TAVOLETO (PU) - Castello Conti Petrangolini
Tavoleto è
posto sull’alto di un contrafforte montuoso sulla sinistra della valle del
Foglia, in una posizione invidiabile per il clima e il panorama ad alta densità
boscosa. Deve il suo nome all'antica lavorazione del legname che, trasformato
in tavole, veniva trasportato fino alle sorgenti del Tevere da dove
"scivolava" fino a Roma. Cinto da antiche mura, non conserva più
traccia della rocca che Francesco di Giorgio Martini progettò per il Duca
Federico da Montefeltro. La fortezza fu abbattuta nel 1865 e in suo luogo sorse
un castello goticheggiante, già residenza nobiliare: la forma delle mura,
retrostanti i giardini pubblici, testimonia però le strutture della rocca
antica. Visibili anche i resti di un edificio romano. Le prime notizie sul castello di Tavoleto
risalgono al 1361,
quando viene citato tra i 42 castelli riminesi, la cui costruzione venne
realizzata probabilmente nei primi anni del 1300 ad opera della famiglia
Malatesta. Nel XV sec. il castello di Tavoleto venne coinvolto nella guerra tra
Federico da Montefeltro e Sigismondo Malatesta, infatti tra il 1439 e il 1458
fu perso e ripreso per ben cinque volte, infine nel 1458 Federico da Montefeltro conquistò definitivamente Tavoleto.
Federico fece distruggere il castello costruito dai Malatesta e diede incarico
a Francesco di Giorgio Martini di costruire una potente rocca terminata
sicuramente prima del 1474. Nel nuovo castello fu organizzato un presidio di 80
uomini agli ordini di un Capitano avente giurisdizione podestarile sui castelli
circostanti. Nel 1631 il castello di Tavoleto, unitamente a tutto il
Ducato di Urbino ritornò sotto il controllo diretto del Papato,
mantenendo la preminenza sui castelli vicini, essendo diventato sede di
vicariato. Dal 1631 fino al 31 marzo del 1797 la vita del castello di Tavoleto
trascorse senza tanti scossoni all’interno delle vicende dello Stato
Pontificio. Il 31 marzo 1797 il generale Sahuguet, comandante delle truppe
franco-cisalpine, con circa un migliaio tra fanti e cavallieri marciò sul
castello. L’attacco all'edificio fu descritto da don Pietro Galuzzi, arciprete
di Tavoleto, che venne scelto dagli insorgenti come loro capo. Il 31 marzo 1797
i francesi entrati a Tavoleto, lo saccheggiarono e quindi lo incendiarono; al
momento dell’attacco, la quasi totalità della popolazione era fuggita e si era
rifugiata nelle campagne, nelle cantine e nelle grotte, nonostante ciò lo
scontro fece 22 morti, tutti uomini anziani e alcuni giovani. Anche la rocca
martiniana venne data alle fiamme, il vicario trovò rifugio con la sua famiglia
ad Auditore, la rocca rimase pericolante fino al 1865, quando si decise di
abbatterla ed utilizare il materiale di risulta per la costruzione di strade
comunali e per riparare le mura castellane. Nel 1885 l’Avv Ferdinando Petrangolini
ricevette da papa Leone XIII il titolo di Conte a cui vennero
assoggettati i territori facenti capo al vicariato di Tavoleto. In un primo
tempo il Conte Ferdinando si stabilì in un edificio che era stato ereditato
dalla moglie, Rosa Michelini, alla morte del suo primo marito Francesco
Falaschi. Successivamente nel 1924 il figlio Vincenzo Maria diede inizio ai
lavori che diresse personalmente per la costruzione degli ultimi due
piani dell’edificio principale e della torre che vennero realizzati sulla
base di un edificio preesistente. Nel 1944 militari tedeschi e fascisti,
rimasti fedeli a Mussolini, iniziarono le opere di difesa per rinforzare le
difese della linea Gotica, il primo di settembre le truppe alleate tentarono di
liberare Tavoleto, ma le difese predisposte dai tedeschi ressero, e gli
anglo-americano dovettero ritirarsi sotto il tiro dei mortai tedeschi. La notte
tra il 3 e 4 settembre 1944, i Gurkha (soldati nepalesi inquadrati
nell’esercito inglese) assaltarono all’arma bianca Tavoleto e lo liberarono dopo
aspri combattimenti che durarono l’intera notte con molti morti da entrambe le
parti. Durante il passaggio del fronte, l’intero paese, per l’ennesima volta,
subì gravi danni e anche il Castello Petrangolini non sfuggì a questa misera
sorte. Ma i tavoletani caparbiamente ritornarono alle loro case, rimboccandosi
le maniche ricostruirono le abitazioni e continuarono il loro lavoro nei campi
che permise una vita grama ma dignitosa, fino alla fine degli anni 50-60,
quando molte persone che abitavano nelle campagne, vennero attratte dal
miraggio della costa e vi si trasferirono, tanto che nel giro di pochi anni la
popolazione diminuì moltissimo. Il castello fu in seguito venduto ad un privato
che negli anni 60 lo trasformò in ristorante e lo ristrutturò secondo i canoni
di quegli anni. Gli attuali proprietari lo acquistarono invece con l’intento di
riportarlo alle origini. Si dedicarono quindi alla ristrutturazione della
facciata, dei saloni, della corte e del giardino. Vennero scrostati i muri
dall’intonaco per riportare in vita le pareti originali, vennero ricostruiti
alcuni solai, rifatti completamente gli impianti e rifinito con materiali per
la maggior parte recuperati dalla struttura originaria come i pavimenti del
salone araldico che oggi sono diventati il camminamento di ingresso dal
giardino. I nuovi materiali utilizzati sono invece stati scelti e selezionati
con grande attenzione perché si fondessero al meglio con la storia. L'attuale
palazzo ha un aspetto goticheggiante con merlatura ghibellina. All’interno vi
sono mobili antichi e armi varie dei secoli passati. Solo le fondamenta e parte
delle mura appartengono alla sopra citata rocca martiniana. Il castello ha un
sito ufficiale: www.castelloditavoleto.it.
Fonti: http://www.comune.tavoleto.pu.it/ci/3299.aspx, http://www.rivieraromagnola.tv/tavoleto/,
http://www.riminibeach.it/visitare/castello-tavoleto, http://www.castelloditavoleto.it/?IDC=2
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la
seconda è di Lele Amatori, presa da http://www.panoramio.com/photo/92468937
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