All'epoca del suo massimo sviluppo la città romana di Ostia raggiunse i 75.000 abitanti, ma declinò con la crisi del III secolo. Ebbe una ripresa nel IV secolo come sede residenziale, mentre le attività commerciali e amministrative si erano spostate nella città di Porto. Già dal III secolo fu sede episcopale. L'acquedotto cessò di funzionare alla fine del V secolo. Nel 537, nel corso di un assedio dei Goti fu difesa dal generale bizantino Belisario. La città era tuttavia ormai decaduta e spopolata, avendo perso definitivamente il ruolo commerciale che le era proprio. La navigazione fluviale infatti era ormai impraticabile ed anche le comunicazioni via terra con Roma, attraverso la via Ostiense, erano diventate difficoltose e piene di pericoli. Rimase la porta d'accesso a Roma dal Tevere, lungo il quale risalivano pellegrini, mercanti e delegazioni giunte via mare. Nel IX secolo fu saccheggiata dai Saraceni. Papa Gregorio IV fortificò quindi il borgo sorto per dare rifugio agli operai delle saline lungo la via Ostiense, che prese il nome di Gregoriopoli (ormai comunemente identificato con l’odierno borgo di Ostia), e la città antica venne definitivamente abbandonata. Il nuovo abitato venne fornito di una cinta muraria con torri e fossato, che pochi anni dopo fu ulteriormente rafforzata da papa Niccolò I (858-867). Probabilmente nei secoli centrali del Medioevo la basilica di Sant’Aurea divenne cattedrale della diocesi ostiense, tutto ciò può spiegare il forte interesse dei vari pontefici per l’area dell’attuale borgo. Infatti, agli inizi del XIII secolo, l’abitato fu munito di una nuova cinta fortificata con torri da parte del vescovo Ugolino dei Conti di Segni, poi papa Gregorio IX (1227-1241). Nel 1253 Ostia e il monopolio delle saline passarono sotto il controllo diretto del Comune romano per opera del senatore di Roma Brancaleone degli Andalò, poiché era ormai evidente l’importanza del sito fortificato a controllo della foce del fiume e della costa. Nell’ambito delle lotte tra Papato e Impero, il borgo nel 1264 fu occupato dalle truppe filoimperiali di Riccardo Annibaldi. Durante la “cattività avignonese” (1305-1377), con il trasferimento della sede papale ad Avignone, il territorio subì invasioni, saccheggi e incendi; ogni volta, però, le fortificazioni vennero prontamente restaurate. Alla fine del XIV secolo la giurisdizione ostiense passò alle dipendenze della Camera Apostolica. In questo periodo ad Ostia era in funzione una dogana, nella quale venivano pagate le gabelle per l’entrata delle merci che arrivavano da Roma via mare, presidiata dal castellano di una più antica rocca, costruita a difesa del borgo forse all’epoca di Bonifacio IX (1389-1404). Tra il 1423 e il 1424 papa Martino V (dei Colonna) fece costruire un nuovo torrione circolare a difesa del borgo, che alcuni decenni dopo venne descritto da papa Pio II come una “turris excelsae et rotundae ad loci custodiam” in occasione del suo viaggio a Ostia nel 1463. Gli unici edifici abitabili nel borgo a quell’epoca, oltre all’episcopio, erano una taverna e la grande torre di Martino V, in origine più alta rispetto alla costruzione descritta da Pio II nel 1463, in parte distrutta poco tempo prima da un terremoto, con un crollo che causò il parziale interramento della struttura. Di questo torrione circolare rimane senz’altro la parte bassa, inglobata nel nuovo mastio della rocca tardo-quattocentesca, mentre, del precedente castello all’interno del quale la torre era inserita, non rimane più nulla. L’ascesa al soglio pontificio di Sisto IV nel 1471 diede inizio ad una politica di grande fervore edilizio. Infatti, il borgo ostiense fu oggetto di una generale ristrutturazione per opera del vescovo di allora, il cardinale francese Guglielmo d’Estouteville, i cui stemmi ancora sono presenti lungo l’attuale recinto murario di Ostia. A questo periodo si possono attribuire le due torri sui lati Nord-Est e Sud-Est delle mura, entrambe con struttura circolare che può ben collocarsi in età quattocentesca, quando la tecnica difensiva più aggiornata preferiva una difesa a 360 gradi, che evitasse i punti morti, privi di visibilità, procurati dagli spigoli delle torri quadrangolari. All’interno del borgo furono realizzati tre blocchi di case a doppia schiera, costituiti da cellule unifamiliari, paralleli uno all’altro e alla chiesa di Sant’Aurea. La minor lunghezza del blocco più meridionale comportava la creazione di uno slargo davanti all’ingresso della chiesa e alla rocca, cosa che ben si confaceva agli usi della comunità dell’epoca. Nel 1483 diventò vescovo di Ostia il cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II (1503-1513), il quale realizzò due opere di grande importanza all’interno dell’abitato: la ricostruzione