LUBRIANO (VT) - Palazzo Monaldeschi e Torre Monaldeschi
Durante il periodo feudale il territorio di Lubriano, insieme ad altre terre limitrofe, fu caratterizzato dalla dominazione della famiglia dei Conti, probabile antenata, di origine longobarda, dei Monaldeschi, che si impegnò nella costruzione di castelli e isolate torri di avvistamento e di difesa e che, nel 1074, diede inizio alla costruzione del Castello di Seppie. Collocato a circa 3 Km a Est della cittadina, deve il suo nome al longobardo Saepis, termine usato per indicare una barriera muraria, oppure una recinzione. Intorno al 1100, si diede avvio anche alla edificazione di un palazzo residenziale, che venne affiancato a una torre già esistente. L'edificio fu totalmente diroccato nel 1695 a causa del violento terremoto e venne riedificato, tra il 1695 e il 1704, per opera del Conte Paolo Antonio Monaldeschi, su progetto di Giovanni Battista Gazzale di Vignanello. Nel 1120 si ritiene abbia avuto inizio la costruzione della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista. Intorno al 1140 iniziò per Lubriano, e per tutte le terre limitrofe soggette al Feudalesimo, una lunga guerra di liberazione, durata oltre 20 anni a cui seguì una breve occupazione di Federico Barbarossa, il quale per un accordo con il Papa Alessandro III, cedette queste terre alla Santa Sede. A seguito di una forte scossa di terremoto, avvertita il giorno 12 marzo 1306, essendo le mura di difesa del paese risultate compromesse, il Comune di Orvieto ne ordinò la riparazione, mediante ispessimento delle stesse e la costruzione di cinque torri aperte in punti strategici. Siamo all'epoca dei cruenti conflitti tra le due fazioni opposte dei Guelfi, guidati dalla famiglia Monaldeschi, schierata dalla parte ecclesiastica e i Ghibellini, appoggiati dalla famiglia dei Filippeschi, schierati a favore della fazione imperiale. I conflitti si protrassero anche a seguito della sconfitta della famiglia dei Filippeschi nel 1313, quando insorsero anche altri rami della famiglia Monaldeschi, ( del Cervo, della Vipera, del Cane e dell'Aquila). Il ceppo dei Monaldeschi, cacciato da Orvieto, occupò di sorpresa i Castelli di Lubriano e Seppie, che poi furono costretti a restituire al Rettore del Patrimonio nel 1339, per conquistarli poi nuovamente nel 1341. A questo momento fece seguito un periodo di pace con il Patrimonio di San Pietro, fino all'ottenimento del Viscontato di Lubriano, concesso da Papa Bonifacio IX a Corrado di Berardo Monaldeschi nel 1399. Solo alcuni anni dopo, nel 1413, Lubriano venne messa a sacco da Ladislao Re di Napoli, il quale, venendo meno ai patti conclusi con Giovanni XXIII, decise di occupare Roma e tutte le terre del Patrimonio di San Pietro. In seguito venne stipulato un accordo di pace. Già nel 1414, Lubriano fu di nuovo oggetto di conquista da parte delle due compagnie di ventura, capitanate da Braccio di Montone e Tartaglia, allora in conflitto con la Santa Sede, ma nel 1419, la città venne liberata da Muzio Attendolo Sforza, inviato dalla regina di Napoli. Nel 1430 si registra la traslazione dei resti di San Procolo da Bagnoregio alla Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista a Lubriano. Procolo, umile pastorello vissuto a Lubriano intorno al 1300 e morto all'età di soli 20 anni, sepolto dapprima a Bagnoregio e poi traslato a Lubriano e proclamato Patrono, presente sullo stemma comunale, che ne ripropone la figura appoggiata a un albero di quercia con una verga nella mano destra e un castello composto da tre torri con la mano sinistra. Oltre ai coinvolgimenti di Lubriano nelle vicende politiche di importanza nazionale, il paese era alle prese con l'annosa questione dei conflitti per i confini con la vicina Bagnoregio che nel 1458 distrusse il Castello della Cervara con l'alleanza di Pietro di Somma di Montefiascone e di Francesco Vitozzi di Bolsena. Seguì l'occupazione di Lubriano da parte delle truppe francesi di Carlo VIII re di Francia. Nel 1467 Lubriano, come gran parte dello Stato pontificio, fu colpito da una grave pestilenza, che