mercoledì 18 febbraio 2015

Il castello di mercoledì 18 febbraio






MIRANDOLA (MO) - Castello dei Pico

La struttura che oggi domina il lato Sud-est di Piazza Costituente costituiva un complesso molto imponente, composto da diversi edifici costruiti in epoche differenti. Probabilmente sorto su una "motta" dove si insediarono uomimi primitivi, trae la sua origine dai tempi longobardi. Solo dopo il Mille venne rafforzato e certamente esisteva già nel 1200. Infatti nel 1267 i Modenesi rasero al suolo l'oppidum mirandolese. Simbolo del potere militare e politico della famiglia Pico, il Castello di Mirandola è in realtà una cittadella fortificata, da cui per 400 anni, dal 1311 al 1711 la dinastia Pichense governò il territorio, rivestendo un ruolo cruciale nelle vicende politiche italiane ed europee, trovandosi in un punto di passaggio obbligato tra le grandi signorie, lo stato pontificio e la Chiesa. A partire da un nucleo originario, ebbe modo di divenire nel corso dei secoli una splendida reggia, con diversi spazi di elevato pregio artistico. Tra il 1465 ed il 1467 si registrò un episodio artistico di altissimo livello all’interno del castello, allorchè un grande protagonista dell’arte rinascimentale, il ferrarese Cosmè Tura, realizzò un ciclo di dieci tavole – andate perdute – per la biblioteca del castello, su commissione di Giovan Francesco I Pico. Durante la seconda metà del 1400 le stanze del Castello ospitarono la nascita di due personaggi di grandissimo rilievo: Giovanni Pico innanzitutto, una delle figure fondamentali e cruciali del pensiero dell’Umanesimo e del Rinascimento, e Giovan Francesco II, anch’egli importante filosofo e uomo di cultura. E fu proprio quest’ultimo, che resse con alterne fortune lo stato mirandolese, a costruire nel fossato del Castello l’ "isola giardino" (1524), luogo ameno e destinato alla meditazioni del Principe umanista. L’isola venne distrutta anni dopo per lasciar spazio al bastione difensivo del Castello, che venne successivamente adibito a giardino di corte. Il poderoso e massiccio torrione fu fatto erigere da Giovan Francesco II Pico nel 1499-1500 (su progetto di Giovan Marco di Lorenzo da Lendinara) su un edificio costruito prima del 1100. Egli rafforzò ed estese il primo nucleo di fabbricati, con la costruzione di nuove mura e di torri, e trasformò il castello in una specie di reggia fortificata, secondo l'uso dei più ambiziosi Signori rinascimentali. Anche Galeotto I Pico e Gianfrancesco II Pico, rispettivamente fratello e nipote di Giovanni Pico, disposero importanti miglioramenti al Castello. L’edificio risultava solidissimo ed isolato, in quanto non era possibile accedervi se non tramite un ponte levatoio che metteva in comunicazione la torre con il terzo piano di un vicino fabbricato del Castello. Questa costruzione rientrava peraltro nel progetto pichense di poter sempre più valorizzare città e signoria, emulando in grandezza e splendore i centri di Mantova e Ferrara, che potevano vantare magnifiche dimore signorili. Nel Seicento la roccaforte accrebbe il suo splendore grazie al mecenatismo dei Pico che fecero costruire nella zona nord-orientale del Castello due "quartieri" che costituirono un vero e proprio nuovo palazzo ducale. Al loro interno artisti come Jacopo Palma il Giovane e Sante Peranda affrescarono numerose sale e diverse opere d’arte vennero collocate all’interno degli appartamenti signorili. Molte di queste opere andarono perdute, ed altre (ritratti di esponenti della famiglia Pico e le tele dei cicli pittorici “Età del mondo” e “Storia di Psiche” di Sante Peranda) furono trasportate al palazzo ducale di Mantova, dove sono tuttora conservate. Sotto il Ducato di Alessandro II Pico il Castello si ampliò ulteriormente grazie alla costruzione della “Galleria Nuova”. Questo fabbricato, caratterizzato dalle ampie arcate rivolte a nord in direzione delle campagne ed affrescato dal pittore Biagio Falceri, fu realizzato per accogliere un’importantissima quadreria acquistata dal Duca Alessandro II a Verona nel 1688. Questa ala del Castello, che ospitava 300 opere, includeva dipinti provvisti di straordinarie attribuzioni, con nomi di artisti quali Leonardo da Vinci, Raffaello, Caravaggio, Tiziano e molti altri. Verso la fine del XVIII secolo il castello raggiunse il momento della sua massima estensione e del suo pieno fulgore: occupava un vasto quadrilatero all'estremità nord-ovest della pianta di Mirandola. Si trattava di un grande quadrilatero, chiuso intorno da un fossato e con le caratteristiche proprie di una città nella città. Nella zona nord orientale di tale quadrilatero sorgevano le residenze ducali, fra