TRAVESIO (PN) – Castello di Toppo
I suoi antichi resti (si vuole eretto già al tempo dei
Longobardi) sono nella omonima frazione del comune di Travesio, su di un altura
rocciosa situata allo sbocco in pianura delle valli del Meduna e del Cosa, tra
i fiumi Meduna e Tagliamento. Secondo la tradizione vi avrebbe abitato
Ansfrido, colui che si impadronì del Friuli durante un'assenza del Duca
Rodolfo. L'origine della famiglia, secondo alcuni longobarda e secondo altri
normanna, viene generalmente fatta risalire ad un certo Uroino, che nel 1160
sarebbe stato feudatario del castello di Toppo. Le prime notizie documentarie
risalgono però al 1188, anno in cui Ursino di Toppo ricoprì l'ambita carica di
dapifero del Patriarca di Aquileia Gotofredo. Nel 1220 sappiamo che un ramo
della famiglia di Ragogna (il ramo dei Pinzano) acquistò il feudo da Pandolfo
ed Alberto signori di Toppo (titolari di "voce" nel Parlamento della
Patria) a cui erano strettamente imparentati. L’acquisto per 1240 lire di
denari veneziani, comprendeva il castello, con il dominio e i diritti annessi e
con la servitù di un elmo da fornire in tempo di guerra all'esercito
patriarcale (perchè feudo retto e legale della Chiesa d'Aquileia). Perciò un
ramo della famiglia di Ragogna-Pinzano si trapiantò qui, abbandonò il nome
originario e con il nome dell'acquistato castello figurò nelle successive
vicende friulane Sul finire del XIII secolo, per ragioni a noi ignote, il
castello ritornò in possesso dei suoi antichi signori. Nel 1302 Tommaso di
Toppo ne vendette una parte ai Signori di Suffembergo. Nel 1314 il Conte di
Gorizia tolse il fortilizio a Waterpoldo di Toppo e lo condannò ad una dura
prigionia per aver arrecato danni ad Odorico di Scotto, Signore di Montereale. Il
castello venne danneggiato da un terremoto nel 1348, dove morirono alcuni
membri della famiglia. Dopo il 1401 i Di Toppo si trasferirono a Udine. Nel
1412 i signori di Toppo furono nuovamente privati del feudo a motivo della
rivalità con i Montereale. Nel 1420 il maniero vene assoggettato dalla
Serenissima, che nel 1426 ne vendette la quarta parte della giurisdizione dei
Toppo ai Conti di Porcia per ragioni sconosciute. Il maniero, che nell'agosto
1420 figurava ancora efficiente, perse con il tempo la sua funzione strategica,
fu progressivamente abbandonato e decadde. Andò probabilmente in rovina nel
corso del XV secolo. Certamente già nella prima metà del sec. XVI era andato in
rovina. Nell’anno 1567 un documento del conte Girolamo di Porcia lo descrive
come: “Castello rovinato di là del Tagliamento, nel principio dei monti verso
ponente, lontano da Udine miglia 21”, in abbandono quindi, i cui materiali
vennero messi in vendita. I Toppo trasferirono la residenza nella villa che
sorge ai piedi del castello, più in basso e vicina al paese. La famiglia si
estinse nel 1883, quando morì l'ultimo erede Francesco I. Una leggenda racconta
che Pia Mele, figlia del conte Mele di Solimbergo e già promessa sposa di un
giovane, venne rapita dal principe Gori e morì tra le mura del castello. Dal
XVI secolo il maniero è allo stato di rudere, manomesso da scavi archeologici
abusivi, da asportazioni di pietre lavorate, da asporto di tranvame di solai,
tetti o pietre. Per queste ragioni e per l’abbandono, alcuni muri sono
crollati, come documenta la ricerca d’archivio degli architetti Foramitti e
Rampini. Nel 1976 il sisma determinò crolli delle parti più alte delle
murature, ma l’immagine del rudere non fu corrotta. Il castello è racchiuso da
due cinte murarie tuttora visibili. La più esterna possiede un portale arcuato
accanto al quale è situata una chiesetta, adiacente alla cinta stessa. La più
interna è la più antica ed è alta più di 15 metri. Si accede al castello
percorrendo una rampa in pietra (un tempo forse dotata di scalini) che,
addossata lateralmente alla prima cinta, termina con un varco, il presunto
ingresso principale al maniero. All’interno della cinta antica è visibile
l’unico muro superstite del mastio, che preceduto da un'alta muraglia, ha forma
quadrangolare, un perimetro di circa 50 m ed un'altezza massima di 10 metri, è
visibile poi la vicina abitazione sui cui muri perimetrali si potevano ancora
individuare i timpani che sorreggevano la copertura, alcune finestre, due sedi
di caminetti, mensole di sostegno delle banchine dei solai. Il castello è una
massiccia costruzione priva di finestre sino al primo piano, ma al primo
livello è possibile scorgere delle feritoie. Come nella maggior parte dei
castelli della Pedemontana, il maniero è stato costruito seguendo
l'inclinazione naturale della montagna. Al primo piano si distingue murato un
genere d'apertura quadrangolare, una bifora senz'arco con colonnina nel mezzo.
Le uniche finestre sono ad arco, simili all'ingresso di un palazzo.
Arrampicandosi dal lato della montagna si sale all'altezza del primo piano, qui
si accede attraverso un passaggio ad arco, il quale ha un balcone con
mensole sporgenti (due pezzi di roccia non squadrati). Da questo passaggio è
possibile osservare qualche pezzo rimesso in opera di grosso laterizio di età
romana (il castello è situato su una specola romana). Sull'esterno si distingue
un motivo orizzontale in pietra dalla forma di grosso cordone. I modiglioni che
reggono le travature del primo piano sono in pietra leggermente sagomata,
mentre all'ultimo piano assumono la forma di un elegante capitello. Il maniero
conserva parte della merlatura che, essendo piatta ed a pilastro, ci permette
di scorgere la cima. In Villa Savorgnan di Lestans e canonica di Solimbergo
sono esposti numerosi reperti provenienti dal castello di Toppo. A seguito
delle recenti opere di restauro, che hanno previsto il taglio della vegetazione
che aveva "inghiottito" l'edificio - rendendolo difficilmente
accessibile agli escursionisti, oltre la puntellazione delle parti che
minacciavano crollo e riparazioni urgenti, oggi è finalmente possibile
visitarne i resti ed apprezzare la vista mozzafiato che esso offre. Infatti,
dal castello è possibile osservare il lembo di terra che dalla piana di Toppo
si estende sino al Torrente Meduna.
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