MONTESEGALE (PV) – Castello Gambarana
Noto fin dall'XI secolo, Monteségale era sotto la signoria del Vescovo di Tortona,
e fu sottoposto al dominio pavese nel 1219 da Federico II (pur continuando,
sotto Pavia, la signoria vescovile). Considerata la posizione strategica di
collegamento tra Tortona e Piacenza, il Castello fu dotato di una rocca
difensiva eretta tra il 1200 e il 1300, potendo ospitare a quel tempo, fino a
200 cavalieri e 400 fanti. Montesegale fu infeudato ai Conti Palatini di
Lomello, del ramo di
Gambarana, ricevendo l'investitura congiuntamente
da Pavia e dal Vescovo di Tortona, che manteneva quindi un'alta signoria
(analogamente a quanto avveniva nelle vicine località Gravanago e Montepicco - fraz.
di Fortunago - e a Rocca Susella). La signoria dei Gambarana durò, salvo
qualche breve interruzione, fino alla fine del feudalesimo (1797). Unito con il
Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a
far parte poi della Provincia di Bobbio. La fine del marchesato ebbe luogo con
l'abolizione del feudalesimo nel 1797. Dal poggio su cui è posto, nonostante le
diverse trasformazioni avvenute nel corso degli anni, il castello di
Montesegale mostra sempre la sua forma possente e quell'invulnerabilità che lo
ha contraddistinto nei secoli. Furono i Gambarana a dare al castello l’impianto
attuale. L’8 agosto 1164 Federico Barbarossa concedeva a Pavia molti luoghi e
castelli della Valle Staffora tra cui Montesegale. Il feudo nel giro di pochi
anni passò ai conti Palatini e tra essi poi toccò ai conti Gambarana nel 1311,
che presero titolo di Signori di Montesegale. I conti Palatini furono istituiti
da Carlo Magno ed ebbero molti privilegi ed onorificenze confermate più volte
da diversi imperatori fino a Carlo V. Nel 1412 Facino Cane assediò Pavia e
confermò ai Gambarana il feudo di Montesegale. La guerra tra Facino Cane e
Filippo Maria Visconti s’inasprì e tre anni più tardi Francesco Bussone detto
il Carmagnola riuscì a recuperare tutte le città che si erano ribellate sotto
il governo di Giovanni Maria. Nel mese di settembre del 1415 il castello di
Montesegale era stato in gran parte distrutto dal Carmagnola ed i militari che
lo presidiavano, oltre ai Conti Gambarana, furono condotti prigionieri a
Voghera e Pavia, perché i Signori di Montesegale non volevano essere sottoposti
al Duca di Milano Filippo Maria Visconti. Nel 1416 il Duca ritolse il castello
di Montesegale confiscandone i beni e donandoli o vendendoli a diverse persone.
Oltre ai tristi episodi bellici, il castello fu anche teatro di vicende
amorose: attorno al 1400 Beatrice di Tenda, vedova di Facino Cane, fuggì dal
secondo marito (sempre il Duca Filippo Maria Visconti, che aveva provveduto
alla ricostruzione del maniero) rifugiandosi a Montesegale. Tuttavia, venne
raggiunta e decapitata. Nel corso del ’600 pesanti adattamenti strutturali lo
trasformarono in una residenza signorile. Il 4 luglio 1432 Paolo Serratico ebbe
i feudi di Montesegale e Pizzocorno. Il 22 aprile 1451 il conte Palatino Ottino
Gambarana, figlio di Guido ed erede dei suoi congiunti, ottenne dal duca Sforza
il ripristino degli antichi onori e il possesso dei beni di cui godevano gli
altri Gambarana. Tra questi il feudo di Montesegale. Negli anni a seguire in
più occasioni i vescovi di Tortona confermarono ai conti Gambarana il feudo di
Montesegale che passò da Andrea a Ludovico e Angelo Marco Gambarana. Il 30
agosto 1646 fu investito del feudo il conte Gerolamo Gambarana. Oggi il
castello è di proprietà della famiglia Jannuzzelli, che lo acquistò nel 1971,
lo restaurò profondamente e ne fece un luogo di abitazione e di manifestazioni
culturali. Dalla piazzetta dedicata ai caduti di Nassiriya, sede del Comune di
Montesegale, sulla destra si stacca la strada che, costeggiando le antiche mura
del castello, salgono sino a raggiungere l’ingresso principale del maniero.
