BORGOROSE (RI) – Rocca in frazione Corvaro
Siamo nel territorio della Riserva Regionale Montagne della Duchessa, nel
Sud Est della Provincia di Rieti e più precisamente nel Cicolano, area che
comprende l’Alta e Media Valle del Salto (Comuni di Petrella Salto, Fiamignano,
Pescorocchiano e Borgorose). A quota 880 m. s.l.m., sopra l’abitato più recente
si trova il borgo medioevale di Corvaro Vecchia; esso domina tutta la Piana di
Corvaro, detta anche “Piana del Camarone” ricca di vestigia archeologiche
preromane, romane e medioevali. Questo borgo antico, rimasto in abbandono per
secoli, restò decisamente spopolato dopo i terremoti che lo hanno colpito varie
volte specie nel Novecento. La sua storia si lega a quella del Cicolano e degli
altri borghi fortificati nel territorio. Dopo la caduta dell’Impero Romano le
comunità locali tesero ad insediarsi attorno ad una serie di piccole Pievi (ci
sono ancora molte antiche chiese rurali in questo territorio) e quando le
incursioni saracene si fecero sentire (come avvenuto in tutto il Lazio) alle
soglie del Mille queste comunità si raccolsero in borghi fortificati ovvero
protetti da rocche, come qui a Corvaro. Nel 1168 il castello forniva 1 milite,
contava 24 famiglie per un totale circa di 360 persone. Era in potere di
Rainaldo Sinibaldi, nipote di Gentile Vetulo, barone che deteneva il confinante
castello di Collefegato. Nel XII secolo troviamo tutta questa area inclusa
nella giurisdizione pastorale di Rieti ma essa fu coinvolta nelle traversie
conseguenti alla contrapposizione della Chiesa al potere imperiale e agli
antagonismi fra le varie dinastie; con Federico II Corvaro fu annessa alla
provincia imperiale dell’Abruzzo. Nel 1279 era in possesso di Sibaldo di Aquilone
(o Sinibaldo de Aquilano). Nel registro di re Roberto d’Angiò del 1316 tale
castello risultava essere della Contea di Albe. Il castello di Corvaro fu
coinvolto, in seguito, in tutta una serie di vicende, anche dai contorni foschi
- che videro protagonisti i vari rami di famiglie imperiali e nobili locali -
fino a che, (per volere dei sovrani di Napoli, agli inizi del ‘400) assurse al
rango di contado. Il primo dei Conti fu Bonomo da Poppleto e nel 1434 la Regina
Giovanna II approvò la nomina di una sua discendente femmina, Paola, a Contessa
di Corvaro. Successivamente, tra matrimoni e successioni, Corvaro con tutto il
Cicolano passò sotto il dominio della potente famiglia Mareri (quella che diede
i natali a Santa Filippa, molto venerata da queste parti) che però lo cedette
(nel 1532) ai Colonna. A metà Seicento il Cicolano passò ai Barberini e quindi,
ai primi dell’800 nei domini diretti del Regno di Napoli, di cui seguì le
ulteriori vicende storiche. All'estremo Nord del borgo medioevale e del
paese attuale, su un colle, ultime propaggini del monte Cava, su posizione
strategicamente militare, si eleva, potente e minacciosa la Rocca, con
l'abitazione del signore, gli alloggiamenti per le truppe e i depositi per le
munizioni. L'abitazione del signore, situata nella parte più alta della
costruzione, doveva avere una forma ellissoidale, con una superficie interna
complessiva di metri 30x10, muovendosi da Est verso Ovest e terminando in
questi punti con due robusti e munitissimi torrioni di cui, in pessime
condizioni, resta ancora in piedi quelle del lato Ovest. Al centro di tale
superficie, fino a qualche anno fa, per un cunicolo si poteva accedere a delle
stanze, forse 7, ubicate all'altezza delle due finestrelle, che guardano verso
