MILITELLO VAL DI CATANIA (CT) - Castello
Barresi-Branciforte
L'origine del castrum va collegata alla
difesa dell'abitato trogloditico, probabilmente di eta arabo-normanna,
denominato "Terra vecchia" ed occupante le pendici di uno sperone (m
400 s.l.m.) delimitato da due ripide "cave" tra loro confluenti:
quella di Santa Maria la Vecchia, a nord, e quella di Santa Barbara, ad est e
sud. Pur non essendovi prove sull'esistenza di un castrum già in periodo
altomcdievale, si può ipotizzare l'esistenza almeno di un fossato di
sbarramento, a protezione del lato occidentale dello sperone, privo di difese
naturali (Messina 1994, p. 111). L'abitato di Militello, tuttavia, è ignorato
da Idrisi e non è menzionato prima degli inizi del XII secolo. Gli abitanti,
quando abbandonarono le grotte e vollero costruire in muratura le loro
abitazioni, dovettero farlo, per la conformazione del terreno, sul declivio
sovrastante il castello da ovest, così da restare vanificata la sua funzione
difensiva. Comunque, per quel che si conosce, si deve ritenere che a partire
dal XVI secolo il castello non fu altro che una residenza baronale, con
conseguente adattamento dell'edificio a questo ruolo. Quel che rimane dell'edificio
si trova compreso tra via del Castello, ad ovest ed a nord, e via Pernice, a
sud. Probabilmente eretta nei primi decenni del XIV secolo da Abbone de Barresio sul modello dei
castelli svevi, la fortezza aveva pianta quadrata (circa 33 metri per lato) e
possedeva un cortile interno; da ognuno dei quattro angoli esterni sporgeva una
torre cilindrica, mentre un torrione quadrangolare, adibito ad abitazione, s'innalzava
al centro di uno dei suoi lati (al riguardo le fonti riferiscono, forse
erroneamente, che era dalla parte di ponente). Sebbene di dimensioni più
piccole, il maniero ricordava nell'impianto i castelli Maniace di Siracusa e
Ursino di Catania. Subì diversi rifacimenti, specie a seguito del terremoto del
1542. Gli ultimi significativi interventi si devono al principe Francesco
Branciforte (primo ventennio del '600), che smantellò il mastio per costruire
una nuova ala a Sud, con funzione abitativa e rappresentativa, in linea con
l'edilizia aristocratica del tempo. Gravemente danneggiato dal terremoto del
1693 e ulteriormente compromesso dall'azione del tempo e dall'aggressione degli
uomini, di esso rimangono soltanto pochi elementi, che testimoniano le diverse
fasi costruttive.
Fase dei
secc. XIV-XV - Del lato occidentale si conserva: - la metà
occidentale della torre angolare di sud-ovest (D), visibile da via porta della
Terra. La costruzione (diam. m 5,20 alla base), non intonacata, è costruita con
blocchetti di lava (pochi quelli di calcare bianco), cementati con malta
contenente cocci e ciottoli; nove strati di malta e grossi frammenti di tegole,
equidistanti m 0,80 l'uno dall'altro, dividevano la superficie in fasce. La
torre era dotata di una scarpa (alt. m 1,45) appena accennata, evidenziata alla
sommita mediante una cornice liscia, non aggettante, di blocchetti bianchi.
