CITTAREALE (RI) – Rocca angioina-aragonese
La testimonianza della presenza di aree abitative stanziali nel perimetro
del comune di Cittareale è comprovata, anche, dalla scoperta del 2005 - 2006 di
una Necropoli Tardoantica - Altomedievale, di 52 sepolture, nell’area della
villa pubblica. I Longobardi, scesi in Italia nel 568 d.C., si spinsero di
vittoria in vittoria fino a Benevento; costituirono 36 ducati trai quali quello
di Spoleto. Falacrina, territorio di questo ducato, fu sede di Castaldato a
testimonianza della continuità abitativa nel vicus d’età romana che aveva
mantenuto alcune funzioni amministrative e giurisdizionali nell’area. In questo
periodo il territorio di Falacrina fu oggetto di mira da parte dell'abbazia di
Farfa e delle consorterie locali di Spoleto e Rieti, in virtù del suo ruolo
strategico nel percorso che dalla valle dell'Aterno porta all'alta valle del
Tevere e, soprattutto, per la ricchezza di pascoli e boschi che lo caratterizzavano.
Nel 774 Carlo Magno sconfisse il re Desiderio, assediato in Pavia, segnando la
fine del Regno Longobardo in Italia. Il Ducato di Spoleto passò sotto il
controllo dei Franchi e vi rimase, dopo alterne vicende, fino al 1198 quando
entrò a far parte dello Stato Pontificio. Nella seconda metà del IX secolo i
Saraceni, durante le loro incursioni nell'Italia Centrale, invasero anche
l’alta valle del Velino. Devastarono il territorio, comprese molte strutture
religiose, tra cui la pieve di S. Silvestro in Falacrina. La chiesa venne
nuovamente ricostruita e consacrata nel 924, per volere di Takebrando di
Falacrina, il comandante delle truppe Sabine che nel 915 sconfisse i Saraceni a
Trebula Mutuesca, come ricordato nell’Epigrafe ancora oggi conservata sulla
facciata del tempio. Nel culmine della lotta per le investiture, l’abbazia di
Farfa prese nuovamente il controllo del territorio attraverso i tre
insediamenti fortificati che ne dominavano gli accessi: i castelli di Radeto e
di Acquasanta a nord e la torre di Adamo a sud. Questo equilibrio
abbastanza instabile fu definitivamente rotto con l’arrivo dei normanni, tra il
1143 e il 1144, al momento della loro irruzione lungo la valle del Velino. Il
Catalogus Baronum redatto intorno al 1150 per la zona riporta come feudatario
diretto del re, Ruggero II Brunamonte che deteneva Radeto e la Torre di Adamo,
che costituivano insediamenti nodali per la difesa militare del confine
settentrionale del regno normanno. Successivamente si manifestò una progressiva
decadenza del castaldato, che sfociò nella vendita del castello di Radeto e
delle sue pertinenze ai Duchi di Chiavano, che accorparono ai loro possedimenti
anche il territorio della futura Cittareale. Del periodo normanno-svevo
rimangono la torre triangolare intorno alla quale venne edificata la rocca e,
probabilmente, il simbolo dell’aquila nello stemma comunale. La morte di
Federico II, avvenuta nel 1250, provocò un forte scossone sul confine
settentrionale del regno con i comuni ricadenti nello stato della Chiesa che
cercarono di ampliare i loro possedimenti. Il 26 febbraio del 1266 le
truppe guelfe di Carlo d'Angiò sconfissero quelle ghibelline di Manfredi di
Svevia nella battaglia di Benevento: fu l'inizio della dominazione angioina sul
Regno di Sicilia. La fragilità della frontiera settentrionale indusse la curia
angioina a ripensarne radicalmente l'organizzazione, procedendo alla
costruzione di nuovi centri demici impostati secondo una nuova concezione urbanistica
e supportati da forti motivazioni di ordine sociale ed economico, mirate al
superamento del sistema feudo-vassallistico e a favorire l'emergere di una
nuova classe mercantile locale. Tale politica portò alla fondazione, quasi
contemporanea, di Montereale, Leonessa, Cittaducale e Cittareale. L’8 novembre
1329, giorno della morte di San Martino di Tours patrono della monarchia
Francese, segnò la nascita di Civita Reale, per volere di Re Roberto D’Angiò,
in virtù dell'enorme importanza strategica militare e ecommerciale di questa
zona, che divenne “la porta del Regno di Napoli”. Alla sua fondazione
concorsero gli abitanti delle terre e ville viciniori: la valle di Radeto,
Falacrina e la terra Camponesca. Posta alle estreme frontiere settentrionali
del regno con le terre della Chiesa, a dominio della valle Nurcia, su un
rilievo dell’Appennino centrale, poteva considerarsi elemento preponderante del
sistema difensivo che integrava le difese naturali costituite dagli alti monti
circostanti. Nel 1421, con diploma della Regina Giovanna II, la città
dell’Aquila, che da tempo possedeva questa terra, ottenne che Cittareale
<<
venisse unita e incorporata nel contado Aquilano con tutti gli
uomini, vassalli, territori, giurisdizioni, pertinenze, sotto il governo di un
solo capitano>>. Nel 1442 Alfonso V d'Aragona sconfisse Renato
d'Angiò dando inizio alla dominazione aragonese sul Regno di Siclia. In questo
periodo Cittareale si trovò ad essere oggetto delle mire di Amatrice che iniziò
