venerdì 29 settembre 2023

Il castello di venerdì 29 settembre



ROCCALBEGNA (GR) - Rocca Aldobrandeschi in frazione Cana

Il paese sorse in epoca medievale su una collina che domina in parte la valle del torrente Trasubbie e in parte la valle dell'Albegna. Nel corso del XIII secolo venne controllato prima dagli Aldobrandeschi, che vi costruirono la rocca, e poi dalla famiglia senese dei Tolomei. Alla fine del XIV secolo il centro entrò a far parte della Repubblica di Siena. Un secolo più tardi fu approvato uno statuto autonomo per la popolazione che rimase in vigore anche dopo l'annessione al Granducato di Toscana a metà del XVI secolo. La cinta muraria fu costruita dagli Aldobrandeschi agli inizi del Duecento, epoca in cui fu costruita anche la rocca. Il sistema difensivo racchiudeva l'originario insediamento castellano situato sulla sommità del poggio. Dell'antico sistema difensivo si conservano alcune cortine murarie rivestite in pietra, che in alcuni punti risultano addossati alle pareti esterne delle abitazioni. In alcuni tratti le mura si caratterizzano per la base a scarpa più o meno pronunciata. Il sistema murario difensivo è integrato, nella parte più elevata, con il complesso della Rocca aldobrandesca, che in passato presentava un aspetto fortificato ed era denominata anche Rocca al Cane. Di essa rimangono il fortilizio, il Palazzo della Giustizia e la Casa del Gran Cane, un tempo sede del palazzo civico. Altri link suggeriti per approfondimento: https://tuttatoscana.net/itinerari-2/cana-nella-maremma-grossetana/, https://www.youtube.com/watch?v=b0PLLQ0Bxq4&t=10s (video di Federico Silenzi dove forse si vede il sto dell'antica Rocca)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_di_Cana, https://it.wikipedia.org/wiki/Cana_(Roccalbegna)

Foto: la prima è di Giuseppe de Giacometti su https://www.facebook.com/photo?fbid=853068554751850&set=pcb.853069501418422, la seconda è una cartolina del mio amico Claudio Vagaggini

giovedì 28 settembre 2023

Il castello di giovedì 28 settembre



CALCATA (VT) - Torre in località Santa Maria di Castelvecchio

Un’altura che domina il fiume Treja, affluente del Tevere, ospita sulla sommità un piccolo insediamento medievale da cartolina. Castelvecchio propone l’immagine più classica del Medioevo: una torre militare, un fossato difensivo, una chiesa, un monastero, tante abitazioni in grotta, un superbo panorama. La storia del borgo, per quel che è possibile ricostruire dalle fonti archivistiche, sarebbe iniziata già prima dell’anno Mille e durata qualche secolo. Nel Quattrocento le carte lo definiscono già ‘dirutum’ e abbandonato dai suoi abitanti. Si salvò ancora per un po’ la chiesa, custodita da eremiti e frequentata saltuariamente fino alla metà del Seicento. Poi il silenzio e l’oblio. Almeno fino alla riscoperta e alla sua recente valorizzazione. Proseguendo oltre la chiesa si traversa un fossato artificiale e si raggiungono le mura anticipate da un posto di guardia. Una scalinata sale all’interno dell’area fortificata, presidiata da una torre. Qui si percepiscono le tipiche caratteristiche dei villaggi fortificati altomedievali dell’Agro falisco. I centri sorgono su alture difese naturalmente da profonde valli fluviali e da pareti inaccessibili; sul lato più debole, quello di accesso, il sistema di difesa prevede lo scavo di un fossato, la costruzione di una cinta muraria e l’erezione di una roccaforte di vigilanza e di difesa. La torre quadrangolare, realizzata in blocchi di tufo, è un bell’esempio di struttura difensiva, con i due metri di spessore delle mura e gli undici metri di altezza; era a due piani e in alto correva un cammino di ronda ligneo che permetteva di controllare un’ampia porzione della valle del Treja. Altro link suggerito: https://www.cascatemontegelato.it/narce/santa-maria

Fonte: https://blogcamminarenellastoria.wordpress.com/2020/02/25/parco-del-treja-il-borgo-medievale-di-castelvecchio/

Foto: entrambe del mio amico (e inviato speciale del blog) Claudio Vagaggini

mercoledì 27 settembre 2023

Il castello di mercoledì 27 settembre



CASTELDELFINO (CN) - Castello

Casteldelfino fu abitato fin dall’antichità ed è noto a partire dal X secolo con il nome di “Villa Sancti Eusebii”. Appartenne al Marchesato di Saluzzo, poi fece parte degli “Escartons” del Delfinato e, dopo il 1349 con tutto lo stato delfinale, passò al regno di Francia. Casteldelfino era la capitale della Castellata (o “Ciastelado”) che comprendeva anche i territori di Pontechianale e Bellino. L’alta Valle Varaita fu da sempre terra di confine, di grande importanza militare e commerciale per il controllo delle storiche vie di collegamento con le terre d’oltralpe, in particolare, quella denominata “chemin royal” con riferimento al lungo periodo di dipendenza dal Delfinato, con cui però poteva comunicare solo nella stagione estiva a causa dell’invalicabilità del colle durante l’inverno. Il Delfino Umberto II nel 1336 fece erigere un castello sul colle che dominava il borgo. Nel 1391 una frana distrusse l’abitato risparmiando solo la Chiesa di Sant’Eusebio, tuttora esistente. Gli abitanti cercarono rifugio nella parte più elevata e così si formò l’attuale paese che prese il nome dal “Castrum Delphini”e fu coinvolto nelle aspre guerre di religione della seconda metà del Cinquecento, venne occupato dai Savoia per passare poi di nuovo alla Francia. La dominazione sabauda divenne definitiva nel 1713 in seguito al trattato di Utrecht. Si hanno precise notizie sulle caratteristiche del castello grazie al resoconto contabile redatto da Raimondo Chabert, presentato alla Camera Delfinale nel settembre del 1336 e oggi conservato presso gli Archivi dell’Isère a Grenoble. Del complesso rimane traccia dell’edificio preminente, definito “palacium”, che in origine era alto 23 metri e venne descritto così: “Al primo piano vi è una cucina con corpo di guardia ed armeria. Il secondo piano è formato da un’ unica vastissima sala-dormitorio illuminata da ben 16 finestre, quattro per lato. Al terzo piano, il solaio. Tutto attorno al castellaccio, di forma quadrata, c’è un cortile recintato da mura che poggiano su paurosi strapiombi. Un ponte levatoio pone in comunicazione il palazzo con un’altra costruzione che sorge su un piccolo sperone roccioso, è un torrione che sovrasta il castello, posto di osservazione ed estrema difesa della guarnigione.” Nella relazione è detto che il “Castrum super villam Sancti Eusebii” verra’ chiamato “ Castrum Dalphini”. Il castello venne distrutto nel 1690 dalle truppe del duca di Savoia Vittorio Amedeo II. Di esso rimangono solo ruderi: sul lato meridionale permane una finestra intagliata nella pietra, con un motivo trilobo di coronamento. Rimangono tracce anche del recinto a fianco del palazzo dove in origine si trovavano appartamenti di servizio (forno, latrina, cisterna). Attigua al castello sorgeva una torre. E' dunque una struttura complessa, munita di tutte le funzioni difensive, residenziali e di rappresentanza. Solo approfondite analisi archeologiche potranno dare ulteriori informazioni relative a questo importante monumento. Altri link suggeriti:http://www.ghironda.com/vvaraita/rubriche/castello.htm, http://www.ghironda.com/vvaraita/rubriche/rucastel.htm, https://it.wikipedia.org/wiki/Casteldelfino, https://www.youtube.com/watch?v=wQpC1_wDTXU (video di Enrico20087)