della cattedrale di Sant’Aurea e la costruzione di un nuovo castello. La grande iscrizione posta sul mastio della rocca ricorda, infatti, che i lavori di costruzione – a spese di Giuliano della Rovere – cominciarono sotto il pontificato di Sisto IV (1471-1484), zio del cardinale, e furono completati con la realizzazione del fossato nel 1486 da papa Innocenzo VIII. La costruzione di questo nuovo fortilizio rispondeva agli scopi della politica dei Della Rovere, che intendevano difendere in modo più concreto il litorale laziale, con la realizzazione negli stessi anni di due importanti presidi, Ostia e Civitavecchia. Inoltre la posizione del castello ostiense, a difesa dell'ultima ansa del Tevere, era notevolmente strategica sia per il controllo dei traffici doganali lungo il corso navigabile del fiume sia per la presenza delle saline, delle quali la Curia deteneva il monopolio. Il progetto della rocca è attribuito a Baccio Pontelli, anche se non mancano i dubbi. Vasari attribuisce l'opera a Giuliano da Sangallo (per la somiglianza di questo edificio a forma triangolare con quello da lui disegnato nel “Taccuino Senese”). Altri storici fanno il nome di Francesco di Giorgio Martini per il progetto, mentre Pontelli potrebbe aver diretto i lavori. In effetti l'opera presenta numerosi elementi riferibili alle opere ed ai trattati del maestro senese, che Pontelli potrebbe aver conosciuto durante la frequentazione ad Urbino, osservando da vicino la realizzazione del Palazzo Ducale. Tuttavia la rocca presenta analogie anche con le fortificazioni progettate da Francione, maestro a Firenze di Pontelli. E’ comunque un dato di fatto che l’iscrizione sul grande portale marmoreo d’ingresso al castello riporta, sotto al committente che è nominato in caratteri più grandi, proprio il nome di Baccio Pontelli preceduto dall’appellativo “achitecto”. Per i lavori di costruzione di quello che rappresenta uno dei primi esempi di architettura militare rinascimentale il Pontelli usufruì in notevole quantità di materiale proveniente dalle rovine di Ostia Antica. La scelta di una particolare pianta, avente forma di triangolo scaleno, non fu dettata solo dalla conformazione del terreno e dall'andamento del Tevere, ma dall'esigenza di inglobare una torre preesistente, costruita sul luogo sempre a scopi difensivi per volere del pontefice Martino V (1417-1431), facendola divenire il mastio della nuova costruzione. Il complesso architettonico è caratterizzato da un sistema perimetrale di casematte (camere da sparo nelle quali è ancora ben visibile un piccolo bagno per i soldati) che collega il torrione principale ad altri due torrioni, da un rivellino e da un ampio fossato circostante. Tutti gli ingressi erano muniti di ponti levatoi e quello sul rivellino presenta ancora i solchi della saracinesca. Tra gli elementi di maggior spicco che troviamo nel castello di Ostia e che sono stati certamente ripresi dal Palazzo Ducale di Urbino troviamo il bagno papale (di forma circolare, e non quadrata come quello marchigiano, che ricorda le sale termali romane e in particolare i piccoli “calidaria” e i “laconica”) e una scala elicoidale di ottima fattura con gradini in lastre di pietra sagomate. La struttura della rocca, con cortile interno trapezoidale, unisce ai ritrovati difensivi tipici dell’epoca, forme ed elementi innovativi: le due torri circolari ed il bastione poligonale per un’ultima difesa, altri elementi che richiamano il Francesco di Giorgio Martini, che anticipano soluzioni divenute comuni nel ’500. Pochi anni dopo la sua costruzione, sotto il pontificato di Alessandro VI Borgia, durante l’occupazione del territorio italiano da parte del re di Francia Carlo VIII, il castello di Ostia fu al centro di varie operazioni militari, culminate nel 1497, quando la rocca fu assediata ed espugnata dalla fazione borgiana, alleata con la Spagna, in lotta con quella dei Della Rovere, favorevoli alla Francia. Successivamente papa Borgia commissionò importanti opere di ristrutturazione (rifacimento dei merli, parapetti, beccatelli, tetti, ecc. danneggiati dai colpi delle bombarde durante l’ultimo assedio) e di abbellimento (costruzione di logge, stanze, camini, porte con le insegne papali). Con l’ascesa al soglio pontificio, Giulio II (Giuliano della Rovere), ordinò dei lavori di ampliamento della rocca, i quali includevano la costruzione di nuovi appartamenti papali. Vennero ristrutturati così alcuni ambienti di epoca borgiana sul lato occidentale del cortile, e fu realizzato un monumentale scalone cordonato, interamente affrescato, per collegare i diversi piani. Le decorazioni, tra cui le grottesche, furono affidate a Baldassarre Peruzzi, a Cesare da Sesto e a Michele del Becca. Dalla presenza di stemmi papali di Leone