SUBIACO (RM)- Rocca Borgia (o Abbaziale)
La storia della Rocca di Subiaco è indissolubilmente legata a quella
dell’abbazia benedettina fondata da san Benedetto da Norcia alla fine del V
secolo, e dei suoi potenti abati. La rocca abbaziale fu costruita nel secolo XI,
tra il 1073 ed il 1077, dall’abate di S. Scolastica Giovanni V. Fu concepita
come castello feudale, allo scopo di instaurare il dominio monastico su
Subiaco; per questo sorse sulla cima di una collina, in una posizione dalla
quale fosse possibile tenere sotto controllo l’intero castello sublacense e in
particolare i ribelli. Fu munita di fortificazioni, carceri, una torre di
avvistamento, stanze, appartamenti e una piccola chiesa dedicata a San Tommaso
apostolo. La collocazione della Rocca fu decisa anche in modo da tenerla al
riparo dai pericoli costituiti dalle numerose piene del fiume Aniene che scorre
ai piedi dell’abitato. La costruzione, simbolo del potere dell’abbazia e residenza
abituale di Giovanni e dei suoi successori, subì danni a causa del terremoto
nel 1349, venne saccheggiata e danneggiata anche dai sublacensi e per molti
anni non fu abitabile. La ribellione dei Sublacensi, scatenata in seguito alle
repressioni particolarmente feroci sotto il regime dell’abate Angelo da
Monreale, arrecò gravi danni allo stabile, tanto da costringere il francese
Ademo suo successore, a ritirarsi in quel di Jenne. Anche negli anni a seguire
i rapporti con i locali, per la verità mai idilliaci, ridivennero turbolenti
per il mal governo dell’abate Guglielmo II. In tale occasione, la tensione tra
popolazione e abbazia raggiunse l’acme, determinando l’intervento di papa
Calisto III che, udito il resoconto del suo inviato ( il cardinale spagnolo
Giovanni Torquemada, zio del celebre inquisitore papale Tommaso), nominò questi
“Commendatario” dell’abbazia (16 gennaio 1456), destituendone l’abate. Dopo
aver dimorato in un palazzotto presso l’attuale Piazza Pietra Sprecata, il
Torquemada si trasferì nella malridotta Rocca, restaurandone una parte che
servì anche per dare degna ospitalità al papa Pio II in visita ai monasteri nel
settembre del 1461. Nel 1476 l'edificio fu restaurato in modo più radicale dal
cardinale
Rodrigo
Borgia, che lo dotò inoltre di una torre quadrangolare (opera dell’architetto
Baccio Pontelli) munita di merlature, feritoie, carceri e trappole, allo scopo
di difendere la parte più antica della costruzione. La torre, comunicante con
la vecchia fortezza attraverso un corridoio assai angusto e provvisto di
trabocchetto, fu l’espressione-sintesi del programma politico del Borgia, che
la disse eretta in onore di S. Benedetto, a tutela dei monaci, dei castelli
abbaziali e dei confini dello stato pontificio. In tal senso parla un’epigrafe,
incassata tuttora nella parte occidentale della torre. Un toro che pascola è lo
stemma della sua famiglia, visibile su tre dei quattro lati di essa. Il cardinale
e la sua famiglia abitarono nella Rocca e, secondo alcuni storici, qui nacquero
nel 1476 e nel 1480
Cesare e
Lucrezia Borgia, figli di Rodrigo e
della sua amante Vannozza Caetani. Nel 1492, eletto Rodrigo papa con il nome di
Alessandro VI, Rocca e commenda sublacense passarono al cardinale Giovanni
Colonna, quale compenso del voto datogli in conclave, e per lui alla sua
famiglia, il cui dominio si prolungò per 116 anni. La Rocca conobbe i piacevoli
ozi e la vita scorretta del commendatario Pompeo, il quale ne fece un baluardo
contro papa Giulio II che, censurandone la condotta, gli ordinò di cedere carica
e privilegi al cugino Marcantonio. La morte del Pontefice, però, vanificò
l’imperativo della Santa Sede. Fu solo nel 1513 che Pompeo, previa assoluzione
da parte di Leone X, cedette la commenda al proprio nipote Scipione. Tre anni
dopo le truppe di Pompeo attaccarono quelle papali che, per ritorsione,
assalirono i feudi Colonnesi tra i quali Subiaco dove bruciarono alcune case e
demolirono parte della Rocca. Questa venne completamente smantellata nel 1556
dai soldati di Paolo IV, durante le lotte cruente intercorse tra i colonnesi ed
il papato, che catturarono il commendatario Francesco e lo tradussero nelle
prigioni di Castel Sant’ Angelo. Rimesso in libertà, questi provvide ad
effettuare nella Rocca rilevanti restauri tra i quali un suntuoso appartamento