Fonti: https://archeocarta.org/casteldelfino-cn-ruderi-del-castello-e-chiesa-di-santeusebio/, https://fondoambiente.it/luoghi/castello-di-casteldelfino?ldc

Foto: la prima è di Riccardo (Ricchi60) su https://www.flickr.com/photos/ricchi60/10715688773, la seconda è presa da https://archeocarta.org/casteldelfino-cn-ruderi-del-castello-e-chiesa-di-santeusebio/

martedì 26 settembre 2023

Il castello di martedì 26 settembre


CASTELLO D'ARGILE (BO) - Torre dei Marsigli

Unico esemplare di torre colombaia (o forse originariamente di difesa) rimasto sul territorio comunale, in località Ronchi, sulla strada tra il capoluogo e la frazione. E’ poco conosciuta e citata, forse perchè si trova nei pressi di una via (dedicata ad Attilio Ferrari) attualmente di passaggio quasi esclusivamente locale. Ma si trova in quel punto probabilmente perchè, nel tempo in cui fu costruita, si trovava su un percorso stradale ben più importante (anche se tortuoso, dovuto alle più antiche presenze di “lame“, paleoalvei e “Gorghi“ di Reno) di collegamento provinciale. La torre è di probabile costruzione quattrocentesca, come altre simili presenti nel bolognese; ma, essendo stata solo superficialmente esaminata finora, non si può stabilire con certezza. E’ stata probabilmente adibita a “colombara", come usava nei secoli scorsi, ma originariamente poteva aver avuto anche funzioni di difesa e avvistamento (di nemici in arrivo o di piene del Reno, non molto distante…). E’ citata nella Carta dei Beni culturali della Provincia per le sue “eleganti decorazioni in cotto e i tre cordoli con elementi disposti a dente di sega e a T e i coppi invetriati posti agli angoli e intorno alla finestrella”. Confrontando le foto, si può notare una notevole somiglianza con la torre detta “Colombarola” che si trova a S. Giorgio di Piano. Certo è che in questo punto, nel 1597, sorgeva già una torre, separata dalla casa colonica vicina, raffigurata dal perito Alfonso Nelli in una mappa che ne attribuiva la proprietà a “messer” Cesare Savi, membro di una importante famiglia signorile di possidenti, con beni e ramificazioni famigliari in Bologna e a Cento, oltre che in Venezzano e in Argile. In quella stessa mappa, la via che costeggiava la torre e si immetteva nella via dei Ronchi, era indicata come “via erbosa” (oggi via Allamari sud). Nelle mappe del 1700, torre, casa e terre annesse, risultavano di proprietà dei Marsigli, altra importante e nota famiglia nobile bolognese, che oltre a vari “Senatori”(del Senato bolognese), ebbe tra i suoi membri lo studioso Luigi Ferdinando Marsigli, appassionato collezionista, fondatore di una Accademia scientifica e poi dell’Istituto delle Scienze, a Bologna, nel 1714, donando alla città tutta l’enorme quantità di materiali riguardanti le scienze naturali e le arti da lui raccolti in tanti anni di carriera militare e di vita in giro in varie parti del mondo, al servizio dell’Impero d’Austria. Poichè nel Campione delle strade del Dotti, nel 1774, tale edificio venne indicato come “torre dei Marsigli”, e, nel catasto Boncompagni, nel 1780, il fondo denominato “la colombara” (insieme ad altri 5) , risultava ancora di proprietà del marchese Agostino Marsigli, la denominazione rimase poi nel tempo, sia nell’uso popolare che nelle scritture dei periti, anche quando passò a proprietari diversi. Nel 1828, le proprietà dei Marsigli in Venezzano furono acquisite dai Gozzadini, che le tennero a lungo, insieme ad altre confinanti in comune di Argelato, tanto che la stradina tra i loro campi che, dalla via argilese Allamari Sudsi immette sulla Provinciale Centese (in comune di Argelato), si chiama via Gozzadina ( e non parliamo qui della storia e della rilevanza che ebbe la famiglia Gozzadini, per secoli protagonista della vita politica e sociale bolognese, dalle lotte di fazione del 1300, all’impegno del conte Giovanni studioso e archeologo tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900). La torre dei Marsigli è oggi di proprietà di un coltivatore diretto del luogo, che la usa come ripostiglio e vano accessorio della casa che sorge a lato ; uso che probabilmente è stato praticato per secoli anche dalle famiglie di coloni/mezzadri che lavoravano la terra quando era di proprietà dei “signori” bolognesi.

Fonti: https://www.comune.castello-d-argile.bo.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/torre-marsigli-54131-1-6bb0a3b681b2375dee25645f512e3d08, https://www.pianurareno.org/new/2000/01/01/la-torre-dei-marsigli-a-castello-dargile-magda-barbieri/

Foto: l'unica trovata sul web è presa da https://www.mondimedievali.net/Castelli/Emilia/bologna/argil01.jpg

Il castello di lunedì 25 settembre



SCALA COELI (CS) - Palazzo Maiorano (o Castello)

Inserita nella Decima Circoscrizione dei domini bizantini, Scala Coeli fu dotata di costruzioni atte alla difesa dagli attacchi saraceni. A questo periodo risale la costruzione dei palazzi Vizza e Maiorano (con quest'ultimo tuttora soprannominato "Castello"). Con il passaggio alla dominazione dei normanni, nel 1250 Scala Coeli e i casali Motta e San Maurello vennero aggregati alla Contea di Cariati, seguendone le vicende feudali per secoli. La creazione della Diocesi di Cariati del 1437 rappresentò un periodo particolarmente florido sotto il profilo religioso-amministrativo, con la presenza, a Scala Coeli, di ben sette chiese e un convento francescano e, intorno alla metà del secolo, di una residenza estiva per seminaristi. Tra il XV e il XVI secolo è attestata anche la presenza di una piccola chiesa basiliana, di cui però si persero completamente le tracce nei secoli successivi. Nello stesso periodo si registrò anche la presenza di un convento carmelitano, dedicato alla Santissima Trinità e aggregato al Santuario della Beata Vergine del Carmelo. Nel 1678 il borgo passò ai Coscinelli, che vi esercitarono i loro diritti feduali fino al 1754, quando passò per successione femminile ai Vitilio. Nel 1768 fu infine acquistato dai Parisano Bonanno, baroni di Scala Coeli fino al 1806, anno dell'abolizione del feudalesimo. Il Palazzo Maiorano si trova nella parte alta del paese di Scala Coeli. Viene comunemente chiamato “castello” poiché, come la maggior parte delle fortificazioni coeve, deve la sua costruzione a scopi difensivi. Il palazzo risale ad epoca remota ed ha una struttura, da alcuni creduta normanna, di cui rimangono notevoli avanzi delle mura, della torre e dei bastioni del complesso appartenuto e trasformato dai Bonanno Parisani”. Altro link suggerito: https://www.mondimedievali.net/Castelli/Calabria/cosenza/provincia002.htm#scalacoe

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Scala_Coeli, https://www.youreporter.it/scala-coeli-la-senatrice-margherita-corrado-visita-il-piccolo-borgo/