X de’ Medici (1513-1521) e di Paolo III Farnese (1534-1549) conservati nell’edificio, si può concretamente ipotizzare la realizzazione di altre limitate ristrutturazioni all’interno del castello in questi periodi. Alla fine del lungo e sanguinoso conflitto tra la Francia e la Spagna per il possesso dei domini italiani, la rocca di Ostia nel 1556 subì un famoso assedio, portato dalle truppe guidate dal duca d’Alba, che qui di seguito vi racconto nel dettaglio. Nell’ottobre del 1556 il condottiero Orazio dello Sbirro fu inviato da Camillo Orsini alla difesa di Ostia con 114 fanti. Nel novembre venne assalito in Ostia dalle truppe del duca d’Alba: respinse una prima sortita condotta da Vespasiano Gonzaga. Dopo quattro giorni Orazio dello Sbirro abbandonò il centro abitato e si trasferì nella rocca. A metà mese a seguito del fuoco continuo portato per quattro giorni da sette pezzi di artiglieria (furono sparati più di 1000 colpi) il torrione occidentale incominciò a mostrare grosse crepe; il capitano rifiutò di arrendersi alla richiesta fattagli da Ascanio della Corgna. Vespasiano Gonzaga con due compagnie di fanti italiani, comandate da Francesco Frangipani della Tolfa e da Domenico Massimo (sostenuti da altre cinque compagnie) decise l’attacco generale. Lo stesso Gonzaga fu ferito alla bocca; vennero uccisi numerosi ufficiali tra i quali Leone Mazzacane e Marcello Mormile. Seguì un nuovo assalto di 300 veterani spagnoli agli ordini di Alvaro da Costa: anche questo terminò con notevoli perdite tra gli imperiali (150 morti con lo stesso Alvaro da Costa ferito mortalmente ad una coscia). Dall’ inizio alla fine dell’assedio nel complesso tra gli avversari restarono uccisi 1500 soldati. Dopo quattordici giorni Orazio dello Sbirro fu costretto ad arrendersi nelle mani di Ascanio della Corgna per la mancanza di polvere da sparo, proprio quando ormai il duca D’Alba con il suo esercito stava quasi per ritirarsi. L’esercito pontificio riuscì comunque a riorganizzarsi rapidamente e a riconquistare il castello. La struttura mantenne la propria funzione difensiva fino al 1557, quando una piena straordinaria deviò il corso del Tevere, lasciando a secco anche il fossato attorno alla cinta. Il castello, di conseguenza, perse la sua funzione e cadde in rovina. La sede della dogana pontificia fu prima spostata a Tor Boacciana (http://castelliere.blogspot.it/2011/10/il-castello-di-domenica-30-ottobre.html) e poi, dopo circa dieci anni, a Tor San Michele. Il castello di Ostia, rimasto danneggiato dopo l’ultimo assedio, nel corso del Settecento fu concesso in affitto dalla Mensa Vescovile a famiglie del luogo, ormai impaludato, per essere utilizzato come fienile, stalla e deposito. Gli inizi dell'Ottocento segnarono un punto di svolta nella storia ostiense. Il pontefice Pio VII (1800-1823) promosse e finanziò per la prima volta con fondi governativi una campagna di scavi delle rovine della Ostia romana. C’era bisogno di manodopera a basso costo che fu individuata nei circa 200 “galeotti” che dal castello di Civitavecchia furono trasferiti al castello di Ostia, che divenne presto sede di una nutrita guarnigione posta a controllo dei detenuti. Nel dominante mastio, in particolare, venne collocata la caserma delle guardie pontificie. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1878, il castello divenne sede del primo Antiquarium degli scavi di Ostia che, però duò solo 12 anni. Infatti nel 1890 i reperti furono trasferiti nella capitale presso il nascente Museo Nazionale Romano. Il castello poco prima della metà del Novecento fu oggetto di numerosi lavori di ristrutturazione, volti a riportarlo il più possibile all’aspetto rinascimentale, sotto la direzione dell’architetto Italo Gismondi. Per far risplendere l’antico castello di Giulio II, alla fine degli anni ’80, sono stati commissionati dei lavori terminati nel 1991 e nel 2003, in alcune di quelli che erano gli appartamenti papali, sono stati realizzati degli allestimenti museali. Con questo magnifico video (girato da “La mia Ostia” e le preziose spiegazioni di Piero Labbadia) potrete visitare virtualemente il castello di Giulio II, ma vi consiglio di venire a vederlo dal vivo perché merita ! https://www.youtube.com/watch?v=Tgpr0P9MCmM
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Ostia_Antica, https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_di_Ostia, http://www.prolocoroma.it/il-castello-di-giulio-ii-ad-ostia-antica/, http://condottieridiventura.it/orazio-dello-sbirro/, testo “Il castello di Giulio II ad Ostia Antica” di Simona Pannuzi e Paola Germoni (2005)
Foto: la prima è presa da http://www.ostiaantica.net/borgo.php, la seconda è una cartolina della mia collezione
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