MONTALBANO JONICO (MT) – Castello di Petrolla
“Petrolla” (in dialetto montalbanese “
a’ ptrodd”) è il nome di una
singolare località posta nelle campagne tra Montalbano Jonico e Pisticci.
Arrivarci non è impresa da poco: i sentieri che vi conducono sono tutti in
terra battuta in molti tratti mista all’argilla dei “calanchi” circostanti;
sono larghi abbastanza per andarci in automobile, ma l’agibilità degli stessi,
già scarsa di per sé, diventa nulla in caso di pioggia.
Il nome deriva da un'enorme pietra, uno sperone roccioso che
sembra uscire dal terreno argilloso. Il componente primario delle rocce
costituenti è il carbonato di calcio, ossia marmo, come i ruderi di una vecchia
cava di estrazione testimoniano. Nelle immediate vicinanze spuntano altri massi
più piccoli e altri ancora più piccoli sono diffusi sul territorio. La
Petrolla, nel gergo locale, è la "pietra": un luogo particolare, che
nel vissuto popolare evoca il brigantaggio. Sulla sommità della Petrolla c'è
quella che i contadini e i pastori chiamano la "lammia": che
significa costruzione con copertura a volta, a differenza dei tuguri della
misera gente fatti con copertura di canne. Un'antica leggenda narra che lì si
nascondevano i briganti, dopo le scorrerie consumate nel fondovalle, e che lì nascondessero
il bottino, coprendolo del cadavere di un compagno assassinato al momento,
perché ne custodisse, con il suo spirito senza pace, l'integrità. La lammia è
una specie di fortino, che sembra prolungare in altezza la pietra, con un'unica
finestra che guarda verso valle. In origine la costruzione doveva essere
costituita da più livelli, di cui quello inferiore è sottoposto al piano di
campagna della cima. Dal lato posteriore, dalla parte della pietra più
accessibile dove gradini scavati nel vivo del calcare portano alla sommità,
esiste un'altra costruzione, forse anch'essa in origine sviluppata in altezza
ma di cui oggi rimane solo una specie di ipogeo. Un pozzo, da sempre punto di
sosta obbligata lungo un antico percorso, è situato proprio sotto la verticale
dello strapiombo. Per arrivare sulla sommità, beninteso, non bisogna fare
free-climbing sullo strapiombo, ma anche
il sentiero che vi conduce certamente non è agevole (anche se è visibile ed in
parte fruibile una scalinata intagliata nella roccia) e disseminato di pietre
squadrate, in tutta verosimiglianza materiali di risulta provenienti
dall’edificio posto sulla sommità. Le prime attestazioni in età normanna
di un insediamento in località “la
Petrolla” possono essere desunte da una notizia riportata dal
Rondinelli, che dice di aver visto nell’archivio di Napoli (prima del rogo
nazista del 1943) un documento del 1110
in cui era attestato un «
Ubaldo signore di Petrolla». Inoltre Dino D’Angella
, richiamando Bartolomeo Capasso ed il Catalogus Baronum (secolo XII), ci informa che la contea di
Montescaglioso comprendeva, tra gli altri territori, anche «Petrolla (presso Montalbano)». Data
la conformazione stessa del sito è possibile ipotizzare che la fortificazione
fosse una “motta”. Gli abitanti di Petrullo,
infine, erano tenuti, secondo lo Statutum
de reparatione castrorum, di età federiciana, alla manutenzione del
castrum di Policoro. Per
approfondimenti, consiglio i seguenti link:
http://www.croponline.org/petrolla.htm,
http://legambientemontalbano.jimdo.com/la-riserva-dei-calanchi/tempa-petrolla/
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