MONTOGGIO (GE) – Castello Fieschi
Posto a guardia dell'alta valle Scrivia, di esso si hanno notizie a partire
dal
1157
quando il Monte Obblum, come veniva chiamato in antichità, viene citato insieme
ai castelli di Savignone, Padrania e altri dell'Alta Valle Scrivia, nel
documento in cui
Papa Adriano IV li conferma tra i
possedimenti del Vescovo
di Tortona Oberto. Ma Papa Innocenzo III, il 30 aprile del
1198, confermò i possedimenti pertinenti alla Diocesi di Tortona indicando
Montoggio
tra i termini di
confine con l'Arcidiocesi di Genova. L’idea di “
segnare un confine”
fu determinante per capire la rilevanza di questi castelli; la loro posizione
sulla via di transito tra Genova e l'area padana, le possibilità di commercio
che vi si prospettavano, l'importanza dal punto di vista strategico-militare
rendeva questi insediamenti appetibili per le realtà politiche laiche e
religiose, di diversa natura, che si spartivano quell'area. Soprattutto Genova
non abbandonò mai l'idea di espandersi nell'Oltregiogo. Siamo agli albori del XIII secolo, precisamente il 7 gennaio 1215, quando i
genovesi concessero la cittadinanza a un certo Oberto
de Montobii. Da
questo momento in poi il borgo e il castello dal XIII secolo entrarono a far
parte della storia di Genova, in alcuni frangenti per esserne parte, in
altri per rappresentare una minaccia, proprio come ai tempi della dominazione
fliscana (dei Fieschi), quando la pressione che dall'appennino si riversava
sulla città fu tale da destabilizzarla. Montoggio entrò a far parte dei
territori controllati dai
conti di Lavagna, che iniziarono a interessarsene
inizialmente in antagonismo ad Ansaldo De Mari, ammiraglio di Federico II e
avversario di Papa Innocenzo IV, al secolo Sinibaldo Fieschi, aveva infatti
comprato metà del castello di Montoggio da Opizzo di Montoggio nel 1232. Non
sappiamo con certezza quali furono le condizioni che portarono al passaggio di
Montoggio
nelle mani della casata dei
Fieschi, sappiamo però che nel 1386 Antonio Fieschi
risultava signore oltre che del castello, di molti feudi tra cui Torriglia,
Pontremoli, Borgo val di Taro, Calestano, Vigolone, e altri, tutti territori di
grande importanza strategica per le relazioni commerciali e diplomatiche che
potevano comportare. Da questo momento in poi il feudo seguì in posizione
predominante, insieme a
Torriglia, tutte le vicende pertinenti quello che viene
definito lo
stato
dei Fieschi, una delle più influenti famiglie genovesi, che ne
fecero una loro roccaforte soprattutto nel XV e XVI secolo. Il castello venne
fortemente munito verso la metà del XVI secolo per essere adattato a resistere
alle nuove armi da fuoco. Resta legato soprattutto alle vicende della congiura
di Gianluigi Fieschi e alla sua drammatica conclusione (1547). In tali
circostanze venne infatti completamente demolito con gli esplosivi. Oggi di
esso restano soltanto alcune rovine coperte dalla vegetazione, visibili su una
collina situata poco distante dal comune di Montoggio. Per fornirne una
ricostruzione, in via ipotetica, è possibile ricavarne un risultato
soddisfacente dai dati d'archivio. Nel XVI secolo l'ingresso era posto a
ponente ed era costituito da una fortificazione a parte, di pianta quadrata,
ben difesa e munita. Questo ingresso a torrione immetteva in un ampio cortile,
in pratica una vasta piazza rettangolare di circa 70 metri per 25, al cui
limite opposto stava il nucleo interno del castello. Il cortile, stretto e
lungo, era delimitato da due spessi muri di cinta, coperti da una merlatura, e
nei quali si aprivano numerose feritoie. Tali muri, correnti per i lati lunghi
del cortile, congiungevano due angoli dell'ingresso a torrione con la parte
ancora più fortificata della residenza. Le difese di questa piazza recintata
erano anche naturali, con il precipizio che la delimitava oltre le sue mura sul
lato a meridione, mentre a settentrione era protetto dal ripido versante del
rilievo in salita. Procedendo verso la parte più interna - dalla piazza,
costituita come piazza d'armi, che conduceva a quella che era la parte abitata
dai signori - si passava in direzione di levante un ulteriore e profondo
fossato che proteggeva il cuore del fortilizio. Il corpo principale del
castello era composto da un unico blocco, una grande e massiccia costruzione
quadrata di circa 40 metri di lato, munita agli angoli da quattro torrioni
circolari aggettanti all'esterno e verso l'interno. Questi torrioni avevano un'ulteriore
prosecuzione in torrette a pianta quadrata. Pe la parte basamentale possono
richiamare nelle forme l'unico torrione posto nel vicino castello di Savignone.
