BOBBIO (PC) - Castello Malaspina-Dal Verme
Il borgo di Bobbio cominciò ad essere fortificato, con la costruzione delle mura, nel XIII secolo, un documento del 1219 nomina una "braida de castello". La documentazione storica relativa all'antico maniero che fu dei Malaspina, quindi dei conti Dal Verme, non è eloquente delle singole fasi costruttive. La storiografia riferisce che la costruzione originaria ebbe inizio nel 1304 nella parte alta di Bobbio ad opera di Corradino Malaspina, primo "signore" della città, forse in collaborazione con Visconte Pallavicino. La struttura e le proporzioni originarie del fortilizio erano inferiori a quelle attuali, derivanti da progressivi ampliamenti nel corso dei secoli. Venne edificato di fianco ad un'antica chiesa romana che un tempo gli storici ritenevano potesse essere l'antica chiesa romana della Basilica di San Pietro, che era stata costruita prima dell'arrivo di san Colombano da un ignoto missionario che evangelizzò il primitivo borgo romano. Il fatto che il borgo si sviluppasse attorno all'antica chiesa romana già fece soppiantare questa tradizione, e le successive indagini geologiche ed archeologiche hanno dimostrato definitivamente che la basilica antica era esattamente dove è oggi l'attuale basilica abbaziale ricostruita più volte per stratificazione sia in epoca longobarda e carolingia che medievale e rinascimentale. L'antica chiesa del castello, detta anche non a caso "del vescovo", di cui rimangono i resti a lato ingresso assieme alla torre, era l'antica chiesa di Santa Maria, utilizzata fin dall'epoca longobarda per le celebrazioni in cui potevano parteciparvi anche le donne, infatti la chiesa monastica era preclusa all'elemento femminile. Essa divenne dal 1017 al 1075 la sede temporanea del vescovo-conte e della diocesi di Bobbio, prima della costruzione definitiva della nuova Cattedrale di Santa Maria Assunta di cui ne assunse il nome ed il titolo. Infatti il nuovo potere politico-amministrativo sorto il 14 febbraio del 1014 con l'elevazione di Bobbio dal rango di borgo a città e sede vescovile, temporaneamente nella persona di Pietroaldo già abate e nuovo abate-vescovo, si scisse nel 1017 nelle persone del nuovo abate Bosone e nel nuovo vescovo Attone, che sposto la sede diocesana temporaneamente nell'antica chiesa romana di Santa Maria. Nel turbolento periodo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini il castello fu presidio dei Ghibellini, vi si rifugiavano i nobili in fuga dagli assalti portati dal Comune di Piacenza (Guelfo) ai castelli della val Trebbia. Nel 1342 divenne possesso dei Visconti di Milano e nel 1360 Galeazzo Visconti lo donò alla nuora Isabella di Francia, sposa del figlio Gian Galeazzo. Nel 1413 venne conquistato dagli Anguissola di Travo per un solo anno, infatti tornò rapidamente ai Visconti, i quali nel 1436 assegnarono il castello con il titolo di conte ai Dal Verme che ne mantennero il possesso con alterne vicende fino alla soppressione del feudalesimo. L'assetto attuale della costruzione sembrerebbe potersi ricondurre alla volontà di un discendente di questi ultimi, Pietro Dal Verme, che intervenne alla metà del XV secolo. L'assetto attuale del castello sembrerebbe infatti potersi ricondurre alla volontà di un suo discendente, Pietro Dal Verme, che intervenne nel 1440. Alla sua morte, nel 1485 tutti i suoi beni furono confiscati dalla Camera Ducale, che nel 1487 li concesse a Galeazzo Sanseverino, marito di Bianca Sforza. Da questa concessione furono esclusi Bobbio e il castello, perché ritenuti del patrimonio ducale. Durante l'assedio di Ludovico di Lussemburgo, nel 1500, Eleuterio e Pier Antonio Dal Verme persero il castello e ne rientrarono in possesso solo cinque anni più tardi, ma da quella mantennero la proprietà per poco tempo, fino alla discesa in Italia di Francesco I il quale, nel gennaio 1516 cedette i castelli vermeschi a Galeazzo Sanseverino. Nello stesso anno il re gli assegnò anche Bobbio, elevandolo in marchesato. Anche il dominio del Sanseverino ebbe breve durata, poiché nel 1521 i Dal Verme furono reintegrati nei loro tradizionali possessi, Bobbio compreso, ricevendo ulteriori investiture ducali e imperiali. Nella divisione dei beni vermeschi avvenuta nel 1530, Bobbio toccò al conte Federico, mentre nelle successive divisioni del 1545 passò al figlio Gian Maria, capostipite della linea dei conti di Bobbio. La trasformazione dell'antico, austero maniero in elegante dimora, che le fonti datano al 1545, si deve allo stesso Gian Maria Dal Verme. Una consistente campagna di lavori dovrebbe risalire alla metà e poco oltre del Cinquecento. Infatti il dislivello che intercorre fra l'attuale accesso e il piano di appoggio del muro a scarpa, alto circa 3 metri, può lasciare supporre che al piano terreno fossero in origine presenti alcuni ambienti oggi non più