Nel recinto fortificato,
di cui sono rimasti alcuni bastioni merlati restaurati di recente, si ergono
diversi edifici semicadenti. A destra si trova il bell'Oratorio
dedicato a Sant'Andrea, che, stando alla leggenda, sarebbe infestato dai
fantasmi dei valligiani morti per i soprusi dei Conti. Al castello si accede
tramite un portone con fronticino a mensolette intonacato. Entrati tra le mura
si apre il cortile rustico, che mette ben in risalto gli edifici in mattone e
pietra a vista dell’ala più antica, al cui interno si trova un arco acuto in
pietra levigata di buona fattura. Tali edifici si trovano prospicienti ad
un’altra salita che conduce alla spianata superiore, delimitata da un muro di
cinta con merlatura che fu riedificata nel 1900 da Agostino Gambarotta. Sul
lato destro si apre un portoncino che immette al cortile nobile o padronale,
affiancato da un’epigrafe latina che reca scritto:
“Fiat pax in virtute tua
et habondantia in turribus tuis”. L’interno si presenta con un bel
porticato a colonne poligonali e pavimento in cotto sistemato a spina di pesce,
dal quale si accede al grande salone a volta dove spicca la grande caminata in
pietra arenaria che fu fatta costruire nel 1906 da Giacomo Cavanna in
sostituzione di un più antico camino di minor pregio. Oltre a questo si trovano
anche un caratteristico pozzo (
che presenta un curioso cappello-pinnacolo, che fa
da cariatide all'architrave di una delle campate del porticato esistente,
sostenuto da colonne a base ottagonale), locali più o meno
antichi e scantinati con archivolti. Rifacendoci al libro
Il Pavese montano
scritto da Filippo Mancinelli nel 1922, si evince che “all’interno del castello
vi si entrava attraverso una porta del XVIII secolo” e che “in un locale
interno, su di un camino, era scolpito lo stemma con l’arma dei Gambarana”. All’esterno
del castello si trova la ghiacciaia utilizzata per conservare gli alimenti:
ancora oggi è in ottimo stato.
In un secondo cortile si conserva un portale arcuato
con ghiera di mattoni nudi alternati a scacchetti di intonaco. Il
maniero fu eretto dai Gambarana in tempi diversi. La parte più antica è quella
posta a mezzodì; fu ampliato dagli stessi feudatari nel XIV secolo. La fortezza
è situata sulla sinistra orografica del torrente Ardivestra su di un cucuzzolo
a piano inclinato da est a ovest, a 426 metri sul livello del mare. Il
manufatto più antico fu restaurato dal conte senatore Andrea Gambarana di Langosco
nel XVII secolo. Oggi, all'interno del castello, oltre all'abitazione privata,
in tre splendide sale, nel 1975 è stato allestito il Museo di Arte Contemporanea.
Il museo fu inaugurato con una mostra di Orfeo Tamburi che venne presentata da
Giovanni Testori, Raffaele Degrada e Alberico Sala. L’attività del museo
prevede l’organizzazione di diversi eventi durante tutto il periodo dell’anno
ed in particolare in estate. Qui vengono inoltre organizzate mostre di artisti
contemporanei. Nel corso degli anni sono state esposte opere di importanti
artisti tra cui: Ernesto Treccani, Maria Luisa Simone, Roberto Crippa, Paola
Grott, Luisa Pagano, Dino Grassi, e poi Francesco Del Drago, Giovanni Frangi,
Boris Mardesic, Julian Schnabel e altri ancora. Il museo guarda anche al futuro
dell’arte e grazie alla ristrutturazione di immobili sono stati costruiti sei
alloggi per giovani promesse: artisti che avranno la possibilità di creare qui
le proprie opere. Altri link:
http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00188/,
http://www.miapavia.it/risorse/monumenti/scheda.cfm?IdMonumento=95.
Fonti:
http://it.wikipedia.org,
http://www.comune.montesegale.pv.it/il-castello,
http://www.borghiautenticiditalia.it/bai/comune-di-montesegale-pv/,
http://www.oltrepopavese.com/arte/castelli.html,
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