CALOSSO (AT) – Castello Roero
Da più di un millennio la sua sagoma imponente vigila, dalla sommità della
collina che si erge tra le valli del Nizza e del Tinella, sull'abitato di
Calosso. Testimonianza longeva delle vicende occorse a questo piccolo borgo, il
castello ne segna la storia attraverso le epoche, ripercorribili a ritroso,
sino a perdersi nell'Alto Medioevo. Perché da qui, da prima dell'anno 1000, si
suole dare inizio alla sua storia, in quanto di questo periodo si ritrovano le
prime tracce, seppur vaghe. Tracce che, benché confuse dai numerosi interventi
apportati alla sua struttura originaria in seguito ad eventi bellici e a
ristrutturazioni, consentono di fissare i punti salienti dell'evoluzione
dell'antico maniero. Sappiamo infatti che nel 1318 il paese di Calosso venne
coinvolto nel conflitto tra i guelfi della famiglia Solaro e la fazione
ghibellina dei De Castello di Asti. I guelfi distrussero l'intero castrum di
Calosso. Nel 1377, l'intero feudo di Calosso venne acquistato dal nobile
banchiere astigiano Percivalle Roero. Nel 1387 Calosso con il suo castello,
prontamente ricostruito, rientrò tra i possedimenti della dote di Valentina
Visconti, andata in sposa a Luigi d'Orléans. Alle porte del 1600, troviamo
Calosso assediato dagli spagnoli e in seguito recuperato dai Savoia, grazie
anche al capitano Catalano Alfieri che, a capo delle truppe francesi, cinse di
enormi palizzate tutto il castello. Giungiamo quindi alla Pace dei Pirenei del 1659,
data in cui la fortezza calossese perse la sua importanza strategica e venne
trasformata dalla famiglia Roero di Cortanze, nuovi signori di Calosso, in
un'elegante e signorile residenza di campagna, per assumere i connotati ancor
oggi riscontrabili. In seguito a queste trasformazioni il castello perse la
fisionomia originaria dell'imponente fortezza cinquecentesca che cingeva
all'interno delle sue mura l'intero borgo storico, composto, tra gli altri
edifici, dalla chiesa di San Martino. Resta la torretta cilindrica e l'arco
d'accesso al ricetto. Attualmente di dimensioni molto ridotte rispetto a quello
originale, la struttura è riconducibile ad una serie di corpi a forma di L,
dominata dalla massiccia torre cilindrica ornata da archetti pensili e merli
guelfi perfettamente intatti. Di interesse particolare sono poi i bastioni
cinquecenteschi, rimasti anch'essi inalterati, che caratterizzano il lato nord
della fortezza. Le mura di questo segmento, prospicienti l'ampio parco,
presentano ancora le feritoie e le aperture delle casse matte, struttura a
prova di bomba, introdotte in seguito all'adozione delle artiglierie, di
carattere sia offensivo - finalizzate ad ospitare bocche da fuoco – che
difensivo, destinate a mettere al riparo uomini e materiali; inoltre è ancora
possibile vedere una posterla, stretto e basso passaggio che attraversa le
mura. L'accesso al cortile interno è presidiato da un portale tipicamente
seicentesco che reca, ad ornamento della sezione superiore dello stipite, lo
stemma della famiglia Roero, raffigurante tre ruote, e delle famiglia
Gavigliani, raffigurante due rose divise da una fascia orizzontale. Al maniero
di Calosso è legata la storia di Sant’Alessandro Sauli, vescovo di Pavia
(Diocesi da cui dipendeva allora Calosso) che l'11 ottobre 1592, durante una
visita pastorale, venne "sorpreso da una grave e pericolosa malattia nel
castello di quel luogo, ove don Ercole Roero avealo alloggiato" (secondo
G.S. De Canis, 1816). La morte del vescovo suscitò una tale impressione che nel
1683 la camera del castello venne convertita in pubblico oratorio e, successivamente
in cappella ed è tradizione
ormai da diversi anni che
i proprietari ogni 11 ottobre facciano celebrare in suo ricordo la Santa Messa.
Il castello è sempre stato privato ed è
passato quasi sempre per via femminile, partendo dai Roero
di Cortanze, ai Colli di Felizzano, ai Gavigliani, ai Gloria, ai Ferretti di
Castel Ferretto, si è giunti ai Balladore - Pallieri, attuali proprietari.
Lo storico edificio fa parte del circuito dei “Castelli Aperti” e, nelle
giornate di visita, i proprietari accompagnano i turisti attraverso l’antico
salone utilizzato per i ricevimenti, con stucchi tipicamente settecenteschi, la
Cappella dedicata a Sant’Alessandro Sauli, i sotterranei, che danno risalto
dimostrando come era la fortezza e il parco da cui si gode un panorama
incantevole a 360°. Il pavimento, come in tutti i castelli dei conti
Roero, è rigorosamente rosso sangue.
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