praticabili. La trasformazione dell'antico, austero maniero in elegante dimora, che le fonti datano al 1545, si deve allo stesso Gian Maria Dal Verme. Una consistente campagna di lavori dovrebbe risalire alla metà e poco oltre del Cinquecento. Infatti il dislivello che intercorre fra l'attuale accesso e il piano di appoggio del muro a scarpa, alto circa 3 metri, può lasciare supporre che al piano terreno fossero in origine presenti alcuni ambienti oggi non più praticabili. Con la morte di Carlo Dal Verme, nel 1759, si estinse il ramo bobbiese della famiglia e il castello unitamente ad altri beni pervenne ai Dal Verme di Piacenza, nonostante la ferma opposizione del vescovo di Bobbio, il quale aveva preteso, peraltro senza esito, la restituzione di tutti i feudi vermeschi che, a suo parere, spettavano all'episcopato bobbiese. Fra la seconda metà del Settecento e i primi anni del secolo successivo il fortilizio conobbe una fase di decadenza. L'analisi condotta sulla cospicua documentazione conservata nell'Archivio dal Verme, depositato presso l'Archivio di Stato di Verona, non ha purtroppo dato riscontri positivi in relazione alle singole fasi costruttive. Il materiale documentario infatti, pur relativo a Bobbio e alle terre dei Dal Verme, riguarda principalmente diritti di caccia, carteggio di alcuni membri della famiglia con il conte Bogino, a Torino, primo segretario di guerra di S.M.S., nonché scritture inerenti piccoli lavori al castello ("riduzione delle finestre che erano alla sommità del dongione in cannoniere... costruzione d'un nuovo forno, de tellari delle finestre mancanti, colla formazione di diversi condotti che allontanano l'acqua a cui erano sottoposti i sotterranei...") resisi necessari dopo l'occupazione delle soldatesche, che vi avevano alloggiato dal novembre 1748 all'11 giugno 1749. Truppe francesi occuparono il castello dopo la battaglia del Trebbia nel 1799, ma per poco tempo poiché furono cacciati dalle forze della Seconda Coalizione (austriaci e russi). Diverse sono le lettere nelle quali si citano i "gravi danni" subiti dal conte, derubato dei mobili dalle truppe che avevano danneggiato anche "la vigna, i giardini e siti annessi". Dal carteggio si evince che erano stati spogliati di tutto il legname il giardino e la vigna, e che avevano subito danni la cucina del castello e i suoi arredi. A quell'epoca il castello era dotato di ponti levatoi sui fronti nord e ovest e del fossato, riempito nel corso dell'Ottocento. Nel 1805 i conti dal Verme alienarono il fortilizio con le terre annesse all'avvocato Paolo Della Cella, esponente di un'antica famiglia piacentina la cui lunga genealogia è dipinta su una grande tela ovale, del XVIII secolo, conservata in una delle sale del secondo piano del castello. Una nipote di Paolo Della Cella, Irene, alla fine del XIX secolo portò in dote il castello all'ing. Eugenio Piccinini, al quale si devono numerosi e non sempre pertinenti interventi di restauro. Irene Della Cella Piccinini è la madre dell'ultimo proprietario, Riccardo Piccinini, che alienò il castello allo Stato, attuale proprietario, nel 1956. Attualmente il castello è visitabile ed è inserito nel circuito dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestiva in "gestione diretta" tramite il Polo museale dell'Emilia-Romagna, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. A partire dall'11 gennaio 2020 la gestione del Castello Malaspina-Dal Verme di Bobbio è passata al Comune di Bobbio. Il castello Malaspina Dal Verme, sottoposto a disciplina di tutela diretta per effetto del D.M. 15.11.1956, e a tutela indiretta a seguito del D.M. del 19.02.1965, è una struttura fortificata costituita da più corpi di fabbrica racchiusi entro la cinta muraria interna in pietra. Attualmente il castello presenta la sola cinta muraria interna, essendo stata quella esterna demolita, unitamente al torrione di Porta Nuova, nel 1858, quando si aprì il rettifilo detto di Porta Nuova (dalle piante settecentesche risulta che il maniero era collegato a una cinta muraria esterna dotata di porte fortificate, che al suo interno aveva altre due torri: il torrino e la torre di Primatello). Sui lati nord ovest e nord est della cinta muraria sono visibili le tracce dei due ponti levatoi. Al fortilizio si accede da due ingressi, entrambi posti a nord. All'interno del sistema murario si erge il mastio, su pianta quadrangolare, originariamente fornito di una sola porta, in asse al ponte levatoio di nord ovest. Il mastio presenta una muratura in pietra sbozzata apparecchiata con disegno pseudo isodomo. In corrispondenza del coronamento è situata la serie di finestre, cinque sui alti nord e sud, quattro sui lati est e ovest, ora concluse da archetti a piatta banda modestamente inflessa, ma che in origine costituivano i vuoti intercalati tra un merlo e l'altro. Sul lato ovest del