CINISI (PA) – Torre Pozzillo
La storia di Cinisi affonda le sue radici nel 1382 quando il giudice Fazio
ne diede in concessione ai monaci benedettini di San Martino delle Scale il
territorio. Il toponimo
Cìnisi deriva dall'arabo
cins, da cui
kinisia
che significa «territorio appartenente alla Chiesa». Grazie al paziente ed
attento lavoro dei monaci il paese iniziò il suo sviluppo, trasformandosi da
piccolo feudo in un agglomerato sempre più popolato. La corte benedettina,
insieme alle torri di avvistamento che facevano parte del sistema di avviso
delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell'architetto
fiorentino Camillo Camilliani (artefice anche della Fontana Pretoria a
Palermo), Torre Pozzillo, Torre Mulinazzo e la Torre della Tonnara dell’Ursa
sono le costruzioni più antiche e ricche di storia. La torre Pozzillo si trova
nella località di "Puzziddu" proprio allo svincolo dell'autostrada
per l'Aeroporto Falcone e Borsellino di Punta Raisi, ricadendo nel territorio
comunale di Cinisi. Fu costruita a partire dalla prima metà del 1600, in quanto
non risulta rilevata nel 1578 dall'architetto reale Tiburzio Spannocchi nel
corso della sua ricognizione. Anche al momento della ricognizione di Camillo
Camilliani nel 1584 non risultava essere ancora costruita, nonostante egli
avesse riscontrato che nella cala antistante potevano nascondersi: “ci possono
stare 25 galere”. Nel 1625 la torre non era ancora completata, anche se dai
registri della Deputazione del Regno di Sicilia già venivano indicati i
relativi guardiani e “torrari”. Sempre dai registri della Deputazione del Regno
di Sicilia, nel 1691 si apprende che era stata affidata al Principe di Carini e
che la guarnigione era composta da tre uomini in tutto, compreso l'artigliere. Dal
1714 al 1717 sempre dai detti registri risulta che l'armamento consisteva in: 1
cannone di bronzo con affusto su ruote; 2 spingarde; 6 archibugi; 1 colubrina
di bronzo (detta “masculo o mascolo” ); 5 alabarde; 28 palle di cannone. Nel
1811 è citata in quanto la sua guarnigione fu arrestata per viltà di fronte al
nemico non essendo intervenuta in soccorso di un naviglio americano attaccata
dai pirati. La torre è citata nel 1823 nella cartografia ufficiale
dell'esercito borbonico, ma con il nome di “torre nuova”, nel 1867 è ricompresa
nell'elenco delle opere militari da dismettersi. È proprietà del Demanio di
Stato, ed è facilmente visitabile in quanto di libero accesso. Attualmente non
ha alcun uso e si presenta in discrete condizioni dopo i restauri effettuati a
cominciare dal 1970. In qualche modo riprende lo stile camillianeo, oggi
attraverso un varco effettuato a piano terra in corrispondenza di quella che
era la cisterna si accede al primo piano composto da tre ambienti rettangolari
di cui il più ampio è quello prospiciente la terra di circa 8 metri sul lato
maggiore. La volta è come usuale a botte ed alta circa 5 metri. Sulla parete a
destra si trova un camino e sulla parete a sinistra un armadio a muro. Nel muro
centrale si trova il pozzetto che permetteva di attingere l'acqua dalla
sottostante cisterna. Per raggiungere il tetto esiste una scala in pietra
formata da due rampe incassata nel muro esterno di sud est. Il parapetto della
terrazza fu ripristinato nel corso dei restauri del secolo scorso.
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