PORTOCANNONE (CB) - Palazzo Baronale
Il paese di Portocannone esisteva già in epoca medievale.
Nel 1137 era chiamata Portocandesium e successivamente, come risulta dai
registri angioini del 1320, il suo nome fu mutato in Portocanduni. La
Portocannone del periodo latino ebbe fine nel 1456, quando un violento
terremoto la rase al suolo quasi interamente e distrusse la maggior parte delle
abitazioni. Fu ricostruita interamente dieci anni dopo da una colonia di esuli
Arbëreshë, durante la prima emigrazione Albanese che ebbe luogo nel 1461,
quando re Ferdinando I d'Aragona, per vincere la fazione angioina contro cui
era in guerra, ottenne l'aiuto delle milizie di Giorgio Castriota Skanderberg,
l'eroe nazionale albanese che combatté per la libertà del suo popolo e della
sua terra. La morte del condottiero Arbëreshë comportò l'invasione ormai certa
dei Turchi ottomani, così molti albanesi varcarono l'Adriatico, certi di
ottenere la protezione del regno di Napoli in virtù dei benefici che il
principe Skanderbeg aveva reso alla corona d'Aragona. Vennero così ripopolati i
paesi distrutti dal terremoto e iniziò la rifondazione di Portocannone. Al
luogo, che si trovava a poca distanza dal vecchio centro abitato dai Latini,
(nei pressi dell'attuale cimitero) fu dato lo stesso nome del paese raso al
suolo dal terremoto, Portocannone, e vi fu subito costruita la nuova chiesa in
onore della Madonna di Costantinopoli. Fra i monumenti spicca il palazzo
baronale, edificato tra il 1735 e il 1742 dal Barone Carlo Diego Cini,
appartenente ad un importante casato originario di Guglionesi, che nei primi
anni del XVIII secolo divenne titolare del feudo. Successivamente fu alienato
alla famiglia Tanasso, che lo ha restaurato nel 1915 e ne è attualmente
proprietaria. Ubicato al centro del nucleo urbano, il palazzo si presenta come
una massiccia costruzione con muro a leggera scarpa e contrafforti rastremati
negli angoli, che lo fanno sembrare una fortezza. La pianta dell'edificio è quadrangolare
e si erge su tre livelli: il piano terra comprende la zona che circonda il
cortile centrale ed è utilizzato come un magazzino. Il primo piano definito
piano nobiliare è diviso in tante stanze riccamente affrescate e arredate;
al secondo piano, invece, vi è un loggiato che dal lato orientale affaccia
sul giardino. L’ingresso al palazzo presenta le volte affrescate che
raffigurano quattro divinità italiche caratterizzate da orecchie appuntite,
corna e piedi caprini. Oltrepassato il portone vi è una scala che
conduce ad un’anticamera decorata da otti dipinti risalenti al ‘900. Il
palazzo è caratterizzato inoltre da splendidi dipinti: in salotto, il pittore
Ugo Sforza ha riproposto, ripreso da Rubens, il "Ratto delle
Leuccipidi", in una stanza adibita a studio invece è riprodotto un
nudo maschile con un cavallo, che si rifà probabilmente alla "Fedra"
dell'Ippolito. Dietro la porta dello studio oltre allo stemma della
famiglia Cini vi è un quadro che ritrae Matteo Tanasso bambino,
accanto a sua madre, Rosa Bucci di Larino. All’interno dell'edificio, celata
sotto le "vesti" di un armadio, vi è una cappella dedicata
alla Madonna del Rosario di Pompei. La facciata del palazzo è sezionata in tre
parti: le finestre più esterne sormontate da piccole lunette, quelle più
interne da un piccolo frontone, e quelle centrali anch'esse da piccole lunette.
La piazza antistante il palazzo è occupata da una fontana, visibile in primo
piano. Altro link suggeriti: http://www.carrodeigiovani.org/guida-turistica/palazzo-tanasso.html.
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Portocannone, http://www.molise.org/territorio/Campobasso/Portocannone/Arte/Castelli/Palazzo_Cini-Tanasso,
http://turismo.provincia.campobasso.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/426
Foto: da http://www.kirschbaum-online.de/Urlaub/Italien2005/Innere/D_Portocannone1.JPG
e da http://robertomaurizio1947.blogspot.it/2008/09/vacanze-molisane-4.html
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