AMENDOLARA (CS) – Castello Normanno-Svevo
Posto al culmine di una rupe che si erge a strapiombo sulla vallata
sottostante, sulla quale è arroccato l'antico borgo medievale, fu costruito
intorno all'VIII-IX secolo, forse sui resti di una preesistente fortezza. La
pianta triangolare e l’unica torre poligonale rimasta, in discreto stato di
conservazione, fanno supporre che il Castello di Amendolara, sito nel Rione
Vecchio del Paese, sia stato innalzato dai Normanni i quali, conquistata la
Calabria, cominciarono ad edificare castelli. Tra il 1045 e il 1048 sorse il
Castello di Amendolara, fatto costruire appunto su una roccaforte longobarda da
Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria, signore
di Amendolara. Il Guiscardo in seconde nozze nel 1058 sposò la principessa di
Salerno Sichelgaida, ed ebbe una figlia di nome Mabilia, alla quale diede in
dote il castello di Amendolara con tutto l'Alto Jonio. I Normanni tennero in
grande considerazione il castello di Amendolara, perché era l'unica stazione di
riposo e di ristoro tra Mileto (CZ), loro capitale, e la Puglia. Gli stessi,
occupata la Sicilia nel 1091, trasferirono a Palermo la sede della corte, e per
la Calabria la speranza di una rinascita svanì. In mancanza di figli maschi
nella famiglia Normanna d'Altavilla, Federico Barbarossa, Imperatore di
Germania, combinò un matrimonio nel 1186 tra Costanza d'Altavilla, figlia
postuma del grande Ruggero II e suo figlio Enrico IV. Ad Enrico, morto
giovanissimo a 32 anni, successe il figlio Federico II il quale fece abbellire
e restaurare il castello, diventando "domus imperialis", e vi
soggiornò in diverse occasioni durante i suoi numerosi viaggi verso la Sicilia
e la Puglia. Federico II ci trascorse periodi di riposo destinati al diletto
della caccia con il falcone, da cui prende il nome la contrada Falconara. A
Federico II, morto nel 1250, successe il figlio illegittimo Manfredi che sposò
la regina Elena d'Epiro. Questi, durante il viaggio in Puglia, sostarono nel
Castello di Amendolara dove per l'ultima volta furono ospitati dei reali, e ciò
avvenne nell'anno 1263. Fu poi residenza di tutte quelle famiglie nobili che
ebbero il possesso del feudo di Amendolara, fra cui i Sanseverino, i Marra, i baroni
Gambarotta, i Ruffo, i Carafa, i Pignatelli di Bellosguardo. Questi ultimi
dovettero lasciare il Castello nel 1808, quando lo Stato incamerò tutti i beni
nobiliari in seguito alle nuove leggi sull'eversione della feudalità. Messo in
vendita, fu acquistato dai Marchesi Gallerano, che ancora oggi con i loro
discendenti ne conservano la proprietà. In seguito al terremoto del 1783 il
Castello fu notevolmente danneggiato, tanto che durante la fase di
ricostruzione gran parte delle torri e delle mura vennero inglobate nelle case
private adiacenti e trasformate in abitazioni, mentre alcuni tratti della cinta
crollarono. La sua posizione dominante denuncia la primitiva funzione di difesa
dell'abitato, confermata dalla pianta triangolare e dalla lunga cinta muraria
sulla quale si levavano diverse torri. Un possente terrapieno, alto una decina
di metri e con muri spessi oltre un metro, costituisce la base del Castello,
protetto lungo il lato occidentale anche da un largo fossato, dove l'unico
passaggio era rappresentato da un ponte levatoio, sostituito poi da un ponte in
pietra. Nel fossato si aprono le piccole finestre dei seminterrati, che
probabilmente erano adibiti a carcere. Il portale d'ingresso, con arco a tutto
sesto in muratura, immette, attraverso un sottopasso, nel cortile centrale, un
ampio spiazzo su cui si affacciano i magazzini, un tempo cantine, rimesse e
stalle. Una scalinata a due rampe conduce al piano nobile e all'arioso
colonnato che conferisce all'insieme un eccezionale movimento plastico. Sullo
spiazzo, prima della gradinata, vi è una porta d’accesso a quella che deve
essere stata la Cappella delle investiture, decorata da affreschi come quella
della fine del 1200 di Scuola napoletana. Nell’opera d’arte si nota, al centro
di una Croce Taumata, un Cristo crocefisso, due figure di Santi ai lati ed un
Pantecrator in alto. Allo stato attuale la fabbrica presenta una tipologia di
chiara impostazione tardo-settecentesca, riscontrabile in modo particolare
nella definizione della scansione ritmica dei balconi delle facciate, con
ringhiere in ferro battuto, nonché da elementi neoclassici come gli archi che
sorreggono il colonnato, edificato sicuramente nella prima metà dell'Ottocento.
Attualmente, dopo alcuni restauri realizzati da privati con l’avallo della
Soprintendenza ai Monumenti della Calabria, l’antico maniero ospita un
ristorante allestito in stile normanno, mentre si può godere dall’ampio
spiazzale, a cui si accede appena varcato l’ingresso principale, un
interessante panorama che comprende l’ameno bosco di Straface, la relativa
omonima fiumara ed in lontananza Castroregio, abitato dai discendenti di
Albanesi che emigrarono in Italia nel 1500. L’incantevole visione termina con
quella della degradante Serra del Dolcedorme ai piedi del Pollino. Sul web si
possono trovare alcuni video inerenti il castello:
https://www.youtube.com/watch?v=VHxOEXuDrhE
(di Paese24),
https://www.youtube.com/watch?v=rv6UZMHTLTc&feature=related
(di dolce pupetta).
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