venerdì 24 marzo 2023

Il castello di venerdì 24 marzo


REINO (BN) - Castello

Verso il Mille, si sa essere giuridicamente costituita la comunità di Reino, vista la citazione di alcuni suoi abitanti nell’atto di costituzione dello scomparso insediamento di "Fragneto Rapinella". Dai documenti storici risulta che il feudo reinese e la sua rocca sono appartenuti nel XII secolo, durante la dominazione normanna, allo stratigoto Girardus de Marchia, ricordato nelle fonti archivistiche per la sua donazione, nel 1122, a favore dell'abbazia beneventana di S. Sofia della chiesa di S. Maria «de Sipagno foris in flnibus de castello nostro Regino», possesso, quest'ultimo, che rimase per vari secoli tra i beni abbaziali. In epoca angioina il feudo fu nelle mani del «miles et familiaris Eustasio de Erdicurt». Nel 1420 la regina Giovanna II lo concesse poi a Nicola Pagano di Salerno; quindi il feudo passò a Tommaso Carafa e nel 1530 a suo nipote Tommaso II. Appartengono alla stessa famiglia gli eredi: Ferrante (1546), Carlo (1566), Eleonora (1568), Fabrizio (1576), Tiberio fino al 1592, e altri eredi sino al 1614, quando il feudo fu acquistato da Giovan Geronimo Nani di Savona, il cui figlio Giovan Battista, caduto in disgrazia, fu costretto a vendere a Nicola Maria di Somma, al cui casato il feudo rimase sino all’abolizione della feudalità. È da precisare che uno dei motivi per cui il castello si trova oggi in rovina è proprio il fatto che i di Somma lo abbandonarono al suo destino, scegliendo come dimora il bastione di Circello. Il tempo e i terremoti hanno poi fatto il resto. Il castello è ubicato su un altopiano che raggiunge una quota massima di m. 402 slm, sovrastante il borgo medievale; il maniero si erge su uno sperone roccioso naturalmente protetto da forti pendii di difficile accesso, con un dislivello di circa 20 metri rispetto alla base. Tale contesto geomorfologico ha favorito la scelta del sito per la costruzione di una fortezza a difesa e controllo del territorio sottostante dove, da un lato scorre il torrente Reinello (affluente del Tammaro) e dall’altro, a poche centinaia di metri, si dirama il tracciato del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela. La componente difensiva è fortemente rappresentata dalla imponente cortina muraria che cinge circolarmente l’intero perimetro dell’altopiano, proteggendo il complesso militare e residenziale presente all'interno. Il Castello nacque in epoca Normanna (XI-XII sec.) come molti altri castelli della zona, pur non potendosi del tutto escludere un precedente insediamento longobardo nel sito. Certamente esso esisteva nel 1122 poiché Girardus de Marchia, feudatario del tempo, ne parla come “castello nostro Regino”. Il castello nacque con funzioni militari ed era inizialmente costituito da una torre quadrangolare -adibita ad abitazione del Cavaliere feudatario- con sottostante cisterna (in cui le acque piovane venivano raccolte dalle coperture degli ambienti sovrastanti tramite tubuli di terracotta) nonché, presumibilmente, da una palizzata perimetrale successivamente diventata muro, e qualche piccola stanza di servizio. In epoca Angioina (XIII-XIV sec.) subì un primo rifacimento ed un ampliamento: la torre quadrangolare (probabilmente danneggiata dai movimenti della roccia sottostante o da un terremoto) venne sostituita da un mastio circolare tuttora esistente, solo parzialmente sovrapposto alla antica cisterna che mantenne la sua forma originale. Vennero addossate alla nuova torre alcune stanze, fu realizzato il battifredo (torretta esterna) nel quale stanziava un milite a difesa della strada di accesso in salita e due ripari "sotto roccia", con la tecnica della sagomatura degli speroni rocciosi, che probabilmente ospitavano servitori con la funzione di azionare la porta che fungeva da ponte levatoio a protezione dell’accesso al castello. Nel periodo Rinascimentale (XVI sec) con i Carafa, il castello assunse le sembianze oggi osservabili, in quanto essi realizzarono il definitivo e maggiore ampliamento dell'edificio che perse la sua funzione militare e si trasformò in residenza signorile che presentava una complessa struttura castellare, dettagliatamente descritta da Nicola Maione nel suo “Relevio” del 1630, finalizzato allo “apprezzo” (stima) del feudo in vista della vendita di esso. Fu in questa fase che venne realizzato lo scalone d’ingresso scavato nella roccia mentre venne abbandonato il precedente sentiero acciottolato che portava al Mastio, di cui sono state trovate tracce evidenti nel corso degli scavi che hanno riportato alla luce numerose stanze e il secondo muro esterno a protezione della strada di ingresso. Lungo questa strada “pennice” (in pendenza), come annotato da Maione, ancora nel 1630, si trovavano tre porte di cui la prima fornita di "funicella" per suonare un campanello nella camera del Barone, una costituita da “un ponte di tavole con maniglia per posserlo alzare nei bisogni” ed infine una “porta forte” (oggi diremmo ‘blindata’) con sovrastante saettera a sua difesa. Insomma il “forte e comodo castello” – come lo definisce Maione- era anche molto ben protetto… Esso, dopo la trasformazione operata dai Carafa, contava una quarantina di stanze di varia grandezza, aveva due cortili di cui uno scoperto parzialmente mattonato, un "gallinaro", una “grande cocina con forno focolaro” e poi una “camera per tenere robba” oltre ad una piccola Cappelletta “dove stà il quadro de San Giovanni Battista et ivi si celebra ogni giorno a devozione della baronessa” mentre la Torre era stata trasformata in carcere. Il Castello fu pesantemente danneggiato dal fortissimo terremoto del 5 Giugno 1688 e non più recuperato, al pari della antichissima chiesa di Santa Maria in Gruttis, poco distante. Entrambi i manufatti divennero fonte di approvvigionamento di pietre per la costruzione di nuove abitazioni e furono via via spogliati di ogni elemento costruttivo o di arredo che potesse essere riutilizzato. Ricoperto da terra di riporto e fitta vegetazione nel corso di oltre tre secoli, si era persa cognizione della sua maestosa grandezza e bellezza finché i recenti scavi -peraltro non ancora conclusi- promossi dal Comune di Reino con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta-Benevento, non ne hanno riportato alla luce le fattezze, restituendo ai Reinesi un elemento fortemente sentito come identitario dalla comunità e all’intera Regione un pezzo della sua storia. Altri link proposti:https://fondoambiente.it/luoghi/castello-di-reino?ldc, https://www.ntr24.tv/2020/08/29/a-reino-torna-a-splendere-il-castello-di-origine-medioevale/ (video), https://www.offtec.it/progetti/rupe-del-castello-di-reino/ (foto)