si diffuse nuovamente nel 1476. Nel 1494 Lubriano fu occupata dai Francesi provenienti da Orvieto con Carlo VIII al comando e l'anno successivo, Alessandro VI, per sfuggire alle eventuali vendette di Carlo VIII, di ritorno da Napoli, si rifugiò prima ad Orvieto e poi a Perugia, per poi far ritorno a Orvieto e trasferirsi a Roma, transitando da Lubriano e ricevendo l'omaggio da tutta la popolazione. In occasione del Sacco di Roma, per opera dei Lanzichenecchi nel 1527, anche Lubriano fu messa a sacco da gruppi guidati da Fabrizio Maramoldo. Da questa data, fino ad oggi, i documenti non restituiscono episodi di particolare rilievo nella vita politica ed economica a livello del paese. I documenti informano di interventi edilizi che hanno portato alla costruzione della “Torre del Sole”, detta comunemente di Santa Caterina, nell'intervallo di tempo che va dal 1576 al 1590, e di ampliamenti della Chiesa della Madonna del Poggio negli anni che vanno dal 1732 al 1737, per volontà del Marchese Pompeo Bourbon del Monte e di sua moglie Anna Rosa Monaldeschi, in collaborazione con l'allora parroco Don Paolo Proculo e grazie anche al generoso contributo dei cittadini lubrianesi. Palazzo Monaldeschi è una costruzione settecentesca, che nasce dalle rovine di un edificio medievale eretto nel 1100 e completamente distrutto da un violentissimo terremoto l'11 giugno del 1695. Fu fatto costruire, tra il 1696 e il 1704, dal marchese Paolo Antonio Monaldeschi su progetto di Giovanni Battista Gazzale di Vignanello. L'architetto impostò la riedificazione sull'organismo preesistente, cercando di conservare e utilizzare le strutture rimaste in piedi e trasformandolo in stile barocco. Alcune irregolarità in pianta sono dovute proprio all'adattamento effettuato su strutture preesistenti. Il palazzo si caratterizza per la facciata a tre livelli, tipica di una impostazione architettonica già radicata nel Quattrocento, che colloca al livello intermedio l'abitazione dei signori proprietari dell'edificio. La facciata presenta un alto bugnato difensivo che sorregge il piano nobile dell'edificio centrale e il piano delle soffitte, caratterizzato da finestre di più piccole dimensioni, rispetto alle ampie aperture del piano nobile. Il prospetto imponente dell'edificio articolato da due ali laterali leggermente arretrate. Proprio la soluzione angolare dell'ala occidentale, costituisce uno degli esempi di barocco locale. Per approfondire, suggerisco di leggere qui: http://www.monaldeschi.it/la-storia.html. La torre sorge nel punto più alto del centro storico, nel quartiere dell'Ortale, e rappresenta ciò che rimane dell'antico castello medievale. Fu costruita con funzione di avvistamento probabilmente intorno al XII secolo, e tradizione vuole che prima del disastroso terremoto del 1695, che distrusse il paese ed il castello, la sua altezza fosse il doppio di quella attuale, dunque, un importante punto di segnalazione alla pari delle torri dei castelli circostanti come quello di Seppie, Castelluzzo, Castel Pizzo, S. Michele e Civitella d'Agliano, tutti territori posseduti dai Monaldeschi della Cervara. Attualmente l'edificio presenta un'altezza di circa 18 metri. Sul lato occidentale sono presenti due finestre alte e strette, una in basso che ne permette l'accesso all'interno e una a mezza altezza, mentre sul lato meridionale si apre invece una piccola feritoia. E' possibile accedere alla sommità mediante una piccola scala di acciaio e vetro. Il panorama che si può vedere dall'alto è mozzafiato. Lo sguardo spazia sulla valle dei Calanchi, la valle del Tevere e, via via più lontano, i Monti Umbri e Sabini e le cime dell'Appennino Centrale. Altri link consigliati: https://www.youtube.com/watch?v=2EuJcP8RyI0 (video di Renato Burla), https://www.youtube.com/watch?v=AnPlsEZzg2g (video di GAL in Teverina)
Fonte: http://www.comune.lubriano.vt.it/web/
Foto: la prima - relativa al palazzo - è presa da http://www.monaldeschi.it/; la seconda - relativa alla torre - è presa da http://www.comune.lubriano.vt.it/public/comune/articles.php?lng=it&pg=20