venerdì 7 novembre 2014

Il castello di sabato 8 novembre






MONTESEGALE (PV) – Castello Gambarana

Noto fin dall'XI secolo, Monteségale era sotto la signoria del Vescovo di Tortona, e fu sottoposto al dominio pavese nel 1219 da Federico II (pur continuando, sotto Pavia, la signoria vescovile). Considerata la posizione strategica di collegamento tra Tortona e Piacenza, il Castello fu dotato di una rocca difensiva eretta tra il 1200 e il 1300, potendo ospitare a quel tempo, fino a 200 cavalieri e 400 fanti. Montesegale fu infeudato ai Conti Palatini di Lomello, del ramo di Gambarana, ricevendo l'investitura congiuntamente da Pavia e dal Vescovo di Tortona, che manteneva quindi un'alta signoria (analogamente a quanto avveniva nelle vicine località Gravanago e Montepicco - fraz. di Fortunago - e a Rocca Susella). La signoria dei Gambarana durò, salvo qualche breve interruzione, fino alla fine del feudalesimo (1797). Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio. La fine del marchesato ebbe luogo con l'abolizione del feudalesimo nel 1797. Dal poggio su cui è posto, nonostante le diverse trasformazioni avvenute nel corso degli anni, il castello di Montesegale mostra sempre la sua forma possente e quell'invulnerabilità che lo ha contraddistinto nei secoli. Furono i Gambarana a dare al castello l’impianto attuale. L’8 agosto 1164 Federico Barbarossa concedeva a Pavia molti luoghi e castelli della Valle Staffora tra cui Montesegale. Il feudo nel giro di pochi anni passò ai conti Palatini e tra essi poi toccò ai conti Gambarana nel 1311, che presero titolo di Signori di Montesegale. I conti Palatini furono istituiti da Carlo Magno ed ebbero molti privilegi ed onorificenze confermate più volte da diversi imperatori fino a Carlo V. Nel 1412 Facino Cane assediò Pavia e confermò ai Gambarana il feudo di Montesegale. La guerra tra Facino Cane e Filippo Maria Visconti s’inasprì e tre anni più tardi Francesco Bussone detto il Carmagnola riuscì a recuperare tutte le città che si erano ribellate sotto il governo di Giovanni Maria. Nel mese di settembre del 1415 il castello di Montesegale era stato in gran parte distrutto dal Carmagnola ed i militari che lo presidiavano, oltre ai Conti Gambarana, furono condotti prigionieri a Voghera e Pavia, perché i Signori di Montesegale non volevano essere sottoposti al Duca di Milano Filippo Maria Visconti. Nel 1416 il Duca ritolse il castello di Montesegale confiscandone i beni e donandoli o vendendoli a diverse persone. Oltre ai tristi episodi bellici, il castello fu anche teatro di vicende amorose: attorno al 1400 Beatrice di Tenda, vedova di Facino Cane, fuggì dal secondo marito (sempre il Duca Filippo Maria Visconti, che aveva provveduto alla ricostruzione del maniero) rifugiandosi a Montesegale. Tuttavia, venne raggiunta e decapitata. Nel corso del ’600 pesanti adattamenti strutturali lo trasformarono in una residenza signorile. Il 4 luglio 1432 Paolo Serratico ebbe i feudi di Montesegale e Pizzocorno. Il 22 aprile 1451 il conte Palatino Ottino Gambarana, figlio di Guido ed erede dei suoi congiunti, ottenne dal duca Sforza il ripristino degli antichi onori e il possesso dei beni di cui godevano gli altri Gambarana. Tra questi il feudo di Montesegale. Negli anni a seguire in più occasioni i vescovi di Tortona confermarono ai conti Gambarana il feudo di Montesegale che passò da Andrea a Ludovico e Angelo Marco Gambarana. Il 30 agosto 1646 fu investito del feudo il conte Gerolamo Gambarana. Oggi il castello è di proprietà della famiglia Jannuzzelli, che lo acquistò nel 1971, lo restaurò profondamente e ne fece un luogo di abitazione e di manifestazioni culturali. Dalla piazzetta dedicata ai caduti di Nassiriya, sede del Comune di Montesegale, sulla destra si stacca la strada che, costeggiando le antiche mura del castello, salgono sino a raggiungere l’ingresso principale del maniero. Nel recinto