Fonti: https://www.comune.reino.bn.it/c062056/images/90x60_lato%20A.pdf, scheda di Michele Calzone su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Campania/benevento/reino.htm

Foto: la prima è presa da https://www.ottopagine.it/bn/attualita/227525/castello-medievale-di-reino-rinasce-grazie-al-restauro-foto.shtml, la seconda è presa da https://www.ntr24.tv/2020/08/29/a-reino-torna-a-splendere-il-castello-di-origine-medioevale/

giovedì 23 marzo 2023

Il castello di giovedì 23 marzo



RUVO DI PUGLIA (BA) - Castello

Fu probabilmente costruito in età normanna con pianta quadrangolare costituito da due edifici al cui centro si innalza la torre tuttora esistente. Inizialmente questa fortezza era costituita solo dalla torre, risalente al X o XI secolo, da cui era possibile controllare le quattro porte della città e le vie alle quali era collegata: a ovest era possibile controllare la via Traiana verso Canosa di Puglia, dalla trifora a nord e dalla bifora a sud si poteva tenere sotto controllo la via per Gravina e le coste del mare Adriatico, mentre dalle monofore e dalle logge ad est si poteva guardare il centro abitato. Nel XV secolo fu costruita la cannoniera e divenne roccaforte prima dei francesi e poi degli spagnoli. Dal 1510, il Castello perse la sua funzione militare e divenne residenza conteale dei Carafa. Col passare del tempo il complesso fu totalmente rivoluzionato e i due settori del Castello che si diramavano dalla torre quadrangolare, furono ristrutturati e adibiti a palazzi. Infatti, tra il 1809 e il 1811 i Carafa cedettero il giardino orientale e il Castello a Cesare Montaruli per la costruzione del Palazzo della Principessa Melodia, nipote di quest'ultimo. Dell'antica costruzione è tuttora esistente soltanto la torre e l'atrio, al quale si può avere accesso attraverso l'Arco Melodia. Qui si possono notare le scale addossate alla torre e un arco a sesto acuto che costituiva uno degli ingressi. La torre e l'arco erano inseriti in un sistema difensivo più ampio e complesso, costituito da mura e torri circolari e quadrangolari, alcune delle quali ancora esistenti: si vedano le torri aragonesi di Via Rosario e Via Fornarello e la torre quadrangolare di Via Parini. Nel XIV secolo, sotto la dominazione angioina, fu aggiunta ad ovest la torre di Pilato. Questa, di forma circolare, alta 30 metri e munita di un bastione poligonale, cedette nel 1881 dopo che venne abbattuto il suo bastione qualche anno prima. Altri link suggeriti: https://www.mondimedievali.net/Castelli/Puglia/bari/ruvo.htm, https://www.lavocedimaruggio.it/wp/fortezze-e-castelli-di-puglia-il-castello-di-ruvo-di-puglia.html, https://www.youtube.com/watch?v=tO9ZGUtq_rI&t=79s (video di News Di Feste Patronali e Tradizioni Pugliesi)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_difensivo_di_Ruvo_di_Puglia#La_cinta_muraria, http://cartapulia.it/dettaglio?id=127840, https://www.catalogo.beniculturali.it/approfondimento/elenco-degli-edifizi-monumentali-italia-del-1902/puglia-provincia-bari/castello-ruvo-puglia

Foto: la prima è di Forzaruvo94 su https://www.catalogo.beniculturali.it/approfondimento/elenco-degli-edifizi-monumentali-italia-del-1902/puglia-provincia-bari/castello-ruvo-puglia, la seconda è presa da https://www.ruvoviva.it/notizie/il-castello-di-ruvo-di-puglia-apre-eccezionalmente-le-sue-porte-ai-visitatori-1/