La tipologia, in Montoggio ben più rafforzata, costituiva uno degli esempi di
adattamento alle nuove armi da fuoco, seguendo le recenti sperimentazioni che
in Genova si erano potute vedere con le fortezze di Castelletto e della
Briglia. Si trattava di una torre tendente a trasformandosi in bastione, ma ancora
diversa da quello triangolare, realizzato per la prima volta in Genova dai
bastioni delle Mura delle Cappuccine progettati dall'Olgiati. Le torrette a
pianta quadrata che su di essi si innestavano, come è possibile desumere dai
disegni d'epoca, erano di fatto troppo esili ed alte, e potevano anche essere
considerate un controsenso per la loro scarsa resistenza ai cannoni, a meno che
la protezione della parte basilare su cui si innestavano le avesse poste fuori
tiro. Difficile ripercorrere una ricostruzione storica di queste torrette dato
che quanto rimane è relativo alle sole parti circolari di base. Il corpo
centrale era stato progressivamente trasformato in un complesso architettonico
molto articolato, con camminamenti, sotterranei, casematte, spalti, feritoie,
caditoie, etc. Il pianterreno del corpo centrale era diviso in due aree: la
prima comprendente un'ampia cantina con una cisterna per l'acqua, la seconda,
dove si trovavano il forno e la cucina. Il piano superiore comprendeva circa
tredici sale tra quelle private appartenenti alla famiglia e quelle destinate
alla vita sociale. Da qui si poteva accedere ai torrioni superiori. Anche il
mastio circolare centrale, stando ai disegni, parrebbe assottigliarsi sempre
più nelle parti alte; tuttavia le sue strutture in alzato sono scomparse
totalmente nella demolizione per cui dal punto di vista della composizione
delle sue mura poco si può dire. Sotto Sinibaldo Fieschi - prima ancora che
sotto suo figlio Gianluigi - il castello aveva a disposizione una serie di armi
da fuoco, di cui resta testimonianza peraltro solo negli archivi di famiglia. È
possibile ricostruire lo stato di fortificazione in cui il castello era stato
lasciato da Sinibaldo Fieschi nei primi decenni del Cinquecento. Lungo i lati
esterni posti a meridione e a levante, trovandosi a perpendicolo sopra il
precipizio e pertanto inespugnabili per le artiglierie di allora, i relativi
due torrioni angolari che guardavano a meridione non erano muniti di
artiglierie. Forti artiglierie erano invece situate nei due torrioni a nord: di
essi quello posto verso la cisterna di San Rocco aveva quattro piccoli cannoni,
detti smerigi, e quattro grossi archibugi; l'altro torrione verso il bosco
aveva quattro pezzi grossi d'artiglieria detti sagri, dodici smerigi, una
piccola bombarda, sedici archibugi di metallo o
archibusioni, necessari
a bloccare il nemico che attaccava da ponente. Ancora più armato era il
corridoio interno posto dietro al bastione di ponente che, posto oltre il
fossato, dominava la piazza d'armi. Qui si trovavano un grosso cannone, un
cannone
cultato, una colubrina e una mezza colubrina. Il quadrilatero
fortificato era pertanto fornito di artiglieria sui due lati di ponente e di
tramontana. Il deposito delle armi era situato nel fondo della sala interna,
ovvero nella parte abitativa, dove si trovavano venticinque
archibusi,
sette schioppetti, cinque smerigioni, quarantasette balestre da banco. In
totale, quattro sagri, ventuno smerigi, una bombarda, quarantacinque archibugi,
sei cannoni, una colubrina, una mezza colubrina, sette schioppetti,
quarantasette balestre, oltre agli accessori (caricatori, incudini, fucine, mortai
e le armi bianche). Circa due decenni dopo il castello, ulteriormente
fortificato dal figlio di Sinibaldo, Gianluigi, (le mura erano state allargate
sino a 15 piedi, gli spalti modificati con la pendenza a scarpa, aggiunti nuovi
bastioni minori e altre difese, riparati i punti deboli) fu teatro dell'ultima
resistenza dei congiurati del 1547. L'azione di assedio venne effettuata da
parte delle milizie della Repubblica di Genova, e fu voluta da Andrea Doria,
contro il quale era stata diretta la rivolta di Gianluigi Fieschi, per
stroncare l'ultima resistenza della famiglia divenuta sua nemica. Nel castello
di Montoggio infatti si era rinchiuso con i suoi ultimi fedeli il fratello di
Gianluigi, Gerolamo Fieschi, ed erano arrivati in suo aiuto altri due
congiurati di Gianluigi, Giovanni Battista Verrina e Vincenzo Calcagno,
provenienti dalla Francia, dove si erano rifugiati nel momento in cui la morte
accidentale di Gianluigi aveva fatto fallire la rivolta. In Francia avevano
preso nuovi contatti e contavano su promesse d'aiuto, benché vaghe, da parte
del re di Francia. Altre promesse d'aiuto, ma ancor più vaghe una volta vista
l'inconsistenza del tentativo, venivano dai Farnese di Piacenza.
Fu inviato ad espugnare il castello Agostino Spinola con un esercito genovese. Una
prima intimazione da parte dei commissari della Repubblica di deporre le armi
fu respinta da Gerolamo Fieschi. Rifiutata fu ancora una seconda proposta del
Senato, portata da Paolo Panza, di cedere il castello su compenso di 50.000
scudi d'oro. Contando sul possibile aiuto francese o per lo meno dalla parte
filofrancese, Gerolamo rifiutò di cedere la fortezza e decise di resistere al
nemico. Altri dettagli su questo evento storico sono al seguente link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_e_distruzione_del_Castello_di_Montoggio
Del castello, una volta vinti i rivoltosi, il Senato ordinò la demolizione
con decreto dell'11 giugno. Esso nell'agosto venne minato e fatto saltare in
aria nel settembre del 1547. Ma la sua struttura era tale, e lo spessore delle
muraglie così grandioso, che gli artificieri dovettero lavorare altri 2 anni
per completare l’opera e ridurre il complesso fortilizio nello stato attuale. Altri
link per approfondire:
http://www.mondimedievali.net/castelli/liguria/genova/montoggio.htm,
http://www.tor.it/danant/fiemont.html,
http://turismo.provincia.genova.it/pdi/ruderi-di-castello-dei-fieschi-di-montoggio,
http://www.youtube.com/watch?v=IWDNQRnWlVQ
(video Regione Liguria).