UMBERTIDE (PG) - Castello di Migianella dei Marchesi
La costruzione della fortezza, munita di torri e bastioni, si fa risalire alla prima metà del XIII secolo ad opera dei marchesi del Monte anche se un arcone di grosse pietre, rimasto a testimonianza del suo antico passato, potrebbe far risalire la località a tempi ancora più antichi. La posizione confinante con la Toscana ne fece una base strategica di controllo esponendola, però, alle ritorsioni nemiche tanto da essere più volte devastata. Nel "Liber impositionis bladi" del 1260 appare come castrum, mentre nel censimento del 1282 è detto villa, probabilmente a causa di gravi danni subiti da attacchi nemici. Considerato di grande importanza militare da parte di Perugia - dipendente dal contado di porta S. Angelo - nel 1350 fu cinto di mura e fortificato. Nel Quattrocento era un importante nodo viario che dalle Romagne permetteva un flusso commerciale di bestiame, derrate alimentari, lana e zafferano verso l’Umbria, tanto che in un atto notarile figurava tra le comunità soggette al mantenimento delle strade. Nel 1408, 1415 e 1444, Perugia concesse contributi ed esenzioni fiscali agli abitanti impegnati a ricostruire e a consolidare le strutture difensive del castello. Ciò comportò un incremento demografico notevole che passò dalle 29 famiglie - tra armati e contadini - del 1438 alle 35 del 1456. Nel 1426 il castello apparteneva a Ruggero d’Antognolla († 1433), luogotenente di Niccolò Fortebracci, che per i servizi resi al papato era stato investito di vasti possedimenti compresi tra Umbertide e Città di Castello tra cui Antognolla, Canneto, Capocavallo, Umbertide, Migianella, Monte Corona, Pantano, Santa Maria di Cenerente, San Martino in Campo e Valenzina, tanto per citare quelli più estesi. Nel 1469 il castello versava in grave degrado tanto da essere definito semplicemente locus. Nel 1478 subì l’incursione delle milizie di Lorenzo de’ Medici decise a vendicare, a causa della “congiura dei Pazzi” l’uccisione di Giuliano de’ Medici, voluta da Sisto IV. I fiorentini saccheggiarono i territori papali di confine e Migianella fu diroccata, «i suoi abitanti fatti prigionieri trucidati barbaramente vecchi inermi e venerandi e sgozzati persino i teneri lattanti nelle misere loro cune!» (Bruno Porrozzi). Nel 1482 Perugia intervenne con ulteriori stanziamenti per ricostruirlo ed i lavori furono portati a termine prima del 1495 poiché nel censimento era definito castrum abitato da ben 43 famiglie, pari a circa 215 abitanti. Nei pressi del castello esistevano diverse chiese più volte citate nei documenti notarili. S. Andrea posta in distructu Megianelle Marchionum (1489), accatastata per 26 libre e 5 soldi; S. Angelo, costruita nel Trecento, dipendente nel 1493 dalla pieve di Marciano, posta in castro Megianelle Marchionum; S. Lorenzo, citata nel 1489 de castro Megiane Marchionum, e S. Stefano districtus Megiane Marchionum. La località ospitava anche un convento abitato dai Padri di San Bernardo o Cistercensi che fungeva da casa madre, con annesso un molino da olio, simile a quello che i monaci avevano nell’altro convento ubicato nei pressi delle civiche mura. Nel 1643 si accamparono nei pressi del castello 500 fanti toscani durante la Guerra Barberina (1641-1644); le cronache riportano che «i soldati fiorentini, arrivati improvvisamente a Migianella... giunsero al sacrilego ardimento di tagliare la Sacra Pisside e, trovatola, di rame dorato, la scagliarono rapidamente per la Chiesa, disperdendone così le Sacre Particole» (Bruno Porrozzi). In effetti le forze messe in campo dal granduca di Toscana contro Urbano VIII (1623-1644) erano ingenti, circa 8.000 uomini, i quali attraversando il territorio umbro abbatterono ogni forma di resistenza, lasciandosi andare a saccheggi e torture. Nella zone gravitavano diversi molini. Il molino dei Cistercensi nel 1757 fu affittato, tramite rogito del notaio romano Placido Gaudenzi, ai fratelli Antonio e don Romualdo Agostini di Fratta ma a fine secolo fu affidato in gestione a Ubaldo Cambiotti il quale, insieme alla famiglia, gestiva anche gli altri molini di Monte Migiano e Serra Partucci. Nel 1822, oltre alle guardie pubbliche, i ricchi possidenti della zona assoldarono dei propri “sgherri” allo scopo di tenete sotto controllo le tenute e il bestiame. A Migianella fu assunto tale Antonio Tofi. Nel 1889 la località fu dotata di un proprio cimitero. Da Migianella presero origine le famiglie Cattaponi e Milleri. Dalla fine dell’Ottocento il castello e tutta la proprietà di 150 ettari è appartenuta a Carlo Viglino, originario di Alba, industriale del tabacco, proprietario di possedimenti anche nel viterbese. Oggi ne è proprietaria la figlia che ne ha curato amorevolmente il restauro. Dalla