mercoledì 22 marzo 2023

Il castello di mercoledì 22 marzo



ASSISI (PG) - Castello di Armenzano

Il nome Armenzano deriva dal latino "armentum", che vuol dire mandria di buoi, cavalli, ... La risorsa principale del paese fu infatti, per molto tempo, l'allevamento anche perchè la sua conformazione geologica, fortemente scoscesa, si presta ai pascoli ma non all'agricoltura. La sua popolazione nel periodo medievale si componeva di circa 400 persone (40 fuochi); nel 1950 contava 550 persone, ora ridotte ad una trentina. Uno dei signorotti che nel medioevo comandava il castello era Napoleone di Umbertino dei Monaldi, figlio di Libertino, che dominava anche sui castelli di Nottiano, Rocca Paida, Villa Caberta, Villa Marforio e Serra di Valtopina. Aveva inoltre la sua residenza in Assisi, con uomini d’arme e famiglia; anzi due di questi ultimi, Benvenuto e Leonardo “serventes Nepuleonis” furono cacciati dal Comune per aver ucciso Buono di Oportolo. Tumultuoso era l’animo di Napoleone d’Armenzano; egli ospitava nel suo castello San Francesco di, cui era amico ed ammiratore, tutte le volte che il Santo si recava a predicare nella zona. Ma l’affetto per il Santo non aveva mitigato la violenza di quel temperamento. Troviamo infatti il nome del Conte in una accesa controversia con la cattedrale di San Rufino, a causa di alcuni diritti sul castello di Serra di Valtopina. Tuttavia grande era il suo prestigio: nel 1232, essendo tra i notabili, è elencato come primo tra tutti i cittadini che assistettero nella Cattedrale di Assisi alla solenne processione fatta dai rappresentanti del Comune di Todi per liberare la città di Perugia dalle obbligazioni da essa assunte verso il Pontefice. Innocenzo IV, nel 1249 ordinò ai canonici di Assisi di accogliere come scolaro Ugolino nipote del “dilecti filii nobilis viri Neapolionis de Armezzano“. Alla morte di Napoleone avvenuta il 16 Giugno 1255, la famiglia decise di vendere la Rocca Paida; venti anni dopo, nel 1271 anche il castello di Armezzano venne ceduto dietro compenso al Comune di Assisi. Conosciamo i nomi dei figli di Napoleone: Bonconte, Ugolino, Ubertino, Angeleia, Elena, rispettivamente sposati a Palmira, Bionda, Aldobrandina, Nicola di Cristiano, Ermannino di Bevagna. Dagli atti notarili risultano anche quelli dei suoi nipoti Adeleta, sposa di Guidone d’Andrea, Nopoleuccio, Dialta, Cristianuccio, Francesco e Giovanni. Dialta, ancora fanciulla, appena Chiara degli Scifi fondò l’ordine delle Monache Clarisse, entrò in convento cambiando il suo nome profano, celebrato nelle danze e nelle canzoni d’amore, in quello di suor Lucia. Nelle Riformane, in data 14 ottobre 1380, si ha ancora la discendenza di questa famiglia, trovandovi un certo “Iohannes Cecce Napulutii, costellanus castri Armenzani, comitatus Asisii”; pur non avendo più la sua dimora privata ad Armezzano, egli fu qui in veste di castellano della contrada, indicata chiaramente nel testo con il vocabolo “castri”, ossia luogo chiuso e fortificato, secondo le definizioni del tempo. Dei luoghi intorno alle dipendenze del castello si ricorda Nottiano, che diede origine al beato Giovanni il semplice, seguace di san Francesco episodio raccontato in questo sito riferito al Castello di Nottiano. Edificato lungo la strada che unisce Spello ad Assisi, Armenzano è adagiato su un colle dal quale si gode lo splendido