MIRANDOLA (MO) - Castello dei Pico
La struttura che oggi domina il lato Sud-est di Piazza Costituente
costituiva un complesso molto imponente, composto da diversi edifici costruiti
in epoche differenti. Probabilmente sorto su una "motta" dove si
insediarono uomimi primitivi, trae la sua origine dai tempi longobardi. Solo
dopo il Mille venne rafforzato e certamente esisteva già nel 1200. Infatti nel
1267 i Modenesi rasero al suolo l'oppidum mirandolese. Simbolo del potere
militare e politico della famiglia Pico, il Castello di Mirandola è in realtà
una cittadella fortificata, da cui per 400 anni, dal 1311 al 1711 la dinastia
Pichense governò il territorio, rivestendo un ruolo cruciale nelle vicende
politiche italiane ed europee, trovandosi in un punto di passaggio obbligato
tra le grandi signorie, lo stato pontificio e la Chiesa. A partire da un nucleo
originario, ebbe modo di divenire nel corso dei secoli una splendida reggia,
con diversi spazi di elevato pregio artistico. Tra il 1465 ed il 1467 si
registrò un episodio artistico di altissimo livello all’interno del castello,
allorchè un grande protagonista dell’arte rinascimentale, il ferrarese Cosmè
Tura, realizzò un ciclo di dieci tavole – andate perdute – per la biblioteca
del castello, su commissione di Giovan Francesco I Pico. Durante la seconda
metà del 1400 le stanze del Castello ospitarono la nascita di due personaggi di
grandissimo rilievo: Giovanni Pico innanzitutto, una delle figure fondamentali
e cruciali del pensiero dell’Umanesimo e del Rinascimento, e Giovan Francesco
II, anch’egli importante filosofo e uomo di cultura. E fu proprio quest’ultimo,
che resse con alterne fortune lo stato mirandolese, a costruire nel fossato del
Castello l’ "isola giardino" (1524), luogo ameno e destinato alla
meditazioni del Principe umanista. L’isola venne distrutta anni dopo per
lasciar spazio al bastione difensivo del Castello, che venne successivamente
adibito a giardino di corte. Il poderoso e massiccio torrione fu fatto erigere
da Giovan Francesco II Pico nel 1499-1500 (su progetto di Giovan Marco di
Lorenzo da Lendinara) su un edificio costruito prima del 1100. Egli rafforzò ed
estese il primo nucleo di fabbricati, con la costruzione di nuove mura e di
torri, e trasformò il castello in una specie di reggia fortificata, secondo
l'uso dei più ambiziosi Signori rinascimentali. Anche Galeotto I Pico e
Gianfrancesco II Pico, rispettivamente fratello e nipote di Giovanni Pico,
disposero importanti miglioramenti al Castello. L’edificio risultava
solidissimo ed isolato, in quanto non era possibile accedervi se non tramite un
ponte levatoio che metteva in comunicazione la torre con il terzo piano di un
vicino fabbricato del Castello. Questa costruzione rientrava peraltro nel
progetto pichense di poter sempre più valorizzare città e signoria, emulando in
grandezza e splendore i centri di Mantova e Ferrara, che potevano vantare
magnifiche dimore signorili. Nel Seicento la roccaforte accrebbe il suo
splendore grazie al mecenatismo dei Pico che fecero costruire nella zona
nord-orientale del Castello due "quartieri" che costituirono un vero
e proprio nuovo palazzo ducale. Al loro interno artisti come Jacopo Palma il
Giovane e Sante Peranda affrescarono numerose sale e diverse opere d’arte
vennero collocate all’interno degli appartamenti signorili. Molte di queste
opere andarono perdute, ed altre (ritratti di esponenti della famiglia Pico e
le tele dei cicli pittorici “Età del mondo” e “Storia di Psiche” di Sante
Peranda) furono trasportate al palazzo ducale di Mantova, dove sono tuttora
conservate. Sotto il Ducato di Alessandro II Pico il Castello si ampliò
ulteriormente grazie alla costruzione della “Galleria Nuova”. Questo
fabbricato, caratterizzato dalle ampie arcate rivolte a nord in direzione delle
campagne ed affrescato dal pittore Biagio Falceri, fu realizzato per accogliere
un’importantissima quadreria acquistata dal Duca Alessandro II a Verona nel
1688. Questa ala del Castello, che ospitava 300 opere, includeva dipinti
provvisti di straordinarie attribuzioni, con nomi di artisti quali Leonardo da
Vinci, Raffaello, Caravaggio, Tiziano e molti altri. Verso la fine del XVIII
secolo il castello raggiunse il momento della sua massima estensione e del suo
pieno fulgore: occupava un vasto quadrilatero all'estremità nord-ovest della
pianta di Mirandola. Si trattava di un grande quadrilatero, chiuso intorno da
un fossato e con le caratteristiche proprie di una città nella città. Nella
zona nord orientale di tale quadrilatero sorgevano le residenze ducali, fra la
