SAN FELICE DEL BENACO (BS) – Castello
Il fortilizio si trova su una lieve altura in posizione baricentrica
rispetto al territorio comunale, collocato al limite nord della Valtenesi. La
struttura sostituì, insieme al Castello di Portese, il primitivo castrum di San
Felice di Scovolo che si trovava sul promontorio di San Fermo e fu distrutto
nel XIII secolo dai bresciani. Di forma irregolare, trapezoidale, ha una
superficie di circa 1200 metri quadri; il mastio, ora trasformato in campanile,
ha un base di 20 metri quadri e raggiunge l’altezza di 19 metri. La torre più
conservata, quella a nord ovest, è alta circa 13 metri. Il castello di San
Felice traguarda verso sud quello di Solarolo e la Rocca di Manerba, il cui
aspro profilo si affaccia verso il lago. Dal mastio di San Felice, verso ovest
in direzione della linea interna dei fortilizi della Valtenesi, si scorge la
torre più alta di Puegnago. La visione diretta di Salò è impedita dalle alture
a sud del Golfo. Il fortilizio presenta tutti gli elementi caratteristici dei
castelli-ricetto (fossato esterno, cerchia muraria con torri e mastio, ponte di
accesso probabilmente levatoio). I rimaneggiamenti subiti non consentono di
evidenziare la presenza di merlature e di ricostruire esattamente la posizione
e la forma delle postazioni difensive lungo le mura e sulle torri. Le prime
notizie storiche sul castello-ricetto di San Felice risalgono al 1330-31,
quando Giovanni di Boemia lo donò ai conti di Castelbarco. Nel 1408, durante il
periodo di presenza malatestiana nel Bresciano, il territorio fu diviso
in due comuni, entrambi dotati di fortificazioni: San Felice di Scovolo e
Portese di Scovolo. Nel 1426 la Riviera passò sotto il dominio veneziano e
successivamente fu al centro di aspre lotte durante il tentativo di riconquista
da parte dei milanesi. Le truppe di Taliano del Friuli devastarono in tal
occasione la zona. Nel 1438 il castello fu dimora dei viscontei del Piccinino,
i quali compivano scorrerie nel territorio bresciano. Gravi danni apportarono
nel 1483 gli scontri legati alla guerra di Ferrara durante la quale il
cardinale d’Amboise ordinò la distruzione dei castelli della Riviera. Altri
eventi bellici investirono l’area agli inizi del Cinquecento, quando dopo la
sconfitta di Agnadello la Terraferma veneziana fu invasa da eserciti stranieri
francesi, spagnoli e tedeschi. Il castello fu distrutto dalle truppe di Luigi
XII. I veneziani, una volta rientrati in possesso dei loro domini, iniziarono
nel 1516 una imponente opera di riassetto difensivo dell’entroterra alla quale
gran parte dei comuni furono costretti a contribuire. San Felice fu in questa
occasione esentato dalla spesa in quanto impegnato a ristrutturare il proprio
castello. Nel XVII secolo nella chiesa del castello venivano impartite lezioni
di catechismo per le ragazze e per consentire a queste ultime un accesso sicuro
fu sistemato l’ingresso facendo riempire il fossato con pietre. La costruzione
a metà del Seicento del Monte di pietà comportò l’utilizzo anche di
materiali asportati dalle mura del castello all’interno del quale fu ricavata
una fornace. La vita all’interno del borgo era scandita dagli Statuti il cui
testo non è stato conservato, ma che dovevano essere ispirati a quelli di Salò.
La frequenza degli eventi bellici fece sì che le comunità della Riviera
mantenessero fino al Settecento in condizioni accettabili le strutture atte a
difendere i propri beni. In queste attività venivano investiti denari degli
enti locali e non quelli statali utilizzati per la realizzazione delle grandi
fortezze. Particolare attenzione veniva prestata al fatto che le proprietà dei
castelli si mantenessero pubbliche (nel 1496 ad esempio Venezia revocava gli
affitti a privati “de fosse delle terre et de Castelli nostri”) o comunque
fossero gestite da residenti nel comune. Ciò non impedì la progressiva perdita
di importanza di queste strutture che mantennero sempre la funzione di rifugio
in caso di pericolo e quella di punto di avvistamento sfruttando l’altezza dei
masti quasi sempre trasformati in campanili. Nel caso di San Felice sono
documentati in più date ordini per mantenere vedette sulle torri nelle
situazioni di emergenza. Dopo la costruzione della nuova Parrocchiale si decise
di spostare il cimitero all’interno dell’area fortificata, ciò determinò una
nuova attenzione per il castello, tanto che nel 1763 si faceva cenno alla
necessità di «rimettere la muraglia che cinge il castello» e di impedire che
qualcuno, come evidentemente ormai era abitudine, tagliasse l’erba per nutrire
gli animali. Gli interventi successivi sono legati alla trasformazione o alla
manutenzione delle strutture cimiteriali e del campanile. Non sono stati attuati
in tempi recenti significativi interventi sulle strutture murarie, anche se nel
2000 è stato redatto un progetto complessivo di conservazione. Altro link
consigliato:
http://www.lagodigarda.it/Castello-ricetto-di-San-Felice-del-Benaco/1103-24-1.html,
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