VIGGIANO (PZ) – Castello
Due comunità monastiche di rito greco in epoca bizantina si
insediarono nei dintorni dell'odierno centro abitato. In contrada S. Barbara,
sulla vetta di uno sperone roccioso a picco sul torrente Casale, sorse,
probabilmente nell'VIII secolo ad opera di monaci basiliani in fuga dalla
Sicilia che all'epoca era occupata dai Saraceni, il monastero di S. Maria della
Pietra di cui restano le rovine della chiesa conventuale rimaneggiata nel XIII
secolo in stile gotico ed oggi liberamente visitabili. Nell'attuale contrada
Cirillo, lungo il corso dell'Alli ed in prossimità della località oggi chiamata
Rupi Rosse, fu eretto il Theotokòs di Atzopan del quale non restano tracce
visitabili. Con i Normanni, il borgo fu posseduto da Guglielmo de Tiville e
successivamente nel 1167 da Berengario de Giso, già Signore di Sarconi e Perticara.
Forse già centro abitato in epoca longobarda, Viggiano fu incastellato al più
tardi nel 1239 quando compare nel Regestum, un elenco di feudatari di
Federico II. Durante il periodo angioino fu assegnato a Bernardo della Baume,
giustiziere di Basilicata e milite di Carlo I d’Angiò. Nel XIV secolo fu feudo
di Giovanni Pipino, poi di Roberto Sanseverino quindi a partire dal 1467 della
famiglia Dentice. Nel 1630 Luigi Dentice fu costretto a venderlo a Giovanni
Battista Sangro, che ottenne, nel 1638, il titolo di Principe di Viggiano.
Un osservatore esterno intorno al 1735 riportò che le condizioni economiche di
Viggiano fossero al tempo relativamente floride se comparate con quelle dei
paesi vicini. Intorno al 1745, un altro visitatore riferì come i campi intorno
al paese fossero prosperi e che molti viggianesi si dedicassero già allora al
suono dell'arpa. Teatro nel 1806 di una rivolta in favore dei Borbone repressa
con la fucilazione di 57 civili da parte delle truppe francesi al seguito di
Gioacchino Murat, conobbe un certo benessere negli anni della Restaurazione
come testimoniato dal rapido sviluppo edilizio che il paese conobbe in quegli
anni. Quasi integralmente distrutto dal terremoto che colpì la Val d’Agri il 16
dicembre 1857, fu negli anni seguenti ricostruito preservando l'impianto
urbanistico originario. Costruito a 1023 metri s.l.m. sulla cima del maggiore
fra i due colli che racchiudono Viggiano, certamente anteriore al 1239, il
castello fu poi rimaneggiato in epoca angioina. Gravemente danneggiato dal sisma
del 1857, se ne sono conservati solo alcuni tratti delle mura, parti
significative delle torri angolari e il perimetro murario che ne evidenzia la
mole. Aveva in origine tre torri circolari di cui resta traccia nello stemma
del comune. Conserva sul muro di levante un marmo simboleggiante Mitra. I
ruderi sono liberamente visitabili. Non sappiamo se fu Berengario, generale
dell’imperatore Giustiniano, o un altro feudatario a trasformare il sistema di Torri
di avvistamento longobarde in quel complesso unitario che definiamo Castello, abituale Residenza del Signore ma
capace anche di assolvere alle funzioni di avvistamento e di difesa e del
quale attualmente rimangono solo pochi ruderi. La trasformazione
in Castello delle preesistenze longobarde sembra sia stata effettuata in epoca
normanna, ma ha subito delle modifiche anche in epoca angioina. Altro link
consigliato: http://www.vincolibasilicata.beniculturali.it/index.php?it/289/elenco-beni-architettonici-del-territorio-di-potenza/ElencoBeniArchitettoniciPOTENZA/310
Foto: la prima è di Giovanna Colecchia su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/191526, la seconda è presa da http://www.comuneviggiano.it/storia/origin19.gif
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