Un'ampia finestra rettangolare nel terzo superiore e la parte ad essa
sovrastante non appartengono alla fase originaria. Del lato settentrionale
restano: - buona parte (un terzo, in larghezza ed in altezza) della torre
angolare di nord-est, squarciata alla base da una apertura (A);
- metà del muro esterno (a partire dalla suddetta torre), il quale, in corrispondenza del centro, si eleva in un alto e stretto rudere di muraglione (alt. complessiva m 20 ca.), evidentemente parte di un torrione non aggettante (B). Lungo il muro (in cui si intravede un finestrone ad arco a tutto sesto), sporgevano, a m 15 ca. dal suolo e regolarmente intervallati, dei mensoloni, certamente non facenti parte dell'edificio originario; ne sono visibili cinque, di cui tre alla base del muraglione del presunto torrione centrale. Su quest'ultimo ci si deve basare sulla descrizione di Baccelli "... e nella parte di Ponente [?] si vedea una gran torre, dove era l'abitazione; di dentro nella torre vi era al primo ordine una cisterna, come oggi si vede, e poi si veniva al secondo ordine per una scala a lumaca tra il muro, il quale era di grossezza piu di sedici palmi, e tal grossezza si scorge, e considera dal fraccamento del muro di detta torre verso Levante. Per la scala a lumaca si veniva in una sala, e appartamenti di camere, e cosi nel terzo e quarto ordine vi erano stanze , dove si abitava, e per ultimo con la stessa scala a lumaca si veniva ad uno scoverto, per quanto era tutta la torre, poiche tutte le stanze erano a volta indammusate. Questa torre cascò tutta, restando solo il muro della faccia di levante, che dava tra il baglio, dentro della quale era detta scala a lumaca; cascò, dico, per causa del gran terremoto dell'anno 1542",
- metà del muro esterno (a partire dalla suddetta torre), il quale, in corrispondenza del centro, si eleva in un alto e stretto rudere di muraglione (alt. complessiva m 20 ca.), evidentemente parte di un torrione non aggettante (B). Lungo il muro (in cui si intravede un finestrone ad arco a tutto sesto), sporgevano, a m 15 ca. dal suolo e regolarmente intervallati, dei mensoloni, certamente non facenti parte dell'edificio originario; ne sono visibili cinque, di cui tre alla base del muraglione del presunto torrione centrale. Su quest'ultimo ci si deve basare sulla descrizione di Baccelli "... e nella parte di Ponente [?] si vedea una gran torre, dove era l'abitazione; di dentro nella torre vi era al primo ordine una cisterna, come oggi si vede, e poi si veniva al secondo ordine per una scala a lumaca tra il muro, il quale era di grossezza piu di sedici palmi, e tal grossezza si scorge, e considera dal fraccamento del muro di detta torre verso Levante. Per la scala a lumaca si veniva in una sala, e appartamenti di camere, e cosi nel terzo e quarto ordine vi erano stanze , dove si abitava, e per ultimo con la stessa scala a lumaca si veniva ad uno scoverto, per quanto era tutta la torre, poiche tutte le stanze erano a volta indammusate. Questa torre cascò tutta, restando solo il muro della faccia di levante, che dava tra il baglio, dentro della quale era detta scala a lumaca; cascò, dico, per causa del gran terremoto dell'anno 1542",
Fase del
sec. XVII: - dentro l'area in cui doveva essere il primo cortile (non
più esistente), probabilmente in corrispondenza dell'angolo nord-orientale,
pesante costruzione a parete inclinata (C), che può essere interpretata o come
scarpa di torrione o come contrafforte a sostegno di muri pericolanti.
- Immediatamente a sud della torre di sud-ovest, vi è l'ingresso principale, la cosiddetta "Porta della Terra" (E). E' fiancheggiato da due lesene a bugnato e coperto da volta a botte, il tutto in blocchi bianchi (largh. m 3,05 all'esterno e m 3,85 all'interno; lungh. m 14). Al di sopra della volta non vi sono costruzioni, ma si arguisce che la larghezza della fabbrica racchiudente il nuovo cortile doveva essere pari alla lunghezza della porta. Nella via Pernice, in corrispondenza dell'angolo sud occidentale dell'ampliamento del 1607, vi è un contrafforte d'angolo che per la struttura richiama la costruzione di cui sopra. Detto contrafforte, con parete a piombo nel lato occidentale, in quello meridionale presenta un basamento rettangolare, (lungh. m 8,50; alt. m 1,80) su cui s'imposta la parete inclinata, alta m 8 ca., al termine della quale vi è una fila di mensoloni, non si capisce se originari. I cantonali sono di pietra bianca, mentre il resto è in pietrame cementato con malta grigiastra. La fronte è divisa in fasce da tre cornici bianche, piatte, non sporgenti e regolarmente intervallate a partire dal basamento. Una finestra con arco a tutto sesto, anch'essa incorniciata in bianco, si apre nella fascia superiore.
