lunedì 8 agosto 2016

Il castello di martedì 9 agosto






CITTAREALE (RI) – Rocca angioina-aragonese

La testimonianza della presenza di aree abitative stanziali nel perimetro del comune di Cittareale è comprovata, anche, dalla scoperta del 2005 - 2006 di una Necropoli Tardoantica - Altomedievale, di 52 sepolture, nell’area della villa pubblica. I Longobardi, scesi in Italia nel 568 d.C., si spinsero di vittoria in vittoria fino a Benevento; costituirono 36 ducati trai quali quello di Spoleto. Falacrina, territorio di questo ducato, fu sede di Castaldato a testimonianza della continuità abitativa nel vicus d’età romana che aveva mantenuto alcune funzioni amministrative e giurisdizionali nell’area. In questo periodo il territorio di Falacrina fu oggetto di mira da parte dell'abbazia di Farfa e delle consorterie locali di Spoleto e Rieti, in virtù del suo ruolo strategico nel percorso che dalla valle dell'Aterno porta all'alta valle del Tevere e, soprattutto, per la ricchezza di pascoli e boschi che lo caratterizzavano. Nel 774 Carlo Magno sconfisse il re Desiderio, assediato in Pavia, segnando la fine del Regno Longobardo in Italia. Il Ducato di Spoleto passò sotto il controllo dei Franchi e vi rimase, dopo alterne vicende, fino al 1198 quando entrò a far parte dello Stato Pontificio. Nella seconda metà del IX secolo i Saraceni, durante le loro incursioni nell'Italia Centrale, invasero anche l’alta valle del Velino. Devastarono il territorio, comprese molte strutture religiose, tra cui la pieve di S. Silvestro in Falacrina. La chiesa venne nuovamente ricostruita e consacrata nel 924, per volere di Takebrando di Falacrina, il comandante delle truppe Sabine che nel 915 sconfisse i Saraceni a Trebula Mutuesca, come ricordato nell’Epigrafe ancora oggi conservata sulla facciata del tempio. Nel culmine della lotta per le investiture, l’abbazia di Farfa prese nuovamente il controllo del territorio attraverso i tre insediamenti fortificati che ne dominavano gli accessi: i castelli di Radeto e di Acquasanta a nord e la torre di Adamo a sud. Questo equilibrio abbastanza instabile fu definitivamente rotto con l’arrivo dei normanni, tra il 1143 e il 1144, al momento della loro irruzione lungo la valle del Velino. Il Catalogus Baronum redatto intorno al 1150 per la zona riporta come feudatario diretto del re, Ruggero II Brunamonte che deteneva Radeto e la Torre di Adamo, che costituivano insediamenti nodali per la difesa militare del confine settentrionale del regno normanno. Successivamente si manifestò una progressiva decadenza del castaldato, che sfociò nella vendita del castello di Radeto e delle sue pertinenze ai Duchi di Chiavano, che accorparono ai loro possedimenti anche il territorio della futura Cittareale. Del periodo normanno-svevo rimangono la torre triangolare intorno alla quale venne edificata la rocca e, probabilmente, il simbolo dell’aquila nello stemma comunale. La morte di Federico II, avvenuta nel 1250, provocò un forte scossone sul confine settentrionale del regno con i comuni ricadenti nello stato della Chiesa che cercarono di ampliare i loro possedimenti. Il 26 febbraio del 1266 le truppe guelfe di Carlo d'Angiò sconfissero quelle ghibelline di Manfredi di Svevia nella battaglia di Benevento: fu l'inizio della dominazione angioina sul Regno di Sicilia. La fragilità della frontiera settentrionale indusse la curia angioina a ripensarne radicalmente l'organizzazione, procedendo alla costruzione di nuovi centri demici impostati secondo una nuova concezione urbanistica e supportati da forti motivazioni di ordine sociale ed economico, mirate al superamento del sistema feudo-vassallistico e a favorire l'emergere di una nuova classe mercantile locale. Tale politica portò alla fondazione, quasi contemporanea, di Montereale, Leonessa, Cittaducale e Cittareale. L’8 novembre 1329, giorno della morte di San Martino di Tours patrono della monarchia Francese, segnò la nascita di Civita Reale, per volere di Re Roberto D’Angiò, in virtù dell'enorme importanza strategica militare e ecommerciale di questa zona, che divenne “la porta del Regno di Napoli”. Alla sua fondazione concorsero gli abitanti delle terre e ville viciniori: la valle di Radeto, Falacrina e la terra Camponesca. Posta alle estreme frontiere settentrionali del regno con le terre della Chiesa, a dominio della valle Nurcia, su un rilievo dell’Appennino centrale, poteva considerarsi elemento preponderante del sistema difensivo che integrava le difese naturali costituite dagli alti monti circostanti. Nel 1421, con diploma della Regina Giovanna II, la città dell’Aquila, che da tempo possedeva questa terra, ottenne che Cittareale <<venisse unita e incorporata nel contado Aquilano con tutti gli uomini, vassalli, territori, giurisdizioni, pertinenze, sotto il governo di un solo capitano>>. Nel 1442 Alfonso V d'Aragona sconfisse Renato d'Angiò dando inizio alla dominazione aragonese sul Regno di Siclia. In questo periodo Cittareale si trovò ad essere oggetto delle mire di Amatrice che iniziò