GARBAGNA (AL) - Castello
Provenendo da Tortona e risalendo la Val Grue, si incontra
Garbagna, piccolo paese che conserva ritmi ed atmosfera di una civiltà
contadina evolutasi nel rispetto delle antiche tradizioni. Secondo alcune
ipotesi le origini di Garbagna risalirebbero al Basso Medioevo. Il paese, sorto
intorno al suo castello, costruito in funzione antibarbarica a difesa di
Libarna, ha seguito le sorti dettate dalle vicende dell’impero,
dell’arcivescovato di Tortona, dello stato di Milano, dei Fieschi e dei Doria.
La storia e le vicissitudini politiche che si sono susseguite nei secoli hanno
lasciato segni evidenti nelle costruzioni, nell’urbanistica, negli usi, nei
costumi e nel linguaggio del paese. Le prime notizie archivistiche su Garbagna
risalgono ad un diploma del re d'Italia, di stirpe carolingia, Ugo di Provenza, del 29 marzo 945, con il quale il re conferiva
alcune terre del comitato tortonese al conte
Elisiardo, anch'egli provenzale. La concessione patrimoniale includeva
anche la moglie di Elisiardo, Rothlinda, che era figlia di Ugo, e Rothruda, che
sebbene fosse una delle tre concubine preferire di re Ugo, doveva essere
anch'ella di antica stirpe nobile e germanica, come il nome lascia supporre. Sotto
Ugo queste zone sono funestate dalle incursioni saracene, alle quali porrà fine
la politica di re Berengario. Il
borgo venne assorbito nella sfera d'influenza di Tortona. L’imperatore Ottone II, con diploma imperiale,
conferma al vescovo di Tortona il
possesso di Garbagna. Furono proprio i potenti vescovi di Tortona a decidere di
costruire il castello di Garbagna
al fine di sorvegliare l'imbocco della val di Grue. Nel XIV secolo il castello
venne occupato da Anichino di
Baumgarten, soldato di ventura, prima al soldo del Marchese del
Monferrato che, in seguito, tradì per passare ai Visconti che, in premio, gli
concessero il possesso del castello. Anichino, nel 1375, vendette il castello a Nicolò, della potente famiglia
genovese dei Fieschi, conti
Palatini e titolari di numerose cariche pubbliche a Genova, che in questo
periodo consolidarono un grande patrimonio nell'entroterra genovese che confluì
nei Feudi Imperiali. Questi erano dei feudi di diretta nomina imperiale ma che
sostanzialmente erano nella disponibilità di importanti famiglie legate
soprattutto a Genova o al marchesato di Massa e Carrara. Nel 1385, a seguito
del matrimonio tra Isabella Fieschi e Luchino Visconti, Gian Galeazzo Visconti riuscì a recuperare e sottopporre nuovamente
il castello alla giurisdizione dei Vescovi tortonesi; in quel momento, infatti,
Tortona era nuovamente in mano viscontea. Dopo la morte del Duca di Milano, nel
1419, i Fieschi ripresero
brevemente possesso del borgo. Filippo
Maria Visconti risottopose nuovamente Garbagna all’autorità vescovile;
quando morì, con il vuoto di potere che si creò alla nascita della Repubblica
Ambrosiana, i Fieschi riottennero ancora una volta Garbagna. Nel 1448, però, il
nobile Giovanni Filippo Fieschi riconobbe
ancora la sua dipendenza feudale da Francesco Sforza, nuovo signore di Milano,
per il possesso di Garbagna. Il legame fra Milano e i Fieschi si interrupp
nuovamente nel 1470, quando il Duca
di Milano concesse l’investitura di Garbagna ad Alessio Albonese; nel 1479, il
castello ritornò ancora in possesso dei Fieschi. Fu allora che, sotto Gian Luigi "il Vecchio"
(1441-1508) si consolidò definitivamente il patrimonio appenninico della nobile
famiglia ligure. Gian Luigi inaugurò una politica anti-sforzesca e strappò a
Milano i possedimenti in Liguria. Nel 1495, Gian Luigi ottenne direttamente
dall’imperatore Massimiliano I
la definitiva conferma dei patrimoni della val di Grua, incluso il castello di
Garbagna. Ma la ruota dei Fieschi stava per girare. Il 20 dicembre 1545, Gian Luigi Fieschi concesse gli Statuti. Nel 1547, però, cercò inutilmente di congiurare contro Andrea Doria che era al governo a
Genova. Gian Luigi si era sposato con una Cybo, parente dei Malaspina
che regnavano su Massa e Carrara: l'intenzione del Fieschi era creare uno stato
che da Tigullio abbracciasse il parmense e la Lunigiana. La congiura contro i
Doria, però, che si concluse con l'assassinio del preferito di Andrea, Giannettino Doria, costò ai Fieschi la
perdita dei loro fondi. Nel 1548,
l’imperatore Carlo V, che
sosteneva la Repubblica genovese, confiscò lo stato dei Fieschi e concesse ad
Andrea Doria i feudi imperiali. Nel 1575,
l’imperatore Massimiliano II
concesse a Gian Andrea Doria una
serie di privilegi giurisdizionali, quali il poter essere giudicato solo da un
tribunale imperiale. Nel 1797,
con la discesa di Napoleone,
Garbagna entrò nella Repubblica di
Genova. Nel 1815, il
Congresso di Vienna stabilì la fine della Repubblica e l'annessione di Garbagna
al Regno di Sardegna. A dominio
del paese sorgono i resti imponenti del castello, un austero maniero medievale
a torre quadrata che, come gli altri nella valle, decadde dopo l'introduzione
della polvere da sparo. Già nel XV secolo, però, il castello portava evidenti
segni d'abbandono e rovina, come si rileva in una relazione del 1479. Esso,
infatti, appariva "in tanto debole essere che non se poteria dire pegio,
et la torre è apena mezo levata (quindi quasi diroccata), et fortificata de
fori de uno stechatello de ligno che ogni minima spingarda inimica la butterà
giuso...", mentre i deputati alla guardia "hanno un poco de pane et
niente de vino, né munitione alcuna, salvo che circa cento ferri da saetami et
loro balestre et armature". Testimone di tante pagine di storia del feudo
di Garbagna, oggi illuminato e rappresenta una bella passeggiata dal paese.
Fonti: http://www.alessandriaturismopiemonte.it/index.php?idinfo=185,
http://rete.comuni-italiani.it/wiki/Garbagna, http://www.comune.garbagna.al.it/ComSchedaTem.asp?Id=27796,
Foto: da http://www.webalice.it/pdavio.ospedale.al/mappa.htm
euna cartolina postale che, ahimè, non appartiene alla mia collezione
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