panorama delle colline e dei monti nocerini e della verde valle del torrente Anna. Il poggio su cui Armenzano sorge, tondeggiante e ristretto, ha reso obbligatoria la costruzione delle case in due cerchi concentrici; più in alto svetta isolata l'abitazione del signorotto medievale. Le mura che cingevano il castello sono ora completamente diroccate. La porta del castello è posizionata a sud-ovest e, una volta superata, si apre una stretta via a spirale delimitata da case in pietra che guardano all’esterno verso le colline e sale fino al Cassero che emerge sull’intero abitato e ancora costituisce l’immagine più tangibile del potere feudale. L’arco della porta di fattura etrusca a tutto sesto fu costruito originariamente in pietra serena, con il passare del tempo la poca manutenzione portò, nei primi anni 50 al crollo e gli abitanti del paese ricostruirono in laterizio l’arcata esterna, mentre quella interna è stata ristrutturata in pietra serena. Altri link consigliati: http://cultura.ilsentierodiarmenzano.it/castello-armenzano-assisi/, https://www.youtube.com/watch?v=zHa_732jL-k&t=48s (video di Vania Cavicchioli in cui si vede il castello nei primi 23 secondi)

Fonti: http://www.armenzano.it/paese.asp, https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-armezzano/

Foto: entrambe prese da http://www.luoghidelsilenzio.it/umbria/02_fortezze/03_folignate-spoletino/00048/index.htm

martedì 21 marzo 2023

Il castello di martedì 21 marzo



CIGLIE' (CN) - Castello

Sul ciglione di alte rocce tra il Tanaro: questa sembra l'origine del nome Cigliè. Il borgo in origine era compreso nel contado Bredulese, sotto i franchi. Passato poi a Bonifacio del Vasto e di Savona, divenne una roccaforte del marchesato di Ceva. A fine 1200 Terre e Castello vennero venduti a Guglielmo dei Borghesi prima al Comune di Mondovì poi, per finire a metà 1400 a Giacomo della Torre, che decise di acquistare questo Comune piemontese. La storia di questo piccolo comune fu scossa da passaggi continui, tra cui quello al cardinale della Rovere; nel 1532 passò ai Pensa di Mondovì. Dopo il 1550 fu trasformato in dimora rinascimentale. Dal 1612 passò in feudo alla famiglia Capris ed attualmente è utilizzato come abitazione privata dall’ultima discendente. Nel 1631, con il trattato di Cherasco, Cigliè fu annesso da Vittorio Amedeo I nei domini di Casa Savoia. "Maestosa si presenta all’occhio la mole di questo edificio che alto si innalza sopra le umili case fra le quale convien passare per avvicinarvisi…”. Questa descrizione di un viaggiatore ottocentesco si adatta perfettamente all’imponente costruzione medioevale che domina Ciglié. La sua costruzione può essere fatta risalire nel periodo compreso tra il 950 e il 1000. Oggi, come detto, è proprietà privata e non ne è consentita la visita. Tuttavia una stradina consente di costeggiarne l’intero perimetro, ammirandone, anche se a distanza, sia l’ingresso che le torri, tra cui spicca il mastio centrale, massiccio ma nel contempo slanciato. Sulla piazza particolarmente interessanti alcune antiche abitazioni, rara testimonianza di edilizia non rurale della zona. Altri link per approfondimento: https://www.fungoceva.it/vallate_paesi/CIGLIEcast.htm, https://www.youtube.com/watch?v=ZdTJ1oMw1mE&t=4s (video di Valter Parola), https://www.youtube.com/watch?v=Lx6zV0RCh50&t=1s (video di Dragonfly Cuneo)