strada che sale verso Migianella si scorge subito la parte sud-est dell’insediamento e si nota una frazione delle alte mura di cinta ancora stabili che si chiudono all’angolo con un torrione semi-rettangolare pressoché integro. Da qua un viottolo sale verso un’apertura delle mura che probabilmente era l’entrata posteriore del castrum. Da qui ci si immette immediatamente nell’ampia corte: si incontra una prima casa rurale nella zona più centrale, forse appartenente alla fase più recente di costruzione (per un diffuso utilizzo della muratura) con evidente recupero del basamento antico leggermente in aggetto. Il nucleo abitato si presenta ora costituito da cinque case, due in un unico corpo, e dalla chiesa con il campanile annesso e ora pericolante. che mostra, però, il rifacimento del coronamento con mattoncini e arcate al posto di un precedente tetto a spiovente successivo alla fondazione originaria. L’interno del primo edificio mostra chiaramente l’impiego degli spazi tipico delle case rurali, cantina, erbaio, stalla tutti al primo piano, sulle cui mura si scorge una interessante epigrafe di pietra incisa e datata A. D. 1769 con le iniziali G. (oppure C, la lettera è corrotta) M. F. F.. Di fronte alla prima casa se ne trova una seconda ampia, collegata tramite un ballatoio in muratura al piano superiore e una terza posta di fronte, che ospita la chiesa di Sant’Angelo con il campanile. È probabile che il ballatoio sia un tardo rifacimento di una preesistente struttura in legno. Sotto il ballatoio insiste una stretta via che permette il passaggio centrale tra le facciate laterali delle abitazioni: due case rurali a sinistra, la chiesa con caratteri barocchi che è in disuso e un’altra casa colonica. Seguendo la piccola strada che conduce verso ovest, si arriva nel largo spiazzo retrostante gli edifici, consistente nell’ingresso principale dell’insediamento con a sinistra il portale di entrata e a destra una zona verde, che conduce a una piccola abitazione dietro la chiesa. Questa parte del castrum è molto suggestiva presentando un portale d’entrata sovrastato da un arco a sesto ribassato, che la tradizione vuole ricondurre a una matrice etrusca; sicuramente l’arco é piuttosto antico, realizzato con rocce sedimentarie. Sembra infatti che da un lato sia sospeso e dall’altro conficcato nelle mura di cinta, in realtà è sorretto da due grossi muretti a secco di pietre arenarie di ampio spessore. Attraversando l’arco in direzione sud, si passa proprio sotto la cortina muraria ripercorrendo evidentemente il tracciato, forse quello originario, del fossato, mentre la parte nord del castrum presenta mura perimetrali più basse rispetto al livello di quelle ovest, quasi scese sotto il piano di calpestio. Migianella è costruita su uno scoglio roccioso, le stesse fondamenta ben visibili nel lato sudest vi poggiano sopra e sono ricavate dalla pietra che mostra la sua originale frastagliatura (fig. VII.5). Le mura corrono tutte intorno al castello. E’ evidente che le trasformazioni apportate all’insediamento nel tempo possano averne variato l’andamento, causandone un rimaneggiamento nel segmento circolare che, con andamento ovest-nord, parte dall’arco fino alla porta di entrata secondaria. Sotto questa zona si apre infatti un ripido pendio che costituiva un valido ostacolo naturale alla presa del castrum. La cinta muraria nella parte basamentale evidenza un modesto aggetto che, unitamente alla pietra sporgente da cui si staglia la fortificazione, rappresentava una barriera per gli attacchi nemici. Come tutti i castelli che si rispettano, anche intorno a Migianella dei Marchesi aleggiano storie e leggende, come quella del cavaliere che in sella al suo destriero galoppa al tramonto svanendo tra olivi secolari, o il favoloso tesoro di monete d’oro trafugato in un tempo non così lontano….. Piccoli cunicoli ricoperti da muschi e capelvenere fanno pensare a passaggi segreti, pertugi angusti che ricordano il suo fiero passato di roccaforte. Oltre all’ampia corte interna, sorprende il visitatore un angolo incantato che come un giardino segreto protetto dalle antiche mura, si rivolge verso il maestoso Monte Acuto. Altri link: https://www.youtube.com/watch?v=kX-WzXhKv9Q (video di Migianella dei Marchesi), https://www.facebook.com/migianella.deimarchesi
Fonti: scheda di Daniele Amoni su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Umbria/perugia/migianella.htm, http://migianelladeimarchesi.altervista.org/blog/, https://www.umbertidestoria.net/incastellamento-e-signorie-rurali (da visitare per approfondimento)
Foto: la prima è presa da http://migianelladeimarchesi.altervista.org/blog/, la seconda è presa da https://it.worldorgs.com/Catalogare/umbertide/castello/migianella-dei-marchesi