GOITO (MN) - Castello o Villa Magnaguti in frazione Cerlongo
Il castello di Cerlongo è un'antica roccaforte che conserva inalterato l'originario impianto, oltre ad alcuni edifici medievali e le opere difensive, tra cui le tre torri e le mura perimetrali. Ignota l'epoca di costruzione, il castello era preesistente al Ducato di Mantova, allorché i duchi Gonzaga si recavano nella località di Cerlongo perché rigogliosa di alberi da frutta, soprattutto di ciliegi. In una sala dell'edificio una lapide ricorda che il 25 giugno 1866 vi soggiornò il re Vittorio Emanuele II. Si tratta della residenza padronale più significativa di Cerlongo, profondamente rimaneggiata nel corso dei secoli rispetto a quella che doveva essere l'originaria struttura. In passato la costruzione assolse alla funzione di residenza signorile: costituì infatti un possesso della famiglia Cocastelli (i Cocastelli, originari del Monferrato, Piemonte, ottennero la dignità comitale nel 1228 da Bonifacio del Monferrato. La famiglia si trasferì a Mantova a fine XVI secolo (CASTAGNA 1991, p. 211), da cui poi venne acquistata, nel corso dell'Ottocento, dalla famiglia Magnaguti (la famiglia Magnaguti, originaria del Polesine, Rovigo, si trasferì a Mantova nel XVI secolo; i Magnaguti ebbero vari possedimenti nel mantovano e ottennero il titolo di conti nel 1771 (CASTAGNA 1992, p. 133), che ne fece la sua residenza di campagna. Nel Catasto Teresiano (mappale n. 1913), rilevato nel 1776, la struttura risulta indicata come casa e corte in parte di villeggiatura, di proprietà del Rev. Vincenzo Scaratti di Medole. Durante le battaglie risorgimentali la villa ospitò la sede del quartier generale piemontese. A metà del 1950 l'edificio venne adibito a istituto religioso, sede di una congregazione di suore, le "Povere Figlie di Maria S.S. Incoronata". Attualmente Villa Magnaguti appartiene al Comune di Goito. L'attuale impianto della villa, sviluppato orizzontalmente con andamento NS nella porzione sud della frazione, credibilmente differisce dall'assetto originario della stessa, che doveva probabilmente presentarsi come costituita da più corpi disposti attorno a una corte. L'edificio è strutturato su due piani sovrapposti (M. DALLA BELLA 2007, p. 48), uno di servizio, inferiore, e un piano rialzato, quello nobile destinato alla rappresentanza (in una delle sale del piano nobile è collocata una lapide con la seguente iscrizione: «In questa camera Vittorio Emanuele II riposava le stanche membra il 25 giugno 1866 nel fiero proposito di riscattare dallo straniero Mantova e Venezia»). Lo schema a forma di parallelepipedo compatto, elevato su due piani di Villa Magnaguti, è ricorrente nelle ville più semplici e antiche, riferibile al XVI e XVII secolo ( a tale proposito si veda TOMASSINI 2003, p. 167). In questo caso la struttura è stata arricchita da elementi il cui aspetto stilistico rinvia a un periodo più tardo, evidentemente si tratta di decori aggiunti in epoche successive a quelle della costruzione. Il fatto che la villa venga spesso classificata come villa ottocentesca è dovuto all'analisi della facciata verso la strada, la quale presenta un aspetto neo - castellano, in virtù dei tre finti torrioni che la scandiscono, realizzati su imitazione delle architetture medievali nel XIX secolo. La torre merlata centrale appare più elevata rispetto a quelle laterali, da cui la dividono due corpi intermedi più bassi ed è collocata in corrispondenza della scalinata marmorea d'ingresso. L'altra facciata, verso il parco (all'epoca dei Gonzaga tale parco vantava la presenza di una ricca vegetazione, composta di ficus tropicalis, olmi, faggi, magnolie, ippocastani e filari campestri di ciliegi; BORIANI 1969, p. 71. Vi erano presenti anche cedri del Libano di grandi dimensioni, abbattuti dalle suore quando divennero proprietarie della villa e del parco - Nota