BUSCEMI (SR) - Castello Requisenz
Si rifà molto probabilmente al periodo bizantino il primo l'insediamento
protourbano
del luogo, sullo stesso sito in cui è situato attualmente il centro abitato. Restano
di questo periodo la chiesa rupestre di san Pietro e un'ulteriore chiesa
rupestre adibita nell'ultimo secolo a frantoio. Le prime fonti storiche che
parlano di una rocca si hanno durante il periodo della dominazione araba. La traccia
più significativa fu data dal geografo Idrisi nel suo "Libro di
Ruggero" in cui accenna a un
Forte dedicato a quello con il neo che
attesta quindi l'esistenza del castrum già prima del 1154. Durante il periodo
normanno tale forte venne ricostruito da
Riccardo Montalto sui ruderi
del fortino musulmano dopo il 1313. Durante il devastante terremoto del 1693,
Buscemi venne rasa completamente al suolo risultando uno dei paesi più colpiti
con la scomparsa del 41% degli abitanti. Con la ricostruzione del centro
abitato, spostato rispetto al precedente sito, si ebbe l'inizio della Buscemi contemporanea
con gli esempi di architettura barocca religiosa e civile. Alcune famiglie che
detennero il possesso di Buscemi furono i Ventimiglia e i Requesens o Requisenz;
di questi ultimi restano le rovine del castello all'entrata del paese. Il
castello di Buscemi o castello Requesenz è attestato con certezza a partire dal
XIV sec. d.C. Tuttavia per i secoli precedenti le fonti documentarie accennano
all’esistenza di un sito forte strategicamente importante. Idrisi, intorno
al 1150 d.C., ricorda Buscemi in qualità di qal’a/fortezza da “
farvi
affidamento e appogiarvisi. Giace in mezzo ai boschi” [M. Amari 1880-1881,
vol. I, pag. 104] . La descrizione, sintetica, rivela le principali
caratteristiche del luogo, sul quale si ritiene sorgesse già un fortilizio
legato alla dominazione araba (fortellicium di Abu Sàmah) [Distefano 2003, pag.
496]. Un atto di donazione risalente al luglio 1145 d.C. attesta
l’esistenza di un tale “
Paganus de Bussema miles”, di cui pochissimo
si conosce [C.A. Garufi 1899, pag. 56] e sul quale si è ipotizzato che
potesse essere feudatario del castrum e terra di Buscemi e avere origini
musulmane così come il nome sembrerebbe indicare [Distefano 2003, pag. 497]. E’
probabile che ancora in epoca normanna qui, non lontano dalla fortezza,
sopravvivessero luoghi di culto musulmani, come nel caso di una moschea
rupestre, di cui si attendono ancora studi più approfonditi [U. Rizzitano 1975]
[Distefano 2003, pag. 497]. Un diploma del 1186 ricorda Buscemi in
qualità di “terra” [S. M. de Spucches 1924-1941, vol. I, pag. 491], concessa
nel 1229 a Matteo de Calvello per volontà di Federico II [J.L.A. Huillard –
Bréholles 1852-1861, III, pag. 15]. Poche notizie di rilievo risalgono ad
epoca angioina. Pare che Carlo I donasse il
castrum Bussenie
all’ammiraglio Guillaume de Olivier e alla relativa famiglia fino al 1268 [L.
Catalioto 1992]. Durante gli anni della Guerra del Vespro terra e fortezza
giungono nominalmente nelle mani di tale Napoleone Cattaneo [S. Runciman 1958]
[S. M. de Spucches 1924-1941, vol. I, pag. 491], che mai ebbe la possibilità di
governare il castello. Sbarcato Re Pietro in Sicilia, si chiese a Buscemi,
insieme ad altri paesi limitrofi, di corrispondere il “fodro” e offrire un
contigente, spedendolo presso il campo di Randazzo, là dove il re era
temporanemente acquartierato [A. Ragona 1985]. Sul contributo di Buscemi
durante il Vespro non molto altro altro è dato sapere. Alla metà del XIV sec.
il castrum Buxeme, insieme al castrum “Palacioli”, cadono in mano angioina e
solo nella primavera del 1359 entrambe le fortezze vengono espugnate grazie ad
un intervento di Artale Alagona. Già nel 1302, poco dopo la pace di
Caltabellotta, si dona ai Ventimiglia terra e fortilizio di Buscemi
[Distefano 2003, pag. 497]. La famiglia manterrà il possesso del feudo
fino al 1563. Il primo documento che separa nettamente il castello dall’abitato
è databile al 1355 e nel 1357 Michele da Piazza ricorda il “castrum” di Buscemi
distinto dall’omonimo paese [Michele da Piazza a cura di A. Giuffrida, pag.
343]. I terremoti del 1542 e del 1693 colpiscono con violenza Buscemi,
molti quartieri subiscono ingenti danni e, parimenti, anche la zona del
“Monte”, dove sorgeva il castello munito di due torri, è rasa al suolo [V.
Amico 1855-56, I, pag. 170]. Nel 1604 si edifica un’ampia stalla
presumibilmente utile per l’uso agricolo delle strutture, trasformate in
masseria. Nel 1757 il marchese di Villabianca ricorda il casatello ormai in
stato avanzato di rudere: “…
Si veggono intanto in quell’altezza le antiche
fabbriche, e i frammenti di un’antichissima rocca, che prima di detta scossa
ivi sorgeva sul più alto di una scoscesa rupe al presente chiamata Monte, che
coronata da munitissime torri dominava tutta la Terra…” [F.M.
