mercoledì 23 agosto 2017

Il castello di mercoledì 23 agosto




DURAZZANO (BN) – Castello

Di Durazzano si fa menzione la prima volta nel XIV secolo, sotto forma di Oraczanum, nel Giustizierato di Terra di Lavoro e nella Contea di Caserta, di cui seguì le sorti feudali. Sotto gli Angioini venne poi infeudato dai Sus, quindi dal chirurgo Pasquale De Parma poi passò successivamente ai Ciciniello, ai Della Ratta, ai Caracciolo, agli Spinelli, ai D’Aquino, ai Carafa, ai Tomacelli e ai Loffredo. Nel 1749 divenuta terra regia, non fu più infeudata. Anche in questo paese, nel 1647, si ebbe una ripercussione della rivoluzione di Napoli di Masaniello con lo scuotere del gioco feudale e l'uccisione dell’Erario del Barone. Ma gli uccisori caddero nelle mani delle soldatesche vicereali e furono impiccati. Nel 1809 fu capoluogo di circondario nel Distretto di Nola e nel 1816 fu Comune del circondario di Sant’Agata de’ Goti. Una gita a Durazzano è l’occasione per visitare il centro storico e l’antico castello che si presenta nella sua maestosità allo sguardo del turista. La sua costruzione pare risalga al XII secolo. Secondo altri invece il Castello sorse nei bollori del feudalesimo e fu costruito da Carlo III di Durazzo, Re di Napoli, detto il Piccolo, nel secolo XIV, quando, dopo aver tolto il Regno di Napoli alla regina Giovanna I d’Angiò, nel 1831, e che fece imprigionare e deportare nel castello di Muro Lucano, ove morì, se ne dicharò erede. Da questo fatto Alessandro Dumas figlio, trasse il suo romanzo sulla Regina Giovanna, dove è anche descritto, nei suoi particolari il castello di Durazzano. Il castello è a forma quadrangolare. Misura circa quaranta metri per lato, ad ogni angolo del quale si eleva una torre a forma circolare della medesima altezza delle mura delle cortine. Sulle torri si possono ancora rilevare tracce dell’originale merlatura che ne decorava la sommità. La severa mole è circondata da ampio e profondo fossato dove, un tempo, circolava l’acqua che dalla sorgente "Condotti", site alle pendici del monte Burrano, giungeva al castello e serviva sia per uso degli abitanti, sia per alimentare il fossato. Ciò rendeva più difficile l’assalto al castello. I quattro lati e le quattro torri erano munite di saettiere a doppia apertura in modo che dall’interno era possibile esercitare l’offesa in tutte le direzioni. La facciata principale, ora deturpata da orribili finestre, è rivolta a Nord e dominava un tempo l’abitato che allora si estendeva ai piedi del monte Longano. Si accedeva al castello mediante un ponte levatoio, ora sostituito con quello in muratura, che attraversava il fossato. Sul portone della porta d’ingresso si conserva ancora lo stemma, probabilmente di casa Durazzo, scolpito su un marmo a forma di succo e raffigurante un leone poggiato sulle zampe posteriori, mentre quelle superiori e la coda sono in atteggiamento di sfida. Sulla testa è posta una corona ducale e sul davanti una sbarra orizzontale e tre verticali a forma di "E" capovolta. All’altezza delle zampe anteriori del leone c’è una mezzaluna. Attraverso il portico si perviene al cortile interno che è rettangolare. Sotto le torri vi sono ampi sotterranei che furono adibiti un tempo a prigione e a depositi, ed ora sono completamente interrati. Il pianterreno era adibito a scuderia ed alloggi per il presidio. Il primo piano aveva molte sale decorate da artistiche pitture ed affreschi, e un maestoso salone nel lato occidentale dell’edificio, ora ridotto a più vani adibiti ad usi svariati. Sicché nessuna traccia rimane delle ricche opere d’arte che conteneva, all’infuori di qualche frammento logoro e scolorito. Il grande riceveva luce da quattro balconi, forse originali, che si notano tuttora nel lato orientale. Il cortile interno si presenta costituito da una bella loggia forse di epoca catalana. Il castello appartenne a vari Principi e nel 1268 ospitò Re Carlo d’Angiò, il quale vi soggiornò più volte durante le lotte con la casa Sveva. Nel 1409, da Ladislao d’Angiò di Durazzo, Re di Napoli, il castello fu venduto a Giovanni Cicinello, dal quale passò a Baldassarre Della Ratta, conte di Caserta e di Alessano, il quale arricchì il castello di molte opere d’arte e fece costruire l’acquedotto della contrada Condotti. Nel 1429 il feudo venne attribuito a Giovanni Della Ratta, fratello di Baldassarre, al quale nel 1449 Re Alfonso concesse altri privilegi. Nel 1481 Re Ferdinando d’Aragona concesse il feudo ad Antonio Della Ratta, mentre nel 1494 Re Alfonso confermò tale concessione. Il periodo di signoria di Antonio Della Ratta fu caratterizzato da aspre lotte sostenute con il fudatario del vicino tenimento di Sant’Agata de’Goti, tanto che in una di quelle cruenti zuffe, lo stesso Antonio fu preso dagli armigeri dell’altro feudatario e fu rinchiuso quale ostaggio, nel castello di Sant’Agata de’Goti. Ma più tardi il figlio di Antonio, Giovan Cola, ottenuto dalla Regina Giovanna, della quale era suo intimo amico, un buon nerbo di armati e con un audace colpo di mano si impossessò del Castello di Sant’Agata de’Goti e liberò il padre. Fu in quest’epoca che la Regina Giovanna soggiornò spesso nel castello di Durazzano. Nel 1523 Giovan Cola Della Ratta vendette il suo feudo col castello a Lucrezia Caracciolo per 6.500 ducati d’oro. Dopo qualche anno subentrò nel possesso Giovanni Caracciolo, principe di Melfi, duca d’Ascoli, marchese di Atella e conte di Forenza, il quale a seguito di nuova vendita lo cedette nel 1539 a Giovanni di Bologna. Il castello appartenne poi agli Spinelli e nel 1555 a Francesco d’Aquino, al quale successe Girolamo Carafa. Nel 1562, dopo una breve signoria di Federico Tomacelli, il feudo e il castello di Durazzano venivano riscattati da Beatrice Della Ratta che versò 15.000 ducati d’oro. A Beatrice successe il figlio Antonio Loffredo che nel 1616 ottenne il regio assenso per cedere il feudo a Diana Loffredo, sua sorella, la quale a sua volta lo vendeva a suo marito Antonio Gargano. Dopo il dominio feudale di quest’ultimo, il feudo di Durazzano, attraverso un altro periodo di alterne vicende, divenne nel 1749, Terra Regia ed il castello venne adibito a sede di Governatore. L’antico ed austero maniero ebbe tanti feudatari; ospitò principi, re e regine, fu dall’erario venduto a privati, i quali inconsci della sua importanza storica ed archeologica eseguirono sul monumento una sistematica deturpazione. Due incendi ed il terremoto del Volture del 1930 completarono la distruzione dell’edificio, per cui un lato fu molto danneggiato, mentre l’esterno si conserva ancora nelle sue linee originarie, richiamando sempre con la sua severa e possente mole, l’ammirazione del visitatore. Altro link suggerito: https://it.scribd.com/document/295607154/Durazzano-Il-castello (da pag. 183).



Foto: la prima è di Danilo Schiavo su Google Maps, la seconda è presa da http://web.tiscalinet.it/prolocodurazzano/storia.htm

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