Con la donazione di Carlo Magno della Valle Camonica ai monaci di Tours venne fondata a Cimbergo la chiesa di San Martino, divenuta poi di Santa Maria a partire dal '500. Nel 1158, nei registri della mensa vescovile di Brescia, è annotato che: « In specifico, in riguardo a ogni onore, distretto e castellanza di Dalegno e di ogni diritto di imporre la decima, quale esiste adesso ed esisterà nel tempo a venire, che nel territorio di Delegno e nelle sue pertinenze (...) e inoltre dell'onore e del distretto che il vescovo ha in Cimbergo vengano investiti Pietro e Laffranco Martinengo (Donazione vescovile, 1158). A partire dal 1288, a seguito della grande ribellione camuna, i bresciani Martinengo vennero sostituiti dagli Antonioli di Grevo. Essi furono poi banditi il 2 agosto 1389 per la sottrazione di beni episcopali. L'8 aprile 1299 i consoli della vicinia di Cimbergo si recarono a Cemmo dove era presente Cazoino da Capriolo, camerario del vescovo di Brescia Berardo Maggi. Qui giurarono secondo la formula consueta fedeltà al vescovo, e pagarono la decima dovuta. Il 19 aprile 1331 il vescovo di Brescia Tiberio della Torre investì gli uomini della vicinia di Cimbergo delle decime dei pascoli, dell'erbatico e della giurisdizione in monte, in piano ed in terra delle acque del loro territorio. Nel 1378 si tentò di siglare una pace a nella rocca di Cimbergo tra i ghibellini Federici e i guelfi camuni e della Val di Scalve. La tregua non durò e i conflitti ripresero fino ad una seconda tregua, firmata nel 1398, nella quale entrambe le fazioni si accordarono per opporsi al vescovo Tommaso Visconti, che tentava di imporre i propri diritti feudali in Val Camonica. I Visconti decisero di infeudare i loro alleati Federici il 31 gennaio 1403, a discapito degli Antonioli. Il nuovo signore, Giacomo detto Maccagno, non riuscì ad entrare in possesso della sua rocca a causa di rivolte guelfe, tanto che solo dopo cinque anni, nel marzo 1408, grazie a dei commissari inviati direttamente da Milano, il Federici riuscì ad entrare nel suo feudo. Essi tennero la rocca per circa trent'anni fino a quando l'inizio della dominazione veneta costrinse la potente famiglia ghibellina a ridimensionarsi. Di tale situazione ne approfittò Bartolomeo della Torre da Cemmo che il 28 maggio del 1430 ottenne l'investitura, nella Basilica di San Marco a Venezia, della contea di Cemmo-Cimbergo. Bartolomeo perse la contea prima della fine degli anni '30, a causa del suo schierarsi politicamente a fianco di Milano, così essa venne donata ai trentini conti di Lodrone. Essi erano una nobile e potente famiglia del Trentino, guelfa quanto basta, che intendeva occupare un territorio montuoso che avesse come confine l'Oglio da un lato, e l'Adige dell'altro. La nomina ufficiale di Paride Lodrone a conte di Cimbergo avvenne il 6 aprile 1439, ma a causa della sua morte proprio in quel periodo i figli Giorgio e Pietro dovettero attender fino al l'11 aprile 1441 prima di ereditarne il territorio camuno. Nel 1516 Battista, Nicola, Bartolomeo e Alessandro Lodrone saccheggiarono Breno, benché anch'essa guelfa, e ne estorsero 508 ducati d'oro alla popolazione, pagati dai loro alleati, i Ronchi. Nel 1572 fu registrato un capo dei disciplini, tale Sixtus de Antoninis, che guidava un gruppo di quaranta confratelli. Nel 1600 la famiglia Lodrone risultava già divisa in quattro rami, uno dei quali con sede a Concesio. L'ultimo documento che li cita a Cimbergo è un affitto a nome della vicinia nel 1739. Nel 1810 il comune di Cimbergo acquistò il castello dai Lodrone, che non vi risiedevano più da tempo e lo trasformò in cimitero; in seguito il terreno venne venduto ai privati. Nel 1849, a causa della rottura delle campane della chiesa, si decise di utilizzare materiale di riutilizzo del castello, ormai abbandonato, per ricostruire un nuovo campanile. Nel 2008 il comune di Cimbergo è riescito a riacquistare tutti i terreni attorno al maniero. Il castello di Cimbergo sorge su uno spuntone di roccia al centro dell'abitato, a strapiombo sulla valle del torrente Re. È stato sicuramente un punto strategico di difesa e fu anche il luogo dove avvennero fatti ed eventi che cambiarono la storia della popolazione che abitava la zona. Indimenticabile è l’impiccagione di 38 abitanti di Cimbergo che si erano ribellati, nel 1361, ai Visconti di Milano e voluta fermamente da Barnabò Visconti che nel periodo della sua dominazione seminò nella Valle paura e angoscia, oltre che numerosi morti. Ciò che rimane del castello oggi è la sintesi della storia delle popolazioni che hanno vissuto nelle sue vicinanze. Si presume che la costruzione del castello fosse stata dettata dalla necessità di difendersi, fin dall’inizio del Medioevo, dalle frequenti invasioni dei barbari ed in particolare degli Ungari che, nel 899, erano arrivati fino alla pianura Bresciana e alla Valle Camonica. Tra il 1154 e il 1164 il castello di Cimbergo venne utilizzata come dimora dal Barbarossa durante le sue numerose visite nella zona. Fu protagonista anche delle innumerevoli lotte tra guelfi e ghibellini i quali, proprio nel castello di Cimbergo, firmarono nel 1378 la pace che precedette quella poi firmata a Breno nel 1397 e destinata a metter fine alle lotte. Nel 1440 il castello divenne di proprietà dei Lodrone che lo ampliarono per adibirlo a dimora: era il periodo successivo alla pace firmata a Breno e nella Valle regnava la pace e la tranquillità, motivo per cui tutte le fortificazioni militari vennero convertite in eleganti abitazioni signorili. Con la conquista della Valle Camonica da parte della Repubblica Serenissima di Venezia, venne ordinata la distruzione immediata di tutte le roccaforti militari ma, grazie alla fedeltà dimostrata dai conti Lodrone il Castello di Cimbergo – insieme a quello di Breno – venne risparmiato. Nel corso dei secoli l'edificio divenne proprietà di diverse famiglie della zona ma iniziò a decadere a partire dal XVIII secolo a seguito di un incendio che lo distrusse completamente. Ciò che oggi possiamo ammirare sono i resti di quel fatale incendio (parti delle alte mura merlate costruite in conci di pietra simona e mattoni, l’apertura principale con la volta a sesto rialzato e alcune finestre), ma la fantasia e la suggestione del luogo ci riportano immediatamente agli antichi splendori del passato. Parte dei ruderi vennero riutilizzati nell'erezione del campanile del paese nel XIX secolo. Per approfondire, segnalo questo link: http://siti.voli.bs.it/itinera/04/castelli/cimbergo/default.htm
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Cimbergo, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Cimbergo, http://itineraribrescia.it/cultura/la-rocca-e-il-castello-di-cimbergo/, http://www.turismovallecamonica.it/it/content/castello-di-cimbergo, http://www.invallecamonica.it/aree/risorseculturali/castelli/scheda.aspx?IdRisorsa=215&Lingua=ITA
Foto: la prima è presa da http://iluoghidelcuore.it/luoghi/cimbergo/castello-dei-conti-di-lodrone/18279, la seconda è presa da http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1r010-00019/
Nessun commento:
Posta un commento