Fonti: https://www.welcomelangheroero.com/ciglie, https://langhe.net/sight/castello-di-ciglie/, https://www.comune.ciglie.cn.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=33012&IDCat=5070,

Foto: la prima è presa da https://www.facebook.com/photo/?fbid=479963347647345&set=a.479963334314013, la seconda è presa da https://www.fungoceva.it/vallate_paesi/CIGLIEcast.htm

lunedì 20 marzo 2023

Il castello di lunedì 20 marzo



CITTADUCALE (RI) - Castello di Calcariola

Sopra l’abitato di Grotti, sulla destra, si nota il Castello di Calcariola “l’opidolum”. Era un villaggio fortificato per difendere le popolazioni dalle scorrerie e dalle incursioni dei nemici. Alcuni video del bel borgo reatino: https://www.youtube.com/watch?v=OQi7uqfNlQU&t=199s (di Stefano Perrotta), https://www.youtube.com/watch?v=sbTgPkAZKMM (video di Antonello Massimi), https://www.youtube.com/watch?v=iA0PEFVMfxY (video con drone di Davide Falasca), https://www.youtube.com/watch?v=Ozm4C-9xUKI (video con Marco Miluzzi)

Fonte: https://www.facebook.com/profile.php?id=100064403001257&sk=about_details

Foto: la prima è presa da http://www.giobbe.org/NORCIA-CULTURA/Contenuti/Lazio/Cittaducale/Calcariola/Calcariola.html, la seconda è di Dario De Carolis su https://www.facebook.com/photo/?fbid=10216735534954736&set=gm.900270373703547