detto, appunto, dei “Colonna”. Nel 1633 la commenda fu affidata da Urbano VIII
dei Barberini ai suoi nipoti così che la Rocca per 105 anni rimase al centro
degli atti del loro governo autoritario e severo. I Barberini, però, nulla
fecero per ingrandirla e fortificarla e quando nel novembre del 1753, Benedetto
XIV tolse ai commendatari la giurisdizione temporale, la Rocca cessò di avere
ogni interesse feudale ed importanza militare. Nuovo lustro le donarono i
lavori commissionati nel 1778 da Pio VI all’architetto Pietro Camporese che,
nell’eseguirli costruì la carrabile, il portale, l’androne per le carrozze,
l’orologio pubblico apposto sulle mura occidentali, dimezzò la rocca borgiana, eliminò
la trappola e le carceri, infine decorò gli appartamenti con pregevoli
affreschi. La costruzione divenne così un palazzo moderno, adatto a essere
utilizzato come residenza dell’abate commendatario. Vi alloggiarono anche i
papi Pio II, Pio VI, Gregorio XVI e Pio IX. L’occupazione napoleonica del 1799 depauperò
la rocca di ogni preziosa suppellettile così che, attualmente, i saloni sono
adorni solo di affreschi, seppure di notevole pregio. Dopo la soppressione
della Commenda (1915) la Rocca abbaziale venne affidata all’abate di Santa
Scolastica e non fu più usata come residenza. L’intero complesso architettonico
è costituito da tre fabbricati distinti, diversi anche per epoca di
costruzione. Salendo al secondo piano dell’edificio centrale, mediante un'ampia
scala, si raggiungono le sette camere che costituiscono gli
appartamenti Braschi.
Gli affreschi che ricoprono le pareti delle prime tre sale riproducono i
Castelli Abbaziali, risalgono alla seconda metà del Settecento e sono opera di
Liborio Coccetti e dei
fratelli Zuccari.
Nella prima camera, sobrie decorazioni e fregi sulla volta, in stile pompeiano,
nonché interessanti affreschi parietali riproducenti i castelli settecenteschi
di Subiaco, Agosta, Affile, Ponza, Marano Equo ed i monasteri sublacensi di 5.
Scolastica e del Sacro Speco. Nella seconda camera, quattro porte in stile
pompeiano, due delle quali corona coronate da stemmi ad alto rilievo in legno
dorato, attraggono la curiosità del visitatore. Sulle pareti sono riprodotti
castelli di Gerano, Cerreto, Trevi, Jenne, il convento di San Francesco e la
chiesa di San Lorenzo con l’annesso romitorio di Subiaco. Sulla volta, dipinta
a cassettoni in prospettiva, due putti sostengono un medaglione con l’effigie
di Pio IX, che nel 1853 ne curò i restauri. Un elegante caminetto con la
scritta latina “Pius Sextus Pont. Max. Anno III”caratterizza il piccolo ambiente.
Nella terza camera sulle pareti, affreschi dei castelli di Roiate, Civitella,
Rocca Santo Stefano, Camerata, Cervara e la Maddalena: due stupendi paesaggi,
indubbiamente i più belli della serie, l’uno lunare di Canterano e l’altro
nevoso di Rocca Canteranoe Rocca di Mezzo. Gli affreschi di piccole
proporzioni che sovrastano le due porte in stile Pompeiano riproducono la
chiesa della Valle ed il Convento dei padri Cappuccini di Subiaco. Sulla volta
sei putti sostengono la tiara papale le chiavi il giglio e Aquila coronata e
due angeli al sorreggono l’effige di Pio VI, stagliata sullo sfondo di un
medaglione di colore azzurro cupo. Nella quarta camera, di forma romboidale
sulle pareti, fregi e figure mitologiche in stile pompeiano sulla volta, le
Virtù della Carità, della Re1igione della Speranza e della Fede. Ai quattro
angoli, i quattro continenti: Asia, Africa, America ed Europa;in alto, il
trionfo di Pio VI con interessanti particolari ed intrecci di motivi sacri e
mitologici. La quinta camera, a cui si accede per un transetto, molto ampia, era
la sala del trono dell’abate commendatario. Un tempo le pareti erano
letteralmente rivestite di preziosi damaschi rossi ed in quella di fronte al
caminetto si ergeva il trono con il baldacchino del cardinale abate tra cornici
dorate. Un grande quadro attribuito a Gherardo delle Notti, riproducente la
Deposizione, due portantine papali, numerose poltrone barocche nonché sedie
settecentesche, davano alla sala una nota di fasto principesco. Oggi rimangono
solamente gli splendidi affreschi che decorano la volta, dove l’arte
settecentesca seduce in maniera attanagliante.
