venerdì 18 settembre 2015

Il castello di venerdì 18 settembre






GROSSO CANAVESE (TO) - Castello

La fondazione di Grosso si colloca nel tardo medioevo, probabilmente sul finire del XII secolo: il primo documento storico che nomina la parrocchia di Grosso è del 1209. Sui territori paludosi della sponda sinistra della Stura di Lanzo vennero edificati quattro ricetti: Nole, Villanova, Liràmo e, Grosso. Il ricetto è struttura difensiva medievale tipica della parte orientale del Piemonte. I feudi delle terre che, dopo una bonifica dovuta a naturali cambiamenti climatici, divennero molto fertili furono affidati a vassalli imparentati con la schiatta dei marchesi del Monferrato. È probabile che non solo i signori, ma anche i primi coloni provenissero dal basso Monferrato o dal Vercellese, stanti alcune peculiari caratteristiche del dialetto. Insieme col ricetto, venne edificata una casa padronale, impropriamente chiamata "castello": di ambedue le costruzioni, rimangono alcuni tratti della cinta muraria originale. Della stessa epoca è anche la fondazione della Chiesa parrocchiale, dedicata a San Lorenzo: nonostante numerosi rimaneggiamenti e ampliamenti - a partire dal 1719 - che ne hanno resa poco leggibile la struttura e la storia, la navata centrale è ancora quella della sua fondazione duecentesca. Dopo l'incendio (1326) del ricetto di Liràmo, alla parrocchia di Grosso furono assegnate anche quelle terre: da quel giorno, la Chiesa parrocchiale è intitolata ai santi Lorenzo e Stefano (Stefano era il patrono di Liràmo). Verso la metà del XVII secolo, la signoria di Grosso venne acquisita dal conte Francesco Armano (o Armani), medico ciriacese d'origine umbra, il quale fece radere al suolo l'antico "castello", conservando tuttavia la cappella gentilizia presso la quale sostò, durante almeno una delle sue due traslazioni cinquecentesche da Chambéry a Torino, Sacra Sindone (alla quale la cappella è dedicata). In luogo dell'antica costruzione, l'Armano fece edificare una tipica dimora seicentesca, luogo di soggiorno e di delizie, memore forse di qualche ricordo mantovano che lo portò a far affrescare finanche una Sala delle Muse, destinata a performance liriche e musicali che probabilmente mai avvennero. Ad affrescare riccamente le sale di palazzo Armano, che domina la piazza principale, intervennero i Maestri Campionesi: rarissima testimonianza nel Piemonte occidentale della loro opera. Il palazzo Armano è di proprietà privata; dopo decenni d'incuria, è stato recentemente restaurato. Il fabbricato si compone essenzialmente di un grande braccio di fabbrica a tre piani, che prospetta verso la piazza principale del paese. A sinistra dell'edifìcio principale si innalza un braccio di soli due piani, terminato da una cappella gentilizia la cui facciata, sobria e corretta, prospetta anch'essa la piazza. Il profilo della facciata, interrotta dalle torricelle pensili e dal torrione centrale, è variato e interessante; la giudiziosa distribuzione delle masse, costante preoccupazione dei vari architetti, risulta movimentata dai grandi avancorpi, che, per la cornice sporgente, contribuiscono a segnare strisce e pezze di ombra sul prospetto dell'imponente edificio. A sinistra dell'androne è disposta la scala a quattro rampe, sostenute da volte a collo d'oca, mentre i pianerottoli poggiano su colonnette. Le pareti della gabbia in molti tratti presentavano forse delle pitture; rimane ancora vicino alla porta che, al piano nobile, da accesso al salone d'onore la figura di un alabardiere riccamente vestito, interessante saggio di costume secentesco. L'interno del castello, contrastante con la sobrietà esteriore, è fastoso e ricorda il lusso e lo splendore della vita seicentesca. Gli ambienti del pian terreno sono coperti da volte dipinte con motivi del Rinascimento e seicenteschi. Il grandioso salone al piano nobile, in posizione non centrale, impressiona per la sua fastosa decorazione. Esso è coperto da un soffitto in legno a cassettoni, adornati da rosoni. Il tono dell'ornamentazione è molto chiaro: travi, travicelli, rosoni in grigio con esili filetti oscuri che ne sottolineano le membrature, ciò avvantaggia la sala nell'effetto della sua altezza. La composizione e il disegno caratteristico del Seicento per la ricchezza delle cornici, medaglioni e per gli atteggiamenti contorti delle figure, appaiono talvolta non certo perfetti.
La pittura però in complesso è assai commendevole e adempie perfettamente al suo scopo decorativo, di cui nel Seicento ancora si preoccupava l'artista. Il salone adiacente è pure mirabile per il suo bellissimo soffitto a cassettoni e rosoni in chiaro e per un altro fregio dipinto che corre sotto di esso. Entro medaglioni bronzei sono effigiate varie figure di putti e cariatidi. Le cornici e i cartocci che li circondano, trattati con fare largo e disinvolto in tinta chiara, sono pure molto belli. Sono rappresentate le quattro età auree. Molti altri locali del castello sono adornati di pitture. Una lapide marmorea, conservata e murata nella cappella gentilizia dedicata alla S. Sindone, ci ricorda gli autori e la data della ricostruzione del castello: "I fratelli Giovanni, Giacomo e Bernardino Armano conti di Grosso e Villanova nel 1655 ricostruirono dalle fondamenta il Castello medioevale che era cadente per vetustà, rivendicando la potestà su Grosso che da tre secoli apparteneva ai loro maggiori e costrussero la Cappella intitolata alla S. Sindone".

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Grosso_(Italia), http://www.comune.grosso.to.it/ComSchedaTem.asp?Id=2157

Foto: da https://piemontefantasma.files.wordpress.com/2014/08/8.jpg, mentre la seconda è una cartolina in vendita su Ebay (non è mia purtroppo....)  

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