sabato 6 agosto 2016

Il castello di domenica 7 agosto






BORGOROSE (RI) – Rocca in frazione Corvaro

Siamo nel territorio della Riserva Regionale Montagne della Duchessa, nel Sud Est della Provincia di Rieti e più precisamente nel Cicolano, area che comprende l’Alta e Media Valle del Salto (Comuni di Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano e Borgorose). A quota 880 m. s.l.m., sopra l’abitato più recente si trova il borgo medioevale di Corvaro Vecchia; esso domina tutta la Piana di Corvaro, detta anche “Piana del Camarone” ricca di vestigia archeologiche preromane, romane e medioevali. Questo borgo antico, rimasto in abbandono per secoli, restò decisamente spopolato dopo i terremoti che lo hanno colpito varie volte specie nel Novecento. La sua storia si lega a quella del Cicolano e degli altri borghi fortificati nel territorio. Dopo la caduta dell’Impero Romano le comunità locali tesero ad insediarsi attorno ad una serie di piccole Pievi (ci sono ancora molte antiche chiese rurali in questo territorio) e quando le incursioni saracene si fecero sentire (come avvenuto in tutto il Lazio) alle soglie del Mille queste comunità si raccolsero in borghi fortificati ovvero protetti da rocche, come qui a Corvaro. Nel 1168 il castello forniva 1 milite, contava 24 famiglie per un totale circa di 360 persone. Era in potere di Rainaldo Sinibaldi, nipote di Gentile Vetulo, barone che deteneva il confinante castello di Collefegato. Nel XII secolo troviamo tutta questa area inclusa nella giurisdizione pastorale di Rieti ma essa fu coinvolta nelle traversie conseguenti alla contrapposizione della Chiesa al potere imperiale e agli antagonismi fra le varie dinastie; con Federico II Corvaro fu annessa alla provincia imperiale dell’Abruzzo. Nel 1279 era in possesso di Sibaldo di Aquilone (o Sinibaldo de Aquilano). Nel registro di re Roberto d’Angiò del 1316 tale castello risultava essere della Contea di Albe. Il castello di Corvaro fu coinvolto, in seguito, in tutta una serie di vicende, anche dai contorni foschi - che videro protagonisti i vari rami di famiglie imperiali e nobili locali - fino a che, (per volere dei sovrani di Napoli, agli inizi del ‘400) assurse al rango di contado. Il primo dei Conti fu Bonomo da Poppleto e nel 1434 la Regina Giovanna II approvò la nomina di una sua discendente femmina, Paola, a Contessa di Corvaro. Successivamente, tra matrimoni e successioni, Corvaro con tutto il Cicolano passò sotto il dominio della potente famiglia Mareri (quella che diede i natali a Santa Filippa, molto venerata da queste parti) che però lo cedette (nel 1532) ai Colonna. A metà Seicento il Cicolano passò ai Barberini e quindi, ai primi dell’800 nei domini diretti del Regno di Napoli, di cui seguì le ulteriori vicende storiche. All'estremo Nord del borgo medioevale e del paese attuale, su un colle, ultime propaggini del monte Cava, su posizione strategicamente militare, si eleva, potente e minacciosa la Rocca, con l'abitazione del signore, gli alloggiamenti per le truppe e i depositi per le munizioni. L'abitazione del signore, situata nella parte più alta della costruzione, doveva avere una forma ellissoidale, con una superficie interna complessiva di metri 30x10, muovendosi da Est verso Ovest e terminando in questi punti con due robusti e munitissimi torrioni di cui, in pessime condizioni, resta ancora in piedi quelle del lato Ovest. Al centro di tale superficie, fino a qualche anno fa, per un cunicolo si poteva accedere a delle stanze, forse 7, ubicate all'altezza delle due finestrelle, che guardano verso il paese, e, secondo quanto riferiscono alcuni, attraverso un altro cunicolo, partente dalle dette stanze ed attraversante tutto li borgo, giungeva fuori le mura fino al Convento francescano. La parte più alta della Rocca, a sud dell'abitazione del feudatario ripete lo stesso disegno, ma più schiacciato, senza torrioni, e con mura leggermente meno spesse, ha una superficie interna di metri 6x30, identica come estensione e come disegno all'abitazione del signore, senza torrioni, che forse era adibita per i depositi delle munizioni. Infine, e sempre più a Sud, c'è una superficie ampia circa le tre precedenti, che doveva servire ad accogliere i contadini, il bestiame e le provviste del signore. Attigue alle mura esterne si notano delle grotte, costruite in pietra, che dovevano essere adibite a prigioni. I muri di cinta del borgo, tuttora visibili, anche se in molti punti deteriorati e qualche volta rovinati per incompetenza, da chi voleva fare opera di risanamento, hanno anch'essi forma ellissoidale ed abbracciano una superficie interna di circa 10 mila metri quadrati. I raggi più lunghi dell'ellissoide corrono, come del resto anche per la Rocca, da est verso ovest. Da evidenziare che propriamente al centro dell'ellissoide era ubicata l'abitazione dei parenti di Pietro Rinalducci, il futuro antipapa Niccolò V. A nord-est, contigua ad essa, nell'orto e quissi Pomponio, si notano ancora le macerie della Chiesa medioevale di S. Caterina. le quattro torri di cinta, anch'esse rovinate dal tempo e dalla mano impietosa dell'uomo, sono a pianta circolare e situate tutte nel lato est perché più facilmente espugnabile. Al centro delle quattro torri si erge solenne, maestosa ed elegante, oggi, anche se declassata da fili, cavi elettrici e da una modesta lampada per illuminazione pubblica, Porta Calata, ingresso principale al castello. Per l'accesso al Borgo medioevale esistevano quattro funzionali porte, che erano riuscite a sfidare perfino le furia dei sisma, come quello tragico di Avezzano, ma hanno dovuto capitolare perché, dove non poterono i cataclismi naturali, arrivarono inconsulte demolizioni. Le altre porte erano così dislocate: Porta di Capolaterra, nelle immediate vicinanze della Rocca, nel lato est; Porta Cautu a sud-ovest, vicinissima al palazzo "Ascenzone "; Porta di Piazza, a nord-ovest di Piazza Regina Margherita; Porta Valle-Riu, ad Ovest della rocca nei pressi di Fonte Vecchia. All'interno delle mura medioevali esiste tuttora, nelle vicinanze dell'abitazione di Pietro Rinalducci, un arco, in buone condizioni, chiamato " Arcu egliu papittu " ma altri sono stati murati e distrutti, come quello abbattuto di recente, in via dei Fabbri, nelle adiacenze delle stalle delle capre " e quissi e Coccetta ". La zona nord-ovest della Rocca e del Borgo era praticamente inespugnabile perché difesa dai " Riviglini " e dal torrente " Iscia ". Altre foto si possono trovare a questa pagina Facebook: https://www.facebook.com/Corvaro-52555451164/#. Ed ecco un video di MR FULMICOTONE girato tra i ruderi castellani: https://www.youtube.com/watch?v=XW5rGcKxsUM

Fonti: testo di Monsignor Giovanni Maceroni su http://www.riservaduchessa.it/storia/castellocorvaro.html, http://www.lazioturismo.it/asp/scheda_archeo.asp?id=93, http://www.mondimedievali.net/Castelli/Lazio/rieti/provincia000.htm

Foto: la prima è presa da http://imgrab.com/tags/corvaro, la seconda (di Tesori del Lazio) da http://www.tesoridellazio.it/public/borgorose_fraz._corvaro_(ri)_castello_di_corvaro_foto_di_m._pesci_(05_2012).jpg

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