Foto: la prima è presa da https://www.pinterest.it/pin/474707616948001313/, la seconda è di Giuseppe Celsi su https://www.google.com/travel/entity/key/ChoI2evO75LPtqu4ARoNL2cvMTFndjAzN2xfYxAE?sa=X&utm_campaign=sharing&utm_medium=link&utm_source=htls&ts=CAESABoECgIaACoECgAaAA&rp=SAI&ap=MAA&ei=wKO4YcWMBIeJ2AKqoJ-oBw&ved=0CAAQ5JsGahcKEwiIupnRlMiBAxUAAAAAHQAAAAAQAw

venerdì 22 settembre 2023

Il castello di venerdì 22 settembre



VARNA (BZ) - Castel Salern

La storia di questo castello inizia con quella di un altro: il Castel Voitsberg. Esso era sede dell'omonima famiglia e sorgeva su una collina (788 m) sopra il centro abitato di Varna in una posizione strategica da cui si dominava la confluenza tra la val Pusteria e l'alta val d'Isarco. A seguito di una contesa con il vescovo Bruno di Bressanone, nel 1277 questo castello fu però distrutto e oggi non ne rimane più alcuna traccia. Però, proprio di fronte alla posizione del Castel Voitsberg, attorno al '200 fu fatto costruire sempre dal vescovo il Castel Salern. La fortezza fu sede dell'omonima circoscrizione giudiziaria fino al XVII secolo. Dopo la soppressione della circoscrizione, il castello cadde lentamente in rovina e oggi ne rimangono solo pochi resti, tra cui parti delle mura di cinta e del palazzetto e il muro settentrionale del mastio. Il rudere è ben visibile sia da Bressanone sia da Varna. Per raggiungerlo, si può salire in macchina da Varna prendendo la strada per Scaleres e percorrendo 3 tornanti. A piedi è invece possibile raggiungere le rovine attraverso un apposito sentiero: la Carl-Toldt-Weg. Alcune ricerche condotte sul complesso nel 2015 hanno fatto emergere qualche sorpresa nell’area, peraltro mai indagata a fondo. Sotto il piano terra della torre pare ci sia un’altra stanza: sono infatti stati trovati degli appoggi per travi che farebbero pensare a un soffitto, più che a un pavimento. Non solo. Nell’area più vicina alle mura, inoltre, è stato individuato un pavimento sotto 2,5 metri rispetto all’attuale piano. 
Altri link: https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/il-recupero-del-castello-di-salern-1.313181, https://www.varna.eu/it/Il_paese/Informazioni_utili/Storia

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Salern, https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/sotto-castel-salern-spunta-una-stanza-nascosta-nella-torre-1.197303,

Foto: la prima è di Wolfgang Moroder su https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Burgruine_Salern_Vahrn_S%C3%BCdansicht.jpg, la seconda è di Ulrich K su https://it.foursquare.com/v/ruine-salern/57ecf09a498e99a5099a221f?openPhotoId=5aec2ae17564f7002c9ade01

giovedì 21 settembre 2023

Il castello di giovedì 21 settembre



PERUGIA - Castello di Montelabate o Castellaccio in frazione Ramazzano

Il castello di Montelabate o Castellaccio conserva buona parte della cinta muraria; il suo interno, accessibile attraverso l’unica porta, è completamente colonizzato da alberi ad alto fusto.
Il castello, a breve distanza dall’Abbazia, nacque nell’età di mezzo come ricovero per i contadini. La sua fama è legata alla ben più famosa Abbazia di Santa Maria di Valdiponte più conosciuta con il nome di Abbazia di Montelabate. Verso la metà del XVII secolo il cardinale Filippo Monti introdusse nell’Abbazia i cistercensi quindi il castello, dove era una dipendenza laica del convento, cambiò proprietà. Nel 1860, con l’unità d’Italia, i cistercensi vennero cacciati e l’abbazia venne venduta al marchese Medici che la trasformò in villa e fattoria, cominciò il declino del castello. Se ne conserva buona parte della cinta muraria; il suo interno, accessibile attraverso l’unica porta, è completamente colonizzato da alberi ad alto fusto. Le mura del castello abbracciano una vasta area frequentata ora solo da animali selvatici. Sulla collina soprastante rimangono i ruderi di Castiglion Fidatto. In questo video di Claudio Mortini (https://www.youtube.com/watch?v=e-ng5GT64T8&t=80s) si possono vedere alcune immagini del castello. Altro link suggerito: https://www.vivoumbria.it/il-dialogo-tra-storia-e-natura-sugli-antichi-sentieri-di-montelabate/

Fonti: https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-montelabate-o-castellaccio-ramazzano/, https://turismo.comune.perugia.it/pagine/montelabate-e-i-suoi-castelli

Foto: entrambe prese da https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-montelabate-o-castellaccio-ramazzano/

mercoledì 20 settembre 2023

Il castello di mercoledì 20 settembre



ORGIANO (VI) - Castello

Si ritiene che durante l'Alto Medioevo, ma già intorno al Mille, qui sorgessero due castelli, uno su di un colle sottostante alla chiesa (nei documenti del sec. XIII costantemente chiamato castrum vetus) e l'altro sul monte (castrum novum). Le informazioni sul castrum vetus sono frammentarie ed incerte, ma sembra verosimile che si trattasse di un'opera fortificata assai antica, forse costruita addirittura dai Longobardi nell'VIIII secolo e successivamente acquisita dai vescovi di Vicenza. Questo castello fu presumibilmente coinvolto nelle lotte tra gli appena formati Comuni di Vicenza e di Padova nel XII secolo. Forse in quelle circostanze il castello fu danneggiato e decadde poi rapidamente; infatti, mentre in un atto d'investitura del 1263 sembra ancora efficiente, in un successivo atto del 1306 si deduce che ormai esistevano solo rovine. Più importante e di dimensioni notevoli doveva essere il secondo castello, posto subito al di sopra della chiesa e detto "Barugola" dal nome della famiglia che lo ebbe in affitto per oltre un secolo. Esso dovrebbe essere stato edificato nel IX o X secolo ad opera della ricca famiglia dei Pilio, di stirpe Longobarda, imparentata anche con i Carraresi e i Ferramosca. Per un certo periodo attorno al mille fu di proprietà del Vescovo di Vicenza, che già teneva quello di Brendola ed altri in zona. Era elencato nei diplomi imperiali di Ottone III del 1000, di Enrico II del 1008, di Federico I Barbarossa del 1158 e di Ottone IV del 1210; e su di esso non gravava conseguentemente la tassa del fodro. Il castello doveva essere in forte rapporto con quello di Sossano, dirimpettaio sulle propaggini delle colline terminali della Val Liona. In effetti documenti storici riportano che fu tenuto dai Celsano, famiglia infeudata nel castello di Sossano, nel XII - XIII secolo. Probabilmente il maniero venne distrutto all'inizio XIV secolo, infatti nel 1313 vi fu un assalto padovano all'area meridionale berica durante una delle numerose guerre contro i vicentini, passati sotto la signoria scaligera. La rovina, tuttavia, non deve essere stata totale se alla fine del Cinquecento Filippo Pigafetta poteva ancora scrivere che «a gli appianati monti siede Orgiano Vicariato col castello», gli ultimi resti, d'altronde, sono ancora visibili. Valutando le tracce murarie doveva essere di notevoli dimensioni, adatto ad una permanenza anche civile e ben organizzata. Durante la signoria ezzeliniana non risulta che questo castello sia stato oggetto di assalti o di danni particolari ma - come tanti altri beni in quell'epoca - passò in mani private se nel 1266, dopo la cauta del "tiranno", un certo Manfredino figlio di Trentinacio da Orgiano dovette restituire al vescovo Bartolomeo da Breganze il castrum Oriani. A quell'epoca esso era ancora efficiente, e lo era ancora nel 1306, quando il vescovo Altegrado da Lendinara concesse beni e diritti vari ai conti Loschi di Vicenza, ma trattenne per sé il castello e la casa vescovile, che quindi dovevano essere ancora agibili. Nel Trecento, durante la dominazione scaligera, Orgiano visse un periodo di sviluppo economico e sociale, diventando sede di Vicariato civile, di cui il nuovo vescovo scaligero Sperandio investì nel 1315 i Fracanzani (anch'essi giunti al seguito degli Scaligeri), e che comprendeva nella sua giurisdizione amministrativa diversi paesi del territorio oggi compreso nei comuni di Agugliaro, Asigliano, Pojana Maggiore, Campiglia dei Berici, Noventa Vicentina, San Germano dei Berici e Villa del Ferro. Ai resti del Castello di Orgiano si arriva salendo per 'via Castello' che parte nei pressi della Villa Fracanzan Piovene. Le tracce si trovano a poca distanza da un gruppo di case, contrà Castello per l'appunto, in mezzo ad un campo di proprietà privata. Da questo spettacolare posto panoramico si domina lo sbocco della Val Liona, Sossano con sullo sfondo i Colli Euganei, Orgiano e la vastissima pianura veneta nel suo lembo tra le provincie di Padova, Vicenza e Verona.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Orgiano, https://www.magicoveneto.it/Berici/Orgiano/Castello-Pilio-Orgiano.htm