a minacciare il predominio dell'Aquila. Gli amatriciani portarono avanti numerosi attacchi nel corso degli anni e, in varie occasioni, depredarono la città recandovi gravi danni. Questa situazione condusse a dure ripercussioni da parte degli aquilani e in alcuni casi ad interventi diretti da parte del re. La vulnerabilità della fortezza svevo-angioina che difendeva Cittareale e la situazione di incertezza che ne derivava indusse il re Alfonso II a disporre l'ampliamento della rocca. L'impresa venne affidata al celebre architetto Antonio da Settignano, coadiuvato da Troiano Mormile. La rocca Aragonese, a forma triangolare, fu costruita in tre anni, dal 1489 al 1492, sopra le fondamenta di, almeno, tre fortificazioni precedenti. Nel diploma di Ferdinando I d’Aragona del 18 ottobre 1458 (Introduci incorporatio et Civita Regalis) conservato nell’Archivio di Stato di L’Aquila, a margine destro dell’atto, il copista riprodusse l’universitas di Cittareale fornendo una rappresentazione quattrocentesca dell'assetto urbano della cittadina, sostanzialmente corrispondente a quello attuale. Nel 1516, alla morte di Ferdinando II il Cattolico, il regno viene ereditato dal nipote Carlo di Gand, il futuro imperatore Carlo V. Ha inizio la dominazione degli Asburgo ed il regno entrerà a far parte del Sacro Romano Impero con l'incoronazione di Carlo nel 1520. Nella lotta tra Carlo V e Francesco I per il dominio dell'Italia, Cittareale si schierò dalla parte di quest'ultimo. Particolarmente apprezzata fu la resistenza opposta nel 1529 dal castellano di Cittareale all'ambasciatore dei Franchi che chiedeva la consegna della fortezza; prova di fedeltà che valse nel 1536 la concessione di molti privilegi da parte dello stesso Carlo V e che furono confermati nel 1560 da Filippo II. Il 12 dicembre 1613 la famiglia Idiasques, di nobiltà spagnola, ricevette in dono dal re la baronia di Cittareale col titolo di duca. Di questa terra furono successivamente infeudati i Salviati. La Rocca di Cittareale (da sempre nota come "Rocca di Re Manfredi" poichè la leggenda vuole che al suo interno sia sepolto Re Manfredi, figlio dell'Imperatore Federico II di Svevia) sorge in cime al borgo omonimo. Nel livello inferiore della Rocca (quello venuto alla luce solamente dopo gli scavi), notiamo la presenza di "case matte" (così chiamate dal dio della guerra, Marte), vani dove veniva collocata l'artiglieria, grazie ad apposite feritoie composite a forma di croce (verticale per gli archi, orizzontale per le balestre) accoppiate ad una feritoia tonda per i cannoni, adeguamento necessario proprio in virtù delle nuove tecniche introdotte. Dal punto di vista architettonico è importante notare innanzitutto la forma triangolare, inusuale al tempo, il grande torrione a becco di sperone (che punta a Nord, e sembra quasi essere la prua di una nave), il rivestimento murario in pietra arenaria, e la base in pietra calcarea con un toro, elemento prettamente decorativo, quindi curioso, vista la funzione esclusivamente militare e non residenziale della Rocca. Particolare che suscita estremo interesse è la presenza di semisfere sul rivestimento murario che sembrano incastonate nella pietra. Sulla funzione di queste semisfere si sono susseguite varie ipotesi: chi dice avessero scopo prettamente intimidatorio, quasi a dire che la Rocca assorbiva la forza delle cannonate, chi invece sostiene che siano la raffigurazione di alcune costellazioni celesti, teoria tanto affascinante quanto difficilmente dimostrabile. L'entrata principale era in alto, collegata al paese da un ponte levatoio, dove oggi è stato posto il ponte per l'accesso dei visitatori al sito. Non si è potuto invece risalire alla forma della parte alta della costruzione, anche se si può escludere la presenza dei merli che erano stati abbandonati con l'avvento delle prime armi da fuoco. Quello che stupisce di questa fortificazione è che, pur essendo solo un fortino militare, fu costruita con grande sfarzo e lusso architettonico tanto che, pare dalle ultime ricerche, fu chiamato a progettarla uno dei più famosi architetti militari dell'epoca. Molto probabilmente tanto sfarzo serviva su questa linea di confine come simbolo e "biglietto da visita" per gli incursori, quasi a voler dire che il regno era tanto ricco e potente da potersi permettere di sperperare anche solo su una rocca di difesa. Come si può notare da alcuni particolari, la Rocca non è mai stata terminata, forse per un cambiamento geopolitico nella nostra zona. Abbandonata per anni, è stata restaurata e resa in parte visitabile grazie al lavoro dell'Amministrazione Comunale. Altri link consigliati: http://www.cittareale.it/rocca.asp, https://www.youtube.com/watch?v=_OBvXMSp_FQ (video di bartonum), https://www.youtube.com/watch?v=HGiDQeyQE88 (video di Luigi Manfredi).Qui il link ad una pubblicazione dedicata alla rocca, per chi avesse tempo e voglia di leggersela tutta: http://www.comune.cittareale.ri.gov.it/doc/articoli/di_nicola.pdf



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