fortilizio si individuano resti di quella che è indicata come torre del Vescovo, ritenuta la parte più antica del castello, costruita dopo il 1017 vicino all'antica chiesa romana di Santa Maria, probabilmente torre campanaria poi adattata a scopi difensivi. Prima della costruzione del castello vi erano alloggiate le truppe, fu abbassata in epoca imprecisata. Sul lato est, in angolo del muro di cinta, è presente una torre circolare, dotata di due ambienti, il primo, coperto da tetto conico a livello del terrapieno del castello, il secondo, ipogeo, coperto da volta a padiglione, cui si accede attraverso una scala esterna addossata alla parte esterna della torre circolare. A nord ovest si conserva l'antico pozzo. Due gli ingressi che consentono l'accesso al mastio, rispettivamente ricavati a sud est e a nord ovest. Sui fronti del mastio al di sotto della linea delle merlature, corre una cornice orizzontale costituita da una serie di fori rettangolari che presumibilmente in origine dovevano consentire il deflusso dell'acqua piovana dai retrostanti camminamenti di ronda, risalenti alla fase quattrocentesca del castello. Su questo stesso fronte si aprono un ingresso al salone del primo piano, accessibile da una scala esterna a rampa unica in pietra, e una porta finestra, dotata di balconcino con ringhiera in ferro battuto, che dà luce al salone. La struttura della torre reca un'alta base a scarpa. L'articolazione e la distribuzione degli ambienti interni del mastio, il cui primo piano risulta notevolmente rialzato e molto trasformato rispetto all'originario presupposto assetto, soprattutto a seguito degli interventi promossi dall'ultimo proprietario tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, si presenta piuttosto funzionale. Qui si aprono l'atrio di ingresso, con pavimento di legno intarsiato, la "Sala delle Marine” e un salone dotato di un grande camino in pietra sormontato dalle armi della famiglia Dal Verme. Su questo stesso piano si aprono anche alcuni locali di servizio, ricavati nel corpo addossato al lato nord ovest. Sulla parete lungo la scala che conduce ai piani superiori, è un affresco staccato, riferibile al XVI secolo, raffigurante una Madonna con Bambino. Al secondo piano si aprono altri ambienti intercomunicanti, fra i quali un salone, coperto da volta a botte, arredato con mobili in stile. Gli ambienti di questo piano, ove si aprono anche la camera da letto, un salotto, uno studiolo e una sala con camino, hanno pavimenti in legno a intarsio. Uno stemma vescovile con la croce dei Lorena è affrescato sulla rampa di scale che conduce al terzo piano. Qui una grande sala, con volta a botte, riceve luce da una sola finestra, ed è dotata di camino; seguono due ambienti comunicanti. La rampa che conduce al quarto piano reca ancora resti di affreschi e uno stemma vescovile con la croce di Lorena. Il quinto piano, oggi caratterizzato da quattro possenti pilastri, tutti di recente fattura, probabilmente delimitato in origine da murature merlate, è illuminato da una serie di finestre rettangolari alcune delle quali sono state ricavate dai vuoti interposti tra i merlo e l'altro. Un intervento di restauro e di consolidamento è stato condotto nel 1973 e ha comportato il rifacimento di tutti gli intonaci, dei pavimenti, della copertura, il consolidamento delle strutture e di parte della scala. Si narra la leggenda del pozzo dei coltelli, ubicato presso il castello nei sotterranei della torre circolare di sud-est, oggi riempito e chiuso; si sarebbe trattato di un pozzo con il condotto rivestito da numerosissime lame affilate, sporgenti e messe orizzontalmente e comunicante con una segreta senza via di uscita. Chi ci finisse dentro non è dato a sapere, verosimilmente nemici del signore e gente sgradita, ma si narra anche di giovani donne rapite dai vari castellani. Nei racconti anche degli ultimi proprietari del castello si fa riferimento al fatto che coloro che venivano scaraventati nel pozzo in parola preferissero buttarsi contro le lame sui bordi, al fine di evitare l'agonia nella segreta; si narra pure di “fantasmi”, c'è chi giura di averli visti sopra le mura, forse di alcuni dei condannati a questo supplizio. Altri link suggeriti: https://www.icastelli.it/it/emilia-romagna/piacenza/bobbio/castello-malaspina-dal-verme-di-bobbio, https://www.youtube.com/watch?v=cLg-Zjbl_zI (video di Luca Allegrone), https://www.youtube.com/watch?v=DVwX7UJiAkg (video di oltrepotv)
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Malaspina-Dal_Verme_(Bobbio), https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=castello-malaspina-dal-verme-di-bobbio-borgo-di-san-colombano, https://musei.emiliaromagna.beniculturali.it/musei/castello-malaspina-di-bobbio
Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da https://fondoambiente.it/luoghi/castello-malaspina-bobbio?ldc