riferitami oralmente da Sergio Cobelli, ex abitante di Cerlongo - ) della villa, presenta un aspetto più lineare ed è timpanata. Sul lato meridionale della piazza è collocata la torre, interposta a due abitazioni, di cui costituisce l'accesso; si tratta forse dell'unico elemento della villa che conserva più di altri il ricordo di una primitiva struttura. È probabile che tale villa costituisse originariamente l'abitazione di Giovanni Boniforte (Giovanni Boniforte era figlio del mercante Bertone da Concorezzo. La famiglia milanese dei Concorezzo si era stabilita a Mantova nel XV secolo, dove aveva avviato un vasto commercio di lana e tessuti, con l'appoggio della famiglia Gonzaga, legame ulteriormente rafforzato dal matrimonio di Giovanni con Bartolomea. Giovanni Boniforte possedeva una conceria in Piazza Erbe a Mantova, dove venivano tinti e lavorati panni e cuoio, tramite il tannino; quest'ultimo veniva estratto dalle querce, specie arboree molto diffuse nell'area mantovana. Inoltre, Giovanni aveva ereditato dal padre terre e armenti del territorio di Cerlongo, fondamentali per la fornitura di pellame e lana che erano alla base della sua attività commerciale; E. COMERLENGHI 2007, pp. 321-323; www.turismo.mantova.it: articolo "La storia della casa del mercante" di Maria Rosa Govio Casali Valparini), il quale aveva un «chasamento» (esistono tre lettere scritte nell'inverno 1463 da Giovanni Boniforte e dalla moglie dalla loro dimora in Cerlongo, indirizzate al marchese Ludovico II Gonzaga: ASMn, AG. b. 2399, cc. 50-53) in Cerlongo; verosimilmente le nobili origini della moglie, Bartolomea Gonzaga, giustificano il pregio architettonico dell'edificio. Nonostante il profondo rimaneggiamento, le murature appaiono conservare ancora memoria dell'antico, come si può osservare negli ambienti interni, dove alcune stanze hanno conservato paramenti e decorazioni databili ai secoli XVII, XVIII. Tramite la porta d'ingresso del palazzo si accede ad un piccolo atrio decorato con motivi floreali e bucolici; il soffitto è dipinto alla stregua di un cielo in cui si librano putti che reggono canestri di fiori e frutta. Gli affreschi, di autore ignoto (tra i locali si tramanda che tali affreschi furono eseguiti da un pittore girovago della zona che, in cambio di alloggio, si offriva di dipingere), ricalcano schemi tardo settecenteschi, eseguiti però in un periodo più tardo, forse fine Ottocento; il soggetto degli affreschi, un corteo di Venere, sembrerebbe alludere ad un matrimonio, verosimilmente quello del conte Lodovico Magnaguti con Faustina Rondinini, tenutosi il 2 giugno 1829, come confermerebbero i rispettivi stemmi , rappresentati su un arazzo dipinto nell'ultima stanza a destra dell'atrio d'ingresso. Il pavimento all'ingresso riporta un mosaico ottocentesco racchiuso all'interno di un cerchio, con la rappresentazione dell'arma gentilizia dei Magnaguti: una cicogna che tiene nel becco un serpente verde su uno sfondo azzurro. La prima stanza a destra conduce verso una scala, tramite la quale si accede ai piani superiori e ai sotterranei. In questi ultimi la presenza di pareti scandite da ciottoli in sequenze ordinate fa propendere per una fase medievale della villa stessa. Le fondamenta risultano quindi conservare la parte più antica della struttura. Altro link consigliato: https://www.comune.goito.mn.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-cerlongo-villa-magnaguti-43840-1-ca0768c4642a2bb284d8c495609b53eb
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Cerlongo, https://it.wikipedia.org/wiki/Cerlongo
Foto: la prima è presa da https://www.facebook.com/229245327248907/photos/a.229248523915254/829876293852471/?type=1&theater (profilo Facebook "Premio Castello d'Arte Contemporanea"), la seconda è di Massimo Telò su https://it.wikipedia.org/wiki/Cerlongo#/media/File:Cerlongo-Villa_Magnaguti.JPG