SANT'ARCANGELO TRIMONTE (BN) - Castello Baronale
Si trova al centro del paese, di fronte alla chiesa di S.
Maria Maggiore, ubicato tra via Sotto Castello e via Giardino. Detto anche
"di Montemalo", venne edificato a guardia delle basse valli dei fiumi
Ufita e Miscano nella loro confluenza col fiume Calore, naturali vie d'accesso
dalle Puglie alle fertili valli Telesina e Caudina verso il napoletano. Le
origini del primitivo borgo sarebbero da ascrivere ad alcuni coloni dalmati
che, nel 640, sbarcati a Siponto in cerca di terre, si stabilirono nel
tenimento dell’odierno paese di Sant’Arcangelo Trimonte. Appartenne nel XII
secolo ai Santanarosa e, più tardi, ai Caracciolo. Fu poi concessa in feudo ai
Tomacello, che ne furono privati per aver partecipato alla "congiura dei
baroni", cospirazione intrapresa dai feudatari del Meridione allo scopo di
cacciare gli Aragonesi dal regno di Napoli. Successivamente passò nelle mani di
vari signori: i Guevara, gli Spinelli, gli Chantelmy, i Sanseverino e i Coscia.
Di origine longobarda, il castello dovette essere imponente, a giudicare dalle
dimensioni di base dell'unica torre rimasta. L'edificio, ricordato più volte
nelle cronache di varie epoche per l'estensione delle sue secrete, fu abitato
per un periodo dalla famiglia Moccia, investita del feudo col titolo di
"Marchesi di Montemalo", titolo tuttora detenuto dagli eredi del
casato non più residenti nel luogo. Dell'edificio originario si conservano la
torre di nord-est, una cisterna dell'acqua, parti di mura sia sul lato ovest
che sul lato est e la scalinata di accesso. Quest'ultima, in pietra e recentemente
restaurata (in malo modo, però, visto che vennero utilizzate pietre che non
sembrano conformi alle originali), presenta sul lato destro una splendida
statua di leone, superstite della coppia che era stata posta originariamente a
guardia dell'accesso al castello. Secondo alcuni è di fattura romana, mentre
per altri è sannita. Il leone originariamente si trovava sul lato sinistro
della scala, ora è stato posto a destra per ricavare l'angolo da dedicare alla
Statua bronzea di San Pio da Pietrelcina. Il castello venne completamente
rifatto intorno alla seconda metà del XVI secolo con le caratteristiche
dell’architettura aragonese. I tratti delle cortine murarie ancora esistenti
presentano un paramento in parametro informe, misto a tufelli e laterizi, con
una cornice torica che separa il basamento lievemente scarpato dal tratto
superiore rettilineo. Molti ambienti del castello sono stati modificati in
seguito alla sua acquisizione da parte di privati che ne hanno adattato ad
abitazione molti settori. Altri elementi "castellani" sono stati inglobati
nelle numerose abitazioni private sorte sul suo sito in seguito alla vendita
operata dall'ultimo feudatario-proprietario il duca Coscia di Paduli. La
struttura dell'edificio è in rovina, anche se vi è un progetto di recupero
municipale per trasformarlo in centro sociale. Bella è la finestra con archi,
come pure il portale in pietra.
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