venerdì 17 marzo 2023

Il castello di venerdì 17 marzo



SARTEANO (SI) - Castello

Il Castello di Sarteano sorge su di un poderoso masso roccioso di travertino circondato da una rigogliosa vegetazione che nei secoli ha contribuito alla sua inespugnabilità e che oggi costituisce un parco naturale con i suoi lecci secolari. E' una fortezza cinta da doppia cerchia di mura con il maschio quadrato (con le mura alla base spesse addirittura sette metri) e torri rotonde ai lati. La prima traccia documentaria della Rocca risale al 1038, e sappiamo che fino al 1280 esso fu possesso dei conti Manenti e da questi ceduta al comune di Sarteano. Nel 1408, un poderoso esercito condotto da Ladislao di Durazzo, re di Napoli, nel tentativo di estendere i confini del proprio regno, si accampò in Val di Chiana nelle rocche di Ossaia e Valiano, in attesa di portare a termine l'impresa con la conquista della Repubblica di Siena e del Ducato di Firenze. Qui rimase per oltre due anni, compiendo devastazioni e razzie delle messi nelle campagne circostanti, tali da meritarsi l'epiteto di re guastagrano, rimasto a lungo nella memoria di quelle popolazioni. Nel mese di giugno 1409, le milizie di Ladislao mossero dagli accampamenti e, dopo aver occupato Cortona, assediarono il castello di Sarteano, che venne prontamente difeso dalle milizie locali impedendone l'espugnazione. Nel 1455 il Castello subì un nuovo assedio da parte dei mercenari della Compagnia di ventura condotta dal perugino Jacopo Piccinino, rivoltatosi contro il governo senese dal quale pretendeva un pagamento per liberare il territorio repubblicano dalle sue masnade. Anche in questa occasione i sarteanesi seppero sconfiggere il nemico e, per celebrare la vittoria, eressero un altare di cui ancor oggi appare traccia nel cortile interno della rocca. Da quel 29 giugno, giorno della ritirata del Piccinino, la popolazione tributò per lunghi anni una processione annuale di ringraziamento che, partendo dall'abitato sottostante il castello, risaliva fino alla porta interna. Nel 1467, il Comune di Sarteano, liberatosi delle passate difficoltà, concluse con il governo senese un contratto di accomandigia perpetua, che prevedeva la protezione diplomatica e militare da parte della Repubblica di Siena in cambio dell'ingresso a pieno titolo del Comune di Sarteano nella Repubblica stessa. L'attuale aspetto della fortificazione è dovuto ad una totale ristrutturazione ad opera dei senesi nel 1469, secondo le tecniche di costruzione messe in atto in Toscana dall'architetto Baldassarre Peruzzi. Così Sarteano ebbe la sua "cittadella" capace di resistere agli attacchi delle nuove armi (bombarde ed archibugi) portate in Toscana dall'esercito di re Alfonso di Napoli. Pare che anche il noto architetto senese Lorenzo di Pietro di Giovanni di Lando detto "Il Vecchietta" (1410-1480) contribuì al progetto, realizzando uno degli esempi costruttivi che mostra il passaggio al gusto rinascimentale fiorentino dopo i secoli dello stile gotico. Altri artisti che contribuirono alla trasformazione del cassero furono Guidoccio d'Andrea e Antonio Federighi. Il mastio centrale fu dotato di una cinta muraria intervallata da due torrioni circolari e interrotta nel punto di ingresso da un portone con ponte levatoio. Nel passato, il castello di Sarteano era dotato di un fossato che all’occorrenza veniva riempito di materiale incendiabile. Una volta appiccato il fuoco, in caso di assedio il castello era pressoché inespugnabile. Il mastio fu inoltre reso capace di ospitare stabilmente una guarnigione di soldati armati con armi da sparo; cunicoli sotterranei percorribili da soldati furono collegati con le porte di accesso dell'abitato. Il castello resistette a molti importanti assedi tra i quali quello ad opera di Cesare Borgia nel 1503 e quello dell'esercito spagnolo nel 1552, finché nel 1556 passò sotto il dominio mediceo segnando definitivamente la fine della Repubblica di Siena. Nel 1617 fu infine donato in uso perpetuo a Brandimarte Fanelli, per i servigi prestati, e tutti i suoi discendenti che lo ebbero in proprietà fino al 1997, anno in cui fu acquistato dall'amministrazione comunale e restaurato. Oggi la fortezza è stata acquistata dal comune di Sarteano per essere usufruita dalla cittadinanza. La sua struttura, massiccia e imponente, permette una visita che riporta alle suggestioni della vita delle guarnigioni che ospitava, sia percorrendo i passaggi di ronda fino ai torrioni laterali, sia salendo le ripide scale del mastio fino a giungere alla sommità da cui si gode un bel panorama. Anche il parco intorno al Castello, composto di lecci secolari, amplifica la bellezza del luogo, creando un distacco e un isolamento dal paese sottostante che rende ancora più suggestivo l'insieme e permettendo momenti di pace e di relax nell'attiguo Parco della Pace. L'interno del cassero è costituito da quattro piani e un terrazzamento finale a coronamento del mastio centrale, dal quale si può ammirare un'ampia porzione del territorio circostante. Molto interessante è la scala a chiocciola, composta da 134 gradini in travertino, che attraversa verticalmente l'edificio. Essa costituiva l'ultima via di fuga in caso di assedio poiché, partendo dall'alto, collegava direttamente l'ultimo piano del castello con il pianterreno conducendo in aperta campagna. Nel corso dell'anno, all'interno della struttura e del parco, si svolgono eventi culturali ed enogastronomici: storia, arte, tradizione, ambiente per fare del centro di Sarteano un territorio vivace ed accogliente. Altri link suggeriti per approfondimento: https://castellitoscani.com/sarteano/, https://tuttatoscana.net/itinerari-2/il-castello-di-sarteano-e-la-leggenda-della-lupa-senese/, https://www.flyworks.it/shop/sarteano-castello/ (foto aeree), https://www.youtube.com/watch?v=BvH6B-JzXuU&t=2s (video di Claudio Mortini), https://www.facebook.com/CastelloDiSarteano/videos/1112266608853427 (video), https://www.youtube.com/watch?v=usvZzeW9BCo&t=1s (video di Ali per Viaggiare)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sarteano, https://www.comune.sarteano.si.it/il-comune/strutture-comunali/castello-di-sarteano, https://www.fortezze.it/rocca_sarteano_it.html, https://www.vacanzenelmistero.com/castello-di-sarteano/

