PESCOROCCHIANO (RI) – Castello di Macchiatimone
Comunemente chiamata in paesano Macchiemò, questa è una zona
selvaggia ed impervia in prossimità della foce del fiume Salto, proprio dove lo
stesso si tuffa nel lago Salto; caratterizzata dalla pesenza di due pareti
rocciose a picco sul lago, si può raggiungre dal paese di S. Ippolito a piedi
(seguendo il percorso segnato) o in barca (suggestivo perchè ci si può
inoltrare nella gola fino quasi a risalire il fiume). Esiste, partendo dal
paese di S. Ippolito, un percorso naturalistico che conduce al castello di
Macchia Timone, situata tra Pace e Collaralli; il percorso che conduce dalla
frazione di S. Ippolito al castello (circa 1 ora di cammino) si svolge in uno
scenario naturale nel quale il Lago del Salto è l'assoluto protagonista. La
prima parte percorre le sue rive, per poi entrare nel bosco misto che circonda
il lago fino ad arrivare nel punto di confluenza tra il fiume Salto ed il lago.
Un ponte di recente costruzione attraversa la parte conclusiva della meravigliosa
valle per poi salire fino al castello di Macchiatimone, uno dei complessi
medievali più rilevanti del Cicolano e che domina la sottostante gola del fiume
Salto. Le prime informazioni sul castello si hanno soltanto a partire dalla
metà del XII secolo, quando era feudo in capite di Gentile Vetulo. Nel secondo
quarto del XIII secolo Macchiatimone divenne il principale caposaldo della
struttura difensiva organizzata lungo la valle del Salto da Federico II, che
nel 1239 nominò castellano di Macchiatimone Bartolomeo di Castiglione. Quest’ultimo
era un personaggio di notevole rilievo. Figlio di Tolomeo di Castiglione,
capitano per Federico II nella contea di Arezzo e giustiziere d'Abruzzo e di
Val di Crati e fratello di Giacomo, arcivescovo di Reggio Calabria. Proprio la
nomina di Bartolomeo a castellano di Macchiatimone dà conto dell'importanza che
questo castello aveva assunto nelle strategie militari dispiegate da Federico
II nel Reatino e nel Cicolano, per piegare rapidamente le resistenze che si
erano venute coagulando intorno a Rieti, città fedele al papato sia pure
soggetta da non molto tempo, ad alcuni rappresentanti della nobiltà locale,
meno pronti dei Mareri a cogliere con sagace e pronta intuizione il mutare
degli eventi. Sul finire del secolo il castello passò dal Regno di
Napoli allo Stato della Chiesa e fu inserito nella baronia di
Collalto. Nel Cinquecento Macchiatimone, per volere di Carlo V, passò alla famiglia
dei Savelli. Agli inizi del Seicento l'insediamento, ormai in
crisi, fu abbandonato e gli abitanti che si trasferirono nel vicino villaggio
di Pace, fondato tra il XII e XIII secolo. Tra le rovine, in parte coperte da
vegetazione, svettano la torre quadrata della rocca e due torri
cilindriche che appartenevano alla cinta muraria che aspettano lì silenziose la
loro giusta rivalutazione. Sul sito del castello di
Macchiatimone sono state effettuate nel 1991 e nel 1992 due campagne di scavo
da parte di una équipe dell'Università di Leicester nel quadro del progetto per
la valorizzazione e restauro delle rocche portato avanti dalla comunità montana
VII Salto Cicolano. Lungo il pendio meridionale, tra gli alberi e gli arbusti,
si possono notare i resti del complesso interno del castello. La vista del
lago, che si può ammirare dai piede della torre centrale, è tra le più belle e
suggestive della zona. Altro link per approfondire: http://www.macchiatimone.it/?page_id=1755
(alcune foto).
Fonti: http://www.comune.fiamignano.ri.it/pagina.asp?U=&Se=2&Sz=5,
http://www.macchiatimone.it/?page_id=1790,
http://saltocicolano.it/area_integrata_itinerario_dettaglio.asp?I=5
Foto: la prima è presa da http://www.comune.fiamignano.ri.it/attach/MacchiaTimone_1.jpg,
la seconda è presa da http://www.mondimedievali.net/Castelli/Lazio/rieti/pescorocch01.jpg
Nessun commento:
Posta un commento