fortificato, di cui sono rimasti alcuni bastioni merlati restaurati di recente, si ergono diversi edifici semicadenti. A destra si trova il bell'Oratorio dedicato a Sant'Andrea, che, stando alla leggenda, sarebbe infestato dai fantasmi dei valligiani morti per i soprusi dei Conti. Al castello si accede tramite un portone con fronticino a mensolette intonacato. Entrati tra le mura si apre il cortile rustico, che mette ben in risalto gli edifici in mattone e pietra a vista dell’ala più antica, al cui interno si trova un arco acuto in pietra levigata di buona fattura. Tali edifici si trovano prospicienti ad un’altra salita che conduce alla spianata superiore, delimitata da un muro di cinta con merlatura che fu riedificata nel 1900 da Agostino Gambarotta. Sul lato destro si apre un portoncino che immette al cortile nobile o padronale, affiancato da un’epigrafe latina che reca scritto: “Fiat pax in virtute tua et habondantia in turribus tuis”. L’interno si presenta con un bel porticato a colonne poligonali e pavimento in cotto sistemato a spina di pesce, dal quale si accede al grande salone a volta dove spicca la grande caminata in pietra arenaria che fu fatta costruire nel 1906 da Giacomo Cavanna in sostituzione di un più antico camino di minor pregio. Oltre a questo si trovano anche un caratteristico pozzo (che presenta un curioso cappello-pinnacolo, che fa da cariatide all'architrave di una delle campate del porticato esistente, sostenuto da colonne a base ottagonale), locali più o meno antichi e scantinati con archivolti. Rifacendoci al libro Il Pavese montano scritto da Filippo Mancinelli nel 1922, si evince che “all’interno del castello vi si entrava attraverso una porta del XVIII secolo” e che “in un locale interno, su di un camino, era scolpito lo stemma con l’arma dei Gambarana”. All’esterno del castello si trova la ghiacciaia utilizzata per conservare gli alimenti: ancora oggi è in ottimo stato. In un secondo cortile si conserva un portale arcuato con ghiera di mattoni nudi alternati a scacchetti di intonaco. Il maniero fu eretto dai Gambarana in tempi diversi. La parte più antica è quella posta a mezzodì; fu ampliato dagli stessi feudatari nel XIV secolo. La fortezza è situata sulla sinistra orografica del torrente Ardivestra su di un cucuzzolo a piano inclinato da est a ovest, a 426 metri sul livello del mare. Il manufatto più antico fu restaurato dal conte senatore Andrea Gambarana di Langosco nel XVII secolo. Oggi, all'interno del castello, oltre all'abitazione privata, in tre splendide sale, nel 1975 è stato allestito il Museo di Arte Contemporanea. Il museo fu inaugurato con una mostra di Orfeo Tamburi che venne presentata da Giovanni Testori, Raffaele Degrada e Alberico Sala. L’attività del museo prevede l’organizzazione di diversi eventi durante tutto il periodo dell’anno ed in particolare in estate. Qui vengono inoltre organizzate mostre di artisti contemporanei. Nel corso degli anni sono state esposte opere di importanti artisti tra cui: Ernesto Treccani, Maria Luisa Simone, Roberto Crippa, Paola Grott, Luisa Pagano, Dino Grassi, e poi Francesco Del Drago, Giovanni Frangi, Boris Mardesic, Julian Schnabel e altri ancora. Il museo guarda anche al futuro dell’arte e grazie alla ristrutturazione di immobili sono stati costruiti sei alloggi per giovani promesse: artisti che avranno la possibilità di creare qui le proprie opere. Altri link: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00188/, http://www.miapavia.it/risorse/monumenti/scheda.cfm?IdMonumento=95.
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.comune.montesegale.pv.it/il-castello, http://www.borghiautenticiditalia.it/bai/comune-di-montesegale-pv/, http://www.oltrepopavese.com/arte/castelli.html,
Foto: di Terensky su http://www.panoramio.com e di Flavio Chiesa su http://www.flaviochiesa.it

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