COMISO (RG) – Castello Naselli d’Aragona
Detto anche palazzo del Conte, è una dimora signorile
situata al centro di Comiso. Fu innalzata sopra gli avanzi di un antico maniero
che si vuole appartenuto a Giovanni Chiaramonte, per acquisto da Berengario de
Lubera. Smentendo tale ipotesi, lo Stanganelli sostiene invece, con buoni
argomenti, che la Comiso appartenente ai Chiaramonte sarebbe stata quella della
Val di Mazara e non questa in Val di Noto. Già in alcuni documenti del XIII —
XIV sec. si parla del castello di Comiso, e si descrive come “...feudum
Comisi cum aliis fortiliciis et edificis ...”, quindi già prima della fine
del Trecento Comiso era cinta da solide mura per tutto il perimetro, e aveva
torri e castello con antistante fossato. Intorno al 1392 la proprietà del maniero
passò da Federico Speciaro ai conti Cabrera, mentre nel 1453 fu venduto a
Periconio Naselli, barone della Mastra, il cui discendente Gaspare Naselli nel
1571 fu nominato Conte di Comiso da Filippo I di Sicilia. Proprio Gaspare
Naselli fece costruire il mastio nel 1575. Da allora per molti secoli il
castello divenne la dimora stabile della famiglia Naselli, fino a quando nel
1693 un terremoto fece crollare gran parte dell’edificio ad eccezione della
torre. I lavori per restaurarlo continuarono fino agli inizi del Settecento (il
piano superiore viene ricostruito nel 1735), ma la trasformazione a palazzo
signorile si ebbe quando arrivò in visita, dimorandovi per qualche tempo con
tutto il seguito, il viceré Cristoforo Fernandez de Cordova, che compiva un
giro di ispezione alle fortezze dell’isola. Al tempo dei Borboni, il castello
rimase abbandonato, finché nel 1841, una parte di esso venne trasformata in
teatro, passato successivamente al Comune, e la parte bassa fu adibita a
carcere mandamentale. Ai giorni nostri l’edificio è di proprietà della Famiglia
Nifosì, discendente dai baroni di Canalazzi, che attualmente ancora lo abita. Nel
lato est del castello troviamo la parte più antica: un battistero dedicato a San
Gregorio Magno, con resti di affreschi di epoca bizantina e risalente intorno all'anno
mille; di forma ottagonale, il battistero, alla sommità diventa di forma
cilindrica ed si completa con un elegante cupola (da alcuni ritenuto battistero
bizantino, è, molto più probabilmente, una cuba araba, poi riutilizzata come
cappella gregoriana nel 1325). La parte nord del castello è caratterizzata da
un'elegante trifora serliana, meglio conosciuta come Loggetta, che richiama lo
stile cinquecentesco e che presenta pareti affrescate con paesaggi e voli di
uccelli; questa loggia fu aggiunta al castello nel 1728, su progetto del
genovese Michelangelo Canepa. Sono altresì presenti due portali ogivali, di cui
uno è chiuso da una massiccia porta ferrata a grosse bugne risalente al 1400; una
splendida fontanella inserita nella parete e risalente al Cinquecento
attribuita al Gagini o alla sua scuola; un fusto di fontana del 1600 circa, in
pietra locale riccamente scolpito, conservato nel cortile interno. Il Mastio è
ingentilito da quattro finestre sormontate da timpani, su due sono state poste
le “teste romane”. Sull’angolo N-NE c’è lo stemma dei Naselli. All’interno vi
sono alcune porte a sesto acuto. Dello stesso complesso originario fanno parte
il teatro comunale (riedificato negli anni 70 su progetto dell’architetto Enzo
Gianna) e i magazzini, al cui interno sono visibili delle tombe di origini
bizantine o arabe (oggi sede del foyer del teatro e dell’auditorium Carlo Pace).
Secondo una leggenda il conte era assediato dentro il suo castello dai nemici
per molti giorni e l'assedio non accennava a finire, tanto che le scorte
alimentari scarseggiavano. Allora una notte, mentre era in preda all'angoscia,
gli apparve San Biagio, il quale lo rassicurò dicendogli che la penitenza
sarebbe finita se egli avesse digiunato e seguito un suo consiglio: doveva
fuggire attraverso un canale sotterraneo e, uscito in aperta campagna, avrebbe
incontrato un pastore dal quale avrebbe dovuto acquistare delle ricotte, che,
tornato al maniero, avrebbe dovuto gettare sugli assedianti. Il conte, essendo
un uomo pio, seguì il consiglio del santo, e avvenne come era stato predetto:
il conte si arrese e si mise a buttare sugli accorsi quelle ricotte a una a
una. Al che, avendo persuaso i nemici dell'impossibilità di prendere la torre
per fame, li indusse a togliere l'assedio. Così castello e paese furono salvi.
Proprio quest’anno, a Pasqua, è stato possibile visitare una parte del
castello, grazie alla disponibilità del proprietario, Giuseppe Nifosì e alla
collaborazione delle “guide” delle giornate del FAI e della Protezione civile. Il
castello ha una pagina su Facebook: https://www.facebook.com/pages/Il-Castello-aragonese-di-Comiso/638099669668488.
Per approfondire vi suggerisco: http://comiso.altervista.org/cronologia.2.htm.
Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_dei_Naselli_d%27Aragona,
http://www.quotidianodiragusa.it/2015/04/02/appuntamenti/il-castello-aragonese-di-comiso-apre-le-porte/14836,
http://www.castelli-sicilia.com/links.asp?CatId=76,
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la
seconda è presa da http://www.telenovaragusa.com/wp-content/uploads/2015/04/castello-aragonese-.jpg
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