MOMBALDONE (AT) - Castello Del Carretto
L'abitato è costituito essenzialmente da due borghi. Il primo, di carattere
medioevale, ancora ben conservato, risalente all'epoca romana, ma il cui primo
nucleo abitativo si deve probabilmente ai Liguri Stazielli, è sorto a mezza
costa sulle pendici del bric Arbarella (673 metri) in antico denominato
Mons
Baldus; a dominio della
Via Aemilia, presso la quale sono stati
rinvenuti alcuni anni fa resti di una lapide romana recante un'iscrizione
incompleta riferita a un certo Petronio. L'altro insediamento, di più recente sviluppo urbanistico, è sorto invece
intorno alla stazione ferroviaria. Le prime notizie ufficiali del villaggio
risalgono all'anno 991, quando gli
Aleramici beneficarono il monastero
di San Quintino di Spigno con la donazione di alcune terre, fra cui gli otto
mansi di Mombaldone. Nel 1209 il giorno lunedì 6 luglio, nel mercato del Duomo
in Asti
Ottone
Del Carretto fu investito del feudo di Mombaldone che restò
possedimento dei marchesi Del Carretto di Savona per tutto il Medioevo. Fu poi
ceduto al
Comune
di Asti come possedimento degli Asinari e quindi degli
Scarampi. Nel XIV secolo il paese raggiunse il suo maggior sviluppo, allorché i
possenti bastioni a sostegno del terrapieno su cui erano edificati il castello
e il ricetto vennero fortificati da tre cinte di mura, ancora in buona parte
visibili: essi furono riprodotti, nella loro antica estensione, sul
Codex
Astensis, al documento XLI
de Montebaudono. Una
particolarità è data dalla presenza di gallerie, stanze e passaggi segreti -
oggi in gran parte abbandonati - i cui tracciati si perdono nella leggenda, ma
che all'inizio di questo secolo erano ancora percorribili; in particolare
risalgono alla fine del Trecento i cunicoli che dal castello passavano sotto il
vicino fiume Bormida in direzione dell'abitato di Spigno Monferrato e il
passaggio scavato nel tufo che, partendo dalla
Portiola (una delle
porte che chiudevano il borgo) permetteva di far abbeverare i cavalli al
torrente senza essere scorti da eventuali assedianti. I marchesi Del Carretto
di Savona, signori di Mombaldone, ottennero molti privilegi dall'imperatore
Carlo V, tra cui il titolo di Vicari Imperiali del Sacro Romano Impero, la
possibilità di conferire lauree in teologia, filosofia e medicina e di battere
moneta. Tanta gloria non fu sufficiente a impedire la rovina del castello a
seguito di un tentativo di occupazione spagnola avvenuto l'8 settembre 1637 e
sventato dalle truppe di Vittorio Amedeo di Savoia, che affrontarono il nemico
in prossimità di Bormida. Dopo un fiero combattimento "gli Spagnoli furono
costretti a fare la ritirata, lasciando in potere delle truppe savoine il
castello di questa terra, otto cannoni, carriaggi e munizioni" (G.
Casalis). La situazione dopo l'assedio precipitò a causa di una serie di
contese intestine, carestie e abusi ecclesiastici. Nel 1682 il vescovo Antonio
Gozzano si doleva pubblicamente degli abusi favoriti dal reciproco sostegno fra
parroci e feudatari locali e del fatto che i chierici portassero armi “e in
particolare pistoletti”. Nel 1706 lo stesso Vescovo denunciava: “E’ difficile
punire i chierici. La maggior pecora infetta è il parroco di Mombaldone Aleramo
Carretto, sospeso e scomunicato, che continua a celebrare”. A risistemare le
cose pensarono i Savoia, che acquisirono il feudo al termine della lunga guerra
di successione del Monferrato, sedarono le liti e determinarono per Mombaldone
l'inizio di un lungo periodo di tranquillità, interrotta solo dalla parentesi
bellica dell'invasione napoleonica. Dell'antico sistema difensivo restano la
bella porta d'ingresso al ricetto, ad arco acuto, ancora intatta nella sua
forma originale, il cosiddetto castello - che oggi è piuttosto un sontuoso
palazzo settecentesco ma che ha conservato tratti esterni delle mura originarie
- e il mozzicone della torre, posta al centro dell'antico mastio e dalla forma
quadrata tipica del sistema di torri di avvistamento sorte sulle terre dei Del
Carretto. Essa non fu diroccata dalle ingiurie del tempo, né distrutta
dagli assalti dei nemici, ma fu il marchese Aleramo Del Carretto che nel secolo
scorso donò parte delle pietre della costruzione per consentire l'ultimazione
del tratto di linea ferroviaria che collega Mombaldone a Spigno. Vecchio e
nuovo, storia e progresso si compenetrano e si fondono. I discendenti dei
Del Carretto sono ancora oggi insediati nel Castello: non dominano più sugli
abitanti, ma vegliano amorevolmente sulla conservazione del borgo e della sua
identità storico-culturale. In via Roma, infatti, tra il muraglione del Castello
e l´oscura Portiola - un antro sorretto da volte in pietra a vista che metteva
in comunicazione la strada maestra con la ripida discesa in fondo alla quale
stava, vicino al fiume, l´abbeveratoio dei cavalli pronti ad essere cavalcati
in caso di fuga precipitosa - si trova il palazzo detto la Fortezza. Il
massiccio edificio con esterni in pietra a vista, documentato già nel 1209 e a
più riprese rimaneggiato, dal 1981 è sede dell´Aldilà, un ristorante di
richiamo internazionale, dove la marchesa Gemma Del Carretto conduce i suoi
ospiti in affascinanti saloni d´atmosfera illuminista con arredamento
"giuseppino" e "teresino", quindi settecentesco. E la
storia nobiliare della famiglia è qui ingrediente irrinunciabile.
Fonti: http://www.comune.mombaldone.at.it/, http://www.mondimedievali.net/Castelli/Piemonte/asti/provincia002.htm
Foto: la prima è presa da http://www.superfu.it/luoghi/mombaldone_torre.jpg,
la seconda da http://www.comune.mombaldone.at.it/