a minacciare il predominio dell'Aquila. Gli amatriciani portarono avanti
numerosi attacchi nel corso degli anni e, in varie occasioni, depredarono la
città recandovi gravi danni. Questa situazione condusse a dure ripercussioni da
parte degli aquilani e in alcuni casi ad interventi diretti da parte del re. La
vulnerabilità della fortezza svevo-angioina che difendeva Cittareale e la
situazione di incertezza che ne derivava indusse il re Alfonso II a disporre
l'ampliamento della rocca. L'impresa venne affidata al celebre architetto
Antonio da Settignano, coadiuvato da Troiano Mormile. La rocca Aragonese, a
forma triangolare, fu costruita in tre anni, dal 1489 al 1492, sopra le
fondamenta di, almeno, tre fortificazioni precedenti. Nel diploma di
Ferdinando I d’Aragona del 18 ottobre 1458 (
Introduci incorporatio et Civita
Regalis) conservato nell’Archivio di Stato di L’Aquila, a margine destro
dell’atto, il copista riprodusse l’universitas di Cittareale fornendo una
rappresentazione quattrocentesca dell'assetto urbano della cittadina,
sostanzialmente corrispondente a quello attuale. Nel 1516, alla morte di
Ferdinando II il Cattolico, il regno viene ereditato dal nipote Carlo di Gand,
il futuro imperatore Carlo V. Ha inizio la dominazione degli Asburgo ed il
regno entrerà a far parte del Sacro Romano Impero con l'incoronazione di Carlo
nel 1520. Nella lotta tra Carlo V e Francesco I per il dominio dell'Italia,
Cittareale si schierò dalla parte di quest'ultimo. Particolarmente apprezzata
fu la resistenza opposta nel 1529 dal castellano di Cittareale all'ambasciatore
dei Franchi che chiedeva la consegna della fortezza; prova di fedeltà che valse
nel 1536 la concessione di molti privilegi da parte dello stesso Carlo V e che
furono confermati nel 1560 da Filippo II. Il 12 dicembre 1613 la famiglia
Idiasques, di nobiltà spagnola, ricevette in dono dal re la baronia di
Cittareale col titolo di duca. Di questa terra furono successivamente infeudati
i Salviati. La
Rocca di Cittareale
(da sempre nota come "
Rocca di Re Manfredi" poichè la leggenda vuole che
al suo interno sia sepolto Re Manfredi, figlio dell'Imperatore Federico II di
Svevia) sorge in cime al borgo omonimo. Nel livello inferiore della Rocca
(quello venuto alla luce solamente dopo gli scavi), notiamo la presenza di
"case matte" (così chiamate dal dio della guerra, Marte), vani dove
veniva collocata l'artiglieria, grazie ad apposite feritoie composite a forma
di croce (verticale per gli archi, orizzontale per le balestre) accoppiate ad
una feritoia tonda per i cannoni, adeguamento necessario proprio in virtù delle
nuove tecniche introdotte. Dal punto di vista architettonico è importante
notare innanzitutto la forma triangolare, inusuale al tempo, il grande torrione
a becco di sperone (che punta a Nord, e sembra quasi essere la prua di una
nave), il rivestimento murario in pietra arenaria, e la base in pietra calcarea
con un toro, elemento prettamente decorativo, quindi curioso, vista la funzione
esclusivamente militare e non residenziale della Rocca. Particolare che suscita
estremo interesse è la presenza di semisfere sul rivestimento murario che
sembrano incastonate nella pietra. Sulla funzione di queste semisfere si sono
susseguite varie ipotesi: chi dice avessero scopo prettamente intimidatorio,
quasi a dire che la Rocca assorbiva la forza delle cannonate, chi invece
sostiene che siano la raffigurazione di alcune costellazioni celesti, teoria
tanto affascinante quanto difficilmente dimostrabile. L'entrata principale era
in alto, collegata al paese da un ponte levatoio, dove oggi è stato posto il
ponte per l'accesso dei visitatori al sito. Non si è potuto invece risalire
alla forma della parte alta della costruzione, anche se si può escludere la
presenza dei merli che erano stati abbandonati con l'avvento delle prime armi
da fuoco. Quello che stupisce di questa fortificazione è che, pur essendo
solo un fortino militare, fu costruita con grande sfarzo e lusso architettonico
tanto che, pare dalle ultime ricerche, fu chiamato a progettarla uno dei più
famosi architetti militari dell'epoca. Molto probabilmente tanto sfarzo serviva
su questa linea di confine come simbolo e "biglietto da visita" per
gli incursori, quasi a voler dire che il regno era tanto ricco e potente da
potersi permettere di sperperare anche solo su una rocca di difesa. Come si può
notare da alcuni particolari, la Rocca non è mai stata terminata, forse per un
cambiamento geopolitico nella nostra zona. Abbandonata per anni, è stata
restaurata e resa in parte visitabile grazie al lavoro dell'Amministrazione
Comunale. Altri link consigliati:
http://www.cittareale.it/rocca.asp,
https://www.youtube.com/watch?v=_OBvXMSp_FQ
(video di bartonum),
https://www.youtube.com/watch?v=HGiDQeyQE88
(video di Luigi Manfredi).Qui il link ad una pubblicazione dedicata alla rocca,
per chi avesse tempo e voglia di leggersela tutta:
http://www.comune.cittareale.ri.gov.it/doc/articoli/di_nicola.pdf
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