su https://www.venetoway.com/wp-content/uploads/2020/03/Torrione.jpg?x42159, la seconda è presa da https://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2019/05/26/news/al-torrione-serve-un-costoso-restauro-deve-tornare-pubblico-1.32954521

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