SONCINO (CR) - Rocca Sforza
E’ probabilmente il più importante, oltre che tra i più noti, edifici fortificati della provincia di Cremona. Il suo valore storico e documentario assume infatti rilievo nazionale. Le più antiche notizie riguardanti una Rocca a Soncino risalgono al X secolo, quando venne costruita una prima cinta muraria quale riparo da opporre alla calata degli Ungari. Nel 1200 il castello venne assediato e distrutto dai Milanesi e dai Bresciani. Soncino fu oggetto di contesa tra i principali Comuni Lombardi, infatti se nel 1312 il nuovo castello fu occupato dai Cremonesi, nel 1391 i Milanesi ne fecero una testa di ponte contro i Veneziani la cui politica di espansione in terraferma avveniva ormai a danno del Ducato Milanese. Sempre per timore e per aumentare le difese nei confronti della Serenissima, le mura ed il castello vennero rinforzati intorno al 1427. La pace di Lodi del 1454 sancì definitivamente i confini tra la Repubblica di Venezia ed il Ducato di Milano, assegnando a quest'ultimo anche Soncino. Nonostante ciò, Francesco Sforza nel 1460 fece rafforzare le mura attorno al castello e la Rocca stessa, che fu oggetto di richiesta di costruzione nel 1468 da parte dei soncinesi, che espressero il loro desiderio con una lettera indirizzata al duca. Quest'ultimo preferì tuttavia erigervi solamente un nuovo torrione dalla caratteristica forma circolare. Opere significative di manutenzione furono poi intraprese dal 1471 per opera di Benedetto Ferrini e Danese Maineri, ingegneri responsabili delle fortezze di Soncino e Romanengo, che dal 1473 iniziarono anche i lavori per la costruzione della nuova Rocca, sotto la direzione di Bartolomeo Gadio. I lavori furono molto rapidi, grazie alla sua collocazione all'estremità inferiore della depressione valliva nord-sud: la prima guarnigione fece ingresso nella Rocca già sei mesi dopo l'avvio del cantiere, che fu completato nel giro di un paio d'anni dall'inizio dei lavori. Dal 1499 la Rocca passò ai veneziani ai quali rimase sino al 1509 per poi essere trasferita ai francesi e nuovamente agli Sforza. Dal 1535, il Ducato di Milano divenne territorio spagnolo. Nel 1536 l'imperatore Carlo V d'Asburgo elevò Soncino a marchesato e lo passò in feudo alla famiglia milanese degli Stampa che lo trasformarono nei secoli successivi sempre più in una dimora, con la chiusura degli spalti per ricavarne stanze (oggi utilizzate per esposizioni temporanee) e la torre di sud-est cappella privata. II marchese Ermete I vi aggiunse il rivellino (1545), rivolto però non alla campagna, ma verso il borgo, perché i suoi nemici più temuti erano i riluttanti sudditi soncinesi. Un cunicolo collegava la rocca alla chiesa di S. Maria delle Grazie. Fu sotto gli Stampa che furono chiamati valenti pittori quali Bernardino e Aurelio Gatti e Vincenzo Campi per decorare alcune sale interne del castello, oltre alla cappella che vi fu eretta. La Rocca fu danneggiata dagli spagnoli del conte Fuentes nel 1601. Nel 1707 il fortilizio con l'intera giurisdizione di Milano passarono agli austriaci. Nel 1876 Massimiliano Cesare Stampa, ultimo marchese di Soncino, morì trasmettendo il castello ridotto a rudere al comune per testamento. La donazione non entusiasmò i soncinesi, a eccezione del conte di Bardone, Francesco Galantino, cultore di storia patria e locale. L'ultimo Stampa lasciò al Comune di Soncino l'antica fortezza (1876) e l'arch. Luca Beltrami la restaurò secondo la teoria del ripristino architettonico storico, cioè sulla base della documentazione d'archivio (1886-1895). Nonostante fosse stata interamente costruita dagli Sforza, la rocca risente degli influssi viscontei: il suo impianto quadrato con torri singolari sporgenti deriva dai castelli di pianura di Pandino, Pavia ed altri. La difesa si limitò a potenziare alcuni elementi quali lo spessore dei muri, la maggiore altezza delle torri, la profondità del fossato, ecc. La Rocca Sforzesca è alta 28 metri e larga 73 metri, si articola in due strutture quadrilatere. Il Rivellino costituiva uno sbarramento fortificato, che doveva assorbire gli sforzi di sfondamento degli assalitori; due scale scoperte permettono tuttora