la piazza e l'attuale viale Circonvallazione. Nell'area retrostante sorgevano i giardini e s'innalzava il grande torrione di Giovan Francesco II. Nella zona meridionale il quadrilatero era chiuso da tre torri, una delle quali, affacciata sull'attuale piazza Costituente, venne abbattuta nel 1883. All’interno di questo grande complesso vi erano magazzini, prigioni, sale dell’archivio e della macelleria, grandi cantine, il pozzo, il mulino, l’orto botanico, locali di servizio e di presidio militare, l’arsenale. La fortezza era tra le più importanti e temute di Italia tra il 1400 e il 1700, ospitò, tra gli altri, papa Giulio II, Ludovico I, re d'Ungheria, l'imperatore Leopoldo, Aldo Manunzio il Vecchio (precettore di casa Pico, poi divenuto celebre stampatore), Borso ed Ercole d'Este, Rodolfo Gonzaga e Francesco Stefano di Lorena, granduca di Toscana. Nei secoli successivi il Castello di Mirandola subì distruzioni e modifiche che ne alterarono pesantemente i caratteri. Il Castello fu distrutto in gran parte nel 1714 per lo scoppio di una torre, piena di polvere da sparo, che fu incendiata da un fulmine durante un temporale. Gran parte delle fabbriche restanti furono demolite alla fine del Settecento per ordine dei Duchi di Modena, alle dipendenze dei quali era passata Mirandola nel 1709. Al loro posto è la ricostruzione neogotica novecentesca di un torrione, dietro al quale restano alcune parti della Reggia con portico seicentesco e la sontuosa facciata della Galleria Nuova. Fu creato poi un teatro d’opera sfruttando parte degli ambienti del palazzo ducale. Frammenti di affreschi si trovano certamente celati sotto gli intonaci. Dopo molti anni di degrado (al suo interno era presente addirittura un cinema a luci rosse) ed abbandono, l’edificio è stato soggetto ad un importante restauro e riaperto al pubblico nel 2006, con l'inaugurazione del Museo Civico, alcune sale espositive adibite a mostre temporanee, spazi adibiti a conferenze e al MoBimed, mostra permanente del biomedicale, settore trainante dell’economia mirandolese. A seguito del terremoto del 2012, si sono registrati gravi danni sulla parete ovest, dove la struttura portante risulta pesantemente compromessa, la loggia dei Carabini è pericolante, crolli (limitati) sulla copertura. Tra gli edifici superstiti occorre segnalare, in primo luogo, la bella facciata della "Galleria Nuova", fatta erigere dal Duca Alessandro II Pico nel 1668, e prospiciente oggi il viale di Circonvallazione. Si tratta di un maestoso e nobile loggiato, chiuso da due corpi laterali sporgenti, profilati a bugnato e caratterizzati al centro da ampie ed armoniche finestre tripartite dette "serliane". La "Galleria Nuova" costituisce la parte del complesso del Castello che ancora oggi si offre alla vista del visitatore destando vivo interesse ed ammirazione, stante l'eleganza e l'imponenza del complesso. Altra parte esterna del Castello di notevole rilievo s'incontra nella facciata che fronteggia il Teatro Nuovo. Si tratta di quanto rimane del "Palazzo Ducale", caratterizzato da un bel porticato che si poggia su dieci colonne in marmo rosa, fatto costruire da Alessandro I Pico. Sotto questo porticato è disposta una porta ad arco profilata a bugnato, attraverso la quale si accede a un cortile interno e alla facciata meridionale della "Galleria Nuova". Ad ovest rispetto a questa s'incontrano i resti di un terrapieno e delle mura, laddove sorgeva il bastione costruito nel Cinquecento a difesa del Castello. Sotto il porticato del Palazzo Ducale di Alessandro I è possibile attraversare un'altra porta ed accedere al sotterraneo e piano terra, di età rinascimentale. Scendendo una rampa di scale si accede alla "Sala delle prigioni", dalla spessa muratura. Vicino s'incontrano due ambienti assai spaziosi e contraddistinti da belle architetture con volte a botte e a crociera. Salendo, all'interno di quello che fu il Palazzo Ducale di Alessandro I Pico, va segnalata la vasta, ariosa e maestosa "Sala dei Carabini" sontuosamente e magnificamente decorata del Seicento, spogliata nei secoli successivi ed ancora oggi luminosa ed elegante. Il castello ha un sito web ufficiale: http://www.castellopico.it/

Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Mirandola#Castello_dei_Pico, http://turismo.comune.modena.it/it/canali-tematici/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/castelli-torri-campanili/castello-dei-pico-inagibile-causa-terremoto, http://www.castellopico.it/index.asp?ind=storia.htm

Foto: entrambe da http://www.emiliaromagna.beniculturali.it/index.php?it/108/ricerca-itinerari/38/346

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