TORREVECCHIA TEATINA (CH) – Palazzo Ducale Valignani
Torrevecchia Teatina entra nella storia ufficiale in alcuni documenti del
XIV sec. chiamata Castri Turris e Turris Theatin; storia legata comunque a
quella della vicina Teate. Nel corso delle vicende storiche relative prima ai
Romani, poi ai Longobardi, ai Carolingi ed ai Normanni fino ai Borboni,
Torrevecchia seguì Teate e le sue scelte politiche come quella della resistenza
ai Saraceni. Si dice che si dovette abbattere gran parte della Torre sita in zona
di Torre Spiritata per poter aiutare a fortificare le mura di Teate. Quella
Torre, che forse ha dato nome all'odierna cittadina, costruita proprio per
l'avvistamento dei Saraceni, ora non esiste più. Le ultime rovine sono state
depredate negli anni '50. Torrevecchia Teatina legata anche alla storia delle
grandi famiglie di Chieti. Nel 1505 i fratelli Valignani governarono sul feudo
di Torrevecchia. Dal 1743 fu chiamata quindi Villa Valignani e segui le vicende
della vicina Teate. Nel 1809 Torrevecchia fu eretto a comune riunendo così i
due centri di Castelferrato e Torremontanara. Fu Federico Valignani, marchese e
signore di Cepagatti, che volle la costruzione del palazzo nel 1743, come
residenza estiva, contro il volere dei familiari per motivi legati a maligne
("maligni" o "malignani" una delle probabili origini del
cognome Valignani) destinazioni pregresse (luogo degli appestati - vedi
devozione per San Rocco). Il palazzo Valignani, tipica villa dell'epoca,
sorgeva lungo un tratturo secondario che dalla montagna seguiva il percorso
legato alle sorgenti ed agli invasi. Oggi è collocato in pieno centro, in
Piazza San Rocco. L’edificio fu fatto costruire sul modello del palazzo di
Villa d'Este in Tivoli per controllare i propri possedimenti. E’ un palazzo a
due livelli: il primo per destinazioni di servizi ed il secondo per la
residenza. Si dice che sia stato costruito a fianco o sulle rovine di un
vecchio tempio italico, che nel '600 fu ristrutturato e destinato a lazzaretto,
per i malati terminali di peste. Nella costruzione del palazzo fu realizzato un
torrione idraulico nelle vicinanze per l'approvvigionamento idrico ad uso
domestico. Sul lato sinistro della facciata si erge una torre d'angolo,
costruita successivamente all'impianto originario per equilibrare la facciata.
Torre erroneamente concepita come torre d'avvistamento (abnormi ed evidenti gli
errori di costruzione della torre che taglia la cornice della finestra e la
visuale sul lato corto del balcone) internamente non vi sono tracce su questa
destinazione d'uso. Sul lato destro vi era una piccola cappella dotata di due
ingressi: uno sul laterale ovvero la prima porta della cappella originaria
costruita su un vecchio tempio italico e dedicato forse al Dio Esculapio (?) o
più probabilmente Ercole (?) per via di alcune statuette ritrovate proprio in
loco ed in mostra al Museo La Civitella di Chieti. La cappella venne ampliata
successivamente con la modifica dell'ingresso sulla piazza anch'essa dedicata a
San Rocco. Fu frequentata dal popolo fino al 1960, quando subì danni in
circostanze misteriose. Danni che provocarono il crollò del campanile e
successivamente del tetto. Fu costruita così una nuova chiesa parrocchiale
proprio sul lato corto della piazza. Il palazzo, proprietà comunale, fino ad
Aprile 2010 era sede della Fondazione G. D'Annunzio, ma all'epoca era destinato
al pianterreno a deposito e magazzino per la conservazione del grano, dell'olio
e delle altre provviste mentre al piano superiore a locali abitativi. Vi era la
rimessa per le carrozze, l'abitazione dello stalliere e quella del gobbo
(triste figura presente in tutti i palazzi). La sua presenza nei campi era di
buon auspicio per i raccolti, mentre la sua vera funzione era di spionaggio e
controllo da parte del signore.
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