Foto: la prima è presa da http://www.tuttoberici.it/conoscere/Orgiano.htm, la seconda è presa da https://www.magicoveneto.it/Berici/Orgiano/Castello-Pilio-Orgiano.htm

martedì 19 settembre 2023

Il castello di martedì 19 settembre



VOLTAGGIO (AL) - Castello

Villaggio compreso nella Marca Obertenga, passò agli eredi di Oberto, i Malaspina. Nelle guerre tra i Malaspina e Genova alla fine del XII secolo i primi dovettero rinunciare a questo feudo, che passò alla proprietà divisa tra il potere temporale dei vescovi di Tortona, i marchesi di Gavi e la Repubblica di Genova. Oggetto di contesa tra Ducato di Milano, Marchesato del Monferrato e Repubblica di Genova, cambiò più volte proprietario, finché non passò definitivamente alla Repubblica, che ne aveva cominciato a governare i territori a partire dalla fine del XII secolo. Voltaggio era infatti indispensabile alla Repubblica Genovese come punto di passaggio del tratto della antica via Postumia che superava i Gioghi Appenninici evitando i Feudi imperiali. Tale percorso viario posseduto da Genova attraversava pertanto Fiaccone (oggi Fraconalto), Voltaggio, Gavi, arrivando infine a Novi. Nel 1121 i Genovesi acquisirono dunque anche il castello, posto sulla vetta dell’altura che domina la confluenza fra il Rio Morsone, il Rio Carbonasca ed il Lemme. Secondo Caffaro, analista genovese contemporaneo ai fatti, i consoli di Genova acquistarono il castello per 400 lire, ma è anche probabile che quella da lui riportata sia una versione edulcorata dei fatti, e che Voltaggio venne conquistato militarmente. Voltaggio da allora seguì le sorti della Repubblica fino all'annessione al Regno di Sardegna (1815). Voltaggio, fino al XVI secolo, venne governato prima da “Castellani” poi da “Podestà”, affiancati da “Consoli”. I primi due venivano designati da Genova, esercitavano la giustizia ed erano responsabili della difesa del paese; i “consoli” (il primo fu Guglielmo De Volta) invece erano scelti fra le persone più eminenti del borgo e si occupavano delle decisioni di carattere locale, coadiuvati dall’assemblea dei capi famiglia, che si riuniva nella chiesa parrocchiale.
L'abitato fu saccheggiato e parzialmente distrutto nel 1625 da Carlo Emanuele III di Savoia. In epoca Napoleonica, sotto la Repubblica Ligure, venne a far parte della provincia di Novi che faceva parte della Liguria, nel 1859 con la legge Rattazzi passò alla provincia di Alessandria e quindi al Piemonte. Voltaggio conserva i ruderi del suo antico castello medievale, raggiungibile attraverso vari sentieri nel verde del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo. Oggi purtroppo sono visibili solo alcuni pezzi di mura in pietra, ma anticamente la sua funzione militare fu estremamente strategica. Altro link suggerito: https://storiediterritori.com/2022/07/05/quel-che-rimane-del-castello-di-voltaggio/

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Voltaggio_(Italia), https://atlas.landscapefor.eu/category/1200-1300/poi/17925-castello-medievale/, https://www.vivivoltaggio.it/la-storia-di-voltaggio/

Foto: la prima è di Davide Papalini su https://it.wikipedia.org/wiki/File:Voltaggio-castello.jpg, la seconda è presa da http://www.fotovallescrivia.it/vscrivia/fotografie-Busalla-Ronco_Scrivia/Altro-Ruderi-castello-Voltaggio-sec-XII-gia-dei-2016.aspx

lunedì 18 settembre 2023

Il castello di lunedì 18 settembre




SANT'ANGELO ROMANO (RM) - Castello Orsini-Cesi

Dall'alto del borgo il castello Orsini-Cesi, a pianta quadrata con torri angolari cilindriche, domina l'Agro Romano e la bassa Sabina. Dai suoi spalti merlati, lo sguardo arriva ai castelli romani, ai Monti Cornicolani, a Roma e fino al mare. Sulla cima più alta del colle di Sant'Angelo era originariamente presente una fortezza romana, forse in parte destinata a prigione. Dopo la caduta dell'Impero Romano, divenne rifugio degli abitanti delle numerose ville sparse nei dintorni. Successivamente, sui resti della fortezza, nacque la Rocca, già nell'XI secolo circondata da una cinta muraria. Questa appartenne ai Capocci e dal 1379 agli Orsini (famiglia in perenne lotta con i Colonna, i Savelli di Palombara e gli Odescalchi) che ne fecero un castello fortificato. Nel 1594 il feudo di Sant'Angelo Romano venne acquistato dai Cesi sotto la cui signoria conobbe il periodo di massimo splendore e il castello cambiò la propria funzione da costruzione militare a dimora nobiliare. Nel 1612 Papa Paolo V ne fece un Principato con a capo il Principe Federico Cesi. Quest'ultimo ideò, insieme a tre suoi amici Francesco Stelluti, Anastasio De Filiis e Johannes van Heeck, l’Accademia dei Lincei, oggi una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa. Nel 1678 il Castello, comunità compresa, venne ceduto ai Borghese. Nel XIX secolo l'edificio sopportò l'occupazione garibaldina per l'unità d'Italia e successivamente, durante la seconda guerra mondiale, delle truppe germaniche. Dopo un lungo periodo di declino l'Amministrazione comunale acquistò il castello nel 1989 ed iniziò nel 1993 importanti lavori di restauro. Il castello Orsini-Cesi accoglie il museo preistorico e protostorico del Territorio Tiberino-Cornicolano. Oggi è anche palazzo comunale, delegato alla celebrazione di matrimoni di rito civile nella sala Cesi o sugli spalti panoramici. Altri link suggeriti: https://www.tibursuperbum.it/ita/escursioni/santangelo/CastelloOrsiniCesi.htm, http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio.php?id=96719, https://www.youtube.com/watch?v=AgV8DHJDYN4 (video di Erfan Rashid), https://www.youtube.com/watch?v=l0F-u9PXYI8 (video di eradacquario), https://www.mondimedievali.net/Castelli/Lazio/roma/provincia003.htm#santangrom, https://www.youtube.com/watch?v=7OVFRExmoFE (video di Alessandro Sabucci)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sant%27Angelo_Romano, http://beni-culturali.provincia.roma.it/content/il-comune-della-settimana-s-angelo-romano, https://www.castellocesi.com/il-castello/

Foto: la prima è presa da https://www.facebook.com/castellocesi/, la seconda è una cartolina della mia collezione. Infine, la terza è una mia foto scattata questa estate.