il paese, e, secondo quanto riferiscono alcuni, attraverso un altro cunicolo,
partente dalle dette stanze ed attraversante tutto li borgo, giungeva fuori le
mura fino al Convento francescano. La parte più alta della Rocca, a sud
dell'abitazione del feudatario ripete lo stesso disegno, ma più schiacciato,
senza torrioni, e con mura leggermente meno spesse, ha una superficie interna
di metri 6x30, identica come estensione e come disegno all'abitazione del
signore, senza torrioni, che forse era adibita per i depositi delle munizioni. Infine,
e sempre più a Sud, c'è una superficie ampia circa le tre precedenti, che
doveva servire ad accogliere i contadini, il bestiame e le provviste del
signore. Attigue alle mura esterne si notano delle grotte, costruite in pietra,
che dovevano essere adibite a prigioni. I muri di cinta del borgo, tuttora
visibili, anche se in molti punti deteriorati e qualche volta rovinati per
incompetenza, da chi voleva fare opera di risanamento, hanno anch'essi forma
ellissoidale ed abbracciano una superficie interna di circa 10 mila metri
quadrati. I raggi più lunghi dell'ellissoide corrono, come del resto anche per
la Rocca, da est verso ovest. Da evidenziare che propriamente al centro
dell'ellissoide era ubicata l'abitazione dei parenti di Pietro Rinalducci, il
futuro antipapa Niccolò V. A nord-est, contigua ad essa, nell'orto e quissi
Pomponio, si notano ancora le macerie della Chiesa medioevale di S. Caterina.
le quattro torri di cinta, anch'esse rovinate dal tempo e dalla mano impietosa
dell'uomo, sono a pianta circolare e situate tutte nel lato est perché più
facilmente espugnabile. Al centro delle quattro torri si erge solenne, maestosa
ed elegante, oggi, anche se declassata da fili, cavi elettrici e da una modesta
lampada per illuminazione pubblica, Porta Calata, ingresso principale al
castello. Per l'accesso al Borgo medioevale esistevano quattro funzionali
porte, che erano riuscite a sfidare perfino le furia dei sisma, come quello
tragico di Avezzano, ma hanno dovuto capitolare perché, dove non poterono i
cataclismi naturali, arrivarono inconsulte demolizioni. Le altre porte erano
così dislocate: Porta di Capolaterra, nelle immediate vicinanze della Rocca,
nel lato est; Porta Cautu a sud-ovest, vicinissima al palazzo "Ascenzone
"; Porta di Piazza, a nord-ovest di Piazza Regina Margherita; Porta
Valle-Riu, ad Ovest della rocca nei pressi di Fonte Vecchia. All'interno delle
mura medioevali esiste tuttora, nelle vicinanze dell'abitazione di Pietro
Rinalducci, un arco, in buone condizioni, chiamato " Arcu egliu papittu
" ma altri sono stati murati e distrutti, come quello abbattuto di
recente, in via dei Fabbri, nelle adiacenze delle stalle delle capre " e
quissi e Coccetta ". La zona nord-ovest della Rocca e del Borgo era
praticamente inespugnabile perché difesa dai " Riviglini " e dal
torrente " Iscia ". Altre foto si possono trovare a questa pagina
Facebook:
https://www.facebook.com/Corvaro-52555451164/#.
Ed ecco un video di MR FULMICOTONE girato tra i ruderi castellani:
https://www.youtube.com/watch?v=XW5rGcKxsUM
Fonti: testo di Monsignor Giovanni Maceroni su
http://www.riservaduchessa.it/storia/castellocorvaro.html,
http://www.lazioturismo.it/asp/scheda_archeo.asp?id=93,
http://www.mondimedievali.net/Castelli/Lazio/rieti/provincia000.htm
Foto: la prima è presa da
http://imgrab.com/tags/corvaro,
la seconda (di Tesori del Lazio) da http://www.tesoridellazio.it/public/borgorose_fraz._corvaro_(ri)_castello_di_corvaro_foto_di_m._pesci_(05_2012).jpg
Nessun commento:
Posta un commento