giovedì 15 dicembre 2016

Il castello di giovedì 15 dicembre






CINISI (PA) – Torre Pozzillo

La storia di Cinisi affonda le sue radici nel 1382 quando il giudice Fazio ne diede in concessione ai monaci benedettini di San Martino delle Scale il territorio. Il toponimo Cìnisi deriva dall'arabo cins, da cui kinisia che significa «territorio appartenente alla Chiesa». Grazie al paziente ed attento lavoro dei monaci il paese iniziò il suo sviluppo, trasformandosi da piccolo feudo in un agglomerato sempre più popolato. La corte benedettina, insieme alle torri di avvistamento che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani (artefice anche della Fontana Pretoria a Palermo), Torre Pozzillo, Torre Mulinazzo e la Torre della Tonnara dell’Ursa sono le costruzioni più antiche e ricche di storia. La torre Pozzillo si trova nella località di "Puzziddu" proprio allo svincolo dell'autostrada per l'Aeroporto Falcone e Borsellino di Punta Raisi, ricadendo nel territorio comunale di Cinisi. Fu costruita a partire dalla prima metà del 1600, in quanto non risulta rilevata nel 1578 dall'architetto reale Tiburzio Spannocchi nel corso della sua ricognizione. Anche al momento della ricognizione di Camillo Camilliani nel 1584 non risultava essere ancora costruita, nonostante egli avesse riscontrato che nella cala antistante potevano nascondersi: “ci possono stare 25 galere”. Nel 1625 la torre non era ancora completata, anche se dai registri della Deputazione del Regno di Sicilia già venivano indicati i relativi guardiani e “torrari”. Sempre dai registri della Deputazione del Regno di Sicilia, nel 1691 si apprende che era stata affidata al Principe di Carini e che la guarnigione era composta da tre uomini in tutto, compreso l'artigliere. Dal 1714 al 1717 sempre dai detti registri risulta che l'armamento consisteva in: 1 cannone di bronzo con affusto su ruote; 2 spingarde; 6 archibugi; 1 colubrina di bronzo (detta “masculo o mascolo” ); 5 alabarde; 28 palle di cannone. Nel 1811 è citata in quanto la sua guarnigione fu arrestata per viltà di fronte al nemico non essendo intervenuta in soccorso di un naviglio americano attaccata dai pirati. La torre è citata nel 1823 nella cartografia ufficiale dell'esercito borbonico, ma con il nome di “torre nuova”, nel 1867 è ricompresa nell'elenco delle opere militari da dismettersi. È proprietà del Demanio di Stato, ed è facilmente visitabile in quanto di libero accesso. Attualmente non ha alcun uso e si presenta in discrete condizioni dopo i restauri effettuati a cominciare dal 1970. In qualche modo riprende lo stile camillianeo, oggi attraverso un varco effettuato a piano terra in corrispondenza di quella che era la cisterna si accede al primo piano composto da tre ambienti rettangolari di cui il più ampio è quello prospiciente la terra di circa 8 metri sul lato maggiore. La volta è come usuale a botte ed alta circa 5 metri. Sulla parete a destra si trova un camino e sulla parete a sinistra un armadio a muro. Nel muro centrale si trova il pozzetto che permetteva di attingere l'acqua dalla sottostante cisterna. Per raggiungere il tetto esiste una scala in pietra formata da due rampe incassata nel muro esterno di sud est. Il parapetto della terrazza fu ripristinato nel corso dei restauri del secolo scorso.



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