venerdì 15 settembre 2023

Il castello di venerdì 15 settembre


ROCCHETTA E CROCE (CE) - Castello di Rocchetta

Venne edificato tra l'VIII e il IX secolo per proteggere dai Saraceni i contadini di Giano e gli abitanti delle fattorie della valle di Assano. Conquistato dai Saraceni, venne utilizzato sia come avamposto sia per custodire le schiave da vendere poi agli arabi. Successivamente divenne feudo dei vescovi di Calvi, i quali lo riconvertirono in una sorta di eremo, diventando luogo di preghiera. Successivamente fu feudo di diverse illustri famiglie, come gli Stendardo, i Marzano di Sessa e i Carafa. Posizionato a strapiombo su tre lati e il quarto a ridosso di un'erta, aveva l'architettura tipica di altri castelli costruiti nel suo stesso periodo in zona, ossia un recinto fortificato, una torre nei pressi della porta di accesso e un magazzino: Ne restano tracce di mura e del portale d'ingresso.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rocchetta, https://www.comune.rocchettaecroce.ce.it/index.php?action=index&p=268, https://www.italiapedia.it/bacheca.php?vd=geoloc&istat=061072&comune=Rocchetta%20e%20Croce&prov=&sigla=CE&NomeReg=Campania&NReg=15,

Foto: è presa da https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1500210932#lg=1&slide=0

giovedì 14 settembre 2023

Il castello di giovedì 14 settembre



CORTANZE (AT) - Castello

Il castello rappresenta un tipico esempio di architettura piemontese del tardo Medioevo, con la pianta trapezoidale e dotato di una grande torre merlata e due torrette pensili. Le sue origini risalgono al X secolo, quando era ancora "Curtis Anseris", un borgo abitato derivato da un possedimento fondiario di origine longobardo-franca. Nel corso del tempo l’edificio ha subito diversi passaggi di proprietà: dal vescovo di Asti ai Roero, che ne mantennero il possesso fino alla fine dell´Ottocento. Pur essendo omogeneo l'edificio era diviso in due parti: l'ala signorile predominante e con una corte non accessibile dalle altre destinate ai magazzini, scuderie e le ale degli altri alloggi. Notevole il salone con volte a crociera, con eleganti chiavi in arenaria dalle figure simboliche. Delle due torri originarie rimane quella a sud, alta 22 metri e costituita da tre locali sovrapposti e sormontata da sette merli 'ghibellini' a coda di rondine. La prima di queste stanze è adattata a cappella privata; la seconda ha forma esagonale con volta a spicchi. All'ultimo piano è la stanza detta "la prigione". La tradizione vuole che in questo torrione sia nato Emanuele Tesauro, insigne letterato e storico sabaudo. Il castello venne fatto restaurare ed ampliare nel 1703 dal marchese Ercole Tommaso. Venduto dalla famiglia Roero alla fine dell'800, ebbe diversi proprietari fino a quelli attuali, che, avutolo in uno stato di totale abbandono, lo hanno restaurato e riaperto. Oggi è una rinomata struttura ricettiva: https://www.castellodicortanze.com/. L'intero complesso è circondato da un parco, cui si accede attraverso una rampa ed un cancello in stile barocco; oltrepassato il giardino, dominato dal torrione, si sale sui bastioni che si affacciano da un lato sulle colline e dall’altro sul cortile interno. Al castello è legata una leggenda che ha come protagonista il fantasma di Viola Galante Roero, figlia del marchese Ercole, che fu viceré di Sardegna durante la dominazione dei Savoia. La fanciulla vissuta nel Settecento scomparve in una delle torri del castello dopo la tragica fine della sua storia d’amore con un giovane prete, parroco di una delle chiese del paese; essa si aggirerebbe nel maniero con una veste chiara ed i folti lunghi capelli. Varie sono le versioni su questa storia d’amore fatto sta che anche del giovane prete non si seppe più nulla, rimane solo all’interno della chiesa una porticina murata. Altri link suggeriti: https://www.comune.cortanze.at.it/Home/Guida-al-paese?IDDettaglio=29322, https://www.lastampa.it/asti/2017/06/25/news/a-cortanze-e-rinato-il-castello-dei-roero-1.34589724/

Fonti: https://www.comune.cortanze.at.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=29317&IDCat=4473, https://www.histouring.com/strutture/castello-di-cortanze/, https://www.restauroeconservazione.info/il-borgo-rurale-con-castello-di-cortanze/

Foto: la prima è presa da https://www.piemontetopnews.it/fantasmi-monferrini-la-leggenda-della-giovane-castellana-innamorata-del-parroco-di-cortanze/, la seconda è presa da https://www.restauroeconservazione.info/il-borgo-rurale-con-castello-di-cortanze/

mercoledì 13 settembre 2023

Il castello di mercoledì 13 settembre


MILANO - Castello Visconteo di Macconago

Pochi sanno che a Milano, oltre al noto Castello Sforzesco, esiste anche un secondo castello visconteo, più piccolo ma anche più antico. E' un edificio difensivo di origine medievale situato nel Municipio 5 presso l'antico Borgo di Macconago, nei pressi della Fondazione Prada, all'interno dell'Oasi Mirasole. La storia del castello di Macconago risale agli anni '30 del Trecento quando venne eretta in loco per la prima volta una struttura difensiva di pianta quadrata, completata negli anni '40 del medesimo secolo con la costruzione di una serie di torri di avvistamento. La struttura venne affidata in castellania alla famiglia Pusterla (di cui ancora oggi si possono ammirare gli stemmi posti presso i due ingressi principali sul fronte e sul retro), la quale però cadde in disgrazia presso i Visconti, i quali requisirono definitivamente il castello, affidandolo in seguito alla famiglia Vimercati, passando poi alla famiglia Calchi, ai Marliani, ai Ferrario, ai Tarlaini, ai Greppi ed ai Gavana, attuali proprietari della struttura. Il castello è organizzato in tutto su tre piani, di cui l'unico originario del Trecento è posto nel seminterrato, essendo quello meno alterato dagli interventi successivi. La costruzione, con la tipica pianta quadrata, è caratterizzata da camminamenti e, sul lato minore ad ovest, dalle torri quadrangolari concluse da merlature a coda di rondine. Le facciate sui lati maggiori presentano aperture arcuate di varie dimensioni e si concludono anch'esse con merlature a coda di rondine. All'interno, sotto l'androne con copertura a cassettoni lignei, si conservano tracce di graffiti rinascimentali. Si notino le scuderie al pian terreno, con volte a crociera e a botte. Risalta un bel portale quattrocentesco. Di fronte al castello si trova anche una chiesa risalente al XVIII secolo. Purtroppo il castello non è sempre aperto al pubblico ed è accessibile solo in occasione di cerimonie e ricevimenti, ma almeno da decenni non è più in stato di abbandono, anzi, è stato restaurato e oggi è ancora in uso. Ecco un video (di Smoppy's Adventures) che mostra il complesso prima dei lavori di restauro: https://www.youtube.com/watch?v=tQ-tIAL5xvQ

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Macconago, https://www.icastelli.it/it/lombardia/milano/milano/castello-di-macconago, https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00074/, https://manoxmano.it/milano/castello-antico-milano/, https://www.milanocittastato.it/milano/quartieri-di-milano/municipio-5/macconago-il-primo-castello-di-milano/

