CASTELLANETA (TA) – Palazzo Baronale
In seguito alla distruzione dell'insediamento di
Minerva,
presumibilmente durante il passaggio di Alarico I, la popolazione fuggì
riparando nei centri vicini. Sulle ceneri dell'antico abitato, si sarebbe
formato intorno al 550 il centro tardo antico di
Castanea (Καστανέα in greco
bizantino). Le scorrerie dei Saraceni fecero in modo che Castanea
s'ingrandisse, dato che le sue mura fortificate ne fecero il rifugio degli
abitanti dei centri vicini. In questo periodo la città cambiò nome divenendo
prima
Castellum Unitum e poi
Castellanetum. Esiste però un'altra
versione circa le radici di Castellaneta. Secondo lo storico Giacomo Arditi,
Castanea era cosa ben diversa dall'attuale Castellaneta: Castanea era posta sul
Lato, aveva origine magno-greca ed esistette fino alla fine dell'VIII secolo
(secondo le carte topografiche di Carlo Magno). Nell'842 i Saraceni
intensificarono i loro attacchi, saccheggiarono e distrussero quasi tutti gli
insediamenti del circondario e probabilmente Castanea fu tra i centri
devastati, che, quindi, si unirono, creando una città fortificata nel punto più
difendibile: da questa unione avrebbe avuto origine il nome
Castellum Unitum,
poi trasformatosi nella forma attuale. In seguito alla conquista della città da
parte dei Normanni nel 1064, la città divenne anche diocesi. Tre anni dopo il
paese venne riconquistato dal generale greco Michele Mauricas e ritornò in mano
bizantina. Questo dominio si rivelerà effimero, dato che Castellaneta ritornerà
in mano ai Normanni. Nel 1200 Carlo I d’Angiò conquistò la cittadina che
dapprima risultò un feudo e che successivamente venne trasformata in città
Regia. Nel XIII secolo la città passò in mano agli Aragonesi, per poi ritornare
nuovamente agli Angioini. Nel 1503 i cittadini di Castellaneta, con l'aiuto di
una piccola schiera di soldati spagnoli, respinsero le truppe francesi guidate
dal duca di Nemours: tale fatto prenderà il nome di "Sacco di
Castellaneta". Grazie al coraggio dimostrato nell'occasione dai cittadini
castellanetani, Ferdinando il Cattolico attribuì al paese il titolo di
"Fidelissima Civitas". Nel 1519 gli spagnoli cedettero la città ai fiamminghi,
la città entrò in rovina e subì un lungo periodo di dominazione da parte di più
feudatari. Nel XVII secolo, infatti, Castellaneta fu acquistata per 70.000
ducati dal feudatario di Gioia e Acquaviva, il genovese Carlo de Mari, marchese
di Assigliano. L'acquisto gli procurò il titolo di Principe e il governo del
grosso feudo alla sua famiglia fino al 1806, anno dell'Alienazione del
Feudalesimo decretato dal Re di Napoli Gioacchino Murat a seguito del Decreto
Napoleonico sulla stessa materia dell'anno prima e che si estendeva su tutti i
domini francesi, praticamente quasi tutta l'Europa continentale. Il Palazzo
Baronale, sede storica del potere politico, è stato trasformato prima in
seminario poi in convento delle suore di Santa Chiara. Si affaccia a strapiombo
sulla gravina, e fu sede dei baroni che dal '500 alla fine del '700 dominarono
su Castellaneta. Non si conosce con esattezza l'epoca di fondazione del palazzo
che, probabilmente, sorge sul luogo ove era l'antico castello dei Normanni. Nel
corso dei secoli l'edificio ha subito diversi rimaneggiamenti. Nel XVI-XVII
secolo, per esempio, fu ristrutturato ed ampliato forse ad opera dei principi
Bartirotti. Un altro restauro si ebbe nell'Ottocento, dopo il 1829 anno in cui
il vescovo mons. Pietro Lepore acquistò il palazzo dai De Mari, ultimi baroni
della città, per adibirlo a Seminario diocesano, inaugurato nel 1838.
Attualmente ospita le monache clarisse ivi trasferite dopo la chiusura del
pericolante monastero di S. Chiara. L'edificio si presenta come un palazzotto
fortificato, a pianta quadrata con poderoso basamento. La facciata è
caratterizzata dal semplice portale; interessanti le finestre che si aprono sul
fianco meridionale decorate da cornici con capitelli figurati. Si accede all'interno
attraverso un breve androne a sinistra del quale è ubicata la Cappella, un
semplice ambiente rettangolare con volta a botte. Al centro dell'edificio vi è
un ampio cortile decorato da eleganti cornici marcapiano e da alcuni stemmi
delle nobili famiglie che dominarono la città. Interessanti all'interno l'ampio
salone di rappresentanza al piano nobile, con volta a padiglione sostenuta
all'imposta da archetti peduli, e gli ambienti prospicienti la gravina in cui è
possibile osservare elementi architettonici risalenti al Medioevo. La piazza
antistante, dedicata a S.Maria Immacolata, è caratterizzata dalla presenza di
palazzi con portale, sovrastato da balconi con balaustra in pietra e piccolo
cortile interno (tipologia frequentemente attestata nell’architettura civile
salentina). Di notevole interesse è la posizione del palazzo prospiciente la
gravina, dove sono riconoscibili fortificazioni e membrature architettoniche
medievali, fra le quali si distingue una ampia sala con volta a crociera
sostenuta da costoloni riuniti in sommità. Ecco un interessante video di
FotoperAria sul palazzo baronale:
https://www.youtube.com/watch?v=oxzTSdz9LJg
Fonti:
http://iltaccodibacco.it/puglia/guida/5725/,
http://www.prolococastellaneta.it/storia-cultura-territorio/chiese-e-monumenti/palazzo-baronale/,
https://it.wikipedia.org/wiki/Castellaneta#Architetture_civili,
http://castellaneta.gov.it/centro-storico
Foto: la prima è di Pietro D’Ambrosio su
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7b/Palazzo_Baronale.jpg,
la seconda è presa da
http://www.fotoperaria.it/wp-content/uploads/2013/08/castefilmfest2.jpg
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