CHIOGGIA (VE) – Torre veneziana delle Bebbe
La Torre delle Bebbe era un castello strategico per Venezia perché
controllava le foci di un ramo del Brenta, il vecchio
Medoacus Minor,
che andava a sboccare nella Laguna di Venezia. Fu edificata per volere di
Teodato (o Diodato), che era un
magister militum a Heraclia. Era stato
eletto console per procedere al trasferimento della sede della nascente Repubblica
di Venezia a Malamocco. I veneziani lo gratificarono con il titolo di Doge,
accompagnato da
Ipato (console) e dagli storici è ricordato come il doge
Teodato Ipato. Nel IX secolo, dopo il vuoto lasciato dal potere dei Longobardi,
scesero schiere di soldati normanni in lotta con l'Impero d’Oriente e milizie
ungheresi capitanate dal loro re Ladislao, che si affrontarono con i veneziani.
Successivamente arrivarono i soldati di Ravenna e di Adria mettendo in pericolo
Chioggia e Venezia, ma nel 1075 il doge Domenico Selvo, dopo aver aiutato Alessio,
imperatore d'Oriente, sconfisse il conte di Giovinazzo, il normanno Amico. Al
Doge Selvo, per aver riconquistato la Torre, venne conferita una particolare
dignità di
protosevasto. Per secoli la zona fu sempre presidiata dalle
guarnigioni militari di Venezia e di Padova perché, oltre ad essere territorio
di confine, c'erano le rispettive saline e perché presso la Torre passava la
linea di transito della navigazione attraverso le foci di un ramo del Brenta. Nel
1199 i padovani avevano conquistato e distrutto il castello di Onara degli Ezzelini.
Ezzelino il Monaco, dopo essere stato nominato podestà di Verona e Vicenza,
decise, il 14 maggio 1214, di umiliare i signori di Padova utilizzando il
pretesto dei giochi indetti tra i nobili: il cosiddetto "castello
d'Amore". Lo storico padovano Cappelletti riporta che, in quella
occasione, i signori di Treviso invitarono i nobili delle città venete di Belluno,
Feltre, Venezia, Verona, Vicenza ai giochi indetti nel castello d'Amore ,
giochi che vedevano coinvolte e protagoniste le più belle donne della nobiltà.
In quella occasione Ezzelino il Monaco e il suo figliastro Iacopo decisero di
utilizzare i giochi per aprire le ostilità. Il gioco di quel giorno si
trasformò in offesa, perché i giovani di Padova avevano calpestato il vessillo
di San Marco; di fronte a questa provocazione i veneziani reagirono con le
armi. Si susseguirono una serie di reciproche accuse e provocazioni, con la
conseguenza che il territorio di Venezia fu invaso e saccheggiato da parte dei
Trevigiani e Padovani. La battaglia finale si combatté presso la Torre di
Bebbe. I veneziani, guidati dal doge Pietro Ziani, riuscirono a batterli ed
imposero la loro pace il 21 aprile 1216. Nel 1256, dalla Torre delle Bebbe
partirono i
Confederati, come riporta la targa, ovvero i crociati
(“crocesegnati”) del papa Alessandro V per liberare Padova da Ezzelino III da
Romano, vicario di Federico II. Il Papa aveva ordinato al vescovo di Ravenna
Filippo Fontanesi di convincere Venezia a partecipare alla Crociata; Venezia
affidò il comando delle sue truppe a Marco Badoer. Nel 1375 Francesco Carrara,
signore di Padova, iniziò la guerra con Venezia. Contemporaneamente attorno al
presidio clodiense c'erano: gli ungheresi che si erano accampati a nord dei
territori dell'Abbazia Sant’Ilario di Venezia, il rio dei Moranzani, i genovesi
che avevano già occupato la città di Chioggia e i padovani che erano arrivati
dal Bacchiglione. Anche questa battaglia, ricordata dalla targa, fu vinta nel 1380
dai veneziani, guidati da Vettor Pisani e Carlo Zen. Dopo questa data la zona
della Torre delle Bebbe perse il suo ruolo strategico. Ora sono solo due
riferimenti geografici storici, perché i Veneziani dal XVI secolo costruirono
il corso artificiale del fiume per deviare il Brenta fuori della laguna. In
terra clodiense i resti della Torre rappresentano sicuramente la più antica
testimonianza della Repubblica Veneta e forse l'unico esempio di fortificazione
medioevale esistente nella zona. Oggi, di quella Torre quadrangolare che doveva
ergersi verso l'alto per una trentina di metri rimane ben poco: delle mura tre
lati sono praticamente rasi al suolo, per cui spicca dal piano campagna solo
l'impianto fondazionale, composto da grandi massi in pietra naturale posti a
secco uno sull'altro. Altri link utili:
http://www.archeosub.it/articoli/laguna/bebe.htm,
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