Foto: la prima è presa da https://blog.urbanfile.org/2021/05/10/milano-macconago-il-borgo-e-la-citta-in-abbandono/, la seconda è presa da https://blog.urbanfile.org/2021/05/10/milano-macconago-il-borgo-e-la-citta-in-abbandono/

martedì 12 settembre 2023

Il castello di martedì 12 settembre



AREZZO - Castello di Vitiano

Vitiano è una frazione del comune di Arezzo, situata in Valdichiana fra le colline e la pianura. Nel medioevo vi sorsero due castelli (di Vitiano nell'attuale località La Torre e Monticello, sulla cima dell'omonima collina, di cui rimangono alcune tracce) che appartennero ai Marchesi del Monte Santa Maria e successivamente ai Tarlati da Pietramala. Qui dal VI secolo d.C. fino al XVII secolo, sorgeva anche la Pieve di San Pietro a Potentoro, di cui si notano alcuni resti architettonici e certe iscrizioni in un casolare, oggi adibito a locanda ristorante. La contrada La Torre, a 440 metri di altezza, si raggiunge svoltando a sinistra dopo la chiesa di San Martino lungo la Sr71. Si sale quindi in direzione Fondaccio e Vitiano Vecchio per poco più di due chilometri. Le ultime centinaia di metri è preferibile farle a piedi, sia per la strada disconnessa, sia per la bellezza della natura e del panorama che sono propedeutici alla visita ai resti dell’antico fortilizio. Sorto tra la fine del X secolo e l’XI secolo e citato per la prima volta nel 1098 nell’ambito di un testamento, il castello faceva parte dei vasti possedimenti dei Marchiones tenuti tramite i loro vassalli, che qui presero il nome Da Vitiano e successivamente divennero i proprietari effettivi. Nel giugno 1153 le milizie aretine assediarono il maniero, obbligando i padroni a firmare il passaggio di proprietà al Comune e alla Pieve di Arezzo. L’atto fu firmato il 28 giugno di quell’anno. In cambio della cessione, gli antichi possessori riottennero il fortilizio e la sua corte in feudo, ma dovevano rispettare i patti di sottomissione e fedeltà. In seguito i Da Vitiano si trasferirono o furono costretti a spostarsi in città, nel quartiere di Porta Sant’Andrea. Da alcuni rami della famiglia nacquero i Perini, i Marcelli e i Dragomanni. I Perini dettero il nome anche a uno dei “canti” più caratteristici di Arezzo, quello all’altezza della casa natale di Giorgio Vasari dell’odierna via Mazzini. Secondo Ubaldo Pasqui gli “Annales Arretinorum Maiores” – fondamentali fonti per ricostruire la storia di Arezzo – vennero redatti da Ser Francesco, figlio di Ser Astoldo di Baldinuccio Da Vitiano, uno dei più famosi notai aretini di inizio Trecento. Fu in questo periodo che forse il castello entrò a far parte delle proprietà dei Tarlati da Pietramala, che ne rimasero titolari fino alla definitiva caduta di Arezzo sotto Firenze del 1384. Come spiega Santino Gallorini, a cui si devono tante preziose ricerche e informazioni sulla storia del luogo, il complesso fortificato passò poi agli Albergotti, che rimaneggiarono il maniero realizzando entro la prima metà del Quattrocento la possente casa-torre in compartecipazione con gli eredi del banchiere Presentino di Mariotto. Dal Catasto del 1427 si sa che all’interno dal perimetro murario di circa 230 metri c’erano 27 case e 165 abitanti. Più della metà si erano trasferiti dentro le mura da Vitiano e Ottavo per paura della guerra fra Milano e Firenze che imperversava anche nel territorio aretino. Ancora nel 1493 la torre era degli Albergotti, in comproprietà con Cristofano di Francesco da Casoli. Il castello di Vitiano è citato nella celebre “Mappa della Valdichiana” disegnata da Leonardo Da Vinci intorno al 1503, oggi custodita nella Royal Collection del Castello di Windsor, in Inghilterra. Fu forse intorno alla metà di quel secolo che la torre venne acquistata dai Serristori, importante famiglia fiorentina. Nel 1554, in seguito alla battaglia di Scannagallo del 2 agosto nei pressi di Marciano, che vide la coalizione ispano-fiorentina sconfiggere quella franco-senese, alcuni soldati francesi sbandati saccheggiarono e incendiarono il fortilizio, che in seguito fu risistemato da Piero Serristori. Nella vicina Ottavo i Serristori acquistarono nel 1633, dai Gualtieri di Arezzo, un edificio per trasformarlo nella celebre fattoria. Intorno al 1640 l’antico maniero iniziò a essere citato anche come La Torre e nell’Estimo del 1672 era intestato a Francesco Serristori. Fu probabilmente in questi anni che vennero ristrutturati il palazzo di rappresentanza e le altre abitazioni da destinare ai contadini, mentre le case più fatiscenti e le mura castellane ancora in piedi vennero abbattute. Uno dei figli di Francesco, Cosimo, nato intorno al 1646, trasformò l’ex fortilizio nella residenza prediletta. La condotta di vita sregolata e stravagante di Serristori fece sorgere varie leggende, come i trabocchetti costruiti dentro l’abitazione per far sparire ospiti indesiderati o la pratica dello “jus primae noctis” nei confronti delle giovani contadine che lavoravano le sue terre. Si sa che amava svolgere mestieri manuali come quelli del fabbro e del muratore, e che in vecchiaia una crisi mistica lo portò a stretto contatto con i Padri Filippini, che erano insediati a Castiglion Fiorentino, e a prendere i voti. Fu a loro che l’8 settembre 1713, nelle vesti di erede unico dei beni di famiglia, donò tutti gli averi tramite testamento firmandosi come chierico. Quando il 6 maggio dell’anno seguente passo a miglior vita a Firenze, dove era tornato a vivere, la congregazione si ritrovò tra le mani una ricchezza enorme stimata in circa 500.000 scudi e 500 ettari di terreno, come ricorda Giuseppe Alpini che al personaggio dedicò nel 2011 il volume “Cosimo Serristori. Un uomo, un patrimonio. Secoli di cultura a Castiglion Fiorentino”. (Edizioni Effigi). Tra i frutti più famosi di quell’eredità a lungo contesa – di cui usufruì anche il vescovo di Arezzo Benedetto Falconcini – ci furono le somme utili per la canonizzazione di Papa Beato Gregorio X nel duomo, la costruzione di una chiesa più grande per i Padri Filippini a Castiglion Fiorentino inaugurata nel 1725 e soprattutto la fondazione del Collegio di San Filippo Neri, aperto nell’autunno 1744, che dall’ottobre 1876 divenne Collegio Serristori e fino al 1973 offrì un’opportunità di istruzione di primo livello a studenti di tutta Italia. La torre quadrangolare malridotta oggi si presenta su tre piani. Lo storico ottocentesco Giuseppe Ghizzi conferma l’abbattimento di un quarto livello per questioni di sicurezza. All’interno del piano terra c’era un pozzo chiuso nella seconda metà del XIX secolo, che una leggenda popolare vuole munito di coltelli appuntiti sul fondo. Al primo piano si accede tramite una rampa esterna che porta al bel portale con arco a tutto sesto in pietre sbozzate, che in passato era sormontato dallo stemma dei Serristori. Dagli anni Sessanta agli anni Novanta del secolo scorso l’ex complesso fortificato fu abitato dalla famiglia del colono Santi Caselli, soprannominato “Curillo”, personaggio ricordato con affetto dai vitianesi e definito a pieno titolo l’ultimo signore del castello. Sul lato occidentale si trovava la cappella della Santissima Annunziata, con campanile a vela in mattoni, quasi del tutto crollata negli ultimi anni. È documentata a partire dal 1634 e all’interno si notano ancora le tracce di due altari. Nessuna impronta invece della chiesa di Sant’Angelo, che nel medioevo era documentata all’interno delle mura castellane. L’edificio di fronte alla torre fu infine realizzato nel 1786 per i contadini, utilizzando i materiali dell’ex maniero smantellato. Ancora oggi il luogo è di proprietà dell’Ente Serristori, diventato ASP (Azienda di servizi alla persona). In questo video (di Rigutino) si può vedere qualche immagine aerea del castello: https://www.youtube.com/watch?v=chhlpNU073Y&list=PL8bfe3HH0dk8UqOt8XfvIVLxXvoRTnnP8&t=35s

Vi è poi "il Monticello", ossia la minuscola collina post a sud ovest di Vitiano che sovrasta isolata l'abitato. La sua cima divenne per secoli sede di un castello medievale, nato su preesistenze etrusche e romane sul finire primo Millennio. Cinto da mura, il fortilizio aveva una porta ad est ed una a sud-ovest ed era circondato da un fossato. All'interno vi erano diverse case addossate alla cinta, altre case in nuclei centrali, un palazzo e una chiesa dedicata a Sant'Angelo. Un'altra chiesa, dedicata a San Tommaso, probabilmente era al di fuori della cinta muraria. Il castello, incendiato nell'agosto del 1335, andò in rovina e nel XV secolo era già coperto da scopeti e ginestreti (video di Marco Frappi dall'alto su https://www.facebook.com/watch/?v=279618586938798).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Vitiano, articolo di Marco Botti su https://www.arezzonotizie.it/blog/arezzo-da-amare/castello-vitiano-torre.html