Il complesso centrale illustra il trionfo di Pio VI, circondato da sette grandi
figure allegoriche che rappresentano: la Pace e la Giustizia; la Fede e la
Fortezza; la Sapienza, la Purezza e la Prudenza. Sotto il cornicione si ammira
una interessante successione di motivi e scene del Vecchio Testamento. La sesta
camera è quella che un tempo era adibita a biblioteca del cardinale abate.
Sulla volta sono affrescati il corno dell’abbondanza gli stemmi di Pio VI e Pio
IX, putti, aquile e leoni e, nello spazio dell’unica finestra, un baccanale. L’ambiente
è poi ornato da un caminetto. La settima camera, divisa in due settori, è
quella dell’alcova. Il primo settore, un tempo tappezzato di splendidi damaschi
verdi, reca sulla volta motivi mitologici e sacri che coronano il trionfo di
Pio VI. Interessantissimi per la finezza della composizione i tre piccoli
affreschi della finestra riproducenti Gesù che conferisce il primato a San
Pietro; Gesù che cammina sulle acque e San Pietro che risuscita un morto, in
mezzo ad un intreccio movimentato di fregi in stile pompeiano. Il secondo
settore, dov’era un tempo il letto del cardinale-abate, ha la volta sulla quale
spiccano, tra cornici dorate, nove meravigliosi affreschi, un vero poema per la
squisita finezza della composizione, per il movimento dei personaggi e per la
vivacità e l’intreccio dei colori. Essi riproducono:
- la crocifissione di San
Pietro apostolo;
- il conferimento del
primato;
- al centro la gloria di Dio
e dei Santi con due medaglioni;
- il discorso della montagna;
- il martirio di Sant' Andrea
apostolo;
- San Gregorio Magno che
serve il pranzo ai poveri;
Dal transetto della sala del trono si scende al primo piano dell’edificio,
dove si trovano gli
appartamenti Colonna-Macchi e la
cappella palatina.
Nel salone Colonna, anche detto salone “dei banchetti”, si trova una volta
affrescata con al centro uno stemma in pietra del casato. Due affeschi, ricchi
di movimento, rappresentano un episodio di storia antica e il trionfo di
Marcantonio Colonna reduce dalla battaglia di Lepanto. Nelle sedici lunette
sono affrescati gli stemmi della Famiglia, ville, episodi di storia romana. Sotto
la tinta delle pareti si intravedono affreschi risalenti alla seconda metà del
sec. XVI. Le due sale attigue ripropongono i motivi decorativi del primo
salone. Scendendo alcuni gradini si accede alle camere restaurate dal cardinale
Luigi dei conti Macchi, ultimo commendatario. La prima reca sulla volta tre
putti che sorreggono una scritta latina col nome del cardinale; in una scritta
latina con il nome del cardinale; in una parte è incassata una pergamena
riproducente una sua lettera datata 1896. La terza sala reca sulla volta cinque
stemmi a colori del Cardinale. Si accede, quindi, alla cappella palatina, ottagonale,
in stile neoclassico, con presbiterio quadrato. L’altare, di marmi policromi, è
sovrastato da un elegante ciborio in marmo giallo tempestato di lapislazzuli e
smeraldi. Al centro di una cornice a raggiera, la Madonna del Buon Consiglio, alla
quale la cappella è dedicata. Le colonnine neoclassiche sono coronate da
capitelli corinzi. Il cardinale Macchi fece restaurare la cappella nel 1899,
come ricorda l’epigrafe marmorea sulla porta, coronata da uno stemma del
commendatario. Nelle adiacenze, altri locali di relativa importanza. All'interno
della Rocca dei Borgia è presente il
Museo delle Attività Cartarie e della
Stampa. Altri link consigliati:
http://www.tibursuperbum.it/ita/escursioni/subiaco/RoccaAbbaziale.htm,
http://www.tesoridellazio.it/pagina.php?area=I+tesori+del+Lazio&cat=Rocche+e+torri&pag=Subiaco+%28RM%29+Rocca+Abbaziale+o+Rocca+dei+Borgia,
http://www.simbruinastagna.it/v1/luoghi-darte/rocca-abbaziale-dei-borgia/,
http://www.subbjacumeo.it/storia-arte-e-cultura/la-rocca-abbaziale-o-dei-borgia/
Fonti:
http://www.terredaniene.com/il-centro-storico/la-rocca-abbaziale,
http://www.subiacoturismo.it/storia/la-rocca-dei-borgia/
,
http://www.simbruinastagna.com/public/news/templates/simbruinastagna_monumenti.asp?articleid=26&zoneid=1
Foto: una cartolina della mia collezione e di anythingbutgas su http://www.panoramio.com/photo/70410990