piazza e l'attuale viale Circonvallazione. Nell'area retrostante sorgevano i
giardini e s'innalzava il grande torrione di Giovan Francesco II. Nella zona
meridionale il quadrilatero era chiuso da tre torri, una delle quali,
affacciata sull'attuale piazza Costituente, venne abbattuta nel 1883. All’interno
di questo grande complesso vi erano magazzini, prigioni, sale dell’archivio e
della macelleria, grandi cantine, il pozzo, il mulino, l’orto botanico, locali
di servizio e di presidio militare, l’arsenale. La fortezza era tra le più
importanti e temute di Italia tra il 1400 e il 1700, ospitò, tra gli altri,
papa Giulio II, Ludovico I, re d'Ungheria, l'imperatore Leopoldo, Aldo Manunzio
il Vecchio (precettore di casa Pico, poi divenuto celebre stampatore), Borso ed
Ercole d'Este, Rodolfo Gonzaga e Francesco Stefano di Lorena, granduca di
Toscana. Nei secoli successivi il Castello di Mirandola subì distruzioni e
modifiche che ne alterarono pesantemente i caratteri. Il Castello fu distrutto
in gran parte nel 1714 per lo scoppio di una torre, piena di polvere da sparo,
che fu incendiata da un fulmine durante un temporale. Gran parte delle
fabbriche restanti furono demolite alla fine del Settecento per ordine dei
Duchi di Modena, alle dipendenze dei quali era passata Mirandola nel 1709. Al
loro posto è la ricostruzione neogotica novecentesca di un torrione, dietro al
quale restano alcune parti della Reggia con portico seicentesco e la sontuosa
facciata della Galleria Nuova. Fu creato poi un teatro d’opera sfruttando parte
degli ambienti del palazzo ducale. Frammenti di affreschi si trovano certamente
celati sotto gli intonaci. Dopo molti anni di degrado (al suo interno era
presente addirittura un cinema a luci rosse) ed abbandono, l’edificio è stato
soggetto ad un importante restauro e riaperto al pubblico nel 2006, con
l'inaugurazione del Museo Civico, alcune sale espositive adibite a mostre
temporanee, spazi adibiti a conferenze e al MoBimed, mostra permanente del
biomedicale, settore trainante dell’economia mirandolese. A seguito del
terremoto del 2012, si sono registrati gravi danni sulla parete ovest, dove la
struttura portante risulta pesantemente compromessa, la loggia dei Carabini è
pericolante, crolli (limitati) sulla copertura. Tra gli edifici superstiti
occorre segnalare, in primo luogo, la bella facciata della "Galleria
Nuova", fatta erigere dal Duca Alessandro II Pico nel 1668, e prospiciente
oggi il viale di Circonvallazione. Si tratta di un maestoso e nobile loggiato,
chiuso da due corpi laterali sporgenti, profilati a bugnato e caratterizzati al
centro da ampie ed armoniche finestre tripartite dette "serliane". La
"Galleria Nuova" costituisce la parte del complesso del Castello che
ancora oggi si offre alla vista del visitatore destando vivo interesse ed
ammirazione, stante l'eleganza e l'imponenza del complesso. Altra parte esterna
del Castello di notevole rilievo s'incontra nella facciata che fronteggia il
Teatro Nuovo. Si tratta di quanto rimane del "Palazzo Ducale",
caratterizzato da un bel porticato che si poggia su dieci colonne in marmo
rosa, fatto costruire da Alessandro I Pico. Sotto questo porticato è disposta
una porta ad arco profilata a bugnato, attraverso la quale si accede a un
cortile interno e alla facciata meridionale della "Galleria Nuova".
Ad ovest rispetto a questa s'incontrano i resti di un terrapieno e delle mura,
laddove sorgeva il bastione costruito nel Cinquecento a difesa del Castello. Sotto
il porticato del Palazzo Ducale di Alessandro I è possibile attraversare
un'altra porta ed accedere al sotterraneo e piano terra, di età rinascimentale.
Scendendo una rampa di scale si accede alla "Sala delle prigioni",
dalla spessa muratura. Vicino s'incontrano due ambienti assai spaziosi e
contraddistinti da belle architetture con volte a botte e a crociera. Salendo,
all'interno di quello che fu il Palazzo Ducale di Alessandro I Pico, va segnalata
la vasta, ariosa e maestosa "Sala dei Carabini" sontuosamente e
magnificamente decorata del Seicento, spogliata nei secoli successivi ed ancora
oggi luminosa ed elegante. Il castello ha un sito web ufficiale: http://www.castellopico.it/
Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Mirandola#Castello_dei_Pico, http://turismo.comune.modena.it/it/canali-tematici/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/castelli-torri-campanili/castello-dei-pico-inagibile-causa-terremoto,
http://www.castellopico.it/index.asp?ind=storia.htm
Foto: entrambe da http://www.emiliaromagna.beniculturali.it/index.php?it/108/ricerca-itinerari/38/346
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