Foto: sono tutte del mio amico (e inviato speciale del blog) Claudio Vagaggini

venerdì 8 settembre 2023

Il castello di venerdì 8 settembre



SANT'AGATA FELTRIA (RN) - Petrella Guidi

Petrella Guidi (578 m slm) si trova nell’acclivio sinistro del fiume Marecchia, quasi di fronte a Pennabilli e a circa sei chilometri dal Capoluogo di S. Agata Feltria. E’ uno dei luoghi più belli della Valmarecchia e conserva intatti i lineamenti e le architetture medioevali. L’arco a tutto sesto, in pietra bianca, rappresenta la porta d’ingresso al paese ed è sormontato da tre stemmi degli antichi dominatori del castello: Santa Sede, Malatesta e Conti Oliva. Il Borgo è caratterizzato da case altissime in pietra bianca antica, unite fra loro in una serie irregolare. Le circondano vicoli stretti in ciottolato, con accanto caratteristici forni. Dall’alto si può ammirare il girone delle case a schiera che salgono a cerchio e si può godere di un panorama di rara bellezza. Della poderosa rocca che prevedeva ben due distinte mura difensive, oggi rimane la torre senza copertura, risalente al XI/XII secolo e recentemente restaurata. Sono altresì visibili la cisterna e tratti delle mura di cinta. Il castello apparteneva nel 1125 a Pietro vescovo del Montefeltro e la famiglia dei Tiberti ne era tenutaria. Nell'anno 1257 le vedette di Guido Tiberti, signore della Petrella, videro passare nella valle il fastoso corteo del conte di Savoia che si recava in pellegrinaggio: in un attimo fu rapinato di tutti i suoi beni. Le cronache di quel tempo raccontano con disapprovazione quell'azione ladresca, contraria ai principi dell'onore e della cavalleria. Nonostante questa azione ladresca Guido diventò poi castellano di San Leo. Nel 1355 Nino figlio di Guido andò a Gubbio dove si lamentò con Legato pontificio di essere stato spogliato dei propri beni. Un'ultima notizia di Nino è del 1363 anno in cui subì un processo dal Cardinale Albornoz. Troviamo poi nel 1362 che Petrella era degli Oliva di Pignano; nel 1460 sempre degli Oliva (ma di Piandimeleto). Finchè durante la Repubblica Cisalpina nel 1797 e nel 1799-1800 venne aggregata a Talamello, però malvolentieri; se tardò nel pagare la tassa di Piazzarato. Ritornò a Sant'Agata definitivamente nella riforma dei governi del 1817. Ai piedi della Torre c'è un omaggio del poeta Tonino Guerra a Federico Fellini e Giulietta Masina. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=4O2oYj2cWXE (video di alisei.net), https://www.prog-res.it/studies/tesi-di-laurea/il-castello-di-petrella-guidi-le-mura-il-mastio-la-chiesa/, https://www.youtube.com/watch?v=vAMREgQ5UJI (video di Nove Rocche)

Fonti: https://www.prolocosantagatafeltria.com/petrella-guidi/, scheda di Renzo Bassetti su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Emilia/rimini/petrella.htm, https://riviera.rimini.it/it/arte-cultura/borghi/6054-castello_e_borgo_di_petrella_guidi, https://codega.xoom.it/2004-MARCHE%20&%20ROMAGNA/Appoggio/02G/Petrella.html

Foto: la prima è presa da https://www.appenninoromagnolo.it/borghi/petrella_guidi.asp, la seconda è presa da https://www.rivieradibellezza.it/emilia-romagna/borghi-e-castelli/petrella-guidi/

giovedì 7 settembre 2023

Il castello di giovedì 7 settembre


ROCCHETTA SANT'ANTONIO (FG) - Castello di Sant'Antimo

Secondo alcuni, sarebbero stati i Bizantini ad erigere in cima alla collina, a 630 metri s.l.m., una Rocca difensiva, nell'ambito di un vasto disegno difensivo realizzato tra il X e l'XI secolo. Per la precisione, Giovanni Gentile, che scrisse la "Cronistoria di Rocchetta", fa riferimento al 984. Altri, invece, attribuiscono la costruzione della Rocca ai Normanni, che l'avrebbero realizzata successivamente, nel 1050 (Cuozzo) o nel 1083 (altri studiosi). La Rocca, situata nella parte alta del paese denominata "Cittadella", presentava una forma quadrata ed era delimitata da quattro torri, di cui una sola è ancora visibile. Ovviamente, la struttura era protetta da una cortina muraria, di cui sono rimasti dei ruderi. Il portale d'ingresso era rivolto ad Est. Sembra che due torri fossero collocate dove adesso insistono la Torre Civica o dell'Orologio e la Torre ogivale del castello d'Aquino (https://castelliere.blogspot.com/2012/04/il-castello-di-giovedi-19-aprile.html). Inizialmente, la Rocca si chiamò "Oppidum Rocca", poi prese il nome di "Sant'Antimo in Rocca", ed, infine, di "Rocca o Castello di Sant'Antimo" nell'XI secolo, quando iniziò a formarsi l'insediamento urbano (che però secondo altri si sarebbe sviluppato sin dal VI secolo, al tempo delle lotte Bizantino-Longobarde, o ancora prima, se è vera la tradizione relativa al Santo eremita Antonio). Intorno alla Rocca o Castello di Sant'Antimo si formò il feudo di Rocchetta, di cui si conosce il nome del primo Signore, Roberto del Torpo, che esercitò i diritti feudali dal 1081 al 1120. Il tremendo sisma del 1456 rase al suolo buona parte di Rocchetta, unitamente alla Rocca o Castel S. Antimo. Altri link suggeriti:https://www.visitmontidauni.it/it/pd/ruderi-di-castel-santantimo-di-rocchetta-santantonio, https://www.mondimedievali.net/Castelli/Puglia/foggia/rocchetta2.htm

Fonte: http://www.irpinia.info/sito/towns/rocchetta/roccasantimo.htm

Foto: entrambe della mia amica, e inviata speciale del blog, Romina Berretti

mercoledì 6 settembre 2023

Il castello di mercoledì 6 settembre



BARI - Castello di Ceglie del Campo

Ceglie del Campo è un quartiere di Bari, appartenente dal 2014 al IV municipio (ex IV circoscrizione). 
Fu un comune autonomo fino al 1928. Poco o nulla è dato sapere del castello di Ceglie del Campo. La sua datazione storica risale intorno al 1060 sviluppandosi lungo gli anni della storia con testimonianze normanne, angioine e aragonesi. Le sue fondamenta tuttavia risalgono ad un’epoca ancora più remota, cioè l’età imperiale del municipium di Caelia. L’opus reticulatum del secondo periodo di realizzazione ne conferma tale epoca. Gli ambienti con opus sono due: il primo alla base romana della torre normanna che poggia sulla struttura reticolata già citata il secondo ambiente è un unicum: descriverlo non renderebbe l'idea basti dire che è al di sotto del giardino pensile. Gli ingressi al castello sono più di uno poiché da ognuno di essi si entrava in una determinata ala della struttura feudale: l'ingresso principale di Piazza Castello con accesso a due torri, quello delle cucine, quello del forno, quello del giardino pensile, l'ingresso alla torre di guardia e l'ingresso alle scuderie, trasformato in frantoio nel `700 per abusi feudali. L'imponente torre normanna è alta quasi trentacinque metri e ha quattro finestre di controllo:
- sul passaggio dell'antica storica via Minucia strada interna menzionata da Strabone parallela alla Traiana e Appia che collegava Benevento a Egnatia che passa lungo via Vaglio si dirigeva al paese limitrofo di Capurso (ricordo di potestà feudali sono due blasoni incastonati nelle mura ovest)
- sulla «A Varis per compendium Tarentum» strada che collegava Bari a Taranto.