Emanuele e Gaetani 1754]. Sulla sommità di contrada Monte si osservano pochi
ruderi dell’originaria fortezza. Le numerose tracce sulla roccia testimoniano
l’origine rupestre del complesso. Il nucleo originario del castello è da
ricercarsi nella parte più alta del rilievo. I resti presenti in questa
porzione del colle, essenzialmente un cavo di fondazione e parte di una
bastionatura settentrionale, si suole interpretarli come i resti dell’antica
fortezza di Abu Samah [Distefano 2003, pag. 498]. Il taglio di fondazione appare
praticato con cura e restituisce materiale edilizio composto da pezzami
grossonalmente sbozzati e cementati con pietrame minuto e cocci. Simile tecnica
edilizia si osserva nell’opera di consolidamento della roccia sottostante, nel
riempimento di bastioni e fessure delle rocce. Questo primo ridotto fortificato
risultava protetto da una cinta muraria spessa più di due metri e salvaguardato
ad est e nord da due torri (una con probabile funzione di barbacane) di cui
oggi rimangono i soliti tagli nella roccia e i resti delle scalette del
pianterreno [Distefano 2003, pag. 499]. Ad oriente doveva trovarsi anche
l’ingresso principale. Si conserva una porzione della via di accesso, che da
meridione consentiva di raggiungere la fortezza. Si tratta di una rampa lastricata
in pietra lavica quasi del tutto ricoperta da detriti [Distefano 2003, pag.
499] provenienti dal dilavamento del colle. In epoca normanna l’area
fortificata si estese oltre il perimetro del forte musulmano. Il colle,
infatti, offriva altro spazio che venne progressivamente occupato. Ad est del
fortilizio si apre un altro pianoro dove trovano posto i ruderi di un complesso
edilizio costruito durante la seconda metà del XVIII secolo (1765) [Distefano
2003, pag. 499]. Il caseggiato, probabilmente un convento [F. Maurici 1992,
pag. 256], venne innalzato sfruttando il materiale proveniente
direttamente dalla fortezza progressivamente spoliata della muratura
residua. A metà strada tra i ruderi del castello e dell’edificio
settecentesco ancora oggi si può osservare la presenza di una cisterna e di una
scala giudicati facenti parte del complesso castrale normanno ma antecedenti
allo stesso, come parrebbe dimostrare il congruo numero di frammenti ceramici
legati al periodo tardo imperiale e bizantino, frammenti riutilizzati nelle
malte dei bastioni e della cortina più esterna del castello [Distefano
2003, pag. 499] . Studi relativamente recenti ritengono, inoltre, che la facies
tardo imperiale/bizantina fosse rappresentata da un villaggio in parte rupestre
che si estendeva immediatamente a nord della cortina esterna del castello e
proseguiva attraverso le numerose grotte, che tutt’ora giungono fino al
monastero del S. Spirito [S. Distefano 1991]. Il villaggio sembra che si
distinguesse anche per la presenza di una torre, probabilmente demolita nel
corso del XVIII sec. e di cui oggi si riconoscono solo tracce delle fondazioni.
Sull’estensione del castello durante il periodo normanno poco si conosce. E’
probabile che la fortezza si ingrandisse fino ad occupare la restante
superficie del pianoro attraverso una cortina muraria edificata tra la fine
dell’XI e gli inizi del XII. Allo stesso periodo si daterebbero due torri, una
nei pressi della porta di ingresso, un’altra posta a nord. Si ritiene che alla
fine del periodo normanno, forse al tempo del Miles Paganus, si innalzasse
un’altra cinta in direzione est, a protezione della cisterna bizantina e della
torre musulmana posta ad oriente [Distefano 2003, pag. 499], e si
intraprendesse un rifacimento complessivo delle fortificazioni, che vennero
ricostruitie o rinforzate per mezzo di piccoli blocchi di pietra locale, ai
quali si attribuisce un muro a nord e parte dei bastioni ancora visibili
[Distefano 2003, pag. 499]. Dal XIII sec. sembra abbiano inizio alcune radicali
trasformazioni. Per volontà dei Ventimiglia si edifica un palazzo fortificato
(un dongione?) con cortile interno e baglio esterno, del quale si preserva
memoria in un documento (documento Rau). Il sisma del 1542 colpisce il
castello, causando ingenti danni e accelerando la decadenza delle strutture.
Nel 1604, essendo il complesso passato alla famiglia Requesenz, si decide di
aggiungere un’ampia stalla [Archivio di stato di Siracusa, notaio B. Accaputo
3354, atto 31 gen. 1604], trasformando quel che rimaneva del complesso
fortificato in un semplice casale utile per le attività agricole della zona. Il
terremoto del 1693 demolisce e rade al suolo l’insieme degli edifici presenti
sul pianoro, ormai fatiscenti e presumibilmente disabitati. Dopo il sisma del
1693 , l’abbandono dei luoghi risulta pressocchè totale e i ruderi fungono da
cava di pietra per l’edificazione dell’attiguo caseggiato. Altri link
suggeriti: http://www.comune.buscemi.sr.it/default.asp?modulo=pages&idpage=132,
http://www.bandw.it/%5C/gallery%20foto/castelli/Castello%20di%20Requisenz%20Buscemi/album/index.html
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Buscemi, articolo di Giuseppe Tropea su
http://www.medioevosicilia.eu/markIII/castello-di-buscemi-o-castello-requesenz/
Foto: la prima è presa da http://www.comune.buscemi.sr.it/public/Monumenti/Castello.jpg,
mentre la seconda è di Samuel Quentin da http://s689.photobucket.com/user/samuelquentin/media/Ancora%20Sicilia/Buscemi-Castello3.jpg.html
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