MANOCALZATI (AV) – Castello longobardo in frazione San
Barbato
Le origini di San Barbato sono riconducibili al VII-VIII
secolo. Due elementi fanno ritenere che ciò sia possibile: innanzitutto il
nome, San Barbato fu vescovo di Benevento nella prima metà del VI secolo, la
sua santità è soprattutto legata alla conversione del popolo longobardo che a
quel tempo dominava il territorio di Benevento; il secondo elemento per
l'appunto sono i Longobardi le cui tracce sono visibili proprio nella tipologia
costruttiva del castello e per la presenza nel maniero di una cappella dedicata
all'Arcangelo Michele, fortemente venerato presso la popolazione longobarda. Il
documento più antico è del 1146, su pergamena custodita presso la biblioteca abbaziale
di Montevergine, in cui si dà notizia di un incontro nel castello di Serra -
alla presenza di altri signori dei paesi circostanti, giudice e testimoni - tra
il signore di questo, tale Piero, e il signore di San Barbato Malfrido per
redimere una questione riguardante il possesso di alcune terre poste al confine
dei due territori. In un altro documento del 1157 si legge del testamento
voluto da Doferio signore del castello che sentendosi prossimo alla morte
intende restituire il maltorto ai familiari e ai sudditi per redimersi delle
sue nefandezze. Nel 1352 il castello venne attaccato dalle truppe del barone di
Candida Filippo Filangieri che oltre ad uccidere cinque uomini incendiò una
parte del paese. I Filangieri rimasero feudatari del paese fino al 1528. Dopo
tale anno il feudo passò, senza più lotte, per via ereditaria, dagli Albertino
fino ai Gattola, ultimi intestatari alla soppressione dei privilegi feudali nel
1806. Fu podere dei baroni Patroni Griffi nel 1867. In seguito al
terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980, il castello fu interamente
restaurato per opera del Comune di Manocalzati con il patrocinio del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali. La struttura si erge imponente su un
piccolo colle, a circa 450 metri di altitudine, che domina la frazione di San
Barbato. Si presenta oggi con le chiare fattezze di una fortezza aragonese del
Quattrocento, pur conservando alcuni tratti tipici del periodo longobardo. Si
articola in un semplice e basso edificio quadrangolare, con torri angolari poste
ai vertici del corpo di fabbrica centrale, che racchiude il cortile interno,
con scala aperta nello spazio della corte. Il castello presenta però una
particolarità rispetto ad altre strutture analoghe: le due torri sul lato
meridionale sono di forma circolare e scarpata, mentre le altre due, poste sul
lato settentrionale, hanno una forma planimetrica a punta. Una splendida scala
monumentale conduce all’entrata, un portale ad arco a tutto sesto. Dal portale
d'ingresso si accede alla corte centrale, sulla quale si affacciano tutti gli
ambienti del piano terreno coperti da grandi volte a botte. Dal 2009 il castello
di San Barbato è stato riaperto al pubblico e viene utilizzato per eventi
culturali a fruizione della cittadinanza. Numerose le professionalità che sono
state impegnate nel recupero dell’edificio: il coordinamento della
progettazione architettonica e la direzione dei lavori sono stati affidati a
Maria Rosaria D'Ambrosi, direttore operativo Sabato Esposito, per la consulenza
storico-archeologica sono stati impegnati Sergio Marino e Paola Valitutti,
consulente impianti termici-idrici-antincendio Pasquale Santonicola, consulente
impianti elettrici Antonello Di Domenico, consulente strutture Domenico
Corvino. L'impresa che ha eseguito i lavori è la Romano Costruzioni S.r.l.,
direttore di cantiere per l'impresa Enzo Gagliano. "Il recupero - spiega
l'architetto D'Ambrosi - è stato piuttosto complesso soprattutto perché la
struttura si presentava fortemente compromessa dai diversi interventi
succedutisi a partire dagli anni '80. Pertanto, il riuso del castello di S.
Barbato ha avuto tra gli obiettivi principali il recupero degli spazi interni e
delle grandi sale, rispettando sia l'istanza storica che quella estetica, ossia
contemperando l'esigenza di conservare la tipologia fortificata con la
possibilità di adattare gli ambienti ad una fruizione contemporanea". Il castello – recuperato con un impiego di circa due milioni e 900mila euro –
conta oggi 780 mq di superfici coperte e 458 mq di superfici scoperte e locali
tecnici. L'ingresso con la bellissima scala monumentale, sala per la
preparazione catering, sala degustazione, enoteca, infopoint, uffici, una
terrazza belvedere sull'antico camminamento del castello, sale per mostre ed
esposizioni di prodotti tipici dell'enogastronomia locali, sala convegni con
circa cento posti a sedere e numerosi altri ambienti per una struttura
polifunzionale e attrezzata, accessibile anche ai diversamente abili attraverso
l'ascensore posizionata nella zona est del Castello. Varie foto del maniero si
possono trovare qui: http://www.irpinia.info/sito/towns/manocalzati/sbarbatocastle.htm
Foto: di Vittorio Salatiello su http://www.panoramio.com/ e di gianniB su http://rete.comuni-italiani.it
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