Nel 1156, unitamente all’abitato, accolse i cittadini di Bari che fuggivano dalla città rasa al suolo dal re normanno Guglielmo I il Malo; verso la metà del Trecento probabilmente svolse funzioni di rifugio per bande di predoni, allo stesso modo del vicino castello di Carbonara. Successivamente la struttura fortificata fu inglobata in strutture che con il tempo ne fecero perdere le primitive fattezze. Altri link di approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Ceglie_del_Campo, https://www.facebook.com/watch/?v=1654781667873691 (video di Kailìa peuceta), https://sketchfab.com/3d-models/castello-di-ceglie-del-campo-bari-3431dc4116414ccc9ea4ea180b701763 (modello in 3D)

Fonti: testo di Luigi Bressan su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Puglia/bari/ceglie.htm, https://cultura.gov.it/luogo/castello-di-ceglie-del-campo, https://interregaismart.regione.puglia.it/-/castello-di-ceglie-del-campo-kail%C3%ACa-castelli-1

Foto: la prima è presa da https://www.barinedita.it/gallery/i-tesori-archeologici-di-ceglie-del-campo_f1095, la seconda è presa da https://sketchfab.com/3d-models/castello-di-ceglie-del-campo-bari-3431dc4116414ccc9ea4ea180b701763

martedì 5 settembre 2023

Il castello di martedì 5 settembre



SARNICO (BG) - Rocca De Zucchellis

I primi documenti che attestano l'esistenza del paese risalgono invece all'anno 862, quando con una concessione l'imperatore Ludovico II autorizzò lo sfruttamento ittico del lago in favore di alcuni monasteri presenti in territorio bresciano. Altri documenti attestano che, nell'anno 1081, qui venne costruito un monastero dell'ordine dei cluniacensi, di cui però oggi non resta alcuna traccia. Il medioevo non vide il paese al centro delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline, rimanendo in una posizione più tranquilla e defilata rispetto ai centri limitrofi. Ciononostante il paese venne abbellito da numerosi edifici caratteristici del tempo, quali castelli e torri, in previsione di eventuali attacchi. Con l'avvento della Repubblica di Venezia, il paese acquisì un certo prestigio sia a livello economico, per via dei commerci sviluppati dai veneti, ma soprattutto amministrativo, dato che la Serenissima lo eresse a capoluogo del circondario, denominato Contea della Valcalepio. In pochi sanno che un tempo, sulle pendici che sovrastano Sarnico, sorgeva un’importante fortificazione in grado di controllare l’intera area circostante e nota come “Rocca de’ Zucchellis”. Situato sulla sommità delle “Molere”, il maniero anticamente costituiva un importante avamposto di avvistamento per tener d’occhio gli spostamenti nemici e aver modo di mantenere una comunicazione visiva con i castelli circostanti, a partire dalla sottostante Rocca di Castione. Difficilmente la struttura avrebbe potuto ospitare delle intere guarnigioni viste le ridotte dimensioni e la vicinanza con edifici simili nella zona, tuttavia ha visto sicuramente la presenza di militari destinati a mantenere la vigilanza. La sua costruzione è con ogni probabilità legata agli scontri fra Guelfi e Ghibellini che animavano la zona portando così all’erezione del fabbricato già nella seconda metà del XIII secolo prima di incontrare una prima distruzione proprio in quel frangente. La rocca venne senza dubbio ricostruita tant’è che in un documento risalente al 1428 viene citato come “Castrum” di Sarnico lasciando quindi le poche tracce che oggi sono ancora visibili fra le quali le cortine murarie di contenimento che hanno consentito di ricostruire la pianta originaria. Quest’ultima presentava due tracce concentriche di mura al centro delle quali sorgeva una torre di cui oggi rimane poco nulla se si eccettua il ricordo di un periodo particolarmente burrascoso per il Sebino. Altro link suggerito: https://www.youtube.com/watch?v=vUb-6siT7FU (video di Aria Aperta)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sarnico, articolo di Marco Cangelli su https://www.bergamonews.it/2023/08/20/la-rocca-de-zucchellis-un-avamposto-medievale-a-picco-sul-sebino/622900/

Foto: entrambe prese da https://www.bergamonews.it/2023/08/20/la-rocca-de-zucchellis-un-avamposto-medievale-a-picco-sul-sebino/622900/

lunedì 4 settembre 2023

Il castello di lunedì 4 settembre



URBINO (PU) - Fortezza Albornoz

La Fortezza o Rocca Albornóz è una costruzione fortificata edificata sul punto più alto del Monte di S. Sergio a Urbino. Deve il suo nome al cardinale Albornoz a cui tradizionalmente viene attribuita la sua costruzione anche se alcuni studi propenderebbero per attribuire la sua edificazione al suo successore, il cardinale spagnolo Grimoard. Fu realizzata nella seconda metà del XIV (tra il 1367 e il 1371) secolo con funzione difensiva, sul sito in cui sorgeva una delle residenze dei Montefeltro che non era ritenuta più adatta alla protezione della città di Urbino. La costruzione della fortezza era dovuta alla necessità di controllare meglio la città, dopo che in essa si erano verificati alcuni tumulti. Nel corso dei secoli subì varie distruzioni e ricostruzioni; all'inizio del Cinquecento, per opera dell'architetto urbinate Giovanni Battista Comandino, al servizio del duca Guidubaldo I e successivamente di Francesco Maria II della Rovere, la rocca fu raccordata alla nuova cinta di mura bastionate della città, di cui venne a costituire l'avamposto nord-settentrionale. Nel 1673 la rocca fu ceduta ai padri Carmelitani Scalzi del vicino convento, oggi sede dell’ Accademia di Belle Arti. Nel 1799, in età napoleonica, la rocca fu riedificata per esigenze militari e negli anni successivi ritornò di proprietà dei Carmelitani. Negli anni ‘60 iniziarono i lavori di restauro e consolidamento delle mura che misero in evidenza le preesistenza archeologiche. L’attuale struttura, completamente realizzata in laterizio, ha un impianto rettangolare munito di cortine scarpate continue, con due torri semicircolari e bastioni. A partire dal 1975 l’ampio spazio antistante è stato adibito a Parco pubblico e dedicato alla Resistenza. Nel 2010 l'edificio è divenuto sede di un museo dedicato all’equipaggiamento da guerra in uso tra il 1300 e il 1500 (e con una parte di ritrovamenti archeologici) denominato Armeria Ducale - Bella Gerit. La sua posizione elevata offre una visione panoramica privilegiata della città di Urbino e del paesaggio che la circonda e ne fa un’opera di grande interesse storico e panoramico. Altri link proposti: https://urbinotourguide.com/the_specials/fortezza-albornoz/, http://www.urbino.com/fortezza-albornoz-urbino-fortezza-albornoz-a-urbino/, https://www.youtube.com/watch?v=TH-YJ3-3O9A&t=40s (video di Mimma Russo), https://www.youtube.com/watch?v=6UKGgQGC8Lc (video di Tele 2000)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Urbino, http://www.urbinoservizi.it/fortezza-albornoz/, https://www.turismo.marche.it/it-it/Cosa-vedere/Attrazioni/Fortezza-Albornoz-e-Parco-della-Resistenza/11118, https://www.lemarchediurbino.it/it/territorio/forti+e+fortezze/5.aspx

Foto: la prima è di Paolo Mini su https://urbinotourguide.com/the_specials/fortezza-albornoz/, la seconda è una cartolina della mia collezione