- Immediatamente a sud della torre di sud-ovest, vi è l'ingresso principale, la cosiddetta "Porta della Terra" (E). E' fiancheggiato da due lesene a bugnato e coperto da volta a botte, il tutto in blocchi bianchi (largh. m 3,05 all'esterno e m 3,85 all'interno; lungh. m 14). Al di sopra della volta non vi sono costruzioni, ma si arguisce che la larghezza della fabbrica racchiudente il nuovo cortile doveva essere pari alla lunghezza della porta. Nella via Pernice, in corrispondenza dell'angolo sud occidentale dell'ampliamento del 1607, vi è un contrafforte d'angolo che per la struttura richiama la costruzione di cui sopra. Detto contrafforte, con parete a piombo nel lato occidentale, in quello meridionale presenta un basamento rettangolare, (lungh. m 8,50; alt. m 1,80) su cui s'imposta la parete inclinata, alta m 8 ca., al termine della quale vi è una fila di mensoloni, non si capisce se originari. I cantonali sono di pietra bianca, mentre il resto è in pietrame cementato con malta grigiastra. La fronte è divisa in fasce da tre cornici bianche, piatte, non sporgenti e regolarmente intervallate a partire dal basamento. Una finestra con arco a tutto sesto, anch'essa incorniciata in bianco, si apre nella fascia superiore.
- Il ninfeo di Zizza (F) al centro del lato
orientale del cortile recente celebra il mito di Zizza e Lembasi, pastorelli
trasformati una in fonte, l'altra in torrente, trattato da Pietro Carrera nelle
sue Chorographia Militelliana (1600) e Zizza (1623) (cfr. Branciforti 1995, pp.
106 e 118). Detta fontana, d'intonazione rinascimentale, ma già con accenni
barocchi, è costituita da un fondale in muratura (lungh. m 8,25; alt. m 5),
delimitato da due lesene, colorato in rosso e bordato da una bianca cornice
piatta, decorata con duplice meandro ad onda inciso. La parete s'innalza a
gradoni (due), sormontati da pinnacoli, e culmina con due volute, affrontate a
guisa di piccolo timpano ed affiancate da due mazzi di foglie fuoriuscenti da
un vaso, il tutto in pietra. Al centro del fondale spicca l'edicola formata da
un bassorilievo marmoreo (m 0,80 x 0,80), tra due colonne ioniche sostenenti un
architrave con fregio e sorrette a loro volta da una mensola rivestita di
foglie.
II bassorilievo, il cui originale è conservato dal 1995 presso il locale museo San Nicolò, rappresenta, entro una nicchia sormontata da architrave dentellato, Zizza, a mezzo busto, acconciata alla greca, che con la destra accenna al cartiglio in alto dove è scritto "NON SINE TEMPERANCIA", mentre quello di sotto è d'incerta lettura ("QUI SITIS PARCE MENTIRI" [ ?]). Caratterizzano la naiade due docce, al posto dei capezzoli, che versano in un catino baccellato 1'acqua, che viene da qui convogliata in una doccia posta nella mensola di sostegno del catino stesso. Ai lati sono due nicchie con volta a conchiglia ospitanti ognuna una protome leonina, dalle cui fauci sgorga 1'acqua, raccolta da due piccole sottostanti vasche semi-circolari in pietra lavica. L'acqua dell'edicola finiva invece in una grande vasca ottagonale ben lavorata (largh. max. m 3,10; alt. m 1,20) di pietra bianca.
II bassorilievo, il cui originale è conservato dal 1995 presso il locale museo San Nicolò, rappresenta, entro una nicchia sormontata da architrave dentellato, Zizza, a mezzo busto, acconciata alla greca, che con la destra accenna al cartiglio in alto dove è scritto "NON SINE TEMPERANCIA", mentre quello di sotto è d'incerta lettura ("QUI SITIS PARCE MENTIRI" [ ?]). Caratterizzano la naiade due docce, al posto dei capezzoli, che versano in un catino baccellato 1'acqua, che viene da qui convogliata in una doccia posta nella mensola di sostegno del catino stesso. Ai lati sono due nicchie con volta a conchiglia ospitanti ognuna una protome leonina, dalle cui fauci sgorga 1'acqua, raccolta da due piccole sottostanti vasche semi-circolari in pietra lavica. L'acqua dell'edicola finiva invece in una grande vasca ottagonale ben lavorata (largh. max. m 3,10; alt. m 1,20) di pietra bianca.
Altri link consigliati per un approfondimento:
http://www.militello.info/Palazzi/Castello/MI_Castello.htm,
http://www.prolocomilitello.it/Storia%20&%20Cultura/Castello/Castello.htm,
oltre a questo video assai interessante: http://www.youtube.com/watch?v=dp9JStxaDKU
Fonti: testo del Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it,
http://it.wikipedia.org
Foto: una cartolina della mia collezione e da www.meravigliaitaliana.it
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