la salita allo spalto. Oltre all'uscita verso l'abitato, il Rivellino ne ha una verso la campagna, attraverso un ponte levatoio con un massiccio ponte merlato. Il raccordo tra il Rivellino e la struttura maggiore è operato da due ponti levatoi: uno per pedoni e l'altro per cavalieri e carrozze. Superato l'androne principale, ecco il piccolo cortile cinto da massicce cortine murarie, percorse da camminamenti con spalti merlati. Subito a destra, s'apre una scaletta, la quale porta al sotterraneo della Torre del Capitano, o Torre del Castellano. Scendendo, si raggiunge dapprima il locale che ospitava una porta levatoia, la quale si abbassava sul pontile in muratura, che superava il fossato per introdurre al cunicolo che collegava la Rocca al complesso conventuale di Santa Maria delle Grazie. Uno dei locali, con un rialzo giacilio lungo una parte, fungeva da prigione. Per quanto riguarda la Torre del Capitano, una scala interna conduce dal sotterraneo all'abitazione del castellano. La torre è costituita da due locali sovrapposti. Il locale a piano cortile è dotato di un grande camino e d'una finestra. Un'apertura nel muro orientale, presso l'angolo, ospita il pozzo per l'acqua ad uso domestico. La stanza superiore, con pozzo e latrina, era collegata sia allo spalto settentrionale che a quello occidentale da porte levatoie. La " Torre del Capitano" costituiva l'estrema possibilità di resistenza e difesa, da qui gli assediati potevano raggiungere l'uscita verso Santa Maria delle Grazie. Una scaletta, che si apre nell'androne della porta verso lo spalto, guida al piano della merlatura ghibellina, ossia a coda di rondine. Le torri a base quadrata, poste agli angoli orientali, sono identiche. La stanza a piano cortile ha una finestra il soffitto a volta a lunette; due porte conducono, per ripide scalette in laterizio, l'una al sotterraneo costituito da due ordini di locali sovrapposti, l'altra al piano superiore, aperto sugli spalti, un'altra scaletta guida al piano della merlatura. Nella torre di sud-est, il vano al piano degli spalti fu adattato a Cappella. La torre a base circolare presenta un angolo rientrante che permette l'inserimento degli spalti nel baluardo. L'originalità della torre è sorta dalla necessità di adeguare a baluardo un torrione che, con altri otto, costituiva la barriera delle mura del borgo. Al piano degli spalti si apre un vano a pianta circolare a calotta sferica; attorno ad esso si snoda una scaletta che porta al piano della merlatura, ove in un pilastro cilindrico una scaletta a chiocciola conduce all'osservatorio, aperto sul tetto conico della torre. È il belfredo. Il grande fossato che circonda la rocca era diviso in tre settori: permanentemente inondato d'acqua il primo, ad occidente verso la campagna l'acqua per riempire il fossato veniva prelevata da una diramazione della Roggia Bina. La torre circolare di sud-ovest costituiva una novità, un elemento aggiornato che venne edificato però su un preesistente torrione circolare e non intenzionalmente. L'architetto Beltrami ha individuato nella torre la stanza del tesoro al piano terra anche se la leggenda soncinese in realtà parla di un vano tra il piano terra e gli spalti. Per approfondire l'argomento suggerisco i seguenti link: https://www.pianuradascoprire.com/destinations/la-rocca-di-soncino/, https://www.youtube.com/watch?v=h5F5m7Y-WF8&t=13s (video di inLOMBARDIA), https://www.youtube.com/watch?v=i-zxHjbHd7U&t=15s (video di Tripilare Video), https://www.youtube.com/watch?v=-b2fllInOwE&t=1s (video di AvvenTube), https://www.youtube.com/watch?v=Waqos1a5qEk (video de I BORGHI PIU' DELLI D'ITALIA), https://www.youtube.com/watch?v=AakvGYizCkE (video di Stefano Mauro)
Fonti: https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A060-00399/, https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_Sforzesca_(Soncino), https://www.prolocosoncino.it/rocca-di-soncino.php,
Foto: la prima è di Lancill8 su https://www.pinterest.it/pin/797840890216531173/, la seconda è presa da https://www.laprovinciacr.it/news/cronaca/384400/soncino-rivellino-riapre-il-cortiletto.html. Infine, la terza è una cartolina della mia collezione