Foto: la prima è presa da https://www.quinewsvaldichiana.it/sarteano-giostra-del-saracino-cercasi-palio.htm, la seconda è una cartolina della mia collezione

giovedì 16 marzo 2023

Il castello di giovedì 16 marzo



SANT'ANDREA DI CONZA (AV) - Castello Episcopio

Le radici di Sant'Andrea di Conza affondano nel primo medioevo allorquando il Conte Gionata di Balvano, nel 1161 donò la chiesa e il territorio del casale, con tutti i suoi abitanti, alla Mensa arcivescovile di Conza, di cui Sant'Andrea divenne feudo. Il centro feudale ha seguito le vicende del territorio alternando la sua dipendenza tra antiche famiglie feudali e la Chiesa di Conza. Tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XIV secolo fu posseduto dalla famiglia Poncelly di origine francese, che costruì una fortezza (dalla peculiare forma a “C”) per difendere l'abitato. Il castello passò alla famiglia Del Balzo e nel XV secolo alla potente casata Gesualdo nel 1389, quindi alla famiglia Sinerchia che la tenne con titolo di Conte sino al 1485 anno in cui ne fu spogliata a seguito della partecipazione alla Congiura dei baroni. In seguito passò alla Regia Camera e poi nuovamente alla Mensa arcivescovile di cui ha seguito le vicende storiche e amministrative fino all'abolizione della feudalità nel 1806. Nel XVI secolo il castello divenne vescovado; restaurato nel 1980, a causa del sisma, oggi ospita gli uffici comunali ed è possibile osservare due torri cilindriche: una posta all'ingresso principale, l'altra affaccia sul panorama e sul giardino pensile, nel quale si può ammirare la fontana monumentale. Circondata da una balaustra realizzata interamente in pietra calcarea locale, essa è caratterizzata da tre cascate gradonate: la più grande, posta centralmente, è affiancata dalle due laterali, di dimensioni più piccole, e reca sulla sommità lo stemma vescovile. Altro elemento caratteristico è il portale d'ingresso in pietra, risalente al XVII secolo e sovrastato da uno stemma arcivescovile in pietra e da una lapide, recante un’incisione latina. Il centro ha rivestito un ruolo religioso e culturale di rilievo nel circondario in quanto fu scelto in seguito come luogo di residenza dagli arcivescovi conzani, per le superiori condizioni di vita rispetto alla vicina Conza, i quali vi fecero edificare l'episcopio ed il seminario. L'Episcopio, infine, dispone di una splendida vista dal giardino pensile e ospita un teatro all’aperto, sede di numerosi spettacoli che testimoniano la lunga tradizione teatrale, vanto dell'intera comunità. Altri link proposti per approfondimento: https://www.santandreadiconza.info/index.php/paese/luoghi/26-episc#nota1, https://www.irpiniaworld.it/episcopio-latmosfera-magica-di-santandrea-di-conza/, https://fondoambiente.it/luoghi/episcopio-sant-andrea-di-conza, http://www.irpinia.info/sito/towns/sandreaconza/episcopio.htm

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Andrea_di_Conza, https://it.wikipedia.org/wiki/Castelli_della_provincia_di_Avellino#Sant'Andrea_di_Conza, http://www.castellidirpinia.com/santandrea_it.html, https://sistemairpinia.provincia.avellino.it/it/luoghi/episcopio-di-santandrea-di-conza, https://www.youtube.com/watch?v=zCUqun2XFDw&t=49s (video di ITV online)

Foto: la prima è un particolare di quella di Salvatore Cassese di su https://sistemairpinia.provincia.avellino.it/it/comuni/santandrea-di-conza